Fozio è una delle figure più
espressive dell’intera storia bizantina e dell’Impero Romano
d’Oriente, personaggio di un'eticità e di una preparazione su cui dubbi
non ve ne possono essere: egli era in grado di soffermarsi su tutto lo
scibile umano e discernere adeguatamente in qualunque occasione fosse
richiesto il suo parere, tanto di metodologia religiosa quanto di
metodologia ed applicazione pratica relativa alla politica.
Nella sua vita egli ricoprì
tutte le cariche civili e religiose che alla corte del Corno d’Oro
si potevano ricoprire. Fu protospatario, segretario di Stato, senatore,
ambasciatore, patriarca, insomma nulla fu negato alla sua attività.
Egli subì da piccolo la
persecuzione iconoclasta; i suoi genitori furono duramente repressi ed
anche divenuto adulto, una volta morto l’imperatore suo protettore Basilio,
fu deposto ed esiliato fino alla morte da uno dei suoi discepoli, il nuovo
imperatore Leone VI.
Dal punto di vista
politico-religioso egli scavò ancor più il solco tra le tesi della
chiesa ortodossa e quella cattolica adoperandosi per gettare le basi di ciò
che sfociò circa due secoli più tardi (1054) nel cosiddetto Scisma
d’Oriente, la separazione d’intenti tra due visuali diverse
della stessa religione cristiana: celebri le sue allocuzioni sul Filioque,
emblema portante della filosofia teoretica del
potere Papale in occidente.
In realtà egli, greco per
origine e mentalità, pur nella sua immensa cultura, aveva in uggia
l’occidente che riteneva (forse non a torto, ma senz’altro espresso
palesemente in maniera ingiustificatamente arrogante) certamente inferiore
per preparazione media e civiltà; questo lo portò in rotta completa con
tutti coloro che, da entrambe le parti,
cercavano un appleseament diplomatico, un modo per sfuggire
agli eventi e ricreare una sorta d’unità politica e spirituale.
Evidentemente la sua produzione
letteraria rispecchiò il modo di porsi ed il modo di soffermarsi sulle
questioni politiche e sociali, la prospettiva che aveva in relazione ai
personaggi che s’erano susseguiti nel corso dei vari secoli dalla
fondazione dell’Impero d’Oriente rientravano quindi in una sua logica
ben precisa e tutto era ricondotto alla sua veduta immensa, certamente per
portata culturale, ma anche spesso troppo soggettiva.
Dobbiamo in ogni caso
ringraziare, e non dovremmo mai stancarci di farlo, questo saggista, perché
proprio per merito suo abbiamo avuto la possibilità di conoscere fatti
storici, uomini, scritti che altrimenti non sarebbero mai giunti fino a
noi.
L'autore di questo articolo non
parteggia certo per una della due parti, cerca di porre nella maniera più
semplice ed obiettiva il periodo in cui Fozio ha vissuto, uno dei momenti
storici più drammatici ed intensi del dopo Roma, il momento in cui
le due “discendenze imperiali” - quella occidentale
franco-tedesca-latina e
quella greca - si scontravano duramente, sia politicamente che ancor più
teologicamente. Qualche secolo prima v’era stata la separazione
territoriale, ora v’era anche quella socio-religiosa, nulla sarà mai più
come prima: per l’occidente “romano”sarà l’inizio del commino e
della rinascita verso il dominio assoluto del mondo allora conosciuto, per
l’oriente “romano” inizierà il lento e drammatico declino fino alla
dissoluzione totale.
Fozio ha scritto molto come
abbiamo detto, e su tutte le materie che componevano le conoscenze
dell’umanità, ha insegnato creando una scuola feconda e piena di
discepoli che hanno finito per formare una cerchia ristretta di persone
fedeli a cui lui poteva in ogni momento rivolgersi per consiglio o per
l’impostazione di una dialettica da elaborare.
Non tutti i discepoli però gli
furono così fedeli, abbiamo giù visto che il futuro imperatore Leone VI
lo esiliò senza pensare troppo alle conseguenze, pur avendo di fronte un
patriarca ed un maestro.
Fozio si può definire come un
umanista che ha preceduto di molti secoli coloro che professarono poi
quest’impostazione socio-culturale. Egli precorreva semplicemente i
tempi ed i modi rispetto al resto dell’umanità dotta e benpensante ed
anche le sue opere si presentano sicuramente all’avanguardia rispetto a
quelle dei coetanei.
