I Libri segreti (I)
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I LIBRI SEGRETI (I parte)

                                                        [ricerca di Marisa Uberti]

Gli eretici si vantano di avere più Vangeli di quanti ne esistono” (Ireneo, in “Denuncia e Confutazione della Pseudognosi”,III, 11,9- 180 d.C. circa).(1)

                                        

 

1769, Luxor: James Bruce, turista scozzese, acquista un manoscritto copto che verrà pubblicato solo nel 1892 (noto come Codice Bruce); conterrebbe le conversazioni tra Gesù e i suoi Discepoli, un gruppo formato da uomini e donne.

1773, Londra: in una libreria, un collezionista trova un antico testo, redatto in copto, contenente un dialogo a proposito di ‘misteri’, tra Gesù e i suoi Discepoli(2)

1869, il Cairo: un egittologo tedesco, allertato da precedenti pubblicazioni, acquista un manoscritto che contiene, con sua grande meraviglia, il “Vangelo di Maria (Maddalena)” e altri tre testi.Tre copie di uno di questi, l’ ”Apocrifo (libro segreto) di Tommaso” fanno parte della Biblioteca gnostica scoperta a Nag Hammadi, nel 1945, ma di cui –per trent’anni- il mondo non seppe praticamente nulla.

Nel 1947 furono scoperti i Rotoli del Mar Morto (a Qumran) di cui fu data notizia della scoperta molto prima di quelli di Nag Hammadi.

Una storia rocambolesca, quest’ultima, dalla quale è stato possibile ricavare una maggiore comprensione di ciò che chiamiamo Cristianesimo e identifichiamo come Tradizione Cristiana. In effetti, possiamo capire come, all’incirca nel II secolo dopo Cristo, venne operata una limitata  selezione tra gli scritti allora circolanti, che furono scelti e adottati come testi canonici, escludendone altri, che furono etichettati come “eretici”, proibendone la diffusione. Cos’avevano di tanto pericoloso? Chi operò la selezione delle fonti? E perché?

 

Nag Hammadi, Alto Egitto, 1945(3).

  Il contadino arabo Muhammad ‘Ali al-Samman, in compagnia dei suoi fratelli, si reca a scavare una sorta di ‘concime’ per fecondare i campi (la terra molle chiamata sabakh).

  Mentre scavano attorno ad un voluminoso masso, urtano una giara di terracotta rossa, che ha un’altezza di circa un metro. Il contadino ha un certo disorientamento, incerto se romperla o lasciarla com’è. Del resto, per la sua cultura, avrebbe potuto contenere un jinn, uno spirito, che non valeva affatto la pena ‘risvegliare’. D’altro canto, avrebbe potuto riservare la sorpresa di un contenuto prezioso. Che fare, quindi?

  Decide di romperla e ne escono fuori tredici libri di papiro, con rilegatura in cuoio, che porta a casa sua, a al-Qasr, e li sparpaglia per terra, accanto al forno. Non ne comprende il contenuto, non sa cosa vi sia scritto. Sua madre, ‘Umm-Ahmad, ne userà qualcuno come carta da ardere.

  Muhammad ‘Alì, qualche settimana dopo, compie un fatto di sangue (4) e,temendo una perquisizione da parte della polizia locale in casa sua, pensa di mettere al sicuro i papiri consegnandoli ad un sacerdote (al- Qummus Basiliyus Abd al-Masih).

  La storia ha in serbo un destino cruciale per i papiri: un insegnante di storia locale, tale Raghib,  vedendone uno, comprende il loro potenziale valore e riesce a farselo consegnare dal sacerdote. Prontamente, lo invia al Cairo presso un suo amico, affinchè possa verificarne l’importanza.

  A breve distanza, cominciano a circolare i testi al mercato nero del Cairo, cosa che attira le attenzioni governative Egiziane, che (tramite movimentate manovre) riesce ad acquistarne uno per il Museo Copto del Cairo.

