www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"L'IRA DEL DIO DEL MARE": LO TSUNAMI PROVOCATO DALL'ETNA 8000 ANNI FA E LA CITTA' SOMMERSA DI ATLIT-YAM

(English version under the italian version)
                                                                        

 di Ignazio Burgio


Come accertato dalle ricerche effettuate dall'INGV di Pisa, intorno al 6000 a. C. il fianco orientale dell'Etna crollò in mare e provocò uno tsunami così potente da devastare non solo la Sicilia e l'Italia Meridionale ma tutto il Mediterraneo Orientale. Secondo quanto ritengono gli studiosi, esso fu anche responsabile dell'abbandono dei primi insediamenti urbani sulle coste mediorientali, tra cui la città di Atlit-Yam, nel nord di Israele, le cui rovine sommerse giacciono ad alcune centinaia di metri dalla costa. Ma secondo quanto stanno appurando geofisici e vulcanologi, la catastrofe etnea di 8000 anni fa potrebbe ripetersi di nuovo (speriamo in un futuro lontano), come indicato dal lento "slittamento" verso il Mar Jonio della parete est del vulcano, sotto la spinta della Faglia Pernicana. (For the English version click here).

Nel suo suggestivo volume “Misteri antichi” (edito in Italia nel 1999 dall'Editore Marco Tropea) lo scrittore inglese Michael Baigent tratta, fra gli altri argomenti, anche degli enigmi posti dalle rovine dell'antico insediamento di Catal-Huyuk, nell'odierna Turchia, ad una cinquantina di chilometri dalla città di Konya. Gli scavi e gli studi condotti da James Mellaart, il suo scopritore, nella prima metà degli anni '60 l'hanno riconosciuta come una delle più antiche città del mondo, risalente perlomeno al VII millennio a. C. insieme ai resti di altri due insediamenti urbani mediorientali, Giarmo nel Curdistan iracheno e la vecchia Gerico, in Palestina. Tutte e tre queste località presentano come caratteristica comune un sistema socio-economico basato sulle prime forme di agricoltura e di allevamento. Rispetto alle altre due tuttavia, Catal-Huyuk si distingue, sin nei suoi strati più antichi, per il livello avanzato della sua civiltà e per l'alta qualità dei suoi manufatti: “Qui furono trovate le testimonianze di un'abilità tecnica mai raggiunta prima; centinaia di coltelli, pugnali, punte di freccia e di lancia in selce e in ossidiana, la cui lavorazione tocca livelli di perfezione unici e straordinari, che superano di gran lunga quelli raggiunti nel Vicino Oriente nello stesso periodo...Furono trovati anche specchi di ossidiana perfettamente levigati, perline forate con estrema maestria, gioielli e tessuti di altissima qualità, tappeti, che testimoniano uno standard di vita elevato. Gli abitanti non usavano vasellame, ma cestini e oggetti in legno, la cui lavorazione perfetta e sofisticata non ha uguali in altri insediamenti dello stesso periodo... (M. Baigent, Misteri antichi, op. cit. p. 156). Eppure questa città sembra fiorita come all'improvviso nel VII millennio a. C., col suo grado di civiltà già alto, già in possesso di tutte quelle conoscenze agricole, tecniche e religiose che avrebbe poi diffuso ad oriente, verso i bassopiani mesopotamici, e verso occidente, in Europa e nel resto del Mediterraneo. Un'antica “civiltà-madre”, insomma, fondata non si sa da chi, ed in possesso di raffinate conoscenze tecniche e culturali di cui ugualmente si ignora la provenienza.
Il medesimo Baigent, tuttavia ipotizza che a fondare Catal-Huyuk siano stati gli abitanti di altre città ancora più antiche, ubicate lungo la costa meridionale dell'Anatolia, costretti ad abbandonare i loro insediamenti a causa dell'innalzamento del livello del mare. Spinti dalle mareggiate sempre più catastrofiche e dalle alluvioni provocate dall'ingrossamento dei fiumi, in piena fase di scioglimento dei ghiacci alla fine dell'ultima era glaciale, le popolazioni si sarebbero rifugiate sempre più nell'interno portando con sè le loro conoscenze, la loro cultura e la propria organizzazione socio-economica. In tal modo sarebbe stata fondata di punto in bianco Catal-Huyuk, città già alla nascita più che evoluta e progredita rispetto ai pochi altri insediamenti dell'epoca.
In realtà scavi più recenti compiuti negli anni '90 hanno permesso di scoprire che questa città è più antica di almeno 1000 anni rispetto a quanto trovato da Mellaart, anche se resta confermato il fatto che proprio a partire all'incirca dal 6500 a. C. si sia improvvisamente sviluppata sotto tutti i punti di vista: demografico, urbanistico, artistico, religioso, ecc., come in conseguenza di apporti dall'esterno. Sostanzialmente tuttavia, sembra proprio che il discusso autore del “Santo Graal” perlomeno questa volta ci abbia visto giusto, poichè mentre consegnava alle stampe questa possibile ricostruzione delle origini della civiltà umana, sui fondali del mare prospicente le coste palestinesi gli archeologi israeliani avevano già trovato da alcuni anni le prove dell'esistenza di insediamenti umani sommersi dalle acque durante la fine dell'ultima era glaciale.

