|
TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
|
IL PRIORATO DI SANT' EGIDIO analisi geobiologica (di Rudi Toffetti) Il complesso monastico di Sant'Egidio (coordinate: 45°43′00″N 9°30′57″) diventato presto "Priorato", si trova nella frazione Fontanella del comune di Sotto il Monte Giovanni XXIII (BG). E’ incastonato a 450 mt. d'altitudine sul Monte Canto o Vercese, al limite nord della zona bergamasca chiamata Isola, ed alla confluenza dei fiumi Adda e Brembo. Essendo ancora oggi un luogo piuttosto isolato ed immerso nella natura, svela il motivo per cui i monaci, alla ricerca di silenzio e di quiete, lo scelsero come loro dimora. Un ritiro in cui dedicarsi all'attività contemplativa, secondo la Regola "Ora et Labora", alla preghiera, allo studio e alla cultura. L’antico Tempio risulta isolato in mezzo al monte chiamato "Monte dei Frati", perché lungo il suo crinale sorsero numerosi cenobi cluniacensi. Non si conosce molto dei primi momenti di vita di questa Abbazia, né se prima vi potesse sorgere un edificio più antico. Si conosce una data, quella del 13 gennaio 1080, in cui il terreno dove sarebbe sorta venne donato da tale Alberto da Prezzate ai monaci del potente ordine di Cluny (Francia), che in quel periodo e nella zona dell'Isola già godeva di prosperità e privilegio, sottratto com'era all'Autorità vescovile locale e posto sotto la diretta ed esclusiva tutela giuridica del Papato. Il complesso di San Egidio di Fontanella è stato particolarmente amato e seguito da papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli. TEIPERGA L'Abbazia di Sant'Egidio fu fondata, come si è visto, a beneficio delle anime di Teiperga, Isengarda e Giovanni, personaggi molto vicini ad Alberto da Prezzate probabilmente fratelli e sorelle dei quali non vi è ulteriore testimonianza storica certa. Fra di essi emerge, nella tradizione del Priorato, Teiperga che ne diventa la figura fondamentale anche se circondata da un alone di mistero e di leggenda, che il trascorrere dei secoli ha alimentato, essa fu forse la prima reggitrice della comunità monastica. Di Teiperga non si ha documentazione storica ma solo citazioni indirette, di provenienza degli stessi ambienti monacali del priorato che ne parlano come: domine Sancte Topergie matris nostre et fondatrix….monasteri….Non c'è certezza della natura dei suoi rapporti con gli altri personaggi a beneficio dei quali Alberto da Prezzate fondò l'Abbazia di San Egidio, probabilmente sorella, sicuramente appartenente a quell'aristocrazia che a fianco dei conti Gisalbertini dominava Bergamo. Per un certo periodo è stata identificata in Teutberga, moglie ripudiata del re franco Lotario II, nobilitandola maggiormente ed aumentandone il culto e il mito. Ricerche storiche più attente però hanno escluso questa evenienza, lasciandone, tuttavia, intatta la leggenda. Di lei rimane il monumento funebre costituito da un sarcofago lapideo, di epoca posteriore, coperto da una lastra scolpita riportante in rilievo, e a grandezza naturale, la sua presunta effigie. Inserito in una cappelletta ora addossata al lato sud esterno della chiesa, anche di questo monumento e della sua attribuzione non si ha certezza: è stata notata la differente datazione e la differenza stilistica tra il sarcofago e la lastra di copertura, oltre alla non corrispondenza delle loro misure, ed è stato accertato anche che: la sua sistemazione originaria era diversa dall'attuale. Molti si sono esercitati nella ricerca della verità storica, dei personaggi e degli eventi che li hanno accompagnati , oltre che sugli stili architettonici della chiesa abbaziale senza tuttavia intaccare la leggenda di Teiperga, ora regina ora santa, sicuramente personaggio medievale che le brume di un periodo storico misterioso e fascinoso ci hanno tramandato a testimonianza di se. Un periodo intriso di terrori e di potenza, di religiosità e di superstizione in cui eserciti e santi si affrontarono per l'affermazione di un potere universale. (Fonti: www.medioevo.org www.duepassinelmistero.com www.wikipedia.org ). IL RILIEVO GEOBIOLOGICO – RADIOESTESICO Trovandoci di fronte al Priorato di San Egidio la prima sensazione che avvertiamo è quella