Incontriamo il dottor Roberto Volterri, nome noto ai lettori di
questo sito, non solo perchè uno dei più ‘eclettici’ archeologi
contemporanei ma anche perché, in più occasioni, ha gentilmente accettato di
farsi intervistare da me, per i tanti amici di 'Duepassinelmistero'.
Stavolta
l'occasione ci è data dall'uscita del suo ultimo saggio "Il
laboratorio del Dr. Frankenstein", edito dalla Casa Editrice Eremon,
in cui affronta mostri naturali, artificiali, inesistenti...Tutto un
programma!
L'Autore,
di misteri, ne ha veramente affrontati tantissimi, nel corso delle proprie
ricerche, trovando a volte il modo di sfatarli e a volte quello di renderli
più appetibili. La sua grande caratteristica è, almeno secondo chi scrive,
la sperimentazione. Egli non si accontenta di 'teorie', ma ama tradurre in
pratica molti degli argomenti trattati nei suoi libri.
1)- Dunque, dottor Volterri, anche in quest'ultimo libro, troviamo una
parte teorica, storica e delle Appendici Sperimentali? Vedo infatti in
copertina una frase sibillina "E come realizzarne qualcuno... in
cantina!". Si riferisce ai mostri oggetto del saggio?
R.V.
Ognuno di noi ha una ‘cantina’ –
reale o solo immaginaria – dove vorrebbe vedere “… se le cose stanno
veramente come si dice…”.
Moltissimi anni fa, un secolo fa, io credevo
che la ‘Camera Kirlian’ fosse veramente… una ‘camera’ in cui – con strane
apparecchiature mai ben descritte nei giornali che ne vantavano le
meraviglie – si effettuavano fotografie… dell’anima!
Poi passarono gli anni e incuriosito da tanto
clamore, mi documentai un po’ di più, studiai come, “in cantina”,
realizzarne qualcuna – vari anni più tardi descritte in libri come
“Psicotronica” ed “Enigma Uomo”, entrambi editi da SugarCo e, più di
recente, nel “Manuale di Psicotronica sperimentale”, Eremon Edizioni, 2007 –
e mi accorsi che per ‘camera’ si intendeva una sorta di dispositivo
utilizzante carte o pellicole fotografiche e che invece dell’inafferrabile
‘anima’, sull’emulsione fotosensibile rimanevano policromatiche, bellissime
tracce luminose dovute all’”Effetto Corona” (ma il ‘gossip’ qui non
c’entra!). Effetto ben noto in elettrotecnica, ma in
questi casi modificato – bisogna dirlo – da svariati fattori non del tutto
identificati con precisione, come non bene definiti sono i parametri
(tensione, frequenza, ecc.) con cui operare. Ma questo è tutt’altro
discorso…
Con “sperimentazione” intendo dire che, ove
possibile, è bene che il lettore cerchi di ‘toccare con mano’ qualche
aspetto della fenomenologia ‘strana’, ‘misteriosa’ a cui cerca di
avvicinarsi leggendo certi libri. Non sempre ci si riesce ma… almeno tentar
(cum grano salis!) non nuoce.
2)-Sulla copertina è riportata anche una dicitura che avverte i lettori più
sensibili che potrebbero essere turbati da alcune immagini inserite nel
libro stesso. Sono così ‘inguardabili' e cosa consiglierebbe a chi morisse
comunque dalla curiosità?
R.V.
Ritengo che sia estremamente variabile il grado di ‘sensibilità’ di ciascun
essere umano nei confronti di situazioni, di immagini ‘forti’. A me, lo
confesso, credo proprio che non faccia impressione nulla di ciò che ho
riportato nel libro ( e anche molto di più…), ma conosco persone – e tra
esse anche mia figlia Susanna, la ‘ultrascettica psicologa’ – che si sono
rifiutate di vedere le foto dello sventurato cane ‘senza corpo’ sacrificato
nell’interesse della Scienza – diciamo così – dal dottor Bryukhonenko,
oppure quelle del cane con due teste ottenuto dal dottor Guthrie…
3)- Perché ha affidato al...dr. Frankenstein
l'onere e l'onore di intitolare questo libro?
R.V.