Atlit-Yam è una località costiera vicino l'odierna città di Haifa nel nord dello stato di Israele, ai piedi del famoso Monte Carmelo che in età cristiana diede origine al culto dell'omonima Madonna. Ad una distanza tra i 200 e i 400 metri al largo dalla costa, ad una profondità di una decina di metri sotto il livello del mare, gli archeologi subacquei israeliani, coordinati da Ehud Galili, sovrintendente alle antichità israeliane, hanno scoperto sin dal 1984 i resti di un insediamento umano che 8000 anni fa doveva trovarsi in superficie. Vicino ai ruderi di costruzioni in pietra edificate dalla mano dell'uomo (gli esempi più antichi al mondo fino ad ora accertati) gli studiosi hanno recuperato utensili in pietra e in osso, ami da pesca, resti alimentari di lische di pesce e ossa di animali sia selvatici che in via di addomesticamento, come pecore, capre e maiali, ma anche cani. E naturalmente molte varietà di semi vegetali, a cominciare dai cereali – grano, orzo – che certamente dovevano essere già coltivati, insieme a lenticchie, uva selvatica e lino. Il rinvenimento in quel sito anche di 65 scheletri regolarmente sepolti secondo precise usanze funebri, sia sotto i resti delle abitazioni (come nella vicina città di Gerico, ma anche a Catal Huyuk) come anche all'esterno, testimonia oltre che della presenza di una sofisticata cultura religiosa anche della consistenza numerica degli abitanti di quell'insediamento e della loro relativa prosperità.
Un elemento tuttavia ha attirato l'attenzione degli archeologi. I resti di una grande quantità di pesce non consumato dagli abitanti era ancora conservato in buon ordine, forse come scorta per usi propri o anche a scopo di scambi commerciali. Da ciò gli archeologi hanno tratto la conclusione che il villaggio fu abbandonato in maniera improvvisa e la popolazione si diede alla fuga senza neppure avere il tempo di portare con sè del cibo. La conclusione più logica fino ad alcuni anni fa sembrava dunque dare ragione all'ipotesi di Michael Baigent dal momento che proprio una rovinosa mareggiata, presumibilmente intorno al 6500 a. C. , pareva il fattore più probabile del definitivo abbandono del villaggio, da parte dei suoi abitanti, all'inesorabile avanzata del mare.
La presenza delle rovine sommerse di Atlit-Yam sembra insomma dimostrare che dovevano esistere molti insediamenti urbani simili lungo le coste (sicuramente ancora da scoprire) che una volta minacciati dalla risalita del livello del mare vennero abbandonati dai loro abitanti, in maniera più o meno precipitosa. Questi si sarebbero quindi rifugiati nelle zone interne e sulle alture per poi fondare o stabilirsi in centri come Gerico e Catal-Huyuk, portandovi le loro conoscenze e le loro tradizioni (come l'uso di seppellire i propri defunti sotto il pavimento della propria casa). Il ricordo dell'aggressione del mare sarebbe tuttavia rimasto indelebile presso quelle popolazioni, come una paura ancestrale, e questo potrebbe spiegare anche certe peculiarità architettoniche dell'antica città anatolica, come le caratteristiche case con l'ingresso dal soffitto (forse costruite per difendersi da un'improvvisa irruzione delle acque).