  L’egittologo francese Jean Doresse è il primo che intuisce l’importanza che può rivestire, nel 1947, quando viene incaricato dal direttore del Museo stesso (Togo Mina) di esaminarlo. Doresse afferma che quella scoperta avrebbe cambiato le opinioni circa le origini del Cristianesimo. Interessato, Mina gli propone di esaminare un altro manoscritto, che è però nelle mani di un trafficante di antichità, un belga dal nome Albert Eid.

  Doresse lo esamina e, in seguito, Mina intima a Eid di non portare mai il manoscritto fuori dall’Egitto e di venderlo a prezzo nominale al Museo stesso. Il governo non riuscì comunque mai a confiscare il Codice I (così si chiama) al belga che, nel 1949, se ne volò in America,contrabbandando il prezioso papiro confondendolo tra mucchi di articoli da esportazione. In America lo pose in vendita per la sbaloriditiva cifra di 22.000 dollari,che nessuno fu disposto a versare e,tornato in Belgio deluso, lo chiuse in una cassetta di sicurezza protetto da una parola d’ordine segreta.

  Fu accusato di contrabbando di opere d’arte dal governo Egiziano ma la condanna gli pervenne quando era già morto. La sua vedova, cominciò in segreto a trattare la vendita del Codice I anche a vari acquirenti simultaneamente.

 

 Ma –nel frattempo- la maggior parte dei papiri era ancora nascosta.

 

Gli abitanti del posto e i trafficanti di antichità ne impedivano il ritrovamento per timore della confisca e per ricavarne denaro.

 

Un certo Bahij ‘Ali, malvivente di al-Qasr, riesce ad entrarne in possesso e li vende al mercato nero del Cairo dove un mercante di antichità, Pochion Tono, li acquista tutti. Non contento, si reca a Nag Hammadi per verificare se sia possibile comprarne altri ma il governo Egiziano, nel 1948, inizia a trattare con lui per entrare in possesso dei manoscritti. Egli prende tempo, dicendo che sta lavorando per conto di una collezionista italiana, certa Dattari, che abita al Cairo. Con strane manovre, il governo entra in possesso dei manoscritti ad insaputa della Dattari. Nel 1952 il governo nazionalizza la collezione e reclama i Codici,che sono contenuti in una valigia sigillata. La Dattari non si vede pagare la cifra richiesta di 100.000 sterline e inizia una battaglia legale, che la vedrà perdente.

 

I tredici libri in origine trovati(5), che verranno chiamati codici, sono a quel punto privi del tredicesimo, o almeno di alcune sue parti, esattamente cinque testi di interesse straordinario,che Eid aveva depostitato nella cassetta di sicurezza.

 

Dall’Olanda ( la notizia si era sparsa in fretta!), precisamente a Utrecht, il professore di storia delle religioni G.Quispel, sembra profondamente interessato ad entrane in possesso per poterli studiare e chiede pressantemente alla Fondazione Jung con sede a Zurigo (in Svizzera) di acquistarli, dalla vedova di Eid. Per 35.000 franchi svizzeri, vengono consegnati a Quispel circa cinquanta papiri (raccolta che si identifica come “Codice Jung”), che riesce a far uscire dal Belgio dicendo al doganiere che reca con sé “Antichi manoscritti” e quest’ultimo, disinteressatamente, lo lascia passare(6).

 

Ma la sua esaltazione viene delusa quando si avvede che i testi sono mancanti di alcune pagine e,deciso ad ottenerle, si reca in Egitto, nel 1955, ritenendo possano essere conservate al Museo Copto del Cairo.

 

Qui, si fa fotocopiare alcune pagine degli altri testi per poterli consultare in tutta calma e scopre, infatti, una cosa di eccezionale importanza. Lesse alcuni stralci “ Queste sono le parole segrete che Gesù il Vivente ha detto e che Didimo Giuda Tommaso ha scritto”(7).

Nuovi interrogativi si affacciano sulla scena; anzitutto la cosa che lo differenziava dagli altri vangeli, era che questo si definiva ‘segreto’. Didimo significa ‘gemello’, ma gemello di chi? Quispel si accorge che, pur presentando alcuni detti contenuti nel Nuovo Testamento, il testo presenta passi  estranei a ogni tradizione cristiana conosciuta, in cui Gesù il Vivente si esprime per detti criptici ed ermetici.

