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Da
Hrastovlje abbiamo raggiunto Kubed (Cubida), che è situato
sulla strada principale tra Capodistria e Sočerga. Luogo
particolarmente strategico, è citato per la prima volta nel 1067, in
un atto di donazione dell'imperatore tedesco Enrico IV al vescovo di
Frisinga. Reperti archeologici fanno risalire la presenza in loco
almeno dall'Età del ferro (cultura dei castellieri). Sotto il dominio
romano fu interessata dalla strada di collegamento che conduceva al
mare. Conobbe uno sviluppo nell'Alto Medioevo sotto i vescovi di
Trieste e poi di quelli capodistriani. Fu anche sotto il patriarcato
di Aquileia; insieme a Hrastovlje e Sočerga faceva parte dell'ampio
territorio di Capodistria (Agro distrettuale) nel XII secolo, mentre
dal secolo successivo fu un lembo di terra a difesa di Koper. Con
l'avvento della Serenissima, passò in proprietà alla famiglia Brutti
(XVI sec.) e ai Vergerio (XVII sec.). Le antiche mura testimoniano che
il paese fu un importante punto di difesa durante la guerra contro i
Turchi prima e gli Asburgo poi. Venezia rinforzò le fortificazioni
perchè il paese era naturalmente difeso; Kubed rappresentava un
importante caposaldo di difesa (Kastel=Castello) e divenne sede del
connestabile, cioè un dignitario dell'esercito contadino (cerna) con
una guarnigione stabile. Con il venire meno il pericolo di incursioni,
lentamente il suo ruolo difensivo decadde mentre avanzò quello
religioso. Nel 1688 venne edificata, tra le rovine delle
fortificazioni nella parte più elevata del villaggio, la parrocchia di San
Floriano (Cappella Grande) che comprendeva anche il villaggio di
Hrastovlje, Dol e Gračišče. Essa è visibile con il suo
campanile fin dal basso. Nel paese esisteva, fino ad allora, solo l'antica
chiesetta cimiteriale dedicata alla Santa Croce. Con l'avvento degli Asburgo su
Trieste, quest'ultima divenne porto commerciale ed industriale della
monarchia, trascinando nello sviluppo economico paesi come Kubed, la
cui produzione agricola e foraggera aumentò considerevolmente. Di
pari passo ebbe nuovo impulso l'aspetto culturale. Gli abitanti
ricordano ancora il comizio del 7 agosto 1870, quando Franjo Ravnik
risvegliò le coscienze popolari di sloveni e croati dell'Istria dando
vita ad un sentimento patriottico in un momento di ristagno politico
("Questa terra è santa- Questa terra è nostra!"). Kubed ha
dato i natali a Alojz Kocjančič, sacerdote e primo poeta
istriano a scrivere in lingua slovena.
Vedute di Kubed, dei resti del
castello e del suo bel territorio
Questo paese, una
manciata di abitanti, è costituito da un piccolo villaggio che si estende
sulla collina sovrastante Vanganel, e nella parte settentrionale dei Colli
Savrini (da cui provenivano le Savrinske, di cui abbiamo parlato nella
sezione dedicata a Hrastovlje). Offre dei
suggestivi affacci su mare, che non dista che pochi chilometri. E' noto
principalmente per il Refosco, un vino locale, cui è dedicata dal 1972
una festa, la "Praznik Refoška",
che conferisce all'intera regione un'importante nota economica,
etnologica, gastronomica e culturale. Durante la festa vengono presentati
e valutati i vini e si svolgono rappresentazioni di antichi usi e costumi.
In novembre è molto sentita invece la festa di San Martino.
Nonostante sia piccolino,,
vanta una lunga storia; Mazerige (Maresego in italiano) è citato come
colonia (Curias Mareseghi) già nei primi elenchi del comune di
Capodistria (Statuti del 1423). Nel XVIII secolo contava cinquanta case ma
nel secolo seguente seppe dare impulso alla propria vita sociale e
culturale da diventare comune autonomo (1898). Anche questo paese, come
Kubed, divenne famoso come baluardo dell' "identità slovena".
Nel 1910 aveva 3.128 abitanti. Il 15 maggio del 1921, durante le elezioni,
ebbe luogo la "rivolta di Marezige" che rappresentò una
ribellione contro la violenza del fascismo in Istria e la presa di
coscienza dell'identità nazionale. Nel 1959 questa è divenuta la data
della festa comunale; in quello stesso anno venne eretto un monumento ai
caduti di quella resistenza e a quelli della II Guerra Mondiale. Lo si
vede subito, entrando nel paese.
Nel cimitero del paese di
trova la chiesetta di Santa Croce, la parrocchiale, che risale al IX
secolo, ma si presenta in forme settecentesche. All'interno ha affreschi
del XVI secolo (mal conservati), mentre tutto il restante apparato
pittorico è del 1932 (artista capodistriano Ermenegildo de Troy). Il
campanile è staccato dalla chiesa ed è alto 23,28 m ed è stato
realizzato nel 1870.
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