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Nota
del webmaster: Questo
elaborato è un estratto di un più ampio
lavoro condotto dal prof. Gaspani sull'argomento. Per una adeguata
comprensione del presente studio, si suggerisce di leggere la serie di
articoli a tema "Elementi di Archeoastronomia" e
"L'Orientazione astronomica delle chiese romaniche", presenti in
questo sito nella sez. Archeoastronomia,
scritti del prof. A. Gaspani.
Il
territorio posto in Maremma tra i paesi di Montelaterone ed Arcidosso
mostra la presenza di alcune chiese romaniche tra le quali spicca per la
sua importanza storica ed archeologica la pieve di Santa Maria ad Lamulas
posta alle pendici del Monte Amiata. L’edificio chiesastico ha subito
nei secoli svariati restauri che ne hanno variato l’aspetto esterno,
soprattutto la facciata, forse anche quello interno e planimetrico, ma che
non hanno assolutamente modificato la sua orientazione rispetto alle
direzioni astronomiche fondamentali, la quale codifica ancora attualmente
pressoché intatte le informazioni relative ai criteri astronomici seguiti
dai edificatori in epoca altomedioevale. Lo scopo di questo lavoro è
quindi di mettere in evidenza quanto risultato dall’analisi
dell’orientazione della chiesa, eseguita in un’ottica di tipo
archeoastronomico sulla base delle misure di posizione e di orientazione
eseguite utilizzando le moderne tecniche di tele-rilevamento basate
sull’analisi delle immagini riprese dai satelliti artificiali in orbita
intorno alla Terra.
La Pieve di Lamula
La
chiesa di
Santa Maria ad Lamulas sorse come cella, ossia come filiale,
dell'Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata agli inizi del IX secolo, in
una zona particolarmente ricca di risorse, quali la vicinanza del fiume
Ente, la presenza di boschi di castagno e di terreni argillosi
coltivabili. Nel Medioevo l'edificio religioso si trovava vicino al
villaggio di Lamule (da quì deriva l'appellativo a Lamula) e del quale
non rimane alcun resto visibile. Il villaggio di Lamule era detto anche di
Lama (stagno o palude in latino medievale)
in quanto sorgeva su una zona resa acquitrinosa dal ristagno
dell'acqua piovana. La prima attestazione documentaria di Santa Maria
risale all'853 e si trova in una pergamena in cui l'imperatore Lotario II
conferma la sua proprietà all'Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata.
Nel corso del IX e del XI secolo l'importanza della pieve come centro
economico e amministrativo crebbe, come ci testimonia un documento datato
14 settembre 892 in cui viene citato un mercato sabatino o annuale che si
svolgeva nei pressi dell'edificio religioso. Da ricollegare a questa
crescita di importanza è anche il riconoscimento della chiesa di Santa
Maria a Lamula come pieve battesimale da parte di papa Gregorio V nel 996.
Nel corso dell'XI secolo, proprio mentre Lamula è all'apice del suo
potere, si manifestano i primi sintomi di un mutamento nella forma di
amministrazione e di insediamento, ciò porterà al declino delle pievi
come centro di aggregazione della popolazione a favore di nuovi villaggi
fortificati]. Nel caso di Santa Maria a Lamula venne costruito
su iniziativa del Monastero di San Salvatore il villaggio fortificato di
Montelaterone, che piano piano assorbirà la popolazione dal villaggio che
era sorto intorno alla pieve. A partire dal 1070 nei documenti Santa Maria
a Lamula non viene più associata con un centro abitato, ma viene citata
solo come pieve. Nonostante la perdita di importanza del centro, il
mercato continuerà a tenersi vicino la chiesa almeno fino almeno fino
alla metà del duecento, come testimoniano due documenti datati 1240 e
1249. Nel 1264 le truppe di Siena, che erano in lotta con gli
Aldobrandeschi, invasero la zona e incendiarono la chiesa di Santa Maria
di Lamula e tutte le case vicine. La chiesa venne restaurata nel 1268 (non
si sa se venne totalmente ricostruita o solo in parte), come testimonia
un'iscrizione realizzata sul primo pilastro a destra dell'ingresso e che
tradotta suona così: «Nell'anno del Signore 1268 nel mese di giugno al
tempo del re Carlo Paganuccio fece sì che questa opera fosse portata a
termine». Il re Carlo riportato sull'iscrizione era Carlo I d'Angiò, che
ricevette nel 1265 dal papa l'investitura del Regno di Sicilia. Pur non
essendo egli padrone di tutta l'Italia, il suo nome era nella bocca e nel
pensiero di molti, e questo giustifica il fatto che sia stato citato
nell'iscrizione. Santa Maria a Lamula continuò ad essere utilizzata come
pieve fino al Cinquecento, quando il fonte battesimale venne spostato
nella chiesa di San Clemente a Montelaterone. Dopo questo periodo Santa
Maria a Lamula venne utilizzata come oratorio. Recenti indagini
geologiche, effettuate con georadar e laserscanner hanno permesso di
evidenziare la presenza di "anomalie" in determinati punti del
pavimento della chiesa, ad una profondità di circa 1 metro. La pieve è
legata ad una leggenda secondo cui una mula si inginocchiò davanti al
portale della pieve, per rendere omaggio alla statua della Madonna,
lasciando miracolosamente le sue impronte sulla pietra. Le impronte delle
ginocchia della mula sono ancora oggi visibili sulla pietra di fronte
all'ingresso. Le indagini
storiche ed archeologiche in relazione alla Pieve di Santa Maria ad
Lamulas sono state portate avanti negli ultimi anni da Claudia Cinquemani
Dragoni a cui dobbiamo le
seguenti notizie storiche. La studiosa ha per lo più esaminato tutti i
documenti disponibili che hanno a che fare con l’edificio di culto
oggetto del presente studio archeoastronomico.
