Intervista di duepassinelmistero
Nove domande all'autrice esoterica
Devon Scott, il cui ultimo libro uscito da poco nelle librerie per i tipi
dell'Età dell'Acquario si intitola "Podomanzia. Il cielo sotto di
noi", ossia l'arte di leggere il destino nei ...piedi. Cerchiamo di
conoscerla meglio e sapere qualcosa di più su questo argomento.
1) Gent.ma Devon, questo è il
tuo nuovo libro, quanti lo hanno già preceduto
e quando è cominciata la tua attività di scrittrice?
Ho cominciato a undici anni, su una macchina per scrivere portatile
regalatami da mia madre, dove le dita si infilavano tra i tasti: avevo
sempre le punte tagliuzzate. Ho affrontato temi molto diversi, dalla
narrativa storica ai manuali sull'allevamento dei cani, dal fantasy al
giallo; per fortuna ho buttato tutto in occasione di un trasloco e nessuno
avrà mai la disgrazia di leggere i miei exploit giovanili. Al liceo ho
scritto una serie di brevi dispense tipo manuale di chiromanzia, astrologia,
magia e Tarocchi, che giravano tra gli amici: non erano granché dettagliate,
ma comunque molto ambite, perché allora esistevano pochissimi testi su
questi argomenti che cominciavano ad avere parecchi estimatori. All'inizio
degli anni Settanta ho partecipato al mio primo e unico concorso di
narrativa, che ho vinto con un racconto rosa; me lo hanno pubblicato e ho
cominciato la collaborazione con alcune riviste.
Gli scrittori erano pochi, il rosa vendeva bene e molti settimanali
femminili chiedevano novelle sentimentali, in particolare quelle a sfondo
storico (i periodi più amati erano il Medioevo e l'Ottocento). Dopo una
cinquantina di racconti mi sono stancata talmente di donzelle che si
cacciavano continuamente nei guai in attesa che il cavaliere senza macchia e
senza paura arrivasse a salvarle che ho cambiato del tutto genere: sono
passata alla fantascienza, complice una mia amica, fidanzata col
caporedattore di una rivista di racconti fantastici. In quegli anni c'