Ma da poco più di un anno a questa parte, dal dicembre del 2006 per la precisione, a conclusione di uno studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) della sezione di Pisa, gli archeologi hanno puntualizzato meglio la ricostruzione di quegli eventi antichi, fino ad arrivare a conclusioni ancora più sconcertanti, che fino a qualche tempo fa solo i tanto deprecati ricercatori indipendenti – come Baigent e colleghi - avrebbero osato fare. L'abbandono di Atlit-Yam e di eventuali altri insediamenti simili sarebbe stato provocato sì dal mare, ma non tanto dall'effetto del disgelo dei ghiacci, bensì da un evento ancora più catastrofico, ovvero un enorme tsunami scatenato dal crollo di una parte dell'Etna in quello che è l'odierno Mar Jonio.

Il versante orientale dell'Etna attualmente è percorso da una profonda depressione nota come Valle del Bove, una zona disabitata e priva di vegetazione che più volte nella storia delle eruzioni ha raccolto i flussi lavici fino al loro naturale esaurimento, impedendo così che giungessero alle zone abitate più a valle. Fino alla prima metà dell'Ottocento, quando la vulcanologia era ancora una scienza in fasce, molti naturalisti europei discussero sulla genesi di questa conca, ed alcuni, come il tedesco Leopold von Buch, ne ipotizzarono l'origine da un sollevamento del cono vulcanico. Fu l'illustre scienziato catanese Carlo Gemmellaro (1787-1866) a fornire negli stessi anni la spiegazione corretta, ossia che la Valle del Bove è stata generata dal crollo di un lato del cono dell'Etna. I materiali residui di questo immane collasso sono ancora visibili alle pendici del vulcano, in un deposito di detriti geologici denominato Chiancone, nei pressi dell'attuale abitato di Riposto (Ct) sulla costa ionica.
Gli studi attuali condotti dal Prof. Enzo Boschi, presidente dell'INGV, e dai geofisici Maria Teresa Pareschi e Massimiliano Favalli, hanno stabilito che la quantità di materiale vulcanico coinvolto nel crollo fu dell'ordine di 35 chilometri cubici e che esso, proprio intorno al 6000 a. C. , raggiunse il mare diffondendosi sui fondali fino ad una distanza di 20 km dalla costa, come dimostrato dalle analisi sottomarine. La cosa più impressionante tuttavia fu che la grande quantità di materiale finito in acqua provocò un abnorme tsunami con onde alte più di 40 metri, probabilmente il più grande sommovimento marino mai verificatosi nel corso della storia umana. Tramite una simulazione al computer ed il confronto con lo stato attuale dei sedimenti marini sul fondo del Mediterraneo, i ricercatori dell'INGV di Pisa hanno ricostruito nei minimi dettagli, minuto per minuto, l'andamento della catastrofica muraglia d' acqua. Pochi minuti dopo il loro formarsi, le onde giganti si abbatterono sulle coste della Sicilia Orientale senza riuscire a passare più di tanto nel Tirreno grazie allo sbarramento dello Stretto di Messina. Poi dopo un quarto d'ora cominciarono a sommergere tutta la riviera ionica della Calabria e della Puglia, per poi abbattersi sull'Albania dove arrivarono all'incirca un'ora dopo il crollo dell'Etna. Le mega-onde dirette ad est raggiunsero invece la Grecia un paio di ore dopo ed alquanto ridotte in altezza, 10-15 metri, ma ugualmente devastanti. Poi fu la volta della costa nordafricana: Tunisia, Libia ed Egitto vennero raggiunte dopo tre ore dalle onde dirette a sud, con un'altezza di 8-13 metri. Infine dopo altre tre-quattro ore lo tsunami raggiunse le coste del Mediterraneo Orientale dalle sponde della Turchia Meridionale fino a quelle cipriote, siriane, libanesi ed israeliane, cogliendo così di sorpresa anche gli ignari abitanti di Atlit-Yam. L'altezza delle onde si era ridotta ad un decimo rispetto a quelle immediatamente provocate dall'Etna assumendo così le dimensioni e l'intensità, per fare un paragone, di quelle abbattutesi in Indonesia alla fine del 2004: sufficienti tuttavia per devastare, mietere vittime e convincere i terrorizzati superstiti a decidere di allontanarsi definitivamente dall'”ira del dio del mare” per fondare nuove e più sicure città sugli altopiani delle regioni interne.