L’iscrizione che
fa riferimento alla ricostruzione operata da Paganuccio, posta
all’interno della chiesa
La
Pieve di Lamula si trova sul versante occidentale del Monte Amiata poco
distante dal Paese di Montelaterone ai margini di un castagneto secolare
che già nell’anno 892 fu teatro di un florido mercato sabatino
soppresso poi nel 1264. La chiesa è nominata per la prima volta in una
copia di un Privilegio dell’Imperatore Ludovico II, come “cellam
S.Mariae ad Lamulas”. Nel 1027 Corrado II conferma al Monastero di
San Salvadore la “curtem et plebem S. Mariae in Lamula cum castrum in
Montelatronum”. Nel 1264 un incendio distrugge l'edificio che viene
ricostruito nel 1268 ad opera forse di un tal “Paganuccius” del
quale fa menzione l’iscrizione latina posta all’interno della Chiesa.
Nel tempo alcuni rifacimenti grossolani e di dubbio gusto
architettonico, realizzati a seguito di crolli ed instabilità della
struttura, privarono la Chiesa di gran parte dello stile originario. Le
pareti interne dell’edificio vennero rivestite di intonaco, il pavimento
venne rialzato ed venne aggiunto un altare in stile barocco. La facciata
venne interamente ricostruita alla fine del secolo scorso nello stile di
altre Pievi Toscane del Mugello e della Garfagnana. La torre campanaria
venne ricostruita “trovandosi in origine quadrata e di struttura
gotica sbassata”. Nel Novembre dell’anno 1935 il sacerdote Nello
Tiberi che aveva in cura la Chiesa, comunica la notizia, alla
Soprintendenza ai Monumenti di Siena, dell’inizio dei lavori di
ripristino dello stile originario e del consolidamento delle parti in
degrado. Le pareti vengono liberate dal vecchio intonaco che le ricopriva
rivelando due aperture a monofora, una porta con architrave scolpito e
lunetta affrescata. Viene abbattuto l’altare barocco e ribassato il
pavimento del transetto fino a portare alla luce le basi delle colonne.
Sono ricostruite quasi interamente due delle tre absidi e consolidate le
colonne ed i piedritti. Alcuni storici sostengono che in Lamula
tra l'anno 1267 e l'anno 1270, sostarono i Cavalieri Templari che
si adoperarono per il restauro della Chiesa devastata dall'incendio del
1264.
In effetti all'interno
dell'edificio si notano alcune croci cerchiate ed una croce linguata
scolpita su una pietra, posta al centro dell'altare principale reinserita
capovolta rispetto alla sua naturale posizione. Pare piuttosto che l'
edificio sia stato un luogo di sosta “materiale e spirituale” più che
una Chiesa Templare vera e propria. In effetti non esiste al momento alcun
documento conosciuto che attesti l'appartenenza di Lamula all'Ordine del
Tempio. La vicinanza alle principali vie di pellegrinaggio e di commercio
del Medioevo potrebbe invece aver favorito soste di fortuna per i membri
di questo importante e affascinante Ordine.
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La
struttura interna della Pieve
L'interno
della Chiesa è suddiviso in tre navate separate da colonne a
struttura circolare e quadrata che sorreggono la copertura a capriate
lignee. L’accesso al presbiterio è segnato da due pilastri sui quali si
appoggiano gli archi di sostegno della copertura delle tre absidi con le
quali termina la Chiesa. L'edificio misura circa 16,20 m. di
larghezza, 24,90 m. di lunghezza. Entrando all’interno della Pieve di
Lamula, lo sguardo è catturato dal secondo pilastro in sezione circolare
posto alla sinistra della navata centrale. Una serie di bozze di trachite
nera disposte a spirale, crea un contrasto cromatico con il resto della
pietra grigia di cui è costituito gran parte dell’edificio.
La
colonna è posta a sinistra che è anche il lato Nord della Chiesa, la
parte del Tempio dove le tenebre si trattengono per la maggior parte del
tempo. «Aquilo diabolus
vel homines infideles aut mali; Auster Spiritus Sanctus, calor fidei ».
La colonna della Pieve in Lamula è una indicazione per il
fedele, la sua funzione simbolica è la spirale quadrata, rievocazione del
labirinto. Simbolo di ascesa e discesa, passaggio da un livello
inferiore ad un altro di natura più elevata è transizione da materia a
non materia, da dimensione fisica a spirituale. Essa ci indica anche lo
svolgimento delle sequenze plastico scultoree presenti nella chiesa: i
motivi si “leggono” da sinistra verso destra, seguendo il moto
apparente del Sole sulla Sfera Celeste, in senso opposto a quanto avviene
rispetto a Sant’Antimo che essendo provvista di deambulatorio aveva
l’esigenza pellegrina di percorrere gli absidi girando in senso
antiorario intorno alla cripta che custodiva le Sacre Reliquie.
“La
colonna che fa da mediatore fra la base del tempio e il soffitto cioè fra
il Cielo e la Terra, assolve simbolicamente un compito di conciliazione
geometrica fra razionale e irrazionale con le sue proporzioni, i suoi
ritmi”. La colonna quindi simbolicamente rappresenta l’Axis Mundi. Nella
monofora dell'abside destra della Chiesa si sviluppa un fregio a zig
zag nella forma di arco detto“angioino”. Tra gli apparati
plastici inseriti all’interno della Chiesa, sono evidenti delle
incongruenze stilistiche che permettono di ipotizzare la presenza di
elementi provenienti da una cella primitiva, fatto peraltro molto
frequente nel Medioevo. Solitamente si conservavano pietre dell’edificio
originario che venivano inserite in seguito nella nuova Chiesa.
Generalmente venivano scelte delle pietre incise o scolpite e alcune erano
poste capovolte a significare la semina del Sacro, per questo venivano
chiamate “Pietre Seme”.
Un
capitello presenta due volti diversi: uno scolpito sullo stesso
materiale del resto del capitello, il secondo eseguito su altro materiale
con dimensione e stile diversi. In rapporto al naturalismo,
all’idealismo e al realismo, lo stile degli elementi plastici presenti
nella Pieve ad Lamula, appare tutto l’opposto: irrealismo, astrazione,
innaturalità delle immagini. Caratteristiche che offrono spunto alla
critica che tende a definire questo genere architettonico come il
frutto di un “Romanico Toscano Minore”, pessima imitazione delle
più note testimonianze del Romanico Lombardo, privandolo così di
un’individualità propria che invece deve assolutamente primeggiare come
testimonianza del passaggio e della permanenza nella nostra terra di
culture transalpine e orientali i quali culti sono stati tramandati nella
tradizione popolare. Il
capitello del semipilastro addossato alla parete terminale a sinistra
presenta due teste d’Ariete. I due capitelli che si trovano a lati
dell’altare recano scolpiti due cavalieri che combattono contro le
fiere.