di essere in presenza di un antico luogo di culto, non solo per quello che concerne la cristianità. Le peculiarità energetiche che i sacerdoti pagani di un tempo avevano già individuato, sono state riutilizzate a favore di quella che divenne poi la "nuova religione". Le due monofore poste ai lati della facciata, hanno inclinazione 16° gradi nord-ovest e 16° gradi sud-ovest, quando il sole penetrando in esse, andava a colpire un punto preciso della chiesa segnalava il momento in cui officiare importanti cerimonie. Se su questo sito precedentemente sorgeva un primitivo tempio pagano, dalle poche informazioni raccolte si può ipotizzare che fosse dedicato ad uno degli aspetti femminili della divinità (1). Questa deduzione ci viene suggerita dal personaggio femminile di Teiperga. Infatti la sua sepoltura, ora fuori dal perimetro della chiesa, un tempo, e come storicamente accertato, riposava all'interno dell'edificio. L'ubicazione originaria ci è sconosciuta, ma non facciamo fatica ad immaginarla posta in posizione centrale sulla linea sincronica. Non si tratta né di una santa né di una beata, ed è forse questo il motivo dello spostamento, le attuali direttive ecclesiastiche impongono infatti che solo tali individui possano essere tumulati all’interno dei luoghi sacri. Ma sappiamo che anticamente era venerata come tale, in quanto dispensatrice di grazie e miracoli. Ci è anche stato raccontato che 7 ceri erano perpetuamente accesi attorno al suo sepolcro, elemento che visto sotto l'aspetto radioestesico ci informa di come questa procedura mantenesse continuamente ancor più attive le reliquie incrementando il loro raggio di azione. Inoltre la prima comunità ad occupare San Egidio fu di donne. Nel tempo la natura di questo luogo ovvero il suo Genius Loci* ha attirato a se un'energia affine ed equivalente, prevalentemente yin (femminile).
Manufatto scolpito in pietra arenaria posizionato sotto l’altare maggiore raffigurante un "Agnus Cruciferi" Bisogna poi considerare la capacità, che la chiesa di un tempo aveva, di incamerare e fare proprie alcune usanze, metodiche e consuetudini pagane per mantenere nella popolazione quell’aspetto catalizzatore ed esclusivo proprio dei credo monoteisti, e in modo tale da non sconvolgere equilibri instaurati da lungo tempo. Il forte tasso vibratorio (16.000 u.b.) rilevato sulla sepoltura di "Teiperga" ne mostra l’alto grado iniziatico ed avvalora oltremodo la nostra tesi. Che essa sia stata una regina od una principessa o semplicemente la sorella di un qualche dignitario, poco importa, rimane a tutti gli effetti un personaggio importante che ha sicuramente lasciato un segno nella sua epoca e nelle persone che la conobbero. Tutt'oggi i suoi resti sono un canale sempre aperto che ci offre la possibilità di interagire con l'astrale. Le due vene d'acqua che si incrociano sotto al sarcofago in pietra dimostrano come, seppur non all'interno della chiesa, le sia stato riservato un "posto d'onore". Il campanile Alle luce di questi elementi ci pare di poter affermare che la peculiarità energetica di questo tempio, legata all'aspetto femminile (della terra fecondata), continui ad essere tale. Sempre all'esterno notiamo l'enorme campanile centrato sull'edificio, che giudichiamo sproporzionato rispetto alle dimensioni della chiesa. Ma una volta effettuato il rilievo geobiologico ne capiamo il motivo, sotto di esso si incrociano ben 3 vene acquifere sotterranee ed una sincronica, ed inoltre vi è un circolo rituale del valore di 18.000 u.B.. Eccone quindi il motivo, il torrione lavora come un'enorme antenna in grado di trasmettere e ricevere enormi quantità di energie e frequenze. L'accesso alla chiesa è costituito da una piccola porta laterale posta a sinistra della facciata, ma è all'entrata principale, usualmente chiusa, che rivolgiamo la nostra attenzione. Nei tempi passati veniva aperta ed utilizzata per le ricorrenze rituali più importanti. Esiste infatti un "percorso di guarigione" che partendo dalla classica pietra a zero dell'entrata, posta sotto l'incrocio di due vene, conduce il visitatore in un saliscendi vibratorio in grado di interagire, come per uno strumento musicale, su vari