da "RASDRABLIENIE,
PICCOLA STORIA DI KIEV", Atena 2006
Nota
del webmaster: per capire meglio come si giunse alla costruzione dell'edificio,
si consiglia la lettura della pagina precedente.
In pianta è un quadrilatero che misura 42 m x 55 m con cinque absidi sistemate sul lato più lungo, orientate classicamente verso oriente (ex oriente lux!). La parte in pianta che si può chiamare veramente “il tempio” è una chiesa a cinque navate con quella centrale larga circa il doppio di quelle parallele laterali e che si può iscrivere in un quadrato perfetto ad imitazione di una basilica romana. L’abside centrale naturalmente è semisferica ed è più grande di quelle che l’affiancano ai lati.
A questa chiesa interna si accede da tre accessi arcati, uno sul lato frontale e due laterali posti sui lati più esterni delle navate rispettive.
Al centro della navata centrale, poggiata su quattro enormi pilastri, si eleva la cupola maggiore mentre dietro di essa c’è la semicupola dell’abside, situata a livello più basso, che incombe sull’altare leggermente sopraelevato dal resto del pavimento. L’altare, ai tempi di Jaroslav quando ancora non si usava l’iconostasi, è separato dagli astanti soltanto da una bassa balaustra e nella nostra chiesa, di altari, ce ne sono ben cinque: uno per ogni abside! Naturalmente il maggiore è quello centrale…
Interno
di S. Sofia con la Madonna Orante (in russo ORANTA)
Sulla parete interna della semicupola absidale centrale tutta coperta di mosaici finissimi è ritratta la Vergine che prega con le mani alzate (Oranta in russo e in greco) e che guarda quindi chi arriva entrando dall’accesso principale a cui abbiamo accennato sopra. Sotto la Vergine c’è la riproduzione dell’Ultima Cena in cui il Cristo è rappresentato due volte: all’estrema destra e all’estrema sinistra della tavola ed ogni sua figura guarda verso gli apostoli che siedono in due file parallele. Una volta distribuisce il pane e l’altra il vino.
Tutta questa parete, rimasta integra nei secoli, è la più famosa ed è chiamata La Parete Indistruttibile (Neruscìmaja Stenà) di Santa Sofia.
La cupola centrale è impostata su un enorme tamburo alleggerito da finestroni lunghi e stretti e porta all’interno la figura di Cristo Pantocratore in mosaico che il fedele vedrà solo quando si sarà posto al centro del tempio ed avrà levato lo sguardo verso la luce che piove sopra di lui dalle finestre.
Intorno alla cupola centrale sono impiantate altre dodici cupolette tutte poggiate sui colonnati del “tempio interno”…
Nelle vele della cupola centrale sono ritratti i quattro evangelisti mentre le dodici cupolette, non molto evidenti dall’interno, rappresentano evidentemente i dodici apostoli intorno al Cristo. Tutte le figure, ripetiamo, sono riprodotte in finissimi mosaici che si sono conservati fino ad oggi quasi intatti, malgrado le vicissitudini del tempo e le ingiurie dei
Tartari nel 1240. Le scritte sono ancora in greco…
Il tempio interno è poi circondato dai tre lati (le absidi invece sono impiantate sulle pareti esterne) da colonnati che sorreggono il coro sopraelevato nel quale prendono posto la famiglia del principe e i suoi eventuali ospiti.
Oltre al coro, e corrente sempre sui tre lati, c’è un altro corpo più esterno. E’ una galleria aperta con colonnato al pian terreno e un altro colonnato e parapetto al piano superiore (questo allo stesso livello del coro) che veniva usata per guardare e benedire le parate e le altre celebrazioni che si svolgevano davanti alla chiesa.
A questa loggia esterna (e al coro) si accede attraverso due torri “esterne” poste in modo asimmetrico rispetto alla porta trionfale principale.
Una torre, infatti, è posta all’incirca lungo l’asse della navata più esterna sinistra (per chi entra) risultando così interna alla loggia stessa, mentre l’altra è posta nell’angolo della costruzione ed ha una funzione prettamente militare perché guarda lo spiazzo intorno al tempio da tutti i lati non protetti. Entrambe le torri hanno una scala a chiocciola interna che permette l’accesso sia alla loggia superiore che agli ambienti più interni.
Le pareti interne sono tutte affrescate con scene di vita contemporanea e con qualche scena ispirata a vari avvenimenti tradizionali kieviani come, ad esempio, la visita a Costantinopoli di santa Olga. E non solo queste pareti perché abbiamo prove che anche l’esterno fosse decorato e colorato con affreschi…
Sulle pareti si sono trovate anche scritte profane. E’ tramandato come tipico di quei tempi che non aver fiducia nel partner, in un contratto di compravendita, obbligasse a riscrivere con poche parole chiave il testo dell’accordo sulle pareti della Chiesa, in modo che Dio fosse testimone e garante della stipula. Ed infatti anche a Santa Sofia sono stati trovati alcuni graffiti di questo tipo… fortunatamente non tanti!
