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George Hunt Williamson - Michel D’Obrenovic

                                                                                  ( 1926-1986 ? )  

                                                      Il profeta della New Age, amico degli extraterrestri 

                                                                          (di Maurizio Martinelli)

Nell’ estate del 1958, con uno lungo articolo scritto dal corrispondente in Madrid, il quotidiano La Nazione annunciava l’arrivo in Italia dell’ antropologo americano, George Hunt Williamson[1], il quale intendeva verificare assieme allo studioso Costantino Cattoi i legami fra le civiltà dell’Europa e del Sud America.

Williamson visita le sculture rupestri dell’Argentario (Courtesy La Nazione, Firenze, agosto 1958 e Dr M. Martinelli)

I risultati del viaggio di Williamson furono talmente positivi da indurre il suo editore inglese, Neville Spearman, ad occuparsi dell’organizzazione di un' ulteriore spedizione per l’anno successivo, tramite la creazione di un apposito Trust Fund.  In una nota introduttiva al libro “ Secret places of the lion ”, l’editore spiega “ Dr George Hunt Williamson ritornerà in Europa durante il prossimo anno con una completa spedizione allo scopo di continuare l’importante lavoro archeologico e le scoperte che egli ha fatto in Italia durante il 1958. Queste scoperte riguardano il collegamento tra l’Europa ed il Sud America ed indicano al di là di ogni dubbio che le antiche civilizzazioni dei due continenti e le città perdute del mondo hanno molto in comune, allo stesso modo stabiliscono l’esistenza di U.F.O.s migliaia di anni fa durante i tempi di Atlantide e Lemuria. La spedizione del Dr Williamson non sarà ufficialmente sponsorizzata. Fondi sono urgentemente richiesti per poterle assicurare il miglior successo.Un Trust Fund è stato quindi creato e, come editori del Dr Williamson, facciamo un appello a tutti i lettori per contributi finanziari, sia grandi che piccoli. Ogni contributo in denaro, che verrà personalmente riconosciuto, dovrà essere spedito a  Dr Williamson, c/o Neville Spearman Limited, 112 Whitfield street, London, W.1, and marked “Trust Fund”. [2]

Invece Williamson non tornò mai più in Europa, nonostante le attese dell’editore inglese e dai gruppi italiani, quello toscano con il Colonnello Costantino Cattoi ed il Dr Filippo Martinelli, quello di Roma legato alla rivista “Spazio e Vita” del Dr Franco Polimeni e quello di Catania, facente capo al Centro Studi e Ricerche Spaziali, i cui principali esponenti erano Alfredo Scalia, Giuseppe Pappalardo, Antonio Santonocito, Eugenio Siracusa ed il giornalista Franco Brancatelli, autore di un interessantissimo articolo riguardo alla visita di George Hunt Williamson in Catania.[3] Secondo Costantino Cattoi, esisteva un indirizzo provvisorio in Inghilterra, “ Yew Tree House, Hanchvreh, Stoke-on-Trent, Staffa “,[4] al quale Williamson si appoggiò nel momento in cui riprese il cognome della sua famiglia origine, quella reale serba, Obrenovic, mutando così il proprio nome in quello di Michel D’Obrenovic.  L’improvviso abbandono dei progetti in Europa da parte di Williamson è semplicemente uno dei tanti interrogativi in cui ci si imbatte leggendo i suoi scritti ed analizzando la sua vita. A differenza della maggior parte degli studiosi moderni, i quali si concentrano su pochi e ben circoscritti argomenti e nonostante che l’estrema specializzazione sia divenuta una regola internazionale a partire dagli Stati Uniti d’America, George Hunt Williamson ( che denomineremo per brevità GHW ) spaziò in numerosi campi del sapere per poter capire l’origine dell’Uomo.

