|
TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
|
(di
Marisa U., su concessione del
dr.R.Volterri-
avvertenze/disclaimer) Conosco il dr.Volterri da circa tre anni, preminentemente per via telematica.Di lui mi ha sempre colpito la grandissima capacità di stimolare chi lo segue attraverso i suoi scritti, la chiarezza di linguaggio, la varietà dei campi d’indagine che lo coinvolgono sempre in prima persona, imprimendovi la passione che lo caratterizza e che giunge, intatta, ai suoi lettori. Personalmente ho imparato moltissimo dalle sue ricerche, dai suoi studi, e ho potuto attingere nuove conoscenze che mi hanno permesso di ‘crescere’ come persona e come “Ricercatrice Indipendente”, sentendomi costantemente sostenuta in questo cammino, apprendendo un ‘metodo scientifico’ da questo studioso, che ha sempre dimostrato grande disponibilità, competenza e semplicità, doti che – in questo specifico campo - possono risultare anche rare. Colgo l’occasione per ringraziarlo, quindi, pubblicamente e potete immaginare la mia emozione e la mia gioia quando ho potuto incontrarlo e ‘chiacchierare’ con lui, apprendendo ulteriormente informazioni importanti e potendo vedere direttamente il suo ‘territorio operativo’. Quello che segue è il resoconto dell’intervista che gentilmente mi ha permesso di realizzare, durante la quale sono stati toccati temi affascinanti e che, seppur in minima parte, possono rendere l’idea di quale sia la vastità di conoscenze teoriche e pratiche che animano le sue ricerche, istituzionali… o meno.
Roma, 7/05/2004
uno degli strumenti e il dr.Volterri nel laboratorio all’ università
Mi
spiega molte cose circa le funzioni degli strumenti presenti nei vari laboratori
universitari e mi parla delle sue analisi, che sono destinate a chiarire sia
quale possa essere la composizione metallica (singolo elemento o leghe) di
reperti antichi che pervengono alla sua osservazione e a quella del piccolo
gruppo di ricerca nel quale opera, sia quali possano essere state in antico
alcune tecniche di lavorazione che hanno portato alla realizzazione di
particolari reperti, quali ad esempio alcuni gioielli fenicio-punici rinvenuti
in una necropoli di Ibiza. Tramite le tecniche citate, sofisticate ma che non
forniscono però alcuna informazione circa la datazione ‘strumentale’ dei
reperti, si scopre se, ad esempio, un oggetto – moneta, anello o altro
manufatto metallico – considerato tutto d’oro, sia in realtà solo
‘ricoperto’ di questo elemento, riservando all’interno metalli meno ‘nobili’.
Ciò consente al ricercatore di mettere in luce tecnologie usate in passato e a
volte di scoprire anche… dei falsi.
Saliamo
nello studio e posso vedere come esso sia pieno di libri, documenti, immagini,
reperti, cosa che mi procura subito una sensazione di benessere, come fosse
familiare, e che mi ricorda la
poliedricità dello studioso che ho di fronte, il quale porta avanti,
collateralmente alla professione di ricercatore, indagini personali da oltre
quarant’anni, da quando era praticamente un ragazzino! Oltre ai libri, ha
pubblicato molti articoli su diverse testate, tra le quali “GLI ARCANI”,
in cui si è occupato di tecniche elettroniche per lo studio dell’ ESP;
“FOTOGRAFARE”, in cui esponeva temi legati alla Fotografia ad alta
tensione (effetto Kirlian); è stato collaboratore di “ABSTRACTA”.
Attualmente è presente mensilmente sulla rivista “HERA” (miti,Civiltà
scomparse, Misteri archeologici…), di cui è anche Consulente Scientifico. E’ interessato a vari campi dello scibile umano, tra cui ricordo la clipeologia, la parapsicologia, la biologia, l’esoterismo, ma l’elenco potrebbe continuare ad allungarsi.
‘Mistero’
in cui lei, molto opportunamente, esorta, ‘in rete’, a compiere… ‘due
passi’!
Non
avrebbe senso mantenere in vita istituzioni universitarie di ricerca o altri
Enti ad essa preposti se…si conoscesse tutto. In realtà si conoscono solo
alcuni aspetti della realtà fenomenica in cui siamo ‘immersi’.
Il
progresso scientifico procede con legge esponenziale: solo un secolo fa si
accendevano i ‘lumi a gas’ e oggi esploriamo la Luna e Marte con robot
comandati da questo piccolo pianeta chiamato Terra…
E
domani?