Il pavimento poi era coperto di lastre di piombo e rame molto belle e luccicanti.
La costruzione, abbiamo detto, è in mattoni che, nelle pareti man mano che si va in alto, vengono sostituiti con delle anfore lunghe e panciute (dette in russo golosniki). Tali anfore, alleggerendo la struttura, allo stesso tempo fanno da risonatori per le liturgie cantate.
Se il pian terreno frequentato dalla gente semplice è praticamente in penombra, il coro invece risulta illuminato quasi a giorno e gli spazi a disposizione qui sono delle camere separate con serratura che permettevano la custodia del tesoro della chiesa e dei beni del principe (compresi i preziosi libri menzionati nelle Cronache!). Naturalmente una parte del coro fa da matroneo ossia è lasciata alla frequentazione delle donne della famiglia del principe o delle mogli dei notabili autorizzati.
Riunioni e ricevimenti di ospiti di riguardo hanno luogo abbastanza di frequente proprio qui nel coro visto che una visita e una messa a Santa Sofia è d’obbligo per qualsiasi ospite si rechi a far visita a Kiev.
L’esterno della chiesa aveva i mattoni a vista, o intonacati e affrescati come abbiamo detto, mentre il tetto e le cupole, allo scopo di eliminare qualsiasi spigolo o asperità alla vista, erano coperti con la lastre di piombo in uno spettacolo di colori e di masse tondeggianti unico al mondo.
Sui due lati della Cattedrale, Jaroslav fece inoltre costruire due altre chiese, più private, una dedicata al suo personale santo patrono, Giorgio, e l’altra a santa Irene, nome di battesimo di sua moglie
Inghigherda.
Ora che abbiamo davanti a noi il tempio maggiore, gli spiazzi e il terem, sicuramente ci staremo chiedendo come operasse tutta questa magnificenza.
Prima di tutto erano i kieviani a goderne, poiché da quando il complesso entrò in funzione quasi ogni giorno sfilavano processioni pittoresche che esercitavano un grande fascino sugli astanti di fronte ai costumi variopinti e scintillanti mentre ascoltavano i canti e guardavano le facce ispirate dei preti e del principe (che pure partecipava rapito e composto) vestiti degli abiti migliori. Queste cerimonie pubbliche erano importanti poiché la Chiesa Russa in quegli anni lottava la sua più grande guerra per affermarsi come ideologia di stato contro il vecchio paganesimo slavo (e degli altri popoli non slavi sottomessi a Kiev) duro a morire.
Alla fine di queste processioni, come è consuetudine dell’Ortodossia, c’era sempre una tavolata con vari stuzzichini che aspettava tutti sotto lo sguardo benevolo degli alti prelati e del principe…
Santa Sofia come la vide il viaggiatore
austriaco Westerfeld nel 1651
Un altro grande spettacolo che si svolgeva in questa parte della città erano i processi che avevano luogo periodicamente e frequentemente nello spiazzo davanti al terem. Di solito quelli a carico di grossi personaggi attiravano la gente incuriosita che assisteva facendo il tifo ora per l’una ora per l’altra parte, mentre tutti ascoltavano le requisitorie sciorinate davanti al principe, seduto su un trono, che poi doveva emettere il giudizio finale. Grande era la trepidazione nelle varie prove giudiziarie come quelle del fuoco o dell’acqua o il duello all’ultimo sangue in cui il vincitore aveva il diritto di tagliar la testa al vinto e tutti riconoscevano quella morte come un giudizio divino! Nei casi meno cruenti, alla fine sicuramente scaturivano applausi per la vittoria o mormorii cupi quando perdeva la parte preferita. Queste erano le poche volte in cui la gente minuta era ammessa in quello spiazzo!
C’era talvolta lo spettacolo del principe che tornava dalla caccia nelle foreste vicine con gli animali uccisi già squartati che venivano arrostiti e mangiati insieme alla gente… questa volta, nella Piazza del Mercato della città bassa, nel cosiddetto Podol!
E poi c’erano molte altre celebrazioni popolari, quali le grandi feste dell’estate di Kupala che la Chiesa aveva riconosciuto come Festa di san Giovanni o della fine dell’inverno. Soprattutto l’anniversario del battesimo di Kiev al 1° agosto di ogni anno era celebrato con grande sfarzo come pure il ritorno del principe col bottino da una campagna militare vincente nella steppa!
Jaroslav, insieme alla sua famiglia, naturalmente era l’unico e vero protagonista di tutte queste manifestazioni.
*Si pubblica in questa sede su specifica
autorizzazione scritta dell'Autore.