La sua opera maggiore è
considerata senza dubbio la Biblioteca o Myriobiblon,
una recensione accurata ed esauriente di tutti quelli che avevano avuto un
importante passato nella storia sia greca sia romano-bizantina, sia
politica che religiosa: la forma di recensione è la più idonea a
definire questi scritti perché egli usa il tono e la preparazione tipica
del censore indipendentemente sia egli favorevole o contrario
all’esaminato.
Gli siamo debitori soprattutto
del fatto che egli, illustrando i vari personaggi, ci presenta. una società
in continua evoluzione nello spirito e nella prassi quotidiana:
l’analisi ed i testi che riporta sui primi cristiani, introvabili fino a
quel momento, danno modo d’approfondire il momento storico nel contesto
in cui essi operavano, in realtà egli non lascia nulla d’intentato,
scrive sui mitomani o sui romanzieri come scrive su medici, analisti
politici o dotti geografi.
Un esempio del suo modo di
porgere il saggio comprensivo dei caratteri tipici del personaggio
possiamo trovarlo in questo breve estratto proprio dalla Biblioteca
dedicato ad Epifanio (1).
“Ho letto i Panaria del
santissimo vescovo Epifanio, opera in tre volumi e sette tomi, che
combatte ottanta eresie; inizia dal “barbarismo” e scende fino ai
messaliani. Questo lavoro è più ampio e più utile di tutti quelli
pubblicati anteriormente contro le eresie, perché Epifanio vi ha incluso
le efficaci argomentazioni degli autori precedenti, ed ha inoltre aggiunto
quanto di nuovo è riuscito a trovare.
L’autore usa uno stile
dimesso, com’è naturale che accada a chi non segue i modelli della
cultura Attica. Nel combattere le empie eresie è, nella maggior parte dei
casi, privo d’energia, di quando in quando, però sferra attacchi di
grand’efficacia, senza che peraltro la natura particolare del suo
linguaggio e della sua sintassi ne ricavi alcun miglioramento.”
E’ evidente, e si nota
certamente, come lui non concepisca modelli diversi da quelli del
classicismo greco nella valutazione del recensito, ma è altrettanto
evidente la sua originalità nell’esporre la forma letteraria in maniera
senz’altro innovatrice, piacevole e
del tutto diversa rispetto a quella a cui s’era abituati in precedenza,
tant’è che la sua polivalenza sullo scibile umano lo porta anche a
scrivere un’opera come le Amphilochiae Questiones, dove
egli, in forma di risposta trattata rispetto a presunte richieste
formulate da Anfilochio, parla diffusamente su svariati argomenti
(oltre 300) sbalordendo per l’efficacia delle sue analisi sempre
profonde e lucide.
Pur nella franchezza e
nell’eccezionale caratura letteraria, grammaticale, filosofica e
filologica, Fozio pecca notevolmente (come abbiamo detto poco sopra)
quando si tratta di gestire il delicato rapporto tra Cattolici ed
Ortodossi, la sua posizione appare netta, inequivocabile, chiara fino
all’irrigidimento di fronte a qualsivoglia ragione: in De Spiritu
Sancto, in Catene, in Contro I Manichei, in Contro il
primato romano, in Contro i Franchi e gli altri Latini, spesso
l’odio prevale sulla ragione e se gli scritti appaiono perfetti dal punto
di vista dello scorrimento lessico, filologico e perfino religioso
(esprimendo egli una posizione filosofica del tutto plausibile e
concreta), altrettanto non si può dire dal punto di vista politico,
illogica visto le problematiche dell’Impero d’Oriente, ma soprattutto
errata per presunzione personale. Una cautela maggiore nei suoi propositi
avrebbe permesso in quel momento storico di salvaguardare senz’altro
l’integrità dell’eredità Romana che ad occidente stava rinascendo
mentre ad oriente stava pian piano esautorando la sua capacità propulsiva
e d’impatto tra la gente; il successivo disfacimento non si può certo
addebitare al nostro buon Fozio, ma è altrettanto indubbio che gli
effetti dei suoi scritti si prolungarono nei secoli successivi.
(1): brano tratto da Fozio “Biblioteca” a cura di Nigel
Wilson –Adelchi 1992
Ringrazio vivamente la D.ssa Benedetta
Ludovica Valtorta, amica carissima, per l’aiuto fornitomi nel
corredare questo articolo con una preziosissima parte bibliografica.
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