Tornando
per un attimo alla Parapsicologia e alle altre ‘proibite’ (ma da chi?)
discipline, il cervello umano e le sue funzioni sono conosciute solo in minima
parte e, di conseguenza, non possiamo rifiutare a priori che esso possa
costituire il ‘motore’ da cui hanno origine alcune ‘misteriose’ facoltà
dell’uomo: la Telepatia, la Precognizione, la Psicocinesi e altre ancora.
Anche
la Clipeologia (Paleoastronautica o come la vogliamo chiamare) costituisce un
‘universo’ di conoscenze ancora da esplorare: in molti dipinti, in molte
testimonianze letterarie e archeologiche sono contenuti indizi (se proprio non
vogliamo definirli ‘prove’) che questo minuscolo pianeta, situato ai margini
di una Galassia non proprio ‘di prima grandezza’ è stato ‘visitato’ in
passato da ‘qualcuno’ proveniente da ‘altrove’.
Indagando
in libri di storia dell’arte, in precedenti studi di altri ricercatori, in
testimonianze archeologiche visitate di persona, a lungo andare ne è nato un
libro ‘”Narrano antiche cronache…” (Edizioni Hera) in cui sono raccolti
quasi tutti gli ‘indizi’ di cui parlavo prima.
2)-M-
Dottore,
lei fin da giovanissimo si è interessato ai fenomeni
“paranormali”,sperimentando personalmente alcuni apparecchi elettronici
dedicati alla ricerca ESP: come ricorda quel periodo e com’era vissuta tale
ricerca a quel tempo, nell’ambiente? Cosa è cambiato, nel frattempo, a suo
modo di vedere?
V-
Ho iniziato ad occuparmi delle esperienze cosiddette ‘paranormali’ poiché…le
vivevo in casa osservando alcuni esperiementi di mio padre, Oliviero, cultore di
ipnosi, di alcune tecniche yoga, di radioestesia e rabdomanzia. In Africa aveva
cercato vene idriche sotterranee per conto degli inglesi e i suoi esperimenti,
tornato in Italia, con la ‘bacchetta rabdomantica’ non potevano non
incuriosire un bambino di nove o dieci anni…
Lo
incuriosirono talmente che quel bambino iniziò a cercare libri
sull’argomento. Libri.. che non c’erano o meglio si trovavano solo con molte
difficoltà sulle classiche ‘bancarelle’ (le mitiche ‘Edizioni Bocca’…).
La mia ricerca bibliografica procedeva così, tra un libro del Vinci
sulla Radioestesia, uno di Mircea Eliade sullo Sciamanesimo e le tecniche
dell’estasi e… ritagli di giornale della famosa ‘Tribuna illustrata’
in cui il Prof. Tommaso Palamidessi teneva una rubrica densa di
informazioni, suggerimenti, notizie… sul mistero.
3)-
M-
Se
non vado errato, il suo primo libro fu “Psicotronica”, del 1976, cui seguì
“Enigma Uomo”, nel 1977; poi “Alla Ricerca del Pensiero”, nel 1979,
editi dalla Casa Editrice “SugarCo”, la stessa che ha pubblicato
recentissimamente la riedizione aggiornata di “Dimensione Tempo”
che uscì nel 1991 e che ho avuto il piacere di leggere. Può dare, a grandi
linee, l’idea da cosa nasca - oggi- la volontà di riproporre una tematica così
scottante e affascinante come i fenomeni precognitivi e la loro ‘sperimentazione’?
V-
Dopo mille esperimenti ‘autarchici’ nei più svariati campi del cosiddetto
‘paranormale’, dopo quell’avventurosa ricerca bibliografica, venne
finalmente… il
dott. Massimo
Inardi, mitico campione di un noto telequiz, e con lui anche la
‘Parapsicologia’ in Italia. E i libri su tali argomenti…
Prima
del compianto amico Inardi, a cui sono grato per le Prefazioni scritte per i
miei primi due libri , “Psicotronica” ed” Enigma Uomo”, gli studi
parapsicologici erano noti solo ad un ristretto gruppo di appassionati facenti
capo ad organizzazioni private come la Società Italiana di Parapsicologia,
l’Associazione Italiana di Studi Metapsichici e pochissime altre.
Dopo
le apparizioni televisive di Inardi, moltissimi italiani si buttarono a
capofitto – spesso in modo, diciamo così, ‘disordinato’ – in questo
affascinante campo di indagine.
Anche
le Case Editrici!