Nel
capitello di sinistra a lato del cavaliere si può osservare un
“giocoliere” rappresentazione frequente nel romanico. Secondo alcuni
autori i giocolieri rappresentavano nel Medioevo il peccato del
mondo esterno e pertanto era loro vietato l’ingresso nelle chiese e
venivano sepolti in luoghi sconsacrati. Il giocoliere di Lamula, afferra
la lancia che il cavaliere brandisce per allontanare la belva simbolo del
male e volta lo sguardo verso il Nord regno delle tenebre. Il capitello
alla destra presenta accanto al cavaliere un piccolo cane posto nel lato
superiore destro. Il carattere di questa rappresentazione dove l’animale
è di piccole dimensioni e disposto al di sopra del protagonista della
scena. Un capitello
mostra un quadrupede che per la sua particolare forma è stato paragonato
ad un rilievo presente in una chiesa romanica dell’Alvernia.
Intrecci in stile celtico e longobardo fanno da cornice
all’architrave posto sopra la porta che si trova lungo la
navata sinistra.
Al di
sopra dell’architrave è collocata una lunetta affrescata che reca
dipinti due simboli. Uno di essi rappresenta il fiore della vita inscritto
in un cerchio con i suoi sei petali separati da piccole sfere.
L’altro rappresenta un cerchio all’interno del quale, lungo
tutto il suo diametro sono riprodotti otto piccoli cerchi uguali attorno
ad un nono cerchio centrale. Ritroviamo gli stessi simboli incisi nella
pietra, sul portale laterale del Duomo di Sovana. Tra i due simboli
trovano spazio due graffiti: un monte a sette colli sovrastato da una
croce templare inscritta in un cerchio.
I capitelli dei due piedritti dai quali prende l’avvio
l’impianto absidale, presentano dei motivi plastici di particolare
interesse simbolico. In uno di essi è scolpito un motivo ad intreccio
vimineo sormontato da foglie d’acqua e sfere frequente anche in
Sant’Antimo.
Visitando
la Pieve, ci si rende conto dell’importanza delle parole dello storico
Mircea Eliade: ”Prima che i muratori depongano la prima pietra,
l'astronomo mostra loro il punto dove deve essere collocata e questo punto
deve trovarsi sopra il serpente che sostiene il mondo. Il capo muratore
affila un picchetto e lo introduce nel suolo, esattamente nel punto
indicato, con lo scopo di immobilizzare la testa del serpente...”.
In effetti la Pieve pare che sorga proprio sul “serpente”
la cui forza e valore simbolico regnano sul luogo. In un pilastro
infatti, è rappresentato un serpente le cui spire formano tre anse
sovrastate da un motivo a tre nastri che si incrocia tre volte a formare
quattro “mandorle”.
Il
serpente che con le sue spire disegna tre spazi, è in stretta relazione
con il Rito del Battesimo. Secondo i dettami della liturgia antica il
neofita veniva immerso tre volte nell’acqua a significare i tre giorni
della deposizione di Cristo nel sepolcro. In altro modo si praticava il
triplice esorcismo per mettere in fuga il Demonio utilizzando acqua
benedetta. Il serpente è simbolicamente attributo della Dea
Madre e legato alle acque sotterranee che scorrono al di sotto
dell’edificio Sacro. In effetti il nome “Lamula” potrebbe derivare
da “piccola Lama” o corso d’acqua. Poco distante corre nel suo letto
il fiume Ente che scaturisce tra le rocce trachitiche ad occidente del
Monte Amiata e alla destra della Pieve sgorga una fonte detta “del
Diavolino”.
Nel
suo significato esoterico il serpente trasmette tramite il suo soffio il
dono dell’Ascolto e della Conoscenza, l’Ar-got, il “linguaggio degli
uccelli”. Dall’antico Egitto, verrà poi assorbito dalla religione
cristiana nel rito dell’ Effetà presente ancora oggi nel Battesimo
mantenendo così tale soffio portatore di Conoscenza
indissolubilmente legato all’acqua. Sul Monte Amiata come in tutta la
Toscana sopravvive ancora oggi la leggenda del Serpe Regolo (da regulus
= piccolo re) che provvisto di ali si pone a guardia delle fonti,
reminiscenza di antiche leggende di origine germanica dove il
serpe-drago custodisce oro e preziosi nelle viscere della terra.
Nel
pilastro di Lamula al di sopra del Serpente è scolpito il triplice nastro
che forma quattro spazi che ricordano il numero della Terra.
L’accostamento tra nastro e serpente significa la progressione dal
quattro al tre, dalla terra al cielo, dal corpo allo spirito. Autorevoli
studi antropologici mettono in evidenza come il Culto Ofitico sia una
costante di tutte le culture indigene. Per i nativi americani e gli Indù
esso è associato al potere del Sole. Un altro simbolo interessante
presente in Lamula è una piccola lepre scolpita su un capitello. E' uno
dei simboli della Dea nordica Eostre e fu menzionata per la prima volta
dal Venerabile Beda monaco e storiografo, nel suo De Temporum Ratione
(679-735), dove fu messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei
campi. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica, nel suo Teutonic
Mythology descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità
e la collega alla luce dell’Est e in particolare all’Equinozio di
Primavera che era chiamato dai popoli cgermanic “Eostur-Monath” e
successivamente “Ostara”.
Ciò
che nei rituali sacri è andato perduto, come spesso accade, sopravvive
nelle tradizioni ed è così che nel caso della Pieve ad Lamula permane
una ricorrenza dal sapore pagano. La prima domenica dopo la Pasqua si
festeggia la Festa della Pina che in passato si celebrava il
primo giorno di Maggio che era anche il mese sacro a Maia, madre di
Mercurio e sposa di Vulcano. I ragazzi per questa ricorrenza dichiarano il
loro legame d’ amore alla comunità, recando un bastone sul quale svetta
una pina, mentre le ragazze ricambiano il dono con “il corollo”: una
ciambella dolce. Appare molto chiaramente una probabile memoria storica
della festa celtica di Bealtaine che veniva celebrata proprio nei primi
giorni di Maggio.
