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Il simbolismo esoterico di Pietro da Cemmo

di Bernardo Zanini

 

Sintesi della conferenza tenuta dall'autore a Crema il 30 giugno 2012 nell'ambito del ciclo "Aperti per voi i sabato del Museo", presso il Museo Civico di Crema e del Cremasco

                             

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In questo studio sul simbolismo esoterico degli affreschi di Pietro da Cemmo a Crema , non parliamo nè di storia nè di arte; è solo una ricerca inquadrata nel mondo della tradizione occidentale, di cui siamo gli eredi diretti. I massimi esponenti di questa corrente di pensiero sono stati: Julius Evola, Renè Guenon, Mircea Eliade e Georges Dumezil. Chi ha studiato la pittura di Pietro da Cemmo a Crema, in modo sistematico, si è soffermato solo su una riedizione critica pittorica, basata su ciò che si studia a scuola, ma nessuno ha mai osato andare oltre al proprio bagaglio di conoscenze .

Pietro da Cemmo era un pittore camuno del 1500 e come tutti i pittori della sua epoca aveva un catalogo ricco di figure, che utilizzava per ispirarsi e copiare nei vari lavori che gli venivano commissionati, per le chiese e i conventi. Inoltre attingeva alla propria esperienza personale, ai racconti e alle leggende della civiltà Camuna, ai graffiti della Valcamonica e a tutto ciò che aveva visto realizzare da scultori e pittori precedenti a lui. A Crema, nell’ex refettorio del convento di Sant’Agostino, Pietro da Cemmo dipinse, sotto le lunette dei priori, una decorazione a Grottesche, nome derivante dalle grotte che designavano gli edifici semisepolti della Roma imperiale, che in quel tempo si andavano scoprendo e che influenzarono tutti i pittori dell’epoca che copiarono questo stile di pittura, facendolo rivivere nelle decorazioni di chiese, conventi e palazzi nobili .

Nella decorazione a grottesche, a base vegetale, Pietro da Cemmo dipinse figure ed animali mitici e fantastici, centauri, sileni, baccanti, amorini, putti alati, sfingi, arpie, sirene e soprattutto figure di vasi. Nelle decorazioni sopra l’Ultima Cena e la Crocifissione, invece, si  inserisce una serie di figure mitiche tratte dal proprio bagaglio di conoscenze, come la mandragola, il Dio Cerunos, Ygdrasil, figure di draghi alati ed altre figure mitiche che ancora oggi fanno pensare al fatto che Pietro da Cemmo la sapesse lunga sull’argomento, con significati che spaziano dall’opera alchemica ai miti nordici e ai simboli della tradizione occidentale .

                                                                     Le Grottesche

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Partiamo dalle lunette di destra della sala Pietro da Cemmo.  La prima grottesca si basa su una decorazione di foglie di acanto miste ad immagini di cornucopie, sfingi con la testa a raggi solari e con una maschera centrale di una divinità dei boschi e altre divinità leonine che soffiano dalla bocca le foglie d’acanto .Le cornucopie sono simboli solari di abbondanza e prosperità, sono usate anche in araldica, come lo stemma del Perù che ha una cornucopia d’oro ed anche nello stemma della città di Caserta, dove sono presenti 2 cornucopie dorate, mentre nel simbolismo alchemico, la cornucopia rappresenta la trasmutazione dei metalli. Le foglie d’acanto simbolo di rinascita venivano usate nella farmacopea conventuale, per le loro proprietà lenitive, conosciute fin dal mondo antico.

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Nella seconda grottesca troviamo una composizione classica della mitologia greca, con 2 sirene al centro, mentre ai lati ci sono dei fauni o dei satiri, dei sileni, che cavalcano dei cavallucci marini e dei centauri. La scena è un’allegoria degli spiriti dei boschi e dei mari, si notano anche 2 tridenti che sono il simbolo di nettuno. Le due sirene sorreggono un vaso con sopra l’uovo cosmico che, nel processo alchemico, rappresenta la cottura della materia che è rappresentata dalle figure di terra e di acqua; infatti acqua, fuoco, terra ed aria sono gli ingredienti basilari per la trasmutazione alchemica .