Persona dunque non classificabile secondo schemi prefissati, in quanto la sua ricerca lo portò come antropologo fra gli Indiani Chippewa ed Hopi, come contattista di esseri extra-terrestri nel deserto della California con George Adamski, come “ confidente degli alieni “ a ricevere messaggi da abitanti di diversi pianeti del nostro sistema solare, come conferenziere a spiegare il messaggio che i “Fratelli dello Spazio “ intendevano portare agli “Uomini di Buona Volontà “, come esploratore a cavalcare in Perù assieme a Daniel Ruzo studiando le sculture rupestri di Marcahuasi, come scrittore di successo a creare un nuova disciplina, la paleo-astronautica secondo la definizione di Roberto Pinotti, come Brother Philip a rivelare il “Segreto delle Ande “.

Fondamentale fu dunque l’apertura mentale di GHW, come spiega lui stesso in una conferenza tenuta in Detroit nel 1954, “... Credetemi la materia dei dischi volanti è fantastica, ma anche la vita stessa è fantastica…..Il fatto che noi siamo vivi e sediamo qui è fantastico. La verità è più strana deila realtà romanzata e noi dobbiamo mantenere la mente aperta. Noi comprendiamo che ciò che conosciamo è una pallida ombra di ciò che conosceremo domani". [5]

  Schematicamente la sua attività conosciuta può essere divisa in tre parti anche se in fondo si tratta di momenti diversi della stessa ricerca, il contattismo-channeling, la paleo-astronautica, la ricerca mistica interiore. I primi due momenti sono sostanzialmente contemporanei, mentre il terzo è legato alla sua improvvisa “sparizione” in un monastero fra le Ande. Purtroppo non è possibile stabilire la durata del suo soggiorno nelle Ande, poiché esistono pochissime tracce della sua attività e delle sua presenza dopo i primi anni sessanta. Ad esempio, in vari siti specializzati si avanza l’ipotesi della sua morte nel 1965 durante una spedizione in Perù.[6]

Esiste invece l’articolo “Project "XOC" Some Keys to Maya Hieroglyphics “ a nome  Charles Lacombe e Michel D’Obrenovic, scritto nel 1968 sulla rivista Journal of Inter-American Studies[7]. Inoltre, secondo un sito americano, nel 1972 GHW, prima ancora del suo contatto con il “RA channel team “ di Don Elkins, “causasse la fabbricazione di una piattaforma di comunicazione tipo un codice Morse SETV ETp elettro-optico[8]

In un suo libro, David Hatcher Childress sostiene che GHW partecipò ad una conferenza in Madrid nel 1980, cercando di minimizzare il contenuto del libro “ Secret of the Andes “, scritto da Brother Philip, per molti un suo pseudonimo.[9] Infine per l’enciclopedia on-line Wikipedia, GHW sarebbe stato nominato vescovo della Chiesa Nestoriana ( attualmente Chiesa Assira dell’Est ) negli Stati Uniti, lasciando la vita nel 1986 ad appena sessanta anni.

Come ben spiega Gianfranco Degli Esposti in un dettagliato articolo, “ La ricerca di intelligenze extraterrestri tramite segnali Morse od onde radio è indiscutibilmente quasi altrettanto antica quanto l’ideazione dei mezzi medesimi ”.[10]  L’approccio di GHW fu tuttavia qualitativamente differente, infatti egli spiega “ pertanto, se il cervello umano non è niente altro che uno strumento di ricezione e trasmissione simile ad un apparecchio radio, esso deve essere in grado di ricevere ed interpretare la musica delle sfere o la Grande intelligenza Cosmica che da sempre permea tutto lo spazio : l’uomo lo deve semplicemente sintonizzare  “.[11]

Per cui egli cercò di aprire il proprio cervello, l’intera sua essenza, ad eventuali comunicazioni provenienti da esseri di altri pianeti e di altri sistemi solari. Praticamente si può affermare che egli non solo tentò, come altri ricercatori indipendenti e come gli attuali programmi governativi, di ricevere segnali con la tecnologia disponibile allo stato dell’arte, ma che lui stesso poteva risultare un mezzo di ricezione dei messaggi e delle comunicazioni extraterrestri. Un chiaro e breve programma di lavoro veniva sintetizzato da parte di GHW all’inizio degli anni cinquanta in tre punti[12]