Ma l'equipe di ricercatori dell'INGV di Pisa analizzando i fondali del Mediterraneo orientale ha inoltre scoperto qualcos'altro che potrebbe rivelarsi alquanto inquietante. Al di sotto dei sedimenti smossi dallo tsunami del 6000 a. C. ne sono presenti altri, frutto di precedenti crolli sempre della parete orientale dell'Etna in epoche ancora più remote. Il fenomeno risulta particolarmente visibile sui fondali del Golfo della Sirte, il mare antistante la Libia, che a causa della particolare conformazione geografica “a lente” ha amplificato l'azione perturbatrice delle onde giganti sul fondo del mare. Dunque questi eventi distruttivi potrebbero presentare una periodica ricorrenza nel corso dei millenni, ed il nostro vulcano potrebbe ancora collassare in futuro provocando un altro gigantesco tsunami nelle acque del Mar Jonio. Un segnale premonitore di ciò, anche secondo i ricercatori dell'Istituto di Vulcanologia di Catania, sarebbe costituito dal lento ma progressivo slittamento (dell'ordine di 1-2,7 cm. all'anno) della Faglia Pernicana, una frattura geologica che attraversa il cono dell'Etna lungo il versante nord-orientale, fino ad arrivare alla costa nei pressi dell'abitato di Fiumefreddo (vicino al già citato Chiancone di Riposto). Secondo le ricerche e le misurazioni degli stessi vulcanologi con strumentazioni geodetiche e GPS, questa faglia, sottoposta alle pressioni del magma all'interno dell'Etna, in questi ultimi anni avrebbe accelerato il naturale spostamento verso il mare di una parte del fianco orientale del vulcano. In particolare in occasione dell'eruzione del novembre 2002 si è assistito anche a spostamenti dell'ordine di 1-2 centimetri al giorno, con frane e aperture di crepe sul terreno e sulle superfici stradali. Lo smottamento della Faglia Pernicana – alla quale tra l'altro si devono gli eventi sismici del 2002 nella zona di Fiumefreddo – è complicato tra l'altro anche dalla particolare morfologia interna dell'Etna, composta oltre che da materiali vulcanici anche da antichissimi strati argillosi sui quali i due margini che compongono la faglia scivolano con tempi e intensità differente (più veloce la parte che si prolunga fin sotto il Mar Jonio) (cfr. in Bibliografia gli articoli di: Obrizzo ed altri, Neri ed altri, Criscenti, Azzaro ed altri).
Può essere di un certo conforto comunque sapere che la scoperta dell'antico tsunami che devastò il Mediterraneo attorno al 6000 a. C. è stato il frutto di un progetto finanziato dalla Protezione Civile, dopo il maremoto indonesiano del 2004, per valutare il rischio di simili pericoli anche nel Mediterraneo. Si rende necessario dunque continuare a mantenere strettamente monitorato il nostro caro vulcano, senza far mancare i necessari finanziamenti all'INGV ed agli altri enti competenti (in questi ultimi anni limitati dai tagli alle risorse), e se la cosa in futuro si renderà proprio necessaria, intervenire per salvare non solo Catania e la Sicilia, ma l'intero Mediterraneo Orientale (anche a costo di spianare l'Etna con le ruspe... ).

Bibliografia e Linkgrafia:
 

  • Baigent, M. - Misteri antichi – Marco Tropea Editore, 1999 Milano.

  • Catal Huyuk – voce della “Wikipedia free encyclopedia” (versione inglese).

  • AA.VV. - Catal-Huyuk – in: www.terracruda.com

  • Dan, C. - La nascita della città. Un esempio significativo: Gerico – in: L'uomo e il tempo, Mondadori, Verona, 1974.

  • Israel Antiquities Authority – The pre-pottery neolithic site of Atlit-Yam - in: www.antiquities.org.il (underwater archaeology).