Ebbi
così modo di concretizzare le mie esperienze, i miei studi, prima in una serie
di articoli su ‘gli Arcani’, rivista dedicata a questo strano
‘universo’ di conoscenze, poi nei libri che lei ha prima citato. Tenni per
oltre tre anni anche una rubrica intitolata proprio ‘Psicotronica’ in
cui rispondevo ai lettori che sperimentavano con gli strumenti elettronici
descritti nei citati libri.
Oggi,
con il progredire della tecnologia, soprattutto dell’elettronica, ritengo che
alcune ricerche possano essere condotte in modo molto più rigoroso e
attendibile di quanto non si sia fatto in passato. Anche per tale motivo, la
Casa Editrice SugarCo, di Milano, ha inteso rieditare quei miei primi lavori,
iniziando però da un libro, “Dimensione Tempo” che, per svariate
vicende di natura editoriale, non aveva trovato opportuna diffusione. Oggi,
opportunamente aggiornato soprattutto dal punto di vista dell’impiego del
Personal Computer, è stato ripubblicato nel Marzo 2004 da tale Casa Editrice.
Mi
permetta di segnalare, a tale proposito, un sito Internet – realizzato con la
validissima collaborazione degli amici informatici Antonio Ape e Giovanni De
Fazio – in cui i lettori ‘pigri’ o poco avvezzi a ‘navigare’ tra i
‘misteri’ dell’informatica, potranno trovare valido aiuto nelle loro
ricerche sulla Precognizione:
http://digilander.libero.it/dimensione_tempo/index.htm Nel 2005 la SugarCo editerà anche un mio ‘Manuale di Psicotronica’ che contiene, opportunamente aggiornati quasi tutti i circuiti, gli apparecchi sperimentali per effettuare ricerche ‘ad ampio raggio’, nel campo della fenomenologia paranormale, dal cosiddetto ‘effetto Kirlian’ (su cui ci sarebbe molto da dire…) alla ‘sensibilità dei vegetali’, dalla Psicofonia alla monitorizzazione delle ‘onde cerebrali’. Insomma ce n’è… per tutti i gusti!
Nel
frattempo, abbiamo lasciato l’Università e ci ritroviamo in un villino, in
campagna, nell’accogliente salotto di casa Volterri, dove incontro la sua
gradevolissima signora, Rita, pianista e insegnante di musica e la loro bella
figlia Susanna, all’ultimo anno di Psicologia.
Mi
colpiscono gli innumerevoli oggetti, tutti pregiatissimi o comunque legati ad
esperienze itineranti, ricordi e reperti dei numerosi viaggi di studio e ricerca
effettuati dall’archeologo, che non è una persona che ama produrre i propri
lavori “a tavolino”, bensì recarsi direttamente nei luoghi che vuole
indagare.
Mi
guardo attorno e l’occhio non sa dove posarsi: è tutto estremamente degno di
essere osservato! Oggettistica europea, africana, sudamericana, orientale; ogni
cosa ‘racconta’ una storia. C’è l’immancabile telescopio, con cui il
dr.Volterri effettua anche riprese fotografiche molto suggestive e spunta fuori
anche un ‘giradischi’ ante-litteram, di quelli a 78 giri con
la vecchia e cara manovella, senza impianto di amplificazione, eppure musica e
parole sono replicate perfettamente, praticamente… dal nulla! ‘Alta tecnologia’… di un tempo che fu!
Ma
il più bello deve ancora venire. Scendiamo
per le scale del villino e mi trovo davanti alla porta di quello che, me ne
renderò conto di lì a poco, è un vero e proprio “ANTRO”, in cui il
dr.Volterri conduce le proprie personali indagini da molti anni. Lo studio si
compone di tre locali, ma non dirò di più per conservare la riservatezza di
chi vi passa ore a lavorare con passione e lontano dai ‘riflettori’.
Il
primo colpo d’occhio lo catturano i volumi presenti, in numero impressionante
(credo sui 25.000, suddivisi tra questo studio e un altro che è sito altrove) e
che, a mio avviso ( perché il dr. Volterri è troppo modesto per ammetterlo),
raccolgono gran parte del sapere umano. Almeno in questo affascinante campo
d’indagine… Nel terzo locale che visito, vi sono apparecchiature elettroniche di vario genere, circuiti elettrici sperimentali, apparati di ricezione/trasmissione che sfruttano le onde radio, con cui si è collegato con ogni parte del mondo nel corso degli anni…
E
scherzando gli domando:
4)-M-
Dottore,
ma da questo apparecchio giungono anche voci ‘dall’aldilà’?