E a chi altri avrei potuto ‘affidare’ l’onore di illustrare le varie
‘mostruosità’ che la Natura Matrigna si ostina ogni tanto a far comparire
tra noi, tra voi, per la “delizia” del genere umano?
Salvo il ‘buon’ Vlad III Tepes – ma sì, quel
ragazzaccio transilvano, l’Impalatore, al quale si è ispirato Bram Stoker
per il suo “Dracula” – in pole position si trovava solo il ’letterario’ Dr.
Victor von Frankenstein, ispirato – ne sono certo – a Johann Conrad Dippel e
ai suoi ‘orrorifici’ esperimenti, di cui Mary Shelley avrà quasi certamente
sentito parlare. Dopo un mio recente vagabondare tra i castelli
della Transilvania, a Vlad l’Impalatore e ai suoi ineffabili epigoni ho
comunque dedicato un altro libro, “Odissee di sangue” che il dottor Emanuele
Zampetti (Eremon Edizioni) vorrebbe pubblicare a fine anno. Spero un po’
prima…
4)-Il primo capitolo introduce nella Teratologia sperimentale & Co. Da
quando si inizia a parlare di una 'scienza' delle deformità umane? E quanto
ha inciso la superstizione nel creare tante 'leggende metropolitane'?
R.V.
Solo per citare alcuni studiosi, potrei
ricordare che tra la fine del XVIII secolo e i primi decenni del secolo
successivo, sperimenta a lungo Johann Friedrich Meckel. All’inizio del XIX
troviamo Etienne Geoffroy Saint Hilaire, presto seguito dal figlio Isidoro
che nel 1836 pubblica un “Trattato di Teratologia”. Poi potrei ricordare sia
il francese Camille Dareste sia Hans Spemann, zoologo di Friburgo e Premio
Nobel per la Medicina nel 1935. Non dimenticherei di certo anche Ancel ed
Etienne Wolff che sperimentarono agli inizi degli anni Trenta, ma indagini
nel campo della Teratogenesi andarono avanti per molto tempo ricorrendo
anche a sorgenti radioattive e a sostanze chimiche. E un aspetto della
Biologia veramente affascinante!
Dimenticavo la ‘superstizione’ e le ‘leggende
metropolitane’!
Indubbiamente, da sempre, sono “esistiti”
Ciclopi, Chimere, Pegasi, Unicorni & Co. Ma forse solo nell’infinito
universo poetico dei letterati…Però la letteratura ’misteriosa’ abbonda di
segnalazioni di strani esseri non rientranti affatto negli ortodossi schemi
della zoologia di stretta osservanza: dal Big Foot d’Oltreoceano allo Yeti,
dalla scozzese ‘Nessie’ al nostrano ’Coccodrillo del Po’, forse confuso con
il Pesce Siluro realmente esistente. Mai dire mai, però!
5)- Nel
Capitolo secondo si parla del sogno di vita eterna. Lei ritiene che
'qualcuno' l'abbia individuata davvero, la ricetta dell'immortalità?
R.V.
Molti l’hanno cercata – ricordiamoci di Voronoff… – nessuno l’ha ancora
trovata. Tentarono gli alchimisti DOC con il loro ‘Elisir di lunga vita’ –
non era l’Immortalità, ma a volte bisogna accontentarsi! – e moltissimi
adepti dell’Ars Regia indagarono in quella direzione, compreso lo
straordinario Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, ben ricordato nel
libro “Il Laboratorio del Dr. Frankenstein”. La “cerca” tuttora continua…
6)- Alchimia, criptozoologia, mostruosità umane e vegetali, scherzi della
natura e personaggi che gravitano in queste orbite....c'è qualcuno di questi
che le ha suscitato particolare curiosità mentre ci lavorava e - se si -
perché?
R.V.