 

Fino a quel momento, i codici erano stati studiati da altri suoi colleghi illustri,come H.C.Puech e Jean Doresse, che avevano identificato le righe di apertura con i frammenti di un Vangelo di Tommaso, redatto in lingua greca, scoperto nel 1869, ma quel testo era la versione integrale! Formando un’equipe internazionale, nel 1959 venne pubblicato per la prima volta il Vangelo di Tommaso.

  Il contadino Muhammad ‘Ali aveva scoperto una vera biblioteca gnostica, traduzioni copte di manoscritti più antichi. Gli originali erano in greco, la lingua del Nuovo Testamento.I 52 testi ritrovati a Nag Hammadi, pur costituendo una vastissima opera, lasciano solo intravedere la complessità del movimento cristiano primitivo.

 

La datazione dei manoscritti di Nag Hammadi

Sono stati effettuati esami sia sul papiro(nella parte più spessa della rilegatura del cuoio) che sul tipo di scrittura,copta, utilizzati per la stesura dei codici e si è stimata la data del 350-400 d.C., ma a questo proposito non c’è accordo tra gli studiosi. Secondo alcuni di essi, infatti, i manoscritti non possono essere posteriori al 120-150 d.C.  Ireneo, vescovo di Lione e uno dei Padri della Chiesa, nella sua “Denuncia e confutazione della pseudognosi”, pare proprio che usi la stessa fonte di almeno uno dei testi scoperti a Nag Hammadi (L’Apocrifo di Giovanni), per scagliarsene contro, lamentandosi come quegli stessi testi avessero già –ai suoi tempi, attorno al 180 d.C.- una diffusione molto ampia, dall’Asia Minore alla Grecia, da Roma alla Gallia.

Quindi, i testi doveva conoscerli già.

 

G.Quispel e altri pongono come data, per l’originale, il 140 d.C.

 

Altri studiosi sostengono che, se tali scritti furono etichettati come “eretici”, dovevano per forza essere stati scritti DOPO quelli contenuti nel Nuovo Testamento (i “Canonici”), la cui datazione sembra assestarsi tra il 110 e il 160 d.C.

 

In tempi recenti, un professore della Harvard University, Helmut Koester(8), ha teorizzato che la raccolta di detti contenuta nel “Vangelo di Tommaso”, foss’anche stata compilata attorno al 140 d.C., si rifà a Tradizioni ben più antiche dei Vangeli Canonici inclusi nel N.T. Potrebbero attestarsi alla seconda metà del I secolo dopo Cristo, ed essere quindi contemporanea se non anteriore a questi ultimi.

  Ostacoli incredibili

La scoperta di Nag Hammadi, come abbiamo visto, fu subito oggetto di aspre contese tra persone molto diverse.

Anche tra gli studiosi, le cose non si misero meglio. Nel 1952 divenne direttore del Museo Copto del Cairo lo zelante Pahor Labib, che ebbe subito la brillante idea di sorvegliare da vicino i codici, per tutelarne i diritti di pubblicazione e assicurarsi così una brillante carriera come studioso a livello mondiale. A tale scopo, restrinse l’accesso ai codici a pochi ‘eletti’, che,a loro volta, impedirono l’accesso a chiunque volesse visionarli finchè, nel 1961, dovette intervenire ( su richiesta) il direttore generale dell’UNESCO, facendo pressione affinchè i testi venissero pubblicati e potesse essere allestita una edizione fotografica, che permettesse agli studiosi internazionali di visionare i manoscritti e averli a disposizione. Il progetto fu concretizzato nel 1972 (dopo quasi trent’anni dalla scoperta!), con la pubblicazione del primo volume dell’edizione fotografica, cui fecero seguito altri nove volumi tra il 1972 e il 1979: tutti e tredici i codici poterono in tal modo diventare di dominio pubblico.

