La chiesa di Santa Maria
presente nella località di Isana a Livorno Ferraris è
compresa nella diocesi di Vercelli. A dispetto della sua
collocazione marginale, rispetto ai grossi centri, e alla sua modesta
architettura, riveste un'importanza speciale in quanto risulta essere
sicuramente appartenuta ai Cavalieri Templari, tra l'altro nel
periodo di primitiva espansione dell'Ordine. Per la sua architettura, è
pressocchè unica, nel territorio piemontese; infatti la partitura muraria
ad opus mixtum è estremamente rara nell'area vercellese. Un tempo,
la domus di Isana dipendeva dal priorato templare di S. Giacomo a
Vercelli e si trovava in una posizione strategica sulla via
Liburnasca, che collegava Vercelli con Torino (e quindi la Val di Susa
e i passi del Moncenisio), la quale, nel medioevo, era percorsa da
pellegrini, crociati, mercanti. Da Livorno Ferraris passava anche la
direttrice Aosta-Ivrea, che di fatto collegava i passi del Piccolo e Gran
San Bernardo con Genova.
Isana era un punto di grande
interesse viario strategico sulla via Liburnasca: era punto mediano tra le
città di Vercelli, Casale Monferrato e Ivrea.
Da dove proviene questo
toponimo? Gli studiosi non sono giunti ad una spiegazione univoca.
Potrebbe collegarsi ad un corso d'acqua che scorre sotterraneo e
attraversa tutta la lunghezza dell'edificio poichè il prefisso 'isa'
-secondo le ipotesi del professor F. Spegis- risale ad epoca preromana e
significa 'acqua che scorre veloce'. Un rigagnolo scorre anche esterno
all'edificio, fuori dalla proprietà privata in cui attualmente è sita la
chiesa stessa. E nei pressi di quel corso d'acqua è situato il
cosiddetto 'menhir', infisso nel terreno, ritenuto
popolarmente taumaturgico, da tempi immemorabili. Ancor oggi le
persone con dolori di schiena, ci è stato confermato, vengono qui per
appoggiarsi alla pietra e ottenerne benefici. E' probabile che fosse
considerato anticamente anche propiziatore di fertilità. Questa tradizione
di 'curarsi con il potere delle pietre' risale a tempi molto antichi. Nel
caso di Isana possiamo vedere che, alla piccola lastra infissa in
verticale, ne è stata accostata un'altra per formare una sorta di 'sedile',
radente il terreno. Ci si siede sulla lastra orizzontale e si appoggia la
schiena a quella in verticale, posizione che risulta sicuramente molto
scomoda, ma a costo di guarire da certi dolori probabilmente questo non ha
nessuna importanza! Ammesso che questo manufatto sia sempre stato in
questo stesso luogo al tempo dei Templari (qualcuno dice che in origine
fosse proprio in luogo della chiesa stessa!), rientrerebbe in quella
diffusa convinzione (non comprovata) che in seno a quell'Ordine vi fosse
una corrente tradizionale di sapere occulto. Tuttavia nel Medioevo
pratiche terapeutiche simili erano comunemente accettate.
Raggiungere la chiesa di
S. Maria è abbastanza semplice. Nonostante si trovi in una zona molto
periferica e in aperta campagna, e si debba percorrere un sentiero non
asfaltato che con la pioggia si infanga, la chiesa è conosciuta da molti
studiosi e appassionati di storia templare che arrivano qui anche
dall'estero. Giunti in loco, non ci si spaventi se la cancellata è chiusa
(è proprietà privata, abbiamo detto). Un cortese cartello informa che per
le visite è sufficiente suonare il campanello e si potrà accedere. Siamo
stati accolti da persone squisitamente cortesi, che ringraziamo ancora, le
quali ci hanno fornito sommarie notizie sulla chiesa e rassicurandoci che
non è un disturbo, per loro, perchè sono abituati all'arrivo di
visitatori. Sono loro (famiglie Camoriano e famiglia Bacco) che dal 1954
hanno cura della chiesa, come proprietari della Tenuta Isana.
L'edificio appare già dai
cancelli suggestivo, nella sua facciata meridionale in mattoni rossi
intercalati da conci di arenaria.
Si vede immediatamente una
grande meridiana incassata in questo lato, che reca una vistosa
epigrafe "Fugit hora". Un monito o una riflessione? Il suo
restauro risale al 1997 ma la sua realizzazione è probabilmente
settecentesca. E' uno strumento interessante, che riporta -in colore
rosso- la linea del mezzogiorno locale; i simboli dei segni zodiacali che
segnano i Solstizi (Cancro per quello estivo, Capricorno per quello
invernale), e gli Equinozi (Ariete per la primavera, Bilancia per
l'autunno).