Il bastone con la pina
infilzata è un evidente richiamo ai culti dionisiaci, ma anche celtici
pre-cristiani. Il Tirso attributo di Dioniso è infatti un bastone sulla
cima del quale si trova un un ramoscello di sempreverde: pino, pigna,
vite, edera. L' evidente emblema sessuale maschile si intreccia con quello
femminile rappresentato dal dolce a forma di ciambella recato in dono
dalle ragazze. La
stessa data del primo di Maggio che era anche la Festa celtica di Beltane
rimanda ai culti delle acque e del serpente. Il primo Maggio si celebrava
il culto di Belenus Dio
solare e Guaritore. Nel silvano territorio amiatino l'Acqua e il Serpente,
la Vita e la Conoscenza si fondono così in Eterno abbraccio nella
Pieve di Lamula.
La
Pieve di Lamula è stata una residenza Templare? A tale domanda
rispondono positivamente alcuni autorevoli ricercatori e negativamente
altri.
Nell’area
del Monte Amiata, dopo le ricerche recenti effettuate da Giovanni
Cannavale e Maurilio Toninelli, il riscontro positivo arriva dagli esperti
come Claudia Cinquemani, senz'altro una delle più sensibili e
appassionate studiose delle vicende che nei secoli hanno coinvolto la
Pieve di Santa Maria ad Lamulas.
Ma
quali e quanti sono i segni dei templari a Lamula?
«Le
grance ed i mercati, la posizione "di transito" lungo le
principali vie di pellegrinaggio che sappiamo essere per l'area amiatina
la Francigena, la Clodia e la via sacra Michelita, possono concorrere ad
evidenziare le presenze templari nel territorio. Per ciò che riguarda la
Pieve, già il titolo originario "Cella di Santa Maria" e la
dipendenza dall'Abbazia di San Salvatore retta in origine dai monaci
benedettini e poi dai cistercensi di Bernardo di Chiaravalle, può essere
un altro indizio a favore. Si potrebbe, poi, analizzare il sito sotto un'
ottica "iniziatica" valutando la posizione dei luoghi di culto,
i loro titoli, le date di fondazione, i giochi di luce, l' orientamento, i
simboli, e non ultima la corrispondenza astronomica».
Dunque
Santa Maria di Lamula fu una possibile Domus templare?
In
teoria potrebbe tranquillamente essere stata una Casa del Tempio
dipendente dall' Abbazia di San Salvatore. Lamula contiene tracce
iconografiche templari simili a quelle che si rilevano a Sovana: il fiore
della vita, i simboli legati al culto delle acque e al femminino sacro,
oppure i volti o protomi. Più che chiesa templare essa potrebbe
considerarsi una probabile "Stazione di Posta", poiché posta
nella vicinanza di antiche vie di pellegrinaggio e perché proprio davanti
alla chiesa sorgeva un importante mercato sabatino. Alla luce di nuovi
elementi di recente scoperti si potrebbe anche ipotizzare un'appartenenza
templare della Pieve, almeno per un certo periodo. Nell’edificio vi è
la presenza della nicchia-reliquiario posta nel deambulatorio dietro
all'altare sopra la quale troneggia il graffito di una bellissima croce
patente.
Possiamo
ammirare una croce cosmogonica a braccia uguali (inscritta in un ovale)
incisa sul pilastro di sinistra accanto all'entrata così simile a quella
presente sulla Chiesa di Santa Maria a Sovicille vicino Siena, documentata
templare, ma soprattutto esisterebbe un altro indizio a favore: sappiamo
che la Chiesa venne distrutta da un incendio nel 1264 e che un certo
Paganuccio, magister lapideo si adoperò per riportarla agli
antichi splendori nel 1268. In questo periodo era XX Gran Maestro
dell'Ordine del Tempio, Tommaso Berardi che era l' unico Gran Maestro
italiano accertato e del quale abbiamo testimonianza. Questo fatto ci
permette di supporre che i finanziamenti per la ricostruzione di Lamula
potrebbero essere arrivati dai Cavalieri Templari per ordine di un Maestro
Templare. La Pieve di Lamula si trova in un segmento di "via
sacra" che costituiva un'ansa della Francigena
e questo potrebbe costituire un elemento significativo. La Pieve di Lamula
non soltanto si trova su una diramazione che conduceva alla via Francigena,
ma è posta su una linea Sacra sconosciuta ai più. Il ricercatore Flavio
Vettore ha rilevato che la gran parte dei luoghi interessati dalle
apparizioni mariane e quelli intimamente connessi ad altre divinità, si
distribuiscono in una fascia che avvolge la terra tra i 39º ed i 43º di
latitudine Nord. Proprio sul limite superiore di tale fascia si collocano
i luoghi della Maremma interessati dai culti di chiaro richiamo alla Dea
Madre: Montelaterone, Santa Fiora, Fiume Fiora anticamente detto Armenta,
chiese intitolate alla Madonna delle Nevi o Fonti considerate sacre e
curative. Poco lontano dalla Pieve ad Lamula passava l' antica Via Sacra
Michelita che da Mont Saint Michael raggiungeva la Sacra
di San Michele in Val di Susa,
toccava la Rotonda
di Montesiepi e
piegava verso Cinigiano e Santa Fiora per poi raggiungere Monte Sant
Angelo sul Gargano, l'isola di Symi in Grecia e giungendo a Gerusalemme.
Della
porzione di territorio comprendente la pieve di Santa Maria ad Lamulas
esistono molte immagini riprese da diversi satelliti artificiali in orbita
intorno alla Terra tra il 2001 ed il 2010. La disponibilità di molte
immagini riprese in tempi diversi è rappresenta un consistente vantaggio
in quanto i differenti satelliti sono caratterizzati da differenti angoli
di ripresa rispetto alla direzione nadirale quindi è possibile stimare
con buona approssimazione gli errori derivanti dagli effetti dell’angolo
di “swath”[1]
il quale rappresenta il contributo di maggiore entità all’errore di
valutazione degli azimut astronomici di orientazione eseguiti analizzando
le immagini tele rilevate. E’ stato così possibile elaborare
separatamente i vari insiemi di immagini ottimizzando su ciascuna di esse
una serie di misure indipendenti dell’azimut astronomico di orientazione
dell’asse della navata e poi si è proceduto a confrontare i risultati
ottenuti. Uno degli effetti dell’errore di “swath” è proprio
quello di deformare il profilo dell’edificio chiesastico stirandola
nella direzione ortogonale al moto orbitale del satellite. Questo errore
è molto dannoso quando si studia la geometria e l’orientazione di un
manufatto archeologico sul terreno e sia una rigorosa georeferenziazione
ed una altrettanto rigorosa georettificazione delle immagini sono
necessarie prima di procedere alla misura delle dimensioni lineari e degli
angoli di azimut delle linee astronomicamente importanti presenti nel
sito.
