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In
questo studio sul simbolismo esoterico degli affreschi di Pietro da Cemmo
a Crema , non parliamo nè di storia nè di arte; è solo una ricerca
inquadrata nel mondo della tradizione occidentale, di cui siamo gli eredi
diretti. I massimi esponenti di questa corrente di pensiero sono stati:
Julius Evola, Renè Guenon, Mircea Eliade e Georges Dumezil. Chi ha
studiato la pittura di Pietro da Cemmo a Crema, in modo sistematico, si è
soffermato solo su una riedizione critica pittorica, basata su ciò che si
studia a scuola, ma nessuno ha mai osato andare oltre al proprio bagaglio
di conoscenze .
Pietro
da Cemmo era un pittore camuno del 1500 e come tutti i pittori della sua
epoca aveva un catalogo ricco di figure, che utilizzava per ispirarsi e
copiare nei vari lavori che gli venivano commissionati, per le chiese e i
conventi. Inoltre attingeva alla propria esperienza personale, ai racconti
e alle leggende della civiltà Camuna, ai graffiti della Valcamonica e a
tutto ciò che aveva visto realizzare da scultori e pittori precedenti a
lui. A Crema, nell’ex refettorio del convento di Sant’Agostino, Pietro
da Cemmo dipinse, sotto le lunette dei priori, una decorazione a Grottesche,
nome derivante dalle grotte che designavano gli edifici semisepolti della
Roma imperiale, che in quel tempo si andavano scoprendo e che
influenzarono tutti i pittori dell’epoca che copiarono questo stile di
pittura, facendolo rivivere nelle decorazioni di chiese, conventi e
palazzi nobili .
Nella
decorazione a grottesche, a base vegetale, Pietro da Cemmo dipinse figure
ed animali mitici e fantastici, centauri, sileni, baccanti, amorini, putti
alati, sfingi, arpie, sirene e soprattutto figure di vasi. Nelle
decorazioni sopra l’Ultima Cena e la Crocifissione, invece,
si inserisce una serie di figure mitiche tratte dal proprio bagaglio
di conoscenze, come la mandragola, il Dio Cerunos, Ygdrasil, figure di
draghi alati ed altre figure mitiche che ancora oggi fanno pensare al
fatto che Pietro da Cemmo la sapesse lunga sull’argomento, con
significati che spaziano dall’opera alchemica ai miti nordici e ai
simboli della tradizione occidentale .
Le
Grottesche
Partiamo
dalle lunette di destra della sala Pietro da Cemmo.
La prima grottesca si basa su una decorazione di foglie di acanto
miste ad immagini di cornucopie, sfingi con la testa a raggi solari e con
una maschera centrale di una divinità dei boschi e altre divinità
leonine che soffiano dalla bocca le foglie d’acanto .Le cornucopie sono
simboli solari di abbondanza e prosperità, sono usate anche in araldica,
come lo stemma del Perù che ha una cornucopia d’oro ed anche nello
stemma della città di Caserta, dove sono presenti 2 cornucopie dorate,
mentre nel simbolismo alchemico, la cornucopia rappresenta la
trasmutazione dei metalli. Le foglie d’acanto simbolo di rinascita
venivano usate nella farmacopea conventuale, per le loro proprietà
lenitive, conosciute fin dal mondo antico.
Nella
seconda grottesca troviamo una composizione classica della mitologia greca,
con 2 sirene al centro, mentre ai lati ci sono dei fauni o dei satiri, dei
sileni, che cavalcano dei cavallucci marini e dei centauri. La scena è
un’allegoria degli spiriti dei boschi e dei mari, si notano anche 2
tridenti che sono il simbolo di nettuno. Le due sirene sorreggono un vaso
con sopra l’uovo cosmico che, nel processo alchemico, rappresenta la
cottura della materia che è rappresentata dalle figure di terra e di
acqua; infatti acqua, fuoco, terra ed aria sono gli ingredienti basilari
per la trasmutazione alchemica .
Nella
terza grottesca troviamo 5 teste alate,
il numero cinque o quintario è il simbolo della quadratura del
cerchio, rappresenta anche la quintessenza che è il simbolo della pietra
filosofale.