Entrando nel cortile
dell'azienda agricola, si soppesa il complesso nella sua interezza,
badando che si trova più o meno al centro della proprietà. Balza
all'occhio la vistosa aggiunta posteriore all'edificio, che si stacca
completamente dallo stile originario. Prendendo confidenza con la chiesa,
ci siamo accorti di numerosi dettagli che, grazie anche alla
documentazione di cui ci eravamo muniti (1), hanno consentito di formulare
degli interrogativi. Com'era il complesso originariamente? Chi lo
costruì materialmente (ci sembra di ravvisare alcuni elementi
caratteristici del romanico-lombardo/comacino)?. Quanti monaci-cavalieri
vi risiedevano? Questi dovevano avere accesso alla chiesa direttamente dal
chiostro, ma da quale porta? Appare evidente che qui si lavorasse,
come in una grangia, vi potevano dunque essere anche dei laici? Le croci
'patenti' attualmente presenti sul tetto della chiesetta e sul campanile
sono originali? Non parrebbe proprio; dunque, quando sono state apposte?
L'originario campanilino doveva essere 'a vela', come si riscontra spesso
nell'architettura Templare, ma dove era collocato? In un documento del
1726 si trova un riferimento a questo, poichè si dice che "vi era un
piccolo campanile con due pilastrini che sostengono una campana per
suonare messa" (appunto un campanile 'a vela'), senza indicazione
dell'ubicazione. Più tardi, dopo il 1750, dai documenti si evince che il
campanile era situato nella facciata nord. Quanti rimaneggiamenti ha
subito questo edificio! Si notano tamponature, aperture, innalzamenti,
intonacature... Tutti i simbolismi eventualmente presenti in epoca
Templare, non ci sono più.
L'azienda agricola viene
ricordata per la prima volta come "mansio templi" in un documento del
1208, che menziona alcuni terreni situati in 'loco Levurni'
che appartenevano al Monastero di Rocca delle Donne (situato oltre
il Po, di fronte a Palazzo Vercellese), tra i quali uno era confinante,
appunto, con la mansio templi di Isana. Nella nomina del 15
settembre 1222 di Jacopo di Mellaccio a precettore dei possedimenti
templari nell'area di Vercelli, Ivrea e Novara, l'insediamento compare con
il titolo di 'domus Sancte Marie de Ysana" (1); un ulteriore
documento del 1298 la cita come "Sancte Marie de Exana et subest
Milicie Templi" (2). La chiesa doveva essere parte di un complesso
conventuale, ma del chiostro non resta traccia. Con l'arresto dei Templari
il 29 gennaio 1310, la mansio e la chiesa vennero consegnate
(con le altre case di Casale, Ivrea, Novara e Vercelli,
dall'inquisitore frà Ottone da Milano ai vicari dell'arcivescovo di
Ravenna. Alla soppressione dell'Ordine, il possedimento passò ai
Giovanniti e progressivamente perse la sua importanza. Si sa che nel XVIII
sec. dipendeva dalla Commenda di San Giovanni in Verolengo. Si può
ipotizzare che la chiesa di S. Maria di Isana conobbe periodi poco felici.
Una leggenda racconta che nel 1571 un fervente protestante e promotore di
movimenti ereticali, tale Cesare Boz, cercò riparo proprio qui ma venne
catturato. Dal 1624 divenne meta di pellegrinaggio nel giorno
dell'Assunta perchè la Madonna di Isana si riteneva avesse sconfitto la
peste che dilagava. Ancora oggi, il 15 agosto, folle di pellegrini
accorrono per seguire la processione annuale. Nei documenti delle visite
pastorali successive, si specifica che la statua della Vergine era molto
ben tenuta e compiva grandissimi miracoli; nell'edificio si celebrava la
Messa anche nei giorni feriali, per volontà del popolo, che a
questa chiesa pare fosse legato particolarmente. Nel 1817 fu accorpata
alla diocesi di Vercelli, con bolla pontificia.
- Torniamo all'epoca in
cui i Templari presero possesso del luogo. Essi trovarono già un
edificio precedente, con tutta probabilità, forse ridotto a rudere, e
che riprese vigore sotto la loro guida. Lo si è capito dall'analisi dei
paramenti murari e dal tipo di materiale impiegato. Nella realizzazione
dell'edificio, come testimoniano le parti primitive ancora esistenti,
furono impiegati mattoni rossi nuovi frammisti a laterizi di recupero
allineati a spina di pesce con l'introduzione, in quantità
ridotta, di ciottoli di fiume. Questi blocchi in laterizio
appaiono in alcuni tratti ben squadrati e ben inseriti con regolarità,
in altri sono presenti buchi di trapano e una sagomatura ad incastro,per
adattarli. Erano evidentemente di reimpiego ma da dove provenivano, se
non da un edificio precedente? Il quale, in via dubitativa,
potrebbe essere crollato in seguito ad un devastante terremoto avvenuto
nel 1117. Servirebbero dei saggi di scavo. Per gli stipiti di
porte e finestre vennero utilizzate pietre arenarie, provenienti dalle
cave del vicino Monferrato.