livelli: mentale, fisico, psichico e spirituale, instaurando in lui la condizione ottimale per poter "ricevere". Alla fine del percorso, proprio sotto il campanile, troviamo il punto di massima vibrazionalità in grado di catalizzare tutte le energie presenti e "lontane". Come altre volte osservato, in antiche chiese romaniche, nell'angolo sinistro rispetto all'entrata vi è la fonte battesimale. Rileviamo però che essa non possiede come consuetudine una vena acquifera sotterranea che l'attivi. Il perimetro ottagonale e il livello energetico (18.000 u.b.) ne fanno comunque un punto molto forte. Si è provata una sensazione assai speciale mettendovi sopra e a poca distanza le mani, che hanno iniziato a scaldarsi e a vibrare! 5 La fonte rimane sotto il livello del pavimento e per accedervi bisogna fare tre scalini che hanno diversa intensità vibratoria, uno di essi ha il valore di zero unità biometriche. Anche in questo congegno energetico il valore minimo fa decrescere la nostra bioenergia e ci prepara ad accogliere il rito. Ci troviamo in una zona pre-montana in cui le caratteristiche del terreno sono in parte geopatiche, all'esterno della chiesa ci sono valori medi tra le 4.500 e le 5.000 unità biometriche. Le vene acquifere sotterranee che rileviamo hanno un'intensità vibratoria molto bassa tra le 1.200 e le 2.500 u.b. e quindi latentemente radioattive. Sono state sapientemente sfruttate e vanno in direzione dei tre altari e della sepoltura di "Teiperga". La posizione dell'altare maggiore nella navata centrale ( 11.000 u.b.) non è più quella originaria, dopo il concilio di Trento le direttive ne imposero infatti lo spostamento tale da permettere al sacerdote officiante la possibilità di rivolgersi ai fedeli per un maggiore contatto. Osservando il centro della tavola eucaristica scopriamo e rileviamo una pietra quadrata bianca di circa 30 cm. di lato ( zero u.b.) che ha al suo interno una seconda pietra nera di circa 10 cm. di lato (18.000 u.b.). La stessa composizione la ritroviamo nel contraltare posto a sud, mentre manca, perché asportata, nel contraltare a nord. I due contraltari (11.000 u.b.) si trovano nella primitiva impostazione. Questa metodologia inusuale ci conferma la natura speciale di questo luogo sacro. Ma è dirigendoci sotto l'affresco del Cristo in mandorla**, consacrato a 18.000 u.B., nell'abside centrale che abbiamo la sorpresa maggiore, perpendicolare ad esso sul pavimento esiste una mattonella che si differenzia dalle altre e segnala un punto particolare per qualità vibratoria (18.000 u.b.). Posizionandoci sopra, siamo su una vena e sulla sincronica, alziamo il capo e osserviamo il Messia (l’Unto dal Signore) cercando di astrarci. Veniamo immediatamente pervasi in tutto il corpo da un formicolio e percepiamo una pressione sulla sommità del capo, pochi istanti bastano per essere proiettati con lo spirito su "alte sfere", l'immagine prende forma, tramuta, il viso trasfigura e ci appare ora di natura femminile.... Cristo in mandorla attorniato dal tetramorfo Fonte battesimale – particolare gradini (*)GENIUS LOCI: Per gli antichi i luoghi possono avere un’anima e diventare sede di uno spirito, di un’entità guardiana. I Greci ed i Romani legavano ciascun luogo ad un particolare nume: ogni fonte, valle e montagna aveva la propria divinità tutelare. Il Genius Loci era un dio minore e locale: non risiedeva sull’Olimpo, ma in una certa località, città, collina o campagna, aveva un particolare rapporto con l'armonia del posto e presiedeva, dunque, alla buona relazione tra i diversi elementi: acque, venti, vegetazione, costruzioni, attività umane, ecc. "Dipingere serpenti sulle pareti serviva a proteggerle dal sudiciume, come ad indicare che esse erano sotto la tutela del nume". Persio, autore latino del I sec.d.C. I luoghi si guadagnavano l’anima, attraverso un processo di deposito, di accumulazione di affetti, che veniva operato anche dalle diverse generazioni di persone che li abitavano, un processo che conosceva diversi momenti e varie fasi. Nel tempo moderno l’espressione "genius loci" viene adottata in architettura e in geobiologia per individuare un approccio fenomenologico allo studio dell’ habitat, e l’interazione che questo ha con chi vi risiede. L’analisi delle caratteristiche architettoniche, geomorfiche, socio-culturali e di linguaggio, di un paesaggio, un luogo di lavoro, un edificio, ecc. vanno a supportare l’individuazione del genio del luogo, quindi inteso come un insieme totale di varie componenti che necessitano di un esame in ogni loro aspetto. In ambito esoterico quelle che vengono anche definite come le "elementali" o "entità di un luogo" sono le forme animiche, cioè riflessi polarizzati di uno spazio, a guardia e a protezione dello stesso. Non condizionate dal contesto spazio-temporale, sono quindi memorie ataviche intelligenti. Forze generatrici di ispirazione divina, possono mettere in contatto l’essere umano con le potenze della terra su cui vive e le forze del cosmo. Figure intermediarie, che se ascoltate, facilitano sia la prosperità materiale che il cammino spirituale. I sacerdoti di un tempo ben conoscevano le dinamiche che permettevano a loro di avvalersi di questa "collaborazione"; attraverso i rituali, come l’accensione dei fuochi sacri, queste entità prendono consistenza sui piani sottili, e partecipano ai riti che vengono officiati rafforzandone l’intensità delle energie prodotte. La prassi di un tempo di onorarle e rispettarle oggi più che mai acquisisce un valore fondamentale. Attraverso le qualità medianiche di alcuni individui o tramite specializzazioni parapsicologiche come la radioestesia, è possibile individuare queste forze assecondando, non il loro volere, ma la loro benevolenza. 8 "Ogni luogo ha le sue qualità uniche, non solo in termini di composizione fisica, ma di come viene percepita, quindi dovrebbe essere (ma troppo spesso non è) responsabilità dell'architetto essere sensibile a quelle qualità uniche, per migliorarle piuttosto che distruggerle. In architettura e in giardinaggio, tutto deve essere adattato al genio del luogo." ( Papa Alessandro (Epistola IV 1731)(**)LA VESCICA PISCIS ( o natatoria) è un'immagine frequente in molte chiese romaniche e non solo. La si può trovare solitamente dipinta sul soffitto dell'abside centrale, come in questo caso o con all'interno il personaggio della Vergine Maria. Vi sono anche delle Vescica Piscis scolpite nella pietra che ornano l'ingresso di importanti chiese come la cattedrale di Chartres (Francia).
Si tratta di una particolare forma geometrica ottenuta dall'intersezione di due semicerchi i cui raggi, uguali fra loro, sono tracciati l'uno attraverso l'altro. La "mandorla" cosi ottenuta è stata usata a coronamento della figura del Cristo o della Vergine, ed indicherebbe sia la verginità ( mandorla: vulva) sia la santità ( fiamma dello spirito) ma riferito al frutto della mandorla, e al seme in generale, diventa un chiaro simbolo di vita e quindi un naturale attributo per Colui che è "Via Verità e Vita". Rappresenta anche il punto di unione tra il mondo visibile e il non visibile, tra spirito e materia, ed altro. E' stata utilizzata anche dagli architetti-sacerdoti, sia in oriente che in occidente, come riferimento per l’orientamento dei luoghi e degli edifici sacri. Rudi Toffetti
Note: 1)- 1 Pomponio Mela nella De Chorographia III, 6, 48, descrive un’organizzazione religiosa femminile in Gallia: quella delle nove vergini dell’Ile de Sein. Queste donne, guaritrici, erboriste, veggenti e profetesse riservavano i loro rimedi e le loro predizioni a chi avesse intrapreso la navigazione per consultarle e, secondo il geografo romano, erano chiamate Bandrui ed erano ordinate in tre diverse categorie. Queste Sacerdotesse avevano anche il compito di alimentare il sacro fuoco perenne in onore delle divinità femminili cui erano consacrate. Pomponio racconta infine che le più potenti di queste Bandrui avevano il potere di comandare i venti e le tempeste, di trasformarsi in uccelli e di curare le malattie più terribili; erano riverite come divinità dal popolo, potevano dominare la magia delle pietre e delle erbe curative, preparavano i moribondi a una dolce morte, e si occupavano delle nascite e degli incantesimi d’amore.
Sezioni correlate in questo sito:
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer Marzo 2011 |