V-
Da questi apparati certamente no: sono apparecchi ricetrasmittenti con cui mi
sono collegato, nel corso dei decenni passati quasi…con tutto il mondo, come
può constatare dalle cartoline di conferma, le QSL, giuntemi
da molti angoli del piccolo pianeta di cui parlavamo prima.
Anche
per cercare informazioni, da studiosi dell’Est europeo, sulle ricerche
condotte in quei Paesi. Ma prima della ‘Perestroika’… tutto taceva.
Con
le ‘voci di Raudive’ ho effettuato vari esperimenti in passato e qualche
‘strano’ risultato l’ho ottenuto…
di cui si parla nei paragrafi IX e X, relativi alla ‘rivisitazione’ in chiave ‘tecnologica dell’Arca dell’Alleanza. Mentre sul testo avevo potuto leggere la ‘teoria’, sotto i miei occhi c’è ora qualcosa di straordinario, che credo di vedere in “anteprima” assoluta! Si tratta del ‘Pettorale del Cohen’ (Gran Sacerdote ebraico) , che saremmo tentati di considerare uno strumento ‘tecnologico’ a tutti gli effetti, in cui le pietre descritte nel passo biblico potrebbero fungere da tasti o display luminosi in grado di comunicare a Mosè o al Cohen - attraverso simboli o lettere - i voleri di Yavhe, che lo aveva forse… 'progettato'. Incredibilmente, sotto i miei occhi i display sono accesi e scorrono delle lettere; posso leggere la frase preimpostata che scorre nei dodici display a sette segmenti:Gloria a Yavhe, ma la sequenza delle lettere si può modificare a piacere azionando degli opportuni dispositivi inseriti alla loro base. Il dr.Volterri ha creato due tipi di ‘Pettorale tecnologico’:uno a frase fissa e l’altro in cui ciascuno potrà inserire una frase di dodici lettere di significato…’biblico’.
5-M-
Dottore, ci può spiegare in
sintesi su quale principio si basa il funzionamento di questo ‘pettorale’ e
soprattutto come avrebbe potuto essere messo in funzione ai tempi del Mosè
biblico?
-V-
Nell’Antico Testamento , a mio parere, molte sono i passi che, riletti
con l’occhio (e la mente) dell’uomo del XXI secolo lasciano
trasparire qualcosa di ‘tecnologico’, come se quelle antiche genti fossero
in contatto con una realtà molto più progredita di quanto non concedessero le
conoscenze del tempo.
Forse
una realtà… non di questo mondo.
Leggendo
la descrizione del ‘Pettorale del Gran Sacerdote’ non appare difficile
immaginarne una natura, diciamo così, ‘tecnica’, costituita da dispositivi
(‘Urim’ e ‘Tummim’) in grado di ‘accendersi’ e ‘spegnersi’ in
un’opportuna sequenza.
Sequenza,
e messaggio, che solo il Cohen-Gadol, il Sommo Sacerdote, era autorizzato a
leggere…
Io
mi sono limitato a progettare e costruire un dispositivo elettronico abbastanza
semplice e realizzabile anche dai lettori di un libro che dovrebbe uscire entro
l’anno, “Archeologia dell’Impossibile”. Tale dispositivo, come lei
diceva prima, è ‘programmabile’ in modo da fornire frasi di dodici lettere
– perché dodici erano le ‘pietre’ costituenti il ‘Pettorale’ – a
discrezione del lettore.
Ciò
può fornire l’idea di quel che potrebbe essere accaduto moltissimi secoli or
sono in terra d’Israele.
Sto
pensando anche a come far giungere da lontano, via radio, un qualsiasi messaggio
leggibile sui display. Ma questo, per il lettore comune, costituirebbe una
complicazione costruttiva quasi
insormontabile. Vedremo… Tutto ciò, sia ben chiaro, senza avere alcuna ‘blasfema’ intenzione!
:
nella
foto il dispositivo creato dallo studioso)
Mi giro. Dietro le mie spalle vi sono due ‘cherubini dorati’, con le ali protese l’uno verso l’altro.Mi ricordano immediatamente il ‘coperchio’ dell’Arca dell’Allenza che nella Bibbia viene descritto. Volterri mi chiede se io voglia vederli in funzione e rispondo subito di si. Accosta un comune oggetto metallico nello spazio tra le due ali e si sviluppa istantaneamente una scarica elettrica, dal colore violetto.