  • M. T. Pareschi, E. Boschi, M. Favalli, F. Mazzarini – Lo tsunami dimenticato – in: www.pi.ingv.it/Focus/tsunami.html (contiene anche il video della simulazione al computer ).

  • Pareschi, M. T., E. Boschi, F. Mazzarini, and M. Favalli (2006) - Large submarine landslides offshore Mt. Etna, Geophysical Research Letters, 33 – in: http://www.agu.org/pubs/crossref/2006/2006GL026064.shtml

  • F. Obrizzo, F. Pingue, C. Troise, and G. De Natale - Ground displacements across the Pernicana Fault (Mt. Etna, Italy): a tectonic structure linked to volcanic activity - Osservatorio Vesuviano-INGV, Naples, Italy - Geophysical Research Abstracts, Vol. 5, 11838, 2003 - in: www.cosis.net/abstracts/EAE03/11838/EAE03-J-11838.pdf

  • M. Neri, V. Acocella, B. Behnke - The role of the Pernicana Fault System in the spreading of Mt. Etna (Italy) during the 2002-2003 eruption. - INGV sez. di Catania – in: www.earth-prints.org

  • Criscenti, G. - Il termometro dell'Etna – in: www.galileonet.it/default

  • Azzaro, R., Puglisi, G., Mattia, M. - La frana di Presa (Piedimonte Etneo: origine e monitoraggio del fenomeno) – INGV sez. di Catania, in: www.ct.ingv.it/report/Smmacro20021107.pdf (Contiene una documentazione, anche fotografica, dei movimenti della Faglia Pernicana).

  • Pepe T. - Full costing – in: INGVnewsletter, gennaio 2007, n. 4 (sulle limitate risorse finanziarie dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

Autore: Ignazio Burgio (articolo originale in http://www.cataniacultura.com/120TSUNAMI.HTM), pubblicato per gentile concessione.

                                                                         ENGLISH VERSION

"THE FURY OF THE SEA'S GOD": THE TSUNAMI PROVOKED BY THE MOUNT ETNA 8000 YEARS AGO AND THE UNDERWATER TOWN OF ATLIT-YAM
                                                                        

                                                                                  of  Ignazio Burgio

How show the studies of the INGV of Pisa, about the 6000 B. C. the east side of the Etna fell into the sea and provoked a tsunami so powerful that devastated not only Sicily and South-Italy, but the entire East Mediterranean. The researchers think that it was responsible for the abandon of the early settlements along the Near-Eastern coasts, like the town of Atlit-Yam in Israel, the underwater ruins of which lie at some hundred meters from the coast. But according to the studies of the geophysics and volcanologists, the catastrophe of 8000 years ago could repeat again, how shows the slow sliding towards the Ionian Sea of the east side of the volcano, pushed by the Pernicana Fault.