 

La divulgazione e la distrubuzione dei codici fu avvantaggiata soprattutto dall’iniziativa privata del prof. James Robinson, che aveva costituito un’equipe internazionale con l’obiettivo di copiare e tradurre la maggior parte del materiale, che potè essere mandato a vari studiosi, spezzando il monopolio che si era andato formano attorno alla scoperta.

 

La dottoressa E.Pagels(9), dei cui testi mi sono personalmente avvalsa per la presente ricerca, racconta che venne a conoscenza di questi codici nel 1968, durante la sua frequenza al corso di specializzazione in Storia del Cristianesimo, alla Harvard University. Tramite un suo insegnante, le fu possibile visionare una copia ciclostilata eseguita dall’equipe del prof.Robinson e ricorda che ogni pagina era timbrata con la seguente avvertenza:”Questo materiale è destinato unicamente allo studio privato di singoli designati.Né il testo né la sua traduzione possono venir riprodotti o pubblicati in alcuna forma, né per intero né in parte”.

 

Questa cautela era dovuta al fatto che non erano ancora apparse le pubblicazioni ufficiali.

 

Il suo insegnante e collaboratori incitavano gli studenti a imparare il copto, per poter affrontare il lavoro di traduzione direttamente sui testi ritrovati a Nag Hammadi.

 

La Pagels narra la sua sorpresa quando, giunta al Cairo nel 1975 per poter studiare ‘dal vivo’ i codici, li trovò raccolti in una sola e piccola sala della Biblioteca del Museo Copto, dove quotidianamente (tra bambini che giocavano e donne delle pulizie che lavavano i pavimenti) si metteva al tavolo per lavorare su quei testi, i cui originali erano montati in plexiglass, scritti in inchiostro nero su fogli bruno-dorati.

Solo tra il 1977-1980 si sono superati i numerosi ostacoli per poter finalmente rendere accessibili a tutti i manoscritti.

  D.M. Scholer aveva pubblicato la Nag Hammady Bibliography, Leida,1971, un’imponente opera (regolarmente aggiornata con supplementi sul periodico NOVUM TESTAMENTUM), che elenca circa 4.000 libri,edizioni, articoli, recensioni degli ultimi trent’anni relativi alla ricerca sui codici di Nag Hammadi.

  Filoni di Ricerca

  I Codici scoperti a Nag Hammadi vengono studiati da più aspetti, nel senso che ogni studio o gruppo di studio indaga su specifici gruppi di testi conformi agli scopi della propria ricerca. In linea grossolanamente schematica vengono affrontati:

 

-i rapporti tra lo gnosticismo e la filosofia ellenistica

-i rapporti tra gnosticismo e magia, uso di pratiche ‘magiche’

-i rapporti tra lo gnosticismo e ambito religioso contemporaneo

-rapporti tra gnosticismo e Tradizione ebraica

-rapporti tra gnosticismo e cristianesimo primitivo

-rapporti tra gnosticismo e buddismo

-i contenuti letterari e della critica formale

-  il simbolismo presente, le metafore e la mitologia

-il concetto delle potenze del  male nello gnosticismo

-iconografia

 

La Pagels, in particolare, è partita dal fatto che le forme gnostiche di cristianesimo interagirono con l’ortodossia.

Molti dei primi seguaci di Gesù furono condannati come ‘eretici’ da altri cristiani.

 

Resta tuttavia da sottolineare come lo gnosticismo (dal greco ‘gnosis’=conoscenza) non sia un ramo del cristianesimo primitivo, a mio avviso, ma lo si ritrova in tutte le religioni, racchiudendo nella propria significanza una valenza che le trascende. Non ogni conoscenza è ‘gnosi’, ma il presupposto della ‘gnosi’ è la conoscenza di sé e, quindi, della propria natura divina.

  La situazione al tempo di Gesù era tutt’altro che omogenea. Varie correnti erano organizzate in diverse comunità.