1.   La scienza e la religione sono indissolubili

2.   L’intero universo è di natura magnetica e persino la “ cultura “ è influenzata dalle leggi del magnetismo

3.   Esseri extraterrestri, i quali hanno visitato la Terra da milioni di anni, hanno deciso di farsi conoscere al mondo intero allo scopo di guidare l’umanità in una Nuova Era, letteralmente New Age, entrando appunto il nostro pianeta nelle più intense vibrazioni dell’Era zodiacale dell’Acquario

Le comunicazioni ricevute da parte di esseri extraterrestri vengono comunicate tramite libri e conferenze negli Stati Uniti, tuttavia GHW unisce sempre allo studio teoretico la ricerca sul campo, che aveva  intrapreso sin dall’inizio degli anni cinquanta presso gli indiani d’America.

   photo of george hunt williamson Nella foto, a sinistra Williamson. Fortean Picture Library .Dal sito http://science.howstuffworks.com/ufo-history6.h

Decide pertanto di recarsi prima in Sud America, nelle Ande, soprattutto in Perù e Bolivia, quindi in Europa, in particolare in Italia come sopra menzionato, per verificare e ritrovare le tracce delle antiche civiltà. Da tali ricerche scaturiscono i libri di successo che anticipano le ricerche di Von Daniken, Kolosimo, Pinottti, Charroux e di quanti hanno scritto sulle visite di antichi “astronauti” sul pianeta Terra. Seguendo le orme di archeo-astronomi e ricercatori tedeschi che, come ben analizzato dallo studioso italiano Marco Zagni,[13] iniziarono a studiare i siti sin dagli anni trenta, GWH si occupò delle “ linee di Nazca” e delle sculture megalitiche rupestri dell’altopiano di Marcahausi.

Usufruendo delle informazioni e degli studi di Maria Reiche in loco, GHW fu forse il primo a collegare tali linee a presenze extraterrestri, suggerendo che la loro esistenza potesse essere spiegata dal fatto che visitatori dello spazio potessero aver bisogno di segnali direzionali per ritrovare aree naturali od artificiali di energia magnetica per rifornire le proprie navi spaziali, in pratica le “linee di Nazca” erano dei veri e propri “beacons for the gods[14]

Dopo aver incontrato Daniel Ruzo in Lima all’inizio del 1957, il 7 giugno GHW inizia la salita verso l’altipiano di Marcahuasi, dove soggiornerà studiando i famosi megaliti, rimanendone talmente affascinato da  denominare il luogo  “Last of the sacred forest[15]. Daniel Ruzo, dopo aver tenuto un’ importante conferenza a Parigi, a cura della Società di Etnografia, presso la scuola di studi superiori dell’Università della Sorbona, il cinque gennaio 1957, mette in contatto GHW con lo studioso italiano Costantino Cattoi, il quale si affretta a comunicare tramite numerose lettere le proprie scoperte all’antropologo americano.

I riscontri sono importanti e permettono di comprendere il legame esistente tra i due continenti, tra le sculture rupestri ed i megaliti dei due luoghi, posizionati entrambi sopra le principali linee di faglia. Il 5 aprile 1958, GHW scrive a Cattoi “…abbiamo trovato, qui in Perù, io e il mio buon amico Prof. Daniel Ruzo di Lima, esattamente la stessa cosa che Cattoi ha scoperto in Italia : sculture rupestri di giganti che emanano un suono ronzante che proviene dalle rocce scolpite, che possono essere anche viste solo dall’alto. Tutto ciò indica che le antiche razze che fecero le sculture erano in contatto con astronavi di altri mondi, e le sculture rupestri erano punti di riferimento, cioè specie di fari, usati anticamente per l’arrivo degli Ufo. E’ possibile avere una copia della foto che mostra l’Ufo che si libra su l’enorme testa umana di roccia scoperta da Cattoi ? Qualche mese fa sono giunto alla stessa conclusione : e cioè, siccome esiste questo ronzio ( o suono ronzante ) in prossimità di queste sculture rupestri, sul posto c’è una stazione di rifornimento di energia – che era usata anticamente ed è tuttora usata dagli Ufo. Credo che questo ronzio stia aumentando, a causa della intensità dei raggi cosmici sul nostro pianeta. Questo fatto provocherà l’apertura a tempo delle porte segrete che racchiudono i tesori incas : essi vennero chiusi con “serrature cosmiche” che si sarebbero dischiuse solo per ( future ) mutate condizioni geofisiche, dipendenti dalle attività solari “...[16]