In his suggestive book “Ancient Traces” (published in Italy in 1999 by Marco Tropea), the english writer Michael Baigent deals, among many themes, with the riddles that raise the ruins of the ancient settlement of Catal-Huyuk, in the modern Turkey, about fifty kilometers from the city of Konya. The excavations and the studies carried out by James Mellaart, its discoverer, in the early '60 years, showed that it's one of the most ancient town in the world, going back at least to VII millennium B. C. , with the ruins of other two Near East settlements, Jarmo in the Kurdistan and the ancient Jerico in Palestine. All the three sites display, as common feature, a social and economic system based on the early forms of farming. But unlike the other two, Catal-Huyuk distinguishes itself, since its oldest layers, by the advanced level of his civilization and by the high quality of its finds: “Qui furono trovate le testimonianze di un'abilità tecnica mai raggiunta prima; centinaia di coltelli, pugnali, punte di freccia e di lancia in selce e in ossidiana, la cui lavorazione tocca livelli di perfezione unici e straordinari, che superano di gran lunga quelli raggiunti nel Vicino Oriente nello stesso periodo...Furono trovati anche specchi di ossidiana perfettamente levigati, perline forate con estrema maestria, gioielli e tessuti di altissima qualità, tappeti, che testimoniano uno standard di vita elevato. Gli abitanti non usavano vasellame, ma cestini e oggetti in legno, la cui lavorazione perfetta e sofisticata non ha uguali in altri insediamenti dello stesso periodo... (“Here were found the evidences of a technical capability never reached before; hundreds of knives, daggers, points of arrows and of lances made with flint and obsidian, the working of which reaches levels of unique extraordinary perfection that by far exceed those reached in the Near East in the same period...Were find also perfectly smooth obsidian mirrors, little pearls pierced with extreme ability, very high quality jewels and weaves, and carpets that testify an high standard of life. The inhabitants did not use pots but baskets and wood objects, the perfect and sophisticated working of which does not have equals in other settlements of the same period....”) (Baigent, M. - Ancient Traces, Italian title: Misteri antichi, cit. p. 156).
Nevertheless this city seems prospered suddenly in the VII millennium B. C. with its already high degree of civilization, already in possession of those agricultural, technical and religious knowledges that they diffused then to East, towards mesopotamic lowlands, and to West, in Europe and in the rest of the Mediterranean Sea. An ancient “mother-civilization”, in short, founded we don't know from who, and about she equally we ignore how she learned all those refined technical and cultural knowledges.
The same Baigent, however assumes that Catal-Huyuk was founded from the inhabitants of other more ancient cities, located along the southern coast of the Anatolia, forced to abandon their settlements from the raising of the sea level. Pushed from the more and more catastrophic sea storms and floods caused by the swelling of the rivers, at the time of ice melting at the end of the last glacial age, the peoples sheltered more and more in the inside lands, carrying with themselves their knowledges, their culture and their social and economic organization. In this way it would have been founded from the beginning Catal-Huyuk, city already from the birth more developed and advanced than the little other contemporary towns.
Really, more recent diggings in '90 years have allowed to discover that this city is more ancient of at least 1000 years regarding that found from Mellaart, even if remain confirmed that just from the nearly 6500 a. C. it has been suddenly developed under all the points of view: demographic, urban, artistic, religious, etc. like as a result of a contributions from the outside. Substantially however, it seems just that the discussed author of the “Holy Graal” at least this time has seen right, because while he delivered to the press this possible reconstruction of the beginning of the human civilization, in the bottom of the Palestinian sea the Israeli archaeologists had already found from some years the evidence of the existence of human settlements submerged from the waters during the end of the last glacial age.

Atlit-Yam is a coastal place near the modern city of Haifa in the north of the state of Israel, at the feet of the famous Mount Carmel that in Christian age gave rise to the cult of the homonymous Our Lady. At a distance between the 200 and 400 meters from the coastline, at the depth of about ten meters under the sea level, the underwater Israelis archaeologists, coordinated from Ehud Galili, Supervisor of the Israel Antiquities, have discovered since the 1984 the ruins of a human settlement that 8000 years ago had to be in surface. Near the remains of stone constructions build up from the hands of the man, the most ancient examples in the world until today verified, the researchers have recovered many stone and bone tools, fish-hook, fish-bones and bones of wild and domesticated animals, like sheep, goats and pigs, but also dogs. And of course several variety of seeds, first at all grains – wheat, barley – that certainly were already farmed, with lentils, grapes and flax. The finding, in that site, of 65 human skeletons well-ordered buried both under the ruins of the houses (like in the near Gerico, but also in Catal-Huyuk) and also in the outside, testifies not only the existence of a sophisticated religious but also the density of the inhabitants and their relative prosperity.
An element however attracted the attention of the archaeologists. The rests of a large quantity of fish not consumed from the inhabitants still were conserved in good order, perhaps like supply for own uses or also for purpose of trade. By this the archaeologists deduced that the village was abandoned suddenly and the people took to escape without to have the time to carry with themselves any food. Until to some years ago, everything seemed to give reason to the hypothesis of Michael Baigent, because just a dreadful sea storm, presumedly around the 6500 B. C. , seemed the most probable reason of the final abandonment of the village, from his inhabitants, to the inexorable invasion of the sea. The presence of the submerged ruins of Atlit-Yam demonstrate, in short, that existed many such towns along the coasts (certainly still to discover) that once threatened by the rise of the sea level were abandoned from their inhabitants, in more or less headlong way. All these certainly took shelter in the inside regions and on the heights, and then found or settled in towns like Jerico or Catal-Huyuk, bringing there their knowledges and their traditions (for example, the custom to bury their dead persons under the floor of the houses). The memory of the sea's attack perhaps remained indelible among these peoples, like an ancestral fear, and this could explain some architectonic peculiarities in the ancient anatolic city like the typical houses with the entrance by the ceiling (perhaps built to protect themselves from an unexpected irruption of the water).

