A molti questo
termine, Kryptos, potrà evocare ciò che effettivamente in greco
significa: nascosto (per acuire il senso del mistero abbiamo messo il nome
anche al contrario, come i nostri lettori avranno già osservato nel titolo).
Gli inglesi direbbero 'hidden'.
Non per nulla
una cripta (e nelle chiese ne abbiamo documentate tante, in questo sito) è
qualcosa che non si vede, in superficie, qualcosa che resta celato e
misterioso. Stavolta però non è di una chiesa che ci occupiamo nè,
tantomeno, di una cripta sotterranea, ma di una scultura -costituita
da più parti -che si trova
negli Stati Uniti d'America, in Virginia, in una cittadina chiamata Langley.
Abbellisce enigmaticamente- diciamo così- l'ingresso e l'angolo
Nord-Occidentale del cortile di uno degli edifici più importanti del mondo,
che con i segreti vive e prospera: la CIA (Central Intelligence
Agency).
In realtà,
l'Agenzia dei Servizi Segreti Americana aveva la propria sede in un più
antico edificio (vista la mole di uffici di cui necessita, si tratta di un
vero e proprio 'quartiere'), l' Old Headquarters Build (sigla OHB),
che nel 1991 venne sostituito dall'attuale New Headquarters Build (NHB).
Il cortile che ospita la scultura si trova tra i due edifici, grosso modo.
Entrambi si trovano in un'area che - un tempo- apparteneva ai nativi
americani e questo secondo noi è importante, ai fini di una valutazione
complessiva dell'argomento di cui vogliamo trattare. Cosa sia stato trovato
durante i lavori edilizi non è dato sapere o forse, facendo ulteriori
ricerche, qualcosa verrebbe a galla.
Il nostro mistero odierno si chiama
Kryptos ed è nato nel 1990. Pur con una cosi giovane età, è
considerato uno dei più importanti codici irrisolti del mondo. O meglio, ne è
stata decifrata una buona parte, ma mancano ancora 97 caratteri e per questo
non si può dire di averlo risolto. Recentemente, nel mese di novembre del
2010, è stato dato un 'aiutino' dall'autore stesso di Kryptos,
pubblicato sul The New York Times, di cui parleremo nelle parti seguenti di
questo articolo.
Ciò che la decifrazione ha fornito
fino ad oggi, poi, è alquanto inquietante e priva di un vero senso logico, forse depistante.
O forse va 'letta' nel modo giusto. Ci
si domanda se Kryptos non sia una burla gigantesca. Ma, se lo fosse, sarebbe
costata molto cara: 250.000 dollari è infatti la cifra spesa per la sua
realizzazione.
Il suo fautore
è uno scultore-simbolista tutt'ora vivente di nome
Jim Sanborn, che
ha avuto i natali a Washington D.C. nel 1945. La sua 'passione' (od
ossessione?) per i codici l'ha impressa in altre sue diverse opere, alcune
delle quali rimaste tutt'oggi indecifrate. Archeologo di formazione, Sanborn
fu scelto dalla CIA per realizzare un'opera che andasse ad abbellire il
viale d'ingresso del nuovo 'quartier generale' forse proprio in base alle
sue precedenti produzioni plastiche e alla dimestichezza con i codici. Si
voleva un'opera universale ma al contempo americana, sia per
concezione che per scelta di materiali; doveva conferire benessere e
speranza, ispirando sentimenti positivi dell'esistenza; forma e
stile dovevano poi sprigionare energia. Chiaramente tutto ciò per i
soli addetti ai lavori, coloro che quotidianamente varcano l'ingresso del
NHB, in quanto Kryptos non è visitabile dal pubblico, se non con
permessi speciali e con una scorta.
Sanborn, dal
canto suo, ha utilizzato materiali a lui molto congeniali: il granito
rosso, il quarzo, lastre di rame, magnetite, acqua e
legno pietrificato. Quest'ultimo elemento - che incontrammo per la prima
volta in Sardegna, visitando la foresta pietrificata di Martis (SS) - è un
vero prodigio della Natura, paragonabile ad un'alchimia, con la trsmutazione
di un regno (quello vegetale cui appartengono le piante) in un altro (quello
minerale cui appartiene la pietra). I materiali scelti dall'artista hanno la
caratteristica di cambiare colore al variare della luce.
Fig.1: la grande lastra di rame su cui è riportato il
codice del Kryptos (foto
http://kryptosproject.sourceforge.net/)
Jim Sanborn
realizza le proprie sculture con un metodo del tutto personale; nella
materia egli vi vede la potenza del cosmo, conosce le forze invisibili della
natura. In occasione di un'intervista, egli ha espresso un concetto
inquietante ma interessante ai fini di capire l'intento suo e dei
committenti: "Prima che l'Agenzia scegliesse il mio lavoro per affrontare
l'aspetto segreto della natura umana, esso già riguardava i segreti della
Natura" (2)
Perchè
l'Agenzia ha fatto questo? E cosa intende Sanborn per 'l'aspetto segreto
della natura umana'? Mentre è chiaro che il suo lavoro plastico -già prima
di Kryptos - fosse rivolto a sondare i segreti della Natura. Un personaggio
decisamente affascinante, se aggiungiamo inoltre che con Kryptos,
l'artista ammise di aver fatto un salto concettuale poichè
poteva lavorare ugualmente bene con le forze invisibili del genere umano.