 Lo studio di antichi miti e leggende, l’analisi dei resti delle civiltà scomparse nel passato e dei loro glifi, petroglifi, segni, disegni, le incessanti manifestazioni di Ufo a partire dal 1947, le comunicazioni ricevute da presunti esseri extraterrestri, convincono GHW che l’umanità sia entrata in un momento chiave per la sua esistenza. I viaggiatori lungo le autostrade del cielo erano in comunicazione con i costruttori dell’autostrada della Terra – questi viaggiatori erano denominati in tutte le tradizioni delle civilizzazioni passate come “gli dei che viaggiavano nelle strade del cielo in carri di fuoco o in falconi dorati”. Questi viaggiatori lungo la strada del cielo sono oggi nei cieli della Terra ed i loro “carri dorati” sono divenuti i moderni “Oggetti Volanti Non-Identificati o Dischi Volanti”. La loro autostrada è oggi più attiva di quanto non lo sia mai stata nel passato…..un Grande Ospite Celeste si muove verso la Terra ”. [17]

L’ultimo periodo della vita di GHW esplicita la vera natura dell’uomo, l’aspirazione a creare una comunità che prepari l’entrata dell’umanità nella Nuova Era. Il luogo prescelto è situato nelle amate Ande, principalmente in un Monastero presso il lago Titicaca, un Santuario più a nord, un’Abbazia in una valle nascosta in Perù. Verrà seguito il tipico stile di vita degli Esseni, con digiuno, meditazione e contemplazione. L’agricoltura seguirà il ritmo delle stagioni, senza che vengano usati fertilizzanti chimici, ogni cosa crescerà organicamente.

Il lavoro di ricerca spazierà in diversi campi, un nuovo metodo per datare esattamente il passato ed oggetti del passato, nutrizione, giardinaggio organico, metafisica, linguaggio, antropologia, archeologia, ricerca storica, investigazione nel campo degli Ufo e contatto con visitatori dello Spazio. Allo stesso tempo, verranno eseguiti progetti in loco, come la riscoperta della scrittura perduta pre-Incas e dell’impero di Paititi, la completa esplorazione ed il mappaggio del Grande Muro del Perù, la riscoperta della capitale perduta dello stesso antico impero di Paititi, la ricerca del sistema di gallerie sotterranee degli antichi pre-Incas. In ogni caso, scrive GHW, anche se ciò potrebbe apparire strano, esiste una profonda connessione tra le Perdute Città del Sud-America e gli Ufo che appartengono ai Visitatori dello Spazio che stanno arrivando sulla Terra.    

In completa e totale trasparenza, GHW, come Brother Philip, spiega il metodo di lavoro impiegato nello Scrittorio situato nell’Abbazia della comunità fra le Ande;  le comunicazioni con i Maestri avvengono tramite la registrazione delle loro parole ( dei Maestri ) per mezzo di  “voice channelling of a telepathic nature “.[18]         

Nella sua ricerca incessante, nelle differenti espressioni della sua personalità, George Hunt Williamson o Michel D’Obrenovic o Brother Philip ricorda un altro instancabile “Cercatore di Verità”, George Ivanovic Gurdjieff o “Tatah” o “il Moretto” o “il Greco nero” o “ la Tigre del Turkestan” o “il Maestro di danza”.[19] Entrambi cercarono di far comprendere a donne ed uomini che esiste “ un punto di vista non terrestre “, per cui il pianeta che noi chiamiamo Terra può essere considerato il terzo del Sistema Solare partendo dall’interno e dunque dal Sole, ma anche il settimo se proveniamo dall’esterno dello stesso Sistema Solare.         