Immagine
da satellite della Pieve di Santa Maria ad Lamulas
In
particolare è stato possibile esaminare le immagini riprese nel 2006 che
sono disponibili gia georeferenziate e georettificate in modo da essere
trasformate in ortofotocarte, su cui è stato possibile eseguite
accuratamente le misure di orientazione dell’asse della chiesa rispetto
alla direzione nord del meridiano astronomico locale con l’obbiettivo di
ricostruire la metodologia applicata in fase progettuale e nella
successiva fase di realizzazione dell’edificio e di riconoscere il
criterio astronomico di orientazione applicato dai costruttori.
La
posizione geografica della Pieve di Santa Maria in Lamulas derivata
utilizzando le ortofotocarte ottenute dalle immagini satellitari è la
seguente:
LAT
= 45° 52’ 53”,3 N
LON
= 11° 31’ 25”,4 E
ALT
= 581 mt.
riferita
all’ellissoide geocentrico standard di riferimento WGS84 e nota con
un’incertezza media globale lineare dell’ordine di 30 cm la quale
corrisponde alla incertezza di posizionamento spaziale della chiesa.
L’incertezza sulla quota è maggiore, come usualmente accade nel caso
del rilievo satellitare.
Segmento
della tavoletta IGMI con la posizione (a destra) della Pieve.
La
direzione di orientazione della navata principale rispetto alle direzioni
astronomiche fondamentali è stato ottenuto sulla base dell’analisi
delle immagini georeferenziate (ortofotocarte) attenute da satellite. Le
misure di orientazione ottenute sono state trattate eseguendo la media
pesata di molte determinazioni indipendenti di azimut astronomico eseguite
sulle immagini digitali georeferenziate e georettificate. Il risultato
finale è stato che l’asse della navata è orientato secondo un azimut
astronomico medio pesato pari a 75°,5 rispetto alla direzione nord del
meridiano astronomico locale, con un’incertezza pari a ±0°,5;
questo valore è quindi quello su cui basare l’indagine
archeoastronomica con l’obbiettivo di mettere in evidenza i criteri
adottati in fase di progetto e di edificazione della antica pieve di Santa
Maria ad Lamulas.
L’asse
della navata della Pieve risulta allineato verso il punto di levata del
Sole all’alba di una domenica di Pasqua durante la prima decade di
Aprile.
Lo
studio archeoastronomico dei siti archeologici, compresi gli antichi
edifici chiesastici, ha mostrato in maniera molto frequente
l’orientazione degli assi della navate verso il punto di levata del Sole
all’orizzonte naturale locale di sfondo in corrispondenza di talune date
liturgicamente e tradizionalmente importanti per le comunità locali poste
nel territorio dove la chiesa sorge. Quando questo avviene, nel sito non
si rilevano particolari dispositivi di traguardo, ma veniva stabilito
molto accuratamente il
cosiddetto “punto di stazione” cioè il punto dove si
posizionava colui che eseguiva le osservazioni astronomiche necessarie ad
orientare l’edificio. Anche nel caso della Pieve di Santa Maria ad
Lamulas è avvenuto questo e la posizione più probabile per tale punto
sembra essere stato il centro geometrico dell’emiciclo absidale. Questo
rende indispensabile un’accurata conoscenza del profilo dell’orizzonte
naturale locale di sfondo nella segmento orientale dell’orizzonte
corrispondente all’intersezione tra l’arco ortivo solare ed il
prolungamento virtuale dell’asse della navata principale della Pieve.
Questo può essere ottenuto utilizzando sia le misure topografiche
eseguite localmente, sia i dati DEM (Digital Elevation Model) ottenuti
dalla Shuttle Radar Topographic Mission (SRTM)
i quali forniscono le quote altimetriche praticamente di tutta la
superficie del pianeta ad intervalli di campionamento pari a 90 metri sul
territorio italiano con una precisione di 2,1 metri sulla quota di ciascun
punto rispetto all’ellissoide WGS84.
Profilo
dell’orizzonte naturale locale nella direzione orientale della Pieve di
Sa.ta Maria ad Lamulas ricostruito utilizzando i dati SRTM di tomografia
radar eseguita dallo Space Shuttle durante una missione orbitale intorno
alla Terra.
Con
questi dati è stato possibile ricostruire molto accuratamente il profilo
dell’orizzonte naturale locale tutto intorno alla Pieve di Santa Maria
ad Lamulas e stabilire i punti di sorgere e di tramontare degli astri come
erano visibili dalla posizione geografica della chiesa sia nel IX secolo,
sia nel 1268 quando la chiesa fu riedificata dopo l’incendio che
l’aveva distrutta quattro anni prima. Il risultato del processo di
sintesi è stato che l’asse della navata della chiesa interseca il
profilo dell’orizzonte naturale locale di sfondo ad un azimut pari a 75°,5
e ad un’altezza angolare apparente pari a 1° rispetto alla linea
dell’orizzonte astronomico locale. L’incertezza con cui tale valore è
stato sintetizzato è dell’ordine di ±0°,5.
Questo è un dato indispensabile e fondamentale ai fini
dell’accurata analisi archeostronomica della Pieve. La situazione
comunque non è così semplice come sembrerebbe in quanto non è possibile
stabilire a quale altezza rispetto al piano di calpestio fu eseguita la
collimazione solare per stabilire l’orientazione dell’asse della
navata.
