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Dalla vecchia alla nuova Via Egnatia-a cura di Enrico Pantalone 
 

L’idea d’avere dei percorsi comuni a tutta l’Europa, per quanto riguarda il transito delle merci e degli uomini, affonda le sue radici agli albori della repubblica romana, fu punto di studio del senato e dei consoli per convogliare derrate e legioni nel più breve tempo possibile da un luogo all’altro del territorio sottoposto al proprio governo.

Ovviamente, con il passare del tempo e la trasformazione della repubblica in Impero che abbracciava un territorio vastissimo, la creazione di uno snodo viario che diminuisse i tempi in maniera sensibile, soprattutto nel caso del trasferimento delle legioni da ovest ad est o da nord a sud, divenne impellente e la creazione della Via Egnatia ne fu l’esempio più concreto.

L'importanza di questa strada che congiungeva l'occidente all'oriente fino all'alto Egeo, è testimoniata da innumerevoli corrispondenti storici e geografi del tempo, tra cui possiamo annotare il ben noto Strabone, che ne ha lasciato una descrizione a dir poco entusiastica nei suoi saggi, percorrendo lunghi tratti del percorso verso l’oriente europeo.
Le legioni ed i mercanti attraversavano grazie ad essa i territori dei Balcani in sicurezza e velocità (sempre tenendo presente l’epoca in cui esse si muovevano) e sapendo di trovare lungo il percorso i luoghi di ristoro e riposo in località ben definite: essa, in sostanza, non fu solamente un grande mezzo di comunicazione stradale, ma anche un grande mezzo di comunicazione sociale perché contribuiva a far crescere la conoscenza tra genti diverse anche se tutte sostanzialmente romanizzate.

La Via Egnatia fu sicuramente di grande interesse per numerosi imperatori, da Ottaviano Augusto a Traiano, da Settimio Severo fino a Caracalla, e tutti in maniera tangibile fornirono prova attraverso l'ampliamento del settore stradale e la costruzione di ponti (Strymon, Topçias per citarne due dei più famosi), monitorando l’esecuzione dei lavori in maniera costante e facendo tempificare gli interventi in maniera quasi ossessiva, questo anche perché la gente era molto sensibile alle migliorie ed in epoca imperiale ciò contava molto.
La parte ovviamente più difficoltosa fu quella di strappare a palmo a palmo alla natura impervia il territorio per costruire il selciato e le dure rocce dei Balcani non erano certo l'ideale per chi voleva lavorare con comodità, infatti, il lavoro non fu comodo né agevole ma fu terminato rispettando i tempi d’esecuzione.

Grazie al genio della logistica romana, l’implementazione delle strade che percorrevano il tracciato ovest-est che prima era solamente mantenuto alla meglio, ora sotto la spinta delle legioni diventava uno spazio concreto, pieno di punti di riferimento sparsi a distanze regolari per poter effettuare soste e cambio cavalli.
La conseguenza fu enorme dal punto di vista politico ed amministrativo: le distanze s'accorciarono notevolmente e le attività che vi partecipavano poterono essere preparate con largo anticipo e con risultati maggiori: infatti la massima espansione dell’Impero coincise con questo tipo d’iniziative lungo tutto il territorio.

Tutti quelli che si dedicavano allo studio scientifico della razionalizzazione del territorio imperiale, compirono enormi sforzi al fine d’identificare tutto ciò che potesse essere d’aiuto per la creazione di una struttura che durasse nel tempo e fosse facilmente ristrutturabile con implementazioni razionali.

Come sempre, l’amministrazione romana si preoccupava che il rigore scientifico predominasse su altri fattori in ogni modo altrettanto importanti: infatti, solo studiando con accanimento e altissima preparazione materie diverse- socio-economico-urbanistiche ma collaterali e concatenate l’un con l’altra- s'è potuto creare il presupposto per avere direttrici corrette e veloci per l'epoca.

Questi percorsi, le vie di comunicazione rivivono sostanzialmente al giorno d’oggi attraverso le direttrici che prendono il nome di  The Trans-European Transport Networks
"TEN-T"
e sono conosciuti attraverso un numero che li contraddistingue essendo stati decisi in sede comunitaria nel 1991, proprio per redigere una nuova e più efficiente mappa, relativa ai sistema dei traffici internazionali, considerando anche che -caduto il Muro di Berlino -  si sono risolte in pratica, in maniera automatica, tutte le problematiche politiche che impedivano la libera circolazione di mezzi e persone in ambito europeo.