Una delle
figure allora più in vista alla CIA, Ed Scheidt (chiamato 'gola
profonda dei codici'), insegnò a Sanborn le tecniche crittografiche e
verosimilmente collaborò all'elaborazione del codice inciso nel Kryptos,
tuttavia nessuno - a parte Sanborn - ne conosce il significato. Nessuno,
tranne l'uomo le cui iniziali sono W W e che risponde al nome di
William Webster, nel 1990 Direttore della CIA. Soltanto a lui Jim
Sanborn avrebbe consegnato la chiave di lettura del Codice inserito nel
Kryptos, o addirittura l'intera soluzione, ma non l'ultima sezione, che non
è mai stata decifrata.
A questo punto
si intreccia nel mistero una stuzzicante curiosità degna di essere
evidenziata. Ricordate Dan Brown e il suo celeberrimo romanzo "Il
Codice da Vinci"? In Italia è uscito con una copertina diversa da quella
originale. Nella IV di copertina del 'The da Vinci Code'
uscito in America, si troverebbe -a malapena leggibile- una frase che è
incisa anche sul Kryptos (che è stata decifrata) e che dice "Only w w
Knows" (cioè 'Solo WW conosce'). Solo William Webster conosce (la
soluzione), si può dedurre. Ma che c'entra Dan Brown con il Kryptos?
Forse niente, o forse era lui il 'celebre romanziere' che avrebbe dovuto
collaborare con Jim Sanborn alla realizzazione del codice cifrato della
scultura, come si ventila da più parti. In ogni caso, Sanborn decise che era
meglio mettere al corrente meno persone possibile sull'enigma. Brown ha
avuto il 'merito' di portare nelle case di milioni di persone l'argomento
'codici', che fino ad allora era rimasto materiale da specialisti. Nel suo
sito internet (www.danbrown.com,
sezione 'Secrets'), è rimasto a lungo un quiz relativo a Kryptos, cui
potevano giocare tutti coloro che lo desideravano, dando molta fama alla
scultura stessa. Ma c'è dell'altro.
Sempre nella IV
di copertina della versione originale del best-seller di Dan Brown, è
riportata una coordinata geografica: 37° 57' 6,5" N, 77° 8' 44" W, che solo
con occhio attento si può scorgere, essendo scritta in rosso chiaro su
sfondo rosso scuro. Questa coordinata, abbiamo controllato, conduce ad una
contea in Virginia, King and Queen (Re e Regina), nei pressi di una
casa isolata. C'entra qualcosa con il Kryptos? Su di esso, nella II
parte che è stata decifrata, è riportata una coordinata che differisce di un
numero:38° 57' 6,5" N, 77° 8' 44" W e che corrisponde alla sede della CIA.
Dato che Kryptos è nato prima del 'Codice da Vinci' di Brown, appare
curioso come quest'ultimo abbia voluto inserire una coordinata sbagliata;
chiaramente gli è stato chiesto il motivo, non essendo sfuggita agli
appassionati americani questa 'chicca', e si è limitato a rispondere che la
differenza è stata intenzionale, non aggiungendo altro. Cosi ciascuno può
elucubrare come meglio crede!
Prima di
terminare i retroscena di questo enigma e passare all'analisi del manufatto
e dei suoi componenti, aggiungiamo un altro particolare,
che riguarda il momento precedente alla realizzazione della scultura stessa.
Ancora non era nata, e già preoccupava qualcuno, forse? Sanborn, per
sua scelta, si era procurato i materiali preferiti personalmente, come pare
sia solito fare per i propri lavori. Aveva fatto
accatastare le lastre di granito nel grande cortile del NHB in attesa di
cominciare a lavorarle ma quando si apprestò a farlo, le lastre erano
scomparse. La notizia scatenò due fronti di ipotesi: chi pensò subito al
complotto, additando i Servizi Segreti (che avevano mostrato diverse
'falle' nella loro attività, per l'inettitudine -si maligna- della divisione
Sicurezza Interna) quali sottrattori delle lastre, le quali sarebbero state portate via per
essere minuziosamente analizzate onde scongiurare la presenza di microspie
(ed evitare altre 'figuracce');
chi invece pensò alla teoria del pasticcio, in cui -semplicemente ma
assurdamente- le lastre sarebero state ritenute materiale ingombrante e da
smaltire, dunque condotte alla discarica.
La CIA chiuse
il 'caso', liquidando Sanborn con la cifra che aveva speso, e questi
ricomprò il materiale necessario.
(segue-)
Bibliografia e webgrafia verranno citate integralmente nell'ultima parte di
questo lavoro.