However since more an year, exactly since the December 2006, after a study of the Italian National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV), department of Pisa, the archaeologists cleared better up the reconstruction of those ancient events, until to arrive to more bewildering conclusions (that until to some years ago only the criticized independent researchers, like Baigent and his colleagues, would done). The abandon of Atlit-Yam and of the other possible similar settlements, was caused certainly by the sea, but not because of the ice's thaw, but by a more catastrophic event: a big tsunami provoked by the collapse of a Mount Etna's side in the modern Ionian Sea.

The east side of the Mount Etna shows at present a deep depression called Valle del Bove (Ox's Valley), a desert and without vegetation region that many time in the history of the eruptions received the lava flows until their natural exhaustion, preventing therefore of arriving to the downhill villages. Until to the first half of the XIX century, when the volcanology was still a newborn science, many European naturalists discussed about the genesis of this valley, and someone, like the German Leopold von Buch theorized the origin of it by a raising of the volcanic cone. But in the same years the distinguished scientist of Catania, Carlo Gemmellaro (1787-1866) gave the right explanation: the Valle del Bove was generated by the landslide of the east side of the Mount Etna. The residual materials of that huge collapse are still now visible at the volcano's feet, in a geological deposit called Chiancone near the modern town of Riposto (Catania) in the ionic coast.
Enzo Boschi, president of the INGV, and the geophysics Maria Teresa Pareschi and Massimiliano Favalli, with theirs studies have discovered that the volcanic material involved in that collapse was about 35 kilometers cubic, and that it, just about 6000 B. C. arrived to the sea, spreading into the bottom until to 20 Km of distance by the coast, how the underseas studies testify. The most impressive thing was that the large quantities of volcanic materials fallen in the water caused a big tsunami with waves higher than 40 meters, probably the greatest seaquake in the history of the man. Through a computerized simulation and a comparison with the present situation of the sea bedrocks on the Mediterranean bottom, the researchers of the INGV of Pisa have reconstructed in every detail, minute after minute, the advance of the catastrophic water wall. After few minutes from their making, the giant waves fell into the coast of the East Sicily, passing only a little in the Tyrrhenian Sea because of the Strait of Messina. After fifteen minutes they began to submerge all the ionic coast of the Calabria and of the Puglia, and then flooded the Albania, where arrived about an hour after the collapse of the Etna. Instead, the big waves direct to east reached the Greece after two hours and with the height rather reduced, 10-15 meters, but equally devastating. Then was the turn of the North-African coast: Tunisia, Libya, and Egypt were reached after three hours by high waves of 8-13 meters. Finally after other three-four hours the tsunami arrived along the coasts of the East Mediterranean, from the South-Turkish to Cypriot, Syrians, Lebanese and Israeli shores, catching also the unaware people of Atlit-Yam. The waves were now high “only” a tenth in comparison with those immediately provoked by the Etna, assuming therefore the dimension and the intensity, to make an example, like those fallen in Indonesia in the December of 2004: however they were sufficient to devastate, to reap victims and to convince the terrified survivors to escape from the “fury of the sea's god” and to found new and more safety towns upon the uplands of the inside countries.
But the researchers of the INGV of Pisa analyzing the bottom of the East Mediterranean, has moreover discovered other things that could be revealed somewhat worrying. Under the deposits moved by the tsunami of the 6000 B. C. there are others, consequence of previous collapses of the same east side of the Etna, in even more remote ages. This phenomenon becomes particularly visible in the bottom of the Gulf of the Sirte, the sea in front of the Libya, because its characteristic concave geography amplified the upsetting action of the giant waves upon the sea bottom. Therefore these catastrophic events could have a periodic recurrence in the course of the millenniums, and our volcano could still collapse in the future provoking another big tsunami in the Ionian Sea. A premonitory sign of this, for the researchers of the Volcanology Institute of Catania, could be the slow but progressive sliding (with a rate of 1-2.7 cm. in the year) of the Pernicana Fault, a geological break across the Etna's cone, along the north-east side, until to the coast near the village of Fiumefreddo (not very far from above-mentioned Chiancone of Riposto). On the basis of the studies and the measurements of the same volcanologists with geodetic instruments and GPS, this fault, submitted to the lava's pressure inside the Etna, in the last years has speed up the natural movement towards the sea of a share of the east volcanic side. Especially in the eruption of the November 2002 scientists observed movements also about 1-2 cm. for day, with landslides and cracks in the ground and in the roads. The sliding of the Pernicana Fault – responsible for the earthquakes of the 2002 in the region of Fiumefreddo - is conditioned, other this, also by the particularly internal morphology of the Etna, because it's constituted, in addition to the volcanics materials, also from very ancient clayey layers where the two edges of the fault slide with different rate and intensity (the share continuing below Ionian Sea is more quick) (cfr. in the Bibliography the articles of: Obrizzo and others; Neri and others; Criscenti; Azzaro and others).
Support us, however, to know that the discovery of the ancient tsunami devastating the Mediterranean in the 6000 B. C. has been the result of a project sponsored by the Italian Civil Protection, after the Indonesian seaquake in the 2004, in order to evaluate the risk of similar dangers in the Mediterranean Sea. It's necessary therefore to keep ever strictly supervised our beloved volcano without to skimp the indispensable funds to the INGV and to the other boards (in the last years restrained by the financial cuts). And if in the future it will be necessary, we'll must act to save not only Catania and the Sicily, but the whole East Mediterranean Sea (even at cost of leveling the Mount Etna with the excavators...).