Resto magicamente stupita. Questa tensione sviluppata è in grado di far accendere una lampada al neon, anche di dimensioni notevoli, solo se avvicinata ai ‘cherubini’, ionizzando il gas contenuto nella lampada stessa. L’ho visto personalmente. Un’ulteriore ipotesi di lavoro circa l’utilizzo dell’Arca dell’Alleanza come “mezzo tecnologico”, che il Testo veterotestamentario ci informa avesse potere di ‘fulminare’ all’istante. Come ‘sperimentò’ il povero Uzza…
-7-M- Mi risulta
che lei stia lavorando da molti anni alla stesura di un libro sugli esperimenti
condotti negli anni ’30 dallo scienziato italiano Giuseppe Calligaris, sulla
possibilità di ‘innescare’ nell’uomo latenti facoltà psichiche
attraverso la stimolazione elettrica di ‘punti nodali’ situati
sull’epidermide. A che punto sono queste ricerche?
-V- Vanno avanti da molto,
troppo tempo! Sto cercando di rendere molto più tecnologicamente affrontabili
le esperienze di Calligaris sulle cosiddette ‘catene lineari del
corpo e dello spirito’. Ma non è facile. Sto progettando e costruendo
(alcuni sono già funzionanti) circuiti per identificare i punti, le placche
cutanee su cui esercitare stimolazioni meccaniche ed elettriche in base alle
esperienze già condotte da Calligaris. Il tutto, confesso, lo sto indirizzando
verso la ricerca…archeologica.
Ma, ripeto, è una
faccenda che va avanti da anni e non so quando finirà… -8-M- Veniamo alla sua ultima fatica
letteraria, il libro “L’Universo Magico di Rennes le Chateau”,
scritto in collaborazione con il dr.Alessandro Piana. Com’è nata l’idea di
questa fruttuosa collaborazione (ricordiamo ai lettori che altri vostri articoli
sono apparsi su “Hera”,sempre relativi allo strano villaggio del sud della
Francia)? Cosa si propone il libro?
-V- La collaborazione con
Alessandro Piana è nata quasi per caso, a seguito di contatti via e-mail,
derivanti da scambio di idee su qualche argomento appartenente, manco a dirlo,
al mondo del ‘mistero’.
Prima avevo fatto qualche
mia personale ricognizione a Rennes le Chateau. Poi ci si recò anche il dott.
Piana, biologo di Milano. Così, tra uno scambio di informazioni via SMS
(vantaggi della tecnologia!) mentre Piana esplorava la famosa località
francese, dopo qualche mio suggerimento… al ‘giovane esploratore del
mistero’ e qualche nostra, successiva, intuizione, ne è nato tanto di quel
materiale da scriverne un libro.
Un libro in cui si
forniscono al lettore molti indizi, tracce, suggerimenti per esplorare molte
località italiane in cui sembrano esserci ‘segnacoli’ che in qualche modo
potrebbero ricondurre alle curiose vicende dell’enigmatico Berenger Saunière.
Il quale era in contatto
– e ciò appare come un’assoluta novità per il pubblico italiano – con
una nobildonna del nord d’Italia…
Nobildonna alla quale egli
sollecitava l’invio di ‘qualcosa’…
Ma nel libro i lettori
troveranno anche molte altre ‘novità’, come ad esempio il fatto che il
demone che accoglie il visitatore nella strana chiesetta di Rennes le Chateau,
forse non è Asmodeo ma un altro meno illustre ma altrettanto ‘inquietante’
rappresentante dell’Infernal Legione.
E poiché Saunière non
sembra aver fatto nulla a caso…
Ma non vorrei togliere
anzitempo, al lettore, il gusto della scoperta!
Come, quasi con certezza,
la chiesa di S.Lucia di Piave…
Ma contiene anche molte
inedite informazioni per quanti vogliano accostarsi all’intricata vicenda.
Alcune associazioni locali
conoscono le enigmatiche vicende francesi, altre… sono cadute dalle nuvole ma
hanno mostrato molto interesse per quei lontani episodi che, forse, affondano le
loro radici in altri avvenimenti molto più lontani nel tempo… -10-M- Lei ritiene plausibile “una pista
esoterica” tra RlC e l’Italia e, soprattutto, ce lo svelerà nel libro? -V- Crediamo esistesse una sorta di
‘Confraternita’ in cui Saunière ebbe posizione preminente. Molti suoi
‘confratelli’ dei villaggi circostanti conducevano un tenore di vita poco
consono alla loro posizione di ‘poveri curati di campagna’. E qualcuno lasciò anzitempo e in strane circostanze
questa ‘valle di lacrime’… -11-M- Cosa la convince ‘meno’
nell’intricata trama legata a Rennes le Chateau e cosa, a suo parere, c’è
ancora da indagare? Sembra sia stato detto di tutto e di più…
-V- Una cosa è certa:
Saunière spese in pochi anni una fortuna valutata in miliardi di lire (o in
milioni di Euro, se vogliamo aggiornarci…). Non poteva certamente accumularli
con la solita trita e ritrita storia delle ‘messe’, né con le offerte dei
fedeli!