                                                    (Copyright dr. Maurizio Martinelli            Marzo 2009)

NOTE:

[1] Articolo dal titolo “ Antropologo americano in Toscana alla ricerca di tracce dell’ Atlantide “ apparso su La Nazione del 16 agosto 1958, pag. 3 

[2] George Hunt Williamson, “Secret places of the lion”, Neville Spearman, London, 1958, Nota introduttiva dell’editore

[3] Franco Brancatelli, “ George Hunt Williamson, confidente degli alieni”, in UFO notiziario del Centro Ufologico Nazionale, no. 59, ottobre/novembre 2005, pagg 42-45.. Williamson tenne due conferenze in Italia, in Roma con l’organizzazione di  Polimeni ed in Catania tramite Brancatelli ed il suo centro. Inoltre visitò l’Argentario e la città di Cosa assieme a Costantino Cattoi sempre nell’estate del 1958.

[4] Citato in una lettera scritta dal Tenente Colonnello aviatore Costantino Cattoi al Dr. Filippo Martinelli il 23 dicembre 1958. Effettivamente esiste una lettera del 30 giugno 1960 indirizzata a Mons. Michel D’Obrenovic-Obilic van Lazar, con indirizzo Yew Tree House, Hanchurch, Stoke-on-Trent, Staffs, England, da parte del Sig. Charles Zakharoff riguardante l’avvistamento di un serpente marino in Australia. La lettera è citata a pag. 29 del sito www.strangeark.com/nabr/NABR16.pdf

[5] “A message from our space brothers via short wave radio”, Conferenza tenuta da GHW in Detroit, Michigan, USA, lunedì 21 giugno 1954, dal sito www.bibliotecapleyades.net/bb/williamson.htm, pag. 5

[6] Numerosi sono tali siti, fra gli altri, www.dnamagazine.it/crociati-ufo.html

[7] Vol. 10, No. 3 (Jul., 1968), pp. 406-430   (article consists of 25 pages), published by: Center for Latin American Studies at the University of Miami , stable URL: http://www.jstor.org/stable/165353

[8] SETV, The Search for Extraterrial Visitation, indirizzo http://www.setv.org/nstrmntd.html

[9] David Hatcher Childress “ The lost cities & ancient mysteries of South America “ pag.   128 da Google Book Search    

[10] Gianfranco Degli Esposti, “ Contatti radio con gli extraterrestri, da Nikola Tesla a George Hunt Williamson “ in  UFO notiziario del Centro Ufologico Nazionale, no. 59, ottobre/novembre 2005, pagg 36-41.

[11] George Hunt Williamson “ Road in the sky “ Neville Spearman, London,1959, pag. 240

[12] Tratto dal prologo a George Hunt Williamson “Other tongue other flesh “, Neville Spearman, London, 1953, pag.

[13] Marco Zagni “ Archeologi di Himmler”, Ritter, Milano, 2004, soprattutto il capitolo IX, L’Ahnenerbe e la Welteislehre, Edmund Kiss in Sud America.

[14] Tratto dal capitolo “Beacons for the gods”, pagg. 65-82 di George Hunt Williamson,“ Road in the sky”, Neville Spearman, London, 1959

[15] George Hunt Williamson “ Road in the sky “, Neville Spearman, London, 1959, pagg 32-64

[16] Citato in una lettera scritta dal Tenente Colonnello aviatore Costantino Cattoi al Dr. Filippo Martinelli il 14 ottobre 1958

[17] George Hunt Williamson “ Road in the sky “, Neville Spearman, London, 1959, pag 10

[18] Brother Philip “ Secret of the Andes “, Neville Spearman, London, 1961, pagg. 7-65   

[19]  George  I. Gurdjieff “ I racconti di Belzebù al suo piccolo nipote”, L’Ottava, Giarre, 1994, Vol. I, pag. 43 

 

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