Nell’accezione comune questi percorsi sono chiamati corridoi e sono numerati progressivamente (non per importanza) per protocollo comunitario ed ora sono 24 i progetti a breve (entro il 2010), a media (entro il 2020) ed a lunga scadenza (non ancora definite effettivamente le scadenze).

  • In pratica, tutte le direttrici che partono dal nord, dal sud, da est e da ovest risulteranno collegate attraverso una serie di lavori ferroviari, multimodali e marittimi: di fatto sarà sostanzialmente riesumato l’antico criterio delle strade romane, riviste in funzione delle caratteristiche socio-economiche vigenti nei paesi che le ospitano.

I protocolli devono essere in ogni modo firmati ed approvati da tutti i paesi interessati al tratto e per quanto ci riguarda più da vicino la nostra nuova Via Egnatia interessa i paesi dei Balcani e porta il numero 8, congiungendo Durazzo, in Albania, a Varna in Bulgaria, restando peraltro leggermente più a settentrione rispetto all’opera dell’ingegno romano che terminava a Costantinopoli.

Varna ovviamente è una città certamente più efficace dal punto di vista della ricettività in fatto di derrate che provengono, e la linea ideale da seguire appare più logica rispetto alla precedente, che doveva comunque terminare nella capitale imperiale.

Il corridoio 8, quello balcanico, è in stretto contatto con quello che porta il numero 5 e che in pratica attraversa tutta la Pianura Padana e si volge verso le sconfinate pianure ungaro-ukraine dove, nel futuro, dovrebbe raccogliersi un altro corridoio proveniente dagli Urali.

Una diramazione di tale settore di comunicazione da Lubiana verso l’Albania permetterà il collegamento con la nuova Via Egnatia, che sarà raggiungibile anche via mare direttamente da Bari (altra soluzione messa in atto al tempo dei romani), mentre i collegamenti con il nord dell’Europa saranno garantiti tramite il corridoio padano 5 (che diventerà il punto fondamentale dello scorrimento, quindi), dal corridoio 3 che proviene dalla penisola iberica via Lione, e dal corridoio 1 che proviene dalla Germania via Monaco ed ancora più su, dal corridoio scandinavo e da quello anglo-irlandese, che assicureranno il traffico dell’estremo settentrione europeo.  

CORRIDOIO_V_LISBONA_KIEV_CA1.JPG (34072 byte)(nella cartina:il corridoio 5 Lisbona-Kiev)

I progetti sono affascinanti, ma non ancora del tutto messi in pratica,; questioni politiche, ovviamente, che frenano l’avanzamento dei lavori,i quali potrebbero terminare globalmente intorno al 2015 se opportunamente sostenute, almeno per quanto riguarda la parte centro-occidentale dell’Europa.

  • L’interesse non è solamente di tipo economico, ma anche militare, infatti, gli stati maggiori degli eserciti europei, oramai tutti alleati, ritengono fondamentale la costruzione di queste direttrici multimodali proprio per l’interesse a muovere più rapidamente mezzi e truppe verso i territori asiatici che oggi, come al tempo dei romani (e qui ci si rituffa nei ricorsi storici), racchiudono la quasi totalità delle problematiche belliche attuali: per gli eserciti diventa quindi fondamentale che questi snodi vengano al più presto messi in funzione perfettamente, per assicurare- in caso di bisogno- i rifornimenti continui ed incessanti.

Sappiamo per esperienza che se si muovono i militari, la speranza d’avere più rapidamente in linea le infrastrutture, diventerà una realtà raggiungibile con più facilità.

  • La nostra nuova Via Egnatia dunque diventa una riscoperta come arteria militare oltre che di grande impatto socio-economico e dovrebbe rispondere senz’altro alle grandi richieste che tutte le popolazione dell’Europa, oramai unita dall’Atlantico agli Urali, chiedono per affrontare le problematiche odierne, comuni a Lisbona come a Kiev.

Il mito di Roma antica è sempre attuale, a dimostrazione dell’eccezionale livello raggiunto, di civiltà ed organizzazione, in un tempo lontano, ma che risulta sempre moderno ed efficace.

organizzazione.

  • Per chi volesse approfondire l’argomento rimando al link del Ministero degli Affari Esteri www.esteri.it che riporta dati, bandi ed organizzazioni internazionali che fanno capo al sistema viario dei vari corridoi.
  •  Per l’editoria, interessante il seguente volume:M.Fasolo: "La Via Egantia I. Da Apollonia e Dyrachium ad Herakleia Lynkestidos",  Istituto Grafico Editoriale Romano, Roma 2003