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Nella terza grottesca troviamo 5 teste alate,  il numero cinque o quintario è il simbolo della quadratura del cerchio, rappresenta anche la quintessenza che è il simbolo della pietra filosofale.

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In questa grottesca possiamo notare figure di angeli e amorini musicanti, riuniti in corteo verso la figura di due fabbri. Il fabbro è colui che trasforma i metalli, è detentore dei segreti celesti, del fuoco, e assume un forte valore iniziatico. Sulla sinistra si può notare una figura alata, aria terra e fuoco sono tre fasi dell’opera alchemica.

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In questa composizione di figure, notiamo la conchiglia, simbolo della fertilità ed anche degli Agostiniani, 3 mascheroni solari e delle figure di uomini gozzuti.

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Questa figura rappresenta degli amorini e dei tralci di vite, che è il simbolo dell’abbondanza; Cristo nel Vangelo dice "Io sono la vite e voi siete i tralci",  ma è con la S. Messa che si ha la trasmutazione alchemica del vino in sangue di Cristo. Per i monaci avere del buon vino voleva dire offrire una buona ospitalità ai pellegrini che pernottavano nei conventi ed era una bevanda che faceva parte del pasto quotidiano, inoltre nelle stagioni fredde lo bevevano caldo addolcito con il miele.

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In questa grottesca troviamo dei delfini e delle sfingi alate che potrebbero essere identificate anche come  delle arpie, dipinte attorno ad un vaso che è il crogiolo alchemico, di qui la formula: aria e acqua. Il delfino è un simbolo molto importante nell’esoterismo, perché rappresenta la luce contrapposta alle tenebre. Le arpie sono raffigurate con la testa di donna ed il corpo di un uccello dotato di artigli e sono considerate i demoni della tempesta .

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Anche in questa figura troviamo degli esseri mitologici come i fauni, i centaur , una sirena e degli amorini, con al centro un vaso da cui prendono dei frutti, probabilmente delle mele. Il vaso rappresenta il crogiolo alchemico, le figure sono il simbolo di aria, di terra e di acqua.

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Il vaso fiammeggiante rappresenta  il crogiolo alchemico, chiamato anche athanor; al suo interno vengono messi i quattro elementi : aria, fuoco, terra e acqua, indispensabili per creare la pietra filosofale. I quattro elementi corrispondono alle 4 stagioni,  alle 4 parti  del giorno e alle quattro fasi dell’opera alchemica : l’opera al nero o Nigredo, corrisponde alla terra, all’inverno e alla notte: l’opera al bianco o Albedo è il simbolo della primavera, dell’acqua e dell’aurora; l’opera al giallo o Citrinitas indica l’aria, l’estate e il giorno pieno; l’opera al rosso o Rubedo  è sinonimo di fuoco, autunno e il tramonto.

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Sopra gli affreschi dell’Ultima cena e della Crocifissione, Pietro da Cemmo dipinse altre grottesche, il cui significato simbolico è molto complesso e per mancanza di tempo analizzerò solo i simboli principali.

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La prima figura in alto a sinistra sopra la Crocifissione, sebbene molto camuffata oppure nascosta volutamente in una allegoria della natura, è una raffigurazione del dio celtico Cernunos, associato alla riproduzione e alla fertilità ed è presente nei graffiti della Valcamonica .

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Un’altra figura è la Mandragola, una pianta sacra che secondo le credenze popolari fioriva sulla tomba di un impiccato e poteva donare sia la vita e la morte.

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Questa figura centrale piuttosto complessa, di di due alberi o fiori con al centro un vaso ed una pianta con un fiore in mezzo, sembrerebbe una rappresentazione simbolica del mito di Iggdrasil , il frassino del mondo, metafora vegetale dell’universo, emblema del bene e del male dei popoli nordici .

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Un’altra immagine dipinta  dipinta sopra l’Ultima Cena  è formata da un cerchio con 4 figure di draghi all’esterno e al centro  abbiamo il sole con 8 raggi; l' 8 è il numero magico dei costruttori di cattedrali. I 4 draghi invece sono i simboli dei 4 componenti di base per l’opera alchemica: un drago di fuoco, uno di aria, uno di terra e uno di acqua.

 (Bernardo Zanini)

 

 

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                                                                                         Giugno 2012