In
questa grottesca possiamo notare figure di angeli e amorini musicanti,
riuniti in corteo verso la figura di due fabbri. Il fabbro è colui che
trasforma i metalli, è detentore dei segreti celesti, del fuoco, e assume
un forte valore iniziatico. Sulla sinistra si può notare una figura
alata, aria terra e fuoco sono tre fasi dell’opera alchemica.
In
questa composizione di figure, notiamo la conchiglia, simbolo della
fertilità ed anche degli Agostiniani, 3 mascheroni solari e delle figure
di uomini gozzuti.
Questa
figura rappresenta degli amorini e dei tralci di vite, che è il simbolo
dell’abbondanza; Cristo nel Vangelo dice "Io sono la vite e voi
siete i tralci", ma è con la S. Messa che si ha la
trasmutazione alchemica del vino in sangue di Cristo. Per i monaci avere
del buon vino voleva dire offrire una buona ospitalità ai pellegrini che
pernottavano nei conventi ed era una bevanda che faceva parte del pasto
quotidiano, inoltre nelle stagioni fredde lo bevevano caldo addolcito con
il miele.
In
questa grottesca troviamo dei delfini e delle sfingi alate che potrebbero
essere identificate anche come delle arpie, dipinte attorno ad un vaso che è il crogiolo
alchemico, di qui la formula: aria e acqua. Il delfino è un simbolo molto
importante nell’esoterismo, perché rappresenta la luce contrapposta
alle tenebre. Le arpie sono raffigurate con la testa di donna ed il corpo
di un uccello dotato di artigli e sono considerate i demoni della tempesta
.
Anche
in questa figura troviamo degli esseri mitologici come i fauni, i centaur
, una sirena e degli amorini, con al centro un vaso da cui prendono dei
frutti, probabilmente delle mele. Il vaso rappresenta il crogiolo
alchemico, le figure sono il simbolo di aria, di terra e di acqua.
Il
vaso fiammeggiante rappresenta il crogiolo alchemico, chiamato anche athanor; al suo
interno vengono messi i quattro elementi : aria, fuoco, terra e acqua,
indispensabili per creare la pietra filosofale. I quattro elementi
corrispondono alle 4 stagioni, alle
4 parti del giorno e alle
quattro fasi dell’opera alchemica : l’opera al nero o Nigredo,
corrisponde alla terra, all’inverno e alla notte: l’opera al bianco o Albedo
è il simbolo della primavera, dell’acqua e dell’aurora; l’opera al
giallo o Citrinitas indica l’aria, l’estate e il giorno pieno;
l’opera al rosso o Rubedo è sinonimo di fuoco, autunno e
il tramonto.
Sopra
gli affreschi dell’Ultima cena e della Crocifissione,
Pietro da Cemmo dipinse altre grottesche, il cui significato simbolico è
molto complesso e per mancanza di tempo analizzerò solo i simboli
principali.
La
prima figura in alto a sinistra sopra la Crocifissione, sebbene molto
camuffata oppure nascosta volutamente in una allegoria della natura, è
una raffigurazione del dio celtico Cernunos, associato alla riproduzione e
alla fertilità ed è presente nei graffiti della Valcamonica .
Un’altra
figura è la Mandragola, una pianta sacra che secondo le credenze popolari
fioriva sulla tomba di un impiccato e poteva donare sia la vita e la
morte.
Questa
figura centrale piuttosto complessa, di di due alberi o fiori con al
centro un vaso ed una pianta con un fiore in mezzo, sembrerebbe una
rappresentazione simbolica del mito di Iggdrasil , il frassino del
mondo, metafora vegetale dell’universo, emblema del bene e del male dei
popoli nordici .
Un’altra
immagine dipinta dipinta
sopra l’Ultima Cena è
formata da un cerchio con 4 figure di draghi all’esterno e al centro
abbiamo il sole con 8 raggi; l' 8 è il numero magico dei
costruttori di cattedrali. I 4 draghi invece sono i simboli dei 4
componenti di base per l’opera alchemica: un drago di fuoco, uno di
aria, uno di terra e uno di acqua.
(Bernardo
Zanini)
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