Né pare accertata la
scoperta di un tesoro materiale (oro, gioielli, ecc.) così ingente.
Qualcosa di
‘materiale’ trovò all’inizio delle sue ricerche, ma poi rinvenne un
‘tesoro’ ben più importante e che gli fruttò, grazie al suo silenzio,
molto di più…
Forse ciò che trovò non
è più a Rennes le Chateau, ma a Parigi, forse a S.Sulpice.
Forse… Sto per accomiatarmi da questo luogo incantevole, dove ogni oggetto sembra essere dotato di un’ anima propria, (o gliel’ha donata Volterri?) ma lo sguardo si posa su una seria di ‘anfore’ che riconosco bene: le riproduzioni delle “Pile di Bagdad”(Nota1)
- che il dr.Volterri ha ‘ricostruito’ usando come elettrolita aceto ed acido citrico (comune succo di limone!): ha ottenuto una tensione di circa 1 volt. E'ipotizzabile che, messe in serie, le pile dei Parti potessero rendere possibile una 'galvanostegia', tecnica che permetteva agli antichi di ‘rivestire’i monili con un sottilissimo strato d’oro, che con altri metodi sarebbe stato quasi impossibile ottenere?
Noto anche la ricostruzione di una
“Bottiglia di Leida” e convengo con il dr. che agli
Antichi non servivano sofisticate tecniche o articolati marchingegni per
ottenere ciò di cui avevano bisogno.Con ‘poco’, riuscivano ad ottenere ciò
che solo dopo secoli si è ‘ri-scoperto’. -12-M- Dr.Volterri, illustrerà anche queste
nel suo prossimo libro, “Archeologia dell’impossibile”? (nella foto
:
la nuovissima copertina)
-V- Certamente. Anzi,
proprio il primo Capitolo è dedicato alla descrizione di come costruire
facilmente le cosiddette ‘Pile di Baghdad’ e di come, collegandone in serie
un piccolo numero, sia possibile ottenere una tensione di alcuni volt con una
corrente erogabile di decine di milliampere, sufficienti per semplici
esperimenti di deposizione galvanica… ante litteram!
Foto:(le
pile di ‘Baghdad’ collegate ‘in serie’) Grazie infinite, dottore e sinceri complimenti per le sue Ricerche. -V- :Grazie a lei! Note:
(1)
(foto) Pila di Baghdad:
costituita
da un cilindretto, ricavato da un foglio di rame, di 1 cm di diametro e 4 cm di
lunghezza,la pila ha bordi saldati con lega di piombo e stagno in rapporto
60/40.Alla sua estremità inferiore era fissato un disco di rame ricoperto di
pece o bitume per fare da isolante dall'elettrodo,che era costituito da una
bacchetta di ferro sistemata su un tappo di asfalto conficcato in cima al
cilindretto di rame.L'elettrolita è sconosciuto,non essendo stata rintracciata
alcuna sostanza,ma doveva riempire lo spazio tra la bacchetta di ferro e le
pareti del cilindretto di rame. Qui vediamo le parti di cui è costituita che
almeno prima del conflitto in Iraq erano conservate al Museo di Baghdad.Viene
fatta risalire al 200 d.C. e fu ritrovata nel 1938 da un archeologo tedesco(Wilheilm
Koenig)presso una collina vicino a Baghdad. Faceva parte dei resti di un
villaggio partico e sembrava una batteria a secco.L'archeologo scoprì, con
ricerche successive, che poco distante erano stati rinvenuti quattro oggetti
simili a bacchette e che potevano fungere da sbarre collettrici. Scoprì anche
che a Berlino si conservavano altri dieci esemplari come quello da lui
ritrovato! Un esperto di elettronica si offrì di replicare le 'pile',usando
solfato di rame come elettrolita e si accorse che il principio era corretto
(oggi è conservato nel Berkshire Museum di Pittsfield). maggio 2004
|