Alla fine del II secolo d.C. il Cristianesimo era divenuto un’Istituzione gerarchica a tre ordini: vescovi, preti,diaconi, che si consideravano i depositari della “vera” fede. I Pretoriani, che prima perseguitavano i vescovi cristiani, ora si facevano comandare da loro e,con l’appoggio del potere militare, la Chiesa di Roma aveva assunto un ruolo guida,respingendo via via ogni altro punto di vista come ERESIA.”Non può esistere che una sola Chiesa”, come attesta uno dei Padri (Ireneo), “e al di fuori di essa non c’è salvezza”. Chi vi faceva parte era chiamato ortodosso, che significa “colui che pensa rettamente” e abbraccia una religione che è cattolica, cioè universale. Chi non si identificava in questo, e manifestava idee diverse, venne dichiarato eretico ed espulso. Eppure esistevano, fino a quel momento, forme di cristianesimo eterogenee, numerosi vangeli e insegnamenti segreti, diffusi da Gesù o dai suoi seguaci.Lo  ‘gnosticismo’ può considerarsi la forma più antica e più ‘minacciosa’, per la sviluppanda Chiesa.

Ippolito, che insegnava a Roma, nel 230 d.C.circa, redigeva un’altra poderosa opera “Confutazione di tutte le eresie”, con la motivazione seguente:” per esporre e confutare la perversa bestemmia degli eretici”.

Tertulliano (110-160 circa d.C.) userà il termine ‘apocrifo’al pari di ‘falso’ e Agostino da Ippona(354-430 d.C. circa) affermerà che “sono da considerarsi apocrifi non perché abbiano qualche autorità segreta ma perché non sono suffragati da alcuna testimonianza e provengono da non so quali spiriti presuntuosi” !

  Questa ‘smania’ di debellare a ogni costo l’ “eresia”, sottende al timore del suo potere persuasivo, chiaramente. Il Cristianesimo primitivo era assai più diversificato di come lo conosciamo oggi e alcuni autori, come W.Bauer, ancor prima della scoperta dei codici di Nag Hammadi, lo aveva supposto. Nel 1934, infatti, egli scrisse “Orthodoxy and Heresy in Earliest Christianity” (traduzione dall’originale in tedesco)-Philadelphia, 1971-

  I concetti espressi dai cristiani gnostici, difficilmente erano condivisibili dagli ortodossi. I loro libri furono considerati eretici e dati alle fiamme; chiunque ne detenesse commetteva un reato.

 I testi di Nag Hammadi furono,con ogni probabilità, considerati proibiti ed estromessi dai Canoni (10) che si stavano progressivamente formando.

  La lotta per il predominio del cristianesimo si attestava soprattutto sull’eliminazione di ogni traccia di qualsiasi altra forma religiosa. Infatti, quanto si conosceva su di essa, si ricavava da fonti ortodosse che la attaccavano.

  Qualcuno prese i libri proibiti e pensò di seppellirli nel dirupo di Nag Hammadi, in Alto Egitto, per salvarli dalla distruzione, dove riposarono nella giara per circa 1600 anni.

Cosa è contenuto nei codici di Nag Hammadi

Insieme al Vangelo di Tommaso, legato insieme nello stesso volume, si trovò il Vangelo di Filippo, che afferma come la consorte di Cristo fosse Maria Maddalena, che Gesù soleva baciare spesso sulla bocca, cosa che rendeva gli altri discepoli indispettiti perché Lui l’amava più di quanto amasse loro.

Insieme a questi, vi era l’Apocrifo (libro Segreto)di Giovanni.

I cinquantadue testi di Nag Hammadi danno una visione dei primi secoli dell’era cristiana, e conservano alcuni testi del tutto ignoti fino al momento della loro scoperta. Alcuni di questi testi cristiani primitivi sono: il Vangelo di Verità, il Vangelo degli Egiziani(11); il Libro Segreto di Giacomo, l’Apocalisse di Paolo, la Lettera di Pietro e di Filippo, l’Apocalisse di Pietro, l’Apocalisse di Adamo, il Vangelo di Maria…

 

Inoltre testi con titoli particolari: Il Testimonio di Verità (ambientato nel Giardino dell’Eden, ma visto dalla parte del…serpente!); il Tuono,la Mente Perfetta, in cui si parla in termini di potenza divina al femminile; l’Origine del Mondo, l’Ipostasi degli Arconti, Dialogo del Salvatore, la Parafrasi di Shem,l’Insegnamento Autorevole[…]

 

Lasciando al lettore la libera lettura di questi testi, e le debite riflessioni individuali, emergono alcune considerazioni che partono dal fatto che questi testi permettono di affrontare una ‘rilettura’ (simbolica) anche dei Vangeli Canonici.