Probabilmente si
affrontarono due fasi edilizie (non necessariamente in due diversi
periodi): la parte inferiore appare costruita in modo diverso da quella
superiore, che è più regolare e dove non è più presente la disposizione a
spina di pesce; tutto ciò indicherebbe l'esaurimento del
materiale da reimpiegare. La malta primitiva è di qualità scadente,
ma la critica definisce questo edificio ben eseguito da maestranze
esperte. C'era sicuramente una fornace dove cuocere l'argilla per il laterizio,
materiale che si otteneva direttamente dal terreno circostante; poco
distante esiste ancora oggi la località 'Fornacetta', ad un livello più
basso del terreno.
La chiesa è orientata
sull'asse Est-Ovest, con ingresso da quest'ultimo come consuetudine nelle
chiese cristiane, in cui il profano entra dalle tenebre e si avvia verso
la luce del Cristo, correlato alla nascita del sole ad est, in cui sono
posti generalmente gli altari maggiori e il Santissimo. L'aula è ad unica
navata.
Il lato meridionale e
quello occidentale sono gli unici visibili adeguatamente. Quello sud
presenta una cornice continua ad archetti pensili, disposti regolarmente;
tra di essi spicca una mensolina in cotto scantonata; il primo e l'ultimo
archetto presentano una lavorazione più caratteristica con una mensolina
fuoriuscente a bulbo curvilineo o a corolla (o 'a tulipano'). La
cornice fa da spartiacque tra la muratura originaria e quella successiva:
l'edificio venne infatti sopraelevato per consentire di mettere una nuova
copertura delle volte, internamente.
La facciata principale, che prospetta
sul lato occidentale, è a capanna e presenta una certa difficoltà di
lettura, perchè sembra aver subito sconvolgimenti consistenti dal suo
aspetto primitivo. In epoca recente la parte inferiore della
muratura è stata ricoperta fino a una quota di 2 metri con uno strato
uniforme di intonaco che, nella facciata, inquadra il portale mediano e
due finestre laterali fino ad un livello di 4,10 metri, impedendo quindi
una corretta valutazione di questa parte di edificio (1).
Il portale è
affiancato da due finestre, e poco sopra queste, si intuiscono dei
semiarchi, forse antiche bifore. Sopra il portalino, una lunetta cieca e
un mensolone su cui sembra appoggiarsi il vano di una bifora, che è
impreziosita da una colonnina terminante in un capitello 'a gruccia'o a
bulbo, decorato in maniera identica a quella di due archetti pensili sul
lato sud. Al di sopra della bifora, un indecifrabile spazio chiaro: si
tratta forse di una seconda meridiana? In basso, ben
visibile, una croce intonacata.
Gli
archetti, che dovevano un tempo terminare l'edificio, in seguito alla sua
sopraelevazione, non svolgono più questa funzione e sono oggi
semplicemente di decoro. Una croce a coda
di rondine, definita Templare, svetta anche sulla cuspide del tetto
della facciata, oltre che sul campanile.
La parte orientale, che
comprende un' abside quadrangolare, è stata completamente rifatta. Il lato
settentrionale è invisibile in quanto gli fu addossato un fabbricato
agricolo che lo nasconde (tra le due pareti vi è un'intercapedine di 13
cm). Gli studiosi hanno appurato che non presenta differenze
architettoniche con il lato sud.
- Internamente la
chiesa è stata completamente rifatta e ricoperta di intonaco, cosa
che non permette nemmeno agli esperti di effettuarne una lettura
coerente. Si vede una cancellata in ferro battuto che rinchiude tutta la
parte 'sacra' dalla navata. L'altare è in stile barocco e al centro
-contornata da quattro colonne ritorte color marrone scuro con capitelli
dorati- emerge la statua della Madonna con Bambino, coronati, chiusa da
un vetro e decorata nel catino in alto da un bassorilievo costolato a
forma di conchiglia.
La statua lignea, alta 75
cm, doveva essere in origine nera. Pare infatti sia stata dorata
negli anni '50 del XX sec.
Come spesso accade quando
ci si trova davanti ad una chiesa legata ai Templari, le leggende
fioriscono. Si narra, infatti, che qui i Cavalieri avrebbero nascosto un
tesoro, prima della loro scomparsa, sotto forma di un cavallo d'oro: c'è
chi ritiene possa trattarsi di un simulacro d'oro e chi crede siano solo
un loro sigillo...Di riscontri non ne sono mai emersi. Molto interessante
è invece l'accostamento Madonna Nera, come si ritiene potesse
essere quella di Isana, con l'Ordine Templare. Argomento in fase di
approfondimento.
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La chiesa templare di S.
Maria di Isana (veduta sud)
Il
miracoloso 'menhir'
La meridiana sulla
facciata meridionale: presenta le ore francesi, astronomiche
Il campanile attuale -sul
quale svetta una croce potenziata- fu aggiunto successivamente, quando la
chiesa medievale venne rimaneggiata.
Gli elementi originari
del lato sud sono:una porticina detta 'dei fedeli', nei pressi del
campanile ed una monofora arcuata a doppio strombo occlusa dall'interno
La croce a coda di
rondine sulla cima del tetto
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