Monofore absidali
della Pieve di Santa Maria ad Lamulas
Ma
non solo, dopo la riedificazione della chiesa nel 1268, le monofore
absidali furono poste ad una certa altezza rispetto al piano di calpestio
per cui di fatto esiste un certo margine di incertezza sulla reale altezza
angolare apparente dell’orizzonte. Nemmeno sappiamo quale tipo di
edificio era quello originario e nemmeno quale fu l’eventuale variazione
di orientazione della chiesa del 1268 rispetto a quella precedente
l’incendio la quale probabilmente non corrispondeva nemmeno alla prima
edificazione. Tutto questo si
riflette sull’incertezza temporale con cui è possibile conoscere
l’effettiva data corrispondente alla levata solare all’orizzonte
naturale locale lungo l’asse della chiesa. Il giorno 8 Aprile
corrisponde alla valutazione di maggior probabilità, ma potrebbe esistere
un’incertezza di alcuni giorni. Il dato sicuro è relativo
all’orientazione in rapporto alla levata del Sole all’alba della
domenica di Pasqua.
Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle
montagne di sfondo nella direzione orientale ottenuto per sintesi SRTM ha
mostrato che l’altezza apparente dell’orizzonte naturale locale è
dell’ordine dei 1° rispetto alla linea dell’orizzonte astronomico
locale. Tale valore deriva dalla generazione per via sintetica del profilo
orografico nella direzione orientale mediante una procedura DEM basata sui
dati SRTM.
Levata del
Sole all’orizzonte astronomico locale all’alba della domenica di
Pasqua del 8 Aprile 1268 lungo l’asse della navata della Pieve di Santa
Maria ad Lamulas.
Il
calcolo astronomico ha mostrato che in quella direzione nel XIII secolo
era visibile la levata del Sole a Pasqua. Il target astronomico pertinente
all'asse della navata della Pieve è con grande probabilità
la levata del Sole nel giorno 8 Aprile 1268 che corrispondeva alla
domenica di Pasqua di quel anno quindi la eventuale nuova orientazione
dopo l'incendio del 1264 fu stabilita allineando a vista l'asse verso il
punto dell'orizzonte naturale locale di sfondo in cui sorse il Sole
all'alba della domenica di Pasqua dell'anno 1268, ma probabilmente venne
mantenuta l'orientazione pasquale precedente che già era stata stabilita
in origine alcuni secoli prima. La Pasqua al 8 Aprile si era verificata già
negli anni 809, 820b, 882, 893, 904b, 977, 983, 988b,
1067, 1072b, 1078, 1151, 1162, 1173, 1235, 1246, 1257, 1268b.
(la lettera "b" accanto all'anno indica che quel anno fu
bisestile). In quella occasione il Sole nascente gettava i suoi
raggi entro le monofore dell'abside principale e quelle delle
absidiole laterali che tra l'altro hanno i loro assi pressoché tutti
paralleli tra loro. E' quindi molto probabile
che la fondazione del primo nucleo della Pieve sia avvenuta durante
il IX secolo in uno degli anni in cui la Pasqua cadde il giorno 8 Aprile e
che la direzione di levata del Sole pasquale rappresentò il criterio di
orientazione della navata principale, e quindi di tutto l'edificio. Nel
1264 l'incendio distrusse l'alzato, ma non la pianta e quindi si orientò
nuovamente la navata allo stesso modo della precedente fondazione avvenuta
alcuni secoli prima. Nel 1268 venne probabilmente verificata la corretta
orientazione all'alba del giorno 8 Aprile e poi nel mese successivo si
procedette alla nuova consacrazione ufficiale nel rispetto dei canoni
originali già applicati alcuni secoli prima.
Prima del sorgere del Sole, il giorno 8 Aprile 1268, erano visibili
nel cielo dell’alba della domenica di Pasqua i pianeti Mercurio e Marte,
sorti da poco nella costellazione dei Pesci.
L'eventuale
intervento dell'Ordine Templare nel restauro non influenzò in maniera
sensibile l'orientazione della navata della pieve in quanto i Templari
restaurarono una chiesa preesistente, quindi non fu codificato il loro
tipico criterio di orientazione astronomica, come invece avvenne nel caso
delle chiese di nuova costruzione da loro edificate.
Dopo aver messo in evidenza l’orientazione pasquale della Pieve
di Santa Maria ad Lamulas, vediamo ora di mettere in evidenza i
significati mistici associati alla direzione della levata del Sole a
Pasqua che, come è noto, si celebra la domenica più vicina al primo
plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Essendo, però la data della
Pasqua mobile rispetto alla data dell’equinozio a causa dei vincoli
lunari, l’orientazione in accordo con la posizione del Sole nascente a
Pasqua non poteva essere codificata in maniera fissa. Siccome la data
della Pasqua può oscillare entro grosso modo 30 giorni oltre
l’equinozio di primavera, cioè 1 mese sinodico lunare (29,5306 giorni),
la differenza di orientazione rispetto alla linea equinoziale può
arrivare fino a circa 18° a nord dell’est. Questo significa che
orientazioni comprese tra i 72° e i 90° potrebbero essere correlate con
la posizione del sorgere del Sole il giorno di Pasqua dell’anno di
fondazione della chiesa peraltro avviene nel caso della Pieve oggetto di
questo studio archeoastronomico.
Distribuzione
delle date della Pasqua cristiana romana, secondo il calendario giuliano
in funzione della declinazione del Sole, dal Concilio di Nicea (325 d.C.)
fino al 1000 d.C. (a sinistra) e fino al 1500 d.C. (a destra).
L’effetto
pratico dell’orientazione dell’asse della navata verso il punto di
levata del Sole all’alba della domenica di Pasqua faceva si che quando
il Sole sorgeva, i sui raggi entrando nell’edificio attraverso le
monofore assiali dell’abside e delle absidiole, peraltro le uniche
presenti, producessero suggestivi giochi di luce simbolicamente importanti
dal punto di vista escatologico.
Panorama
dell’area geografica in cui è posta la Pieve di Lamula ricostruito
mediante le immagini da satellite
Posizione
della Luna al plenilunio pasquale (30 marzo 1268) all’epoca della
ricostruzione della Pieve di Santa Maria ad Lamula.