 

Gesù diviene una ‘guida’, che Illumina il Discepolo e,quando questi è giunto alla meta, egli lo considera pari suo, e quindi ogni uomo puà divenire simile a Lui. Se nel Cristianesimo l’ideale di Dio appare irragiungibile per il comune mortale, per gli autori gnostici ogni uomo è dio, se impara a conoscere sé stesso. Un’accezione che, per il credo ortodosso, era ‘eresia’.

Concetti-cardine come la resurrezione della carne o la Verginità di Maria vengono affrontate in chiave simbolica e considerate ingenui malintesi su cui l’ortodossia vorrebbe speculare. In alcuni testi di Nag Hammadi si polemizza, in effetti, con l’ortodossia (come questa faceva con la corrente ‘eretica’) asserendo che la vera chiesa è quella degli gnostici e questi rifiutavano l’autorità del clero,il credo e il canone del N.T.

 

Dobbiamo ancora rispondere ad alcuni quesiti:chi ha stabilito il ‘canone’ ? E cosa comprende?  Chi operò la selezione delle fonti? E perché?

Note:

(1)-Opera in cinque volumi che si suole citare Adv.Haer

(2)- Per entrambi questi manoscritti vedasi H.Ch.Puech in E.Hennecke-W.Scheemelcher, “New Testament Apocrypha” (Philadelphia, 1963).

(3)- Naj ‘Hammadi, si trova alle pendici di una montagna, Jabal al Tarif, costituita da numerossime grotte naturali (oltre 150), di cui in parte scavate.

(4)-Su questo personaggio è stato detto molto: per lungo tempo non se ne conobbe l’identità e la sua “scoperta” fu coperta da un segreto prolungato. Pare avesse preso parte,con i fratelli, alla vendetta sanguinosa del padre, morto assassinato qualche tempo prima dei fatti in narrazione. Nel 1975 sarà proprio lui a rivelare tutti i particolari del suo insolito ‘ritrovamento’ e i retroscena dell’intera vicenda.

(5)- Muhammad ‘Alì dirà in seguito che alcuni testi sono andati per sempre perduti, bruciati o gettati via.

(6)-G.Quispel, in “”Jung-een mens voor deze tijd”-Rotterdam, 1975)

(7)- Vangelo di Tommaso- II,32,10; pag.495; in “Apocrifi del Nuovo Testamento”, vol. I, a cura di Luigi Moraldi, Torino, 1971

(8)-H.Koester, Introduzione a “Gospel of Thomas”, in “The Nag Hammadi Library” (New York, 1977, pag.117).

(9)-Elaine Pagels, in “The gnostic Gospels”- “I Vangeli gnostici”,Trad.italiana a cura di Luigi Moraldi- (Oscar Saggi Mondadori, IV ristampa, 2000)

(10)- Secondo il Dictionnaire de thèologie catholique, il canone delle Sacre Scritture è “ la lista o raccolta,regolata dalla tradizione e dall’autorità della Chiesa, dei libri che, essendo di origine divina e dotati di autorità infallibile, contengono o formano essi stessi la regola della verità ispirata da Dio per l’istruzione degli uomini […] La canonicità è la constatazione ufficiale da parte della Chiesa, con una pubblica decisione o equivalentemente con l’uso e la pratica,di tale origine divina e di questa autorità infallibile” (T.II,col.1554-1555).

(11)-Si autodefinisce “Il [libro sacro]del Grande [Spirito]Invisibile”.

                                       

(Bibliografia citata al termine della seconda parte)

  Sezione correlata in questo sito.
L'Uomo e Dio

 

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