Forse proprio Serge Voronoff e i suoi
esperimenti per prolungare al massimo l’efficienza della ‘macchina umana’
mediante ben mirati trapianti di testicoli di scimmie. A Ventimiglia, a
Villa Grimaldi, qualche anziano si ricorda ancora delle gabbie – tuttora
esistenti – in cui venivano rinchiuse le scimmie destinate al prelievo di
ghiandole sessuali delle sue ‘cavie’, frammenti delle quali venivano
innestate nei testicoli di suoi illustri pazienti. Voronoff, comunque, non
raggiunse l’immortalità a cui voleva arrivassero tutti gli esseri umani: in
ottima salute passò in un lontano Altrove all’età di 85 anni portando con se
una parte dei suoi ‘segreti’…
7)- Ci
svelerà, nel libro, se grifoni e unicorni sono esistiti veramente o sono le
classiche metafore ermetiche che è inutile cercare nel mondo fisico?
R.V.
Io sono, come lei sa da sempre, estremamente ‘aperto’ verso le
infinite meraviglie della Conoscenza ad ampio spettro, ma dubito
proprio che siano mai esistiti veri Grifoni a Denominazione d’Origine
Controllata. Neanche a… Denominazione Appena Appena Verificata!
Anche lo splendido ‘Unicorno’ – salvo qualche
errore di Madre Natura che ogni tanto desidera stupirci con ‘effetti
speciali’ – deve la sua notorietà al ben più umile Narvalo, che uno zoologo
chiamerebbe Monodon monoceros della famiglia dei Delfinatteri, e al suo
suggestivo ‘corno’ che faceva bella mostra di se tra gli innumerevoli
‘Mirabilia’ molto di moda nei secoli passati.
8)-
Qualche consiglio da elargire a chi fosse interessato ad approfondire questo
sorprendente e complesso universo di 'meravigliose mostruosità? Vedo una
nutrita bibliografia.... Italiani o stranieri, gli autori più prolifici in
questo campo di studio?
R.V.
Ai lettori particolarmente interessati a
tali tematiche suggerirei di dare un’occhiata, per esempio, all’interessante
libro di Anzaldi e Izzi “Storia illustrata dell’immaginario”, oppure, sempre
di Izzi, a “Il Dizionario illustrato dei mostri” o, ancora, alla “Guida ai
draghi e mostri in Italia” dell’amico Umberto Cordier.
Su Voronoff e sui suoi ‘frankensteiniani’
esperimenti, con difficoltà, sono riuscito a reperire “L’innesto
testicolare’ dello stesso Voronoff in collaborazione con Alexandrescu. Ma in
Bibliografia i lettori troverebbero molti altri ‘suggerimenti’.
9)-Lei ritiene che esistano creature viventi 'mostruose' ancora da scoprire?
R.V.
Non sono ancora stato lungo le rive del Loch Ness, ma colleghi universitari
che hanno visitato quei luoghi, partiti pregiudizialmente ‘scettici’ – come
d’abitudine in certi ambienti e su certi argomenti quasi da Santa
Inquisizione – sono tornati ‘possibilisti’. La qual cosa costituisce un
discreto passo in avanti non tanto per la cara (o il caro?) ‘Nessie’ ma a
vantaggio della Criptozoologia che appare un po’ troppo bistrattata dalle
‘Istituzioni’.
Il famoso Celacanto, o Latimeria Chalumnae, –
poiché nessuno lo aveva informato del fatto che ne era stata decretata
scientificamente (?) la sua estinzione da qualche milione di anni – nel 1938
ma anche nel 1952 e nel 1998 – fece capolino tra le acque dei nostri Oceani
e, senza alcun rispetto per il bon-ton ittico, fece fare anche qualche
brutta figura agli zoologi sicuramente DOC ma ben poco ‘possibilisti’…Da qualche altra parte di questa nostra
intervista ho concluso con un “Mai dire mai!”. Rinnovo qui l’invito…
10)- Ci dica la verità: non è che il Laboratorio del dr. Frankenstein
è un po'... il suo ?!(che
ebbi la fortuna di visitare, anni fa)
R.V.
Non capisco proprio in qual modo lei, gentilissima Marisa Uberti, l’abbia
potuto intuire, ma anche questa volta è andata molto vicina alla verità.
Però non lo dica troppo in giro…
La ringrazio della disponibilità le auguro di avere un 'mostruoso'
successo...
R.V.
Non poteva di certo farmi augurio più
appropriato! Grazie anche a nome del ‘Basilisco’ che, qui
accanto, continua a scodinzolare....