Posizione
della Luna al plenilunio pasquale (6 Aprile) nell’anno
2012
Una
volta che sia stato praticamente osservato
il sorgere del disco solare all’orizzonte naturale locale è stato
necessario procedere alla materializzazione della direzione stabilita sul
terreno. Per prima cosa il punto in cui si posiziona l’osservatore
incaricato di monitorare la levata del disco del Sole e la sua posizione
all’orizzonte generalmente corrisponde al punto che costituirà il
centro geometrico dell’emiciclo absidale della costruenda chiesa, il
quale simbolicamente rappresenta l’”axis mundi” e che viene
materializzato con un palo verticale infisso nel terreno. Tecnicamente
quello costituisce il “punto di stazione”, ma non basta perché una
linea retta viene esattamente definita da due punti da cui essa passa. Si
rivela allora necessario infiggere nel terreno un altro palo, ad una certa
distanza dal primo, disposto in modo tale che il disco solare venga visto
sorgere dietro di esso; tecnicamente questo è il “punto di
collimazione” e svolge la funzione di “mirino” analogamente a quanto
avviene nel tiro con le armi da fuoco[5].
Esiste però un problema pratico e cioè che la collimazione diretta dl
disco solare è ostacolata dalla sua forte luminosità tanto che
l’osservatore ne viene abbagliato e quindi diventa molto difficile
stabilire un allineamento preciso. Una soluzione a questo problema è
quella di collimare con i due pali la prima apparizione del lembo
superiore del disco solare all’orizzonte naturale locale, il cosiddetto
“first gleaming”, in questo caso la luminosità del segmento
visibile del disco solare è ancora sufficientemente ridotta da permettere
una collimazione ragionevolmente precisa. Questo però implica però un errore dell’ordine di -0°,25
in azimut, alla latitudine geografica della Pieve di Lamula[6].
Un
altro modo di limitare l’effetto perturbativo della forte luminosità
solare era quello di posizionare l’operatore dietro il palo di stazione
ad una certa distanza da esso in modo tale che il bastone coprisse
esattamente il disco solare nascente. La distanza ottimale dipende dal
diametro medio della sezione del bastone ed è circa 115 volte tale
diametro. Un metodo molto più efficace potrebbe essere invece quello di
utilizzare non la collimazione diretta del disco solare nascente, ma
l’ombra proiettata dal palo di collimazione, che chiameremo P2,
all’indietro verso il palo che stabilisce il punto di stazione, che
denominiamo P1. Quando l’ombra proiettata dal palo P2 colpisce il palo
P1 allora l’allineamento solare cercato è stato stabilito e l’azimut
astronomico della direzione opposta all’ombra sarà esattamente quello
del centro del disco solare che sta sorgendo.
Operativamente la procedura da seguire è la seguente. Stabilito il
luogo dove deve avvenire l’osservazione del sorgere del Sole, vi si
posiziona il palo P1 e poi si pone il palo P2 ad una certa distanza da P1
verso oriente approssimativamente lungo la direzione attesa per la levata
del Sole che può essere stimata osservando l’aumento di luminosità del
fondo cielo prima dell’alba nella direzione orientale a causa
dell’incipiente sorgere dell’astro diurno. Quando il disco solare
inizia ad apparire si sposta il palo P2 nella direzione nord-sud fino a
quando l’ombra da esso proiettata va a colpire il palo P1 ad occidente
di esso. Quello è l’allineamento cercato. Se l’operazione è eseguita
accuratamente la precisione raggiunta può decisamente più elevata
rispetto al metodo della collimazione visuale diretta del Sole nascente.
In epoca medioevale i costruttori di chiese e cattedrali
utilizzavano per la collimazione del Sole un particolare strumento
costituito da un bastone con un piccolo anello posto sulla sua sommità.
L’anello serviva per collimare, attraverso il suo interno, il disco del
Sole che sorge. Questo
strumento costituiva il palo di stazione P1 e il palo P2 veniva collimato
attraverso l’anello contro il disco solare che sorgeva all’orizzonte
naturale locale. Le modalità operative erano le medesime descritte
precedentemente con la differenza che, in questo caso, l’operatore si
posizionava dietro il palo P1 ad una certa distanza tale che il palo P2
osservato attraverso l’anello ne occupasse quasi completamente l’area
di orizzonte definita dalle dimensioni interne dell’anello. Anche in
questo caso l’errore in azimut era dell’ordine di ±0°,25.
Durante
il Medioevo è documentato anche un altro modo di operare con questo
strumento il quale prevede l’utilizzo del solo palo munito di anello
posto sulla sua sommità. Secondo questa modalità operativa il bastone
era posto in corrispondenza del centro del futuro emiciclo absidale
fungendo questa volta da punto di collimazione, poi l’osservatore
riponeva ad un certa distanza da esso in direzione occidentale,
spostandosi a destra ed a sinistra ed avanti e indietro fino a quando, il
diametro angolare del Sole nascente, mediamente 30’ d’arco,
corrispondeva al diametro angolare interno dell’anello e quindi era
visibile all’interno di esso, ma non al suo esterno.
A questo punto la posizione dei piedi dell’operatore stabilivano
il secondo punto che determinava l’allineamento solare e quindi
materializzava la direzione di orientazione dell’asse della navata della
chiesa da edificare. La distanza ottimale tra il palo e l’osservatore
era determinata dalle dimensione lineare del diametro esterno
dell’anello[7].
L’accuratezza raggiungibile con questa procedura era ragionevolmente
elevata essendo potenzialmente teoricamente inferiore a ±0°,25
rispetto all’azimut della direzione solare vera, ma esisteva una
complicazione dovuta all’accuratezza con cui l’operatore, durante la
collimazione del Sole nascente, era in grado di stabilire la propria
posizione sul terreno.
Simulazione
sperimentale del metodo di collimazione del disco solare mediante il
bastone munito di anello, costruito dall’autore. Forse a Lamula fu usato
questo metodo per stabilire l’orientazione pasquale dell’asse della
navata della pieve.
Ammettendo
un errore medio di ±5
cm rispetto alla verticale teorica calata dal punto di collimazione, si
perviene facilmente a determinare un errore in azimut pari a ±2°,5
rispetto a quello della direzione vera di levata del Sole, e quello è
l’errore tipico di questo metodo che si riscontra molto frequentemente
durante l’analisi dell’orientazione degli assi delle navate delle
chiese costruite durante il Medioevo.