                                                                  Bibliography and linkgraphy:

 

  • Baigent, M. - Misteri antichi – Marco Tropea Editore, 1999 Milano (original title: Ancient Traces, 1998).

  • Catal Huyuk – voice of the “Wikipedia free encyclopedia”.

  • AA.VV. - Catal-Huyuk – in: www.terracruda.com

  • Dan, C. - La nascita della città. Un esempio significativo: Gerico – in: L'uomo e il tempo, Mondadori, Verona, 1974.

  • Israel Antiquities Authority – The pre-pottery neolithic site of Atlit-Yam - in: www.antiquities.org.il (underwater archaeology).

  • M. T. Pareschi, E. Boschi, M. Favalli, F. Mazzarini – Lo tsunami dimenticato (The lost tsunami)– in: www.pi.ingv.it/Focus/tsunami.html (with a video of the computerized simulation).

  • Pareschi, M. T., E. Boschi, F. Mazzarini, and M. Favalli (2006) - Large submarine landslides offshore Mt. Etna, Geophysical Research Letters, 33 – in: http://www.agu.org/pubs/crossref/2006/2006GL026064.shtml

  • F. Obrizzo, F. Pingue, C. Troise, and G. De Natale - Ground displacements across the Pernicana Fault (Mt. Etna, Italy): a tectonic structure linked to volcanic activity - Osservatorio Vesuviano-INGV, Naples, Italy - Geophysical Research Abstracts, Vol. 5, 11838, 2003 - in: www.cosis.net/abstracts/EAE03/11838/EAE03-J-11838.pdf

  • M. Neri, V. Acocella, B. Behnke - The role of the Pernicana Fault System in the spreading of Mt. Etna (Italy) during the 2002-2003 eruption. - INGV dept. of Catania – in: www.earth-prints.org

  • Criscenti, G. - Il termometro dell'Etna – in: www.galileonet.it/default

  • zzaro, R., Puglisi, G., Mattia, M. - La frana di Presa (Piedimonte Etneo: origine e monitoraggio del fenomeno) – INGV sez. di Catania, in: www.ct.ingv.it/report/Smmacro20021107.pdf (with a photographic documentation of the Pernicana Fault damages).

  • Pepe T. - Full costing – in: INGV newsletter, gennaio 2007, n. 4 .

    (This article is on line since March 12, 2008 in  http://www.cataniacultura.com/120tsunami-e.htm)


Sezioni correlate in questo sito:

 

 

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                 Avvertenze/Disclaimer

                                                                                      aprile 2008