Nel
caso della Pieve di Lamula non siamo in grado di determinare quale metodo
pratico possa essere stato utilizzato per stabilire la corretta
orientazione in quanto l’orientazione di tipo pasquale preclude questa
possibilità che invece è possibile nel caso delle orientazioni dirette
verso il punto di levata del Sole ai solstizi oppure agli equinozi in
quanto in questi casi l’azimut teorico di allineamento è noto.
Dobbiamo
ora chiederci se tali suggestivi giochi di luce sono ancora visibili
attualmente. La risposta è
positiva, ma essendo trascorsi alcuni secoli durante i quale è avvenuta
la riforma gregoriana del calendario, la data di visibilità sarà
differente da quella del XIII secolo. Nonostante l’anno 2012 mostri
nuovamente le condizioni di calendario che furono tipiche dell'anno di
fondazione e di orientazione della Pieve, le cose in cielo non sono
cambiate molto, ma soprattutto è avvenuta la riforma gregoriana del
calendario, quindi nel 2012 il Sole sorgerà allineato con l'asse della
navata in un giorno più avanti rispetto al 8 Aprile. Il Sole sorgerà
esattamente sull'asse della pieve, all'orizzonte astronomico locale,
quindi ad altezza ho=0° il giorno 17 Aprile 2012 alle ore 5:30 di mattina
(ora solare). Nel caso l'altezza angolare apparente delle coline di sfondo
sia dell'ordine di 1°,5 allora il giorno teoricamente ottimale sarà il
20 Aprile 2012 alle 5:35 di mattina (ora solare). Siccome il modello SRTM
ha fornito un’altezza angolare apparente del profilo dell’orizzonte
naturale locale di sfondo dell’ordine dei 1° e tenendo conto di tutte
le possibili cause di incertezza allora la data ottimale sarà compresa
ragionevolmente tra il 15 ed 20 Aprile 2012 intorno alle ore 5:47 di
mattina. Queste sono date teoriche, astronomicamente ottimali che
corrispondono al Sole posto esattamente sull'asse della navata, ma è
chiaro che le monofore absidali hanno un'apertura di dimensione
relativamente consistente e il loro asse non è detto che sia esattamente
parallelo a quello della navata che termina nell'abside, quindi anche in
un giorno che non è esattamente posto entro l’intervallo temporale
teoricamente ottimale dal punto di vista astronomico, ma comunque non
molto distante da esso, i fenomeni luminosi saranno visibili più o meno
allo stesso modo. I giorni che sono stati indicati in questa sede sono
quindi più o meno tutti adatti ad osservare l'entrata mattutina dei raggi
del Sole nascente, entro la navata della Pieve e gli effetti di luce da
essi prodotti.
L’analisi
archeoastronomica della Pieve di Santa Maria ad Lamulas ha messo
chiaramente in evidenza che il criterio astronomico di orientazione
originariamente applicato nella fase di edificazione dell’edificio
chiesastico è stato basato sull’osservazione a vista della levata del
Sole all’alba della mattina di Pasqua e la conseguente materializzazione
su terreno di tale direzione lungo
la quale è stato allineato l’asse della navata della chiesa utilizzando
al minimo una coppia di pali in legno infissi nel terreno, oppure qualche
segnacolo analogo, oppure ancora un bastone munito di anello. In questo
caso non è possibile determinarlo. La scelta del criterio di orientazione
pasquale implica che sia stata applicata simultaneamente sia una regola di
tipo solare che una di tipo lunare in quanto la data della domenica della
Pasqua cristiana di ispirazione romana deve rispettare sia il vincolo del
plenilunio sia quello dell’equinozio di primavera, quindi il Sole, in
quel giorno, deve essere posto, sulla Sfera Celeste, alcuni gradi al di
sopra dell’equatore celeste e l’età della Luna deve essere appena
superiore a 14 giorni. La
presente analisi archeoastronomica non è stata basata su rilievi
topografici eseguiti in loco e con strumentazione di alta precisione oltre
che sull’analisi delle immagini da satellite, quindi rimane un certo
margine di incertezza sui risultati, anche perché dopo la riedificazione
della chiesa nel 1268 avvenuta dopo l’incendio del 1264, le monofore
absidali furono poste ad una certa altezza rispetto al piano di calpestio
per cui di fatto esiste un certo margine di approssimazione sulla reale
altezza angolare apparente dell’orizzonte visibile dall’interno della
Pieve. Nemmeno sappiamo quale tipo di edificio era quello originario e
nemmeno quale fu l’eventuale variazione di orientazione della chiesa del
1268 rispetto a quella precedente l’incendio la quale probabilmente non
corrispondeva nemmeno alla prima edificazione e neanche l’epoca in cui
questa effettivamente avvenne. Tutto
questo si riflette sull’incertezza temporale con cui è possibile
conoscere l’effettiva data corrispondente alla levata solare
all’orizzonte naturale locale lungo l’asse della chiesa. Il giorno 8
Aprile corrisponde alla valutazione di maggior probabilità, ma potrebbe
esistere un’incertezza di alcuni giorni. Il dato sicuro è relativo
all’orientazione in rapporto alla levata del Sole all’alba della
domenica di Pasqua e questo costituì il target astronomico scelto per
orientare la pieve sicuramente in occasione della ricostruzione del
1268, ma molto probabilmente anche nel caso dei precedenti edifici
costruiti in epoca altomedioevale .
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La misura dell’azimut (geodetico) astronomico di orientazione delle
linee potenzialmente astronomicamente significative rilevabili nei
siti archeologici eseguita sulle immagini da satellite presenta tutta
una serie di problemi che si riflettono nell’accuratezza con cui
tali azimut vengono misurati e che quindi influenzeranno la successiva
analisi archeostronomica del sito archeologico. Dal punto di vista
teorico è possibile identificare tre sorgenti principali di errore
che concorrono all’errore finale e(Az)
con cui è
possibile misurare l’azimut astronomico di orientazione di una linea
riconoscibile su un’immagine satellitare. La prima componente, cioè
e(oper)
si riferisce all’errore compiuto dall’operatore il quale misura
mediante uno strumento software l’azimut di orientazione di una
linea sull’immagine satellitare del sito archeologico. Tale errore
dipende sia dall’abilità e dall’esperienza di colui che misura
sia dall’accuratezza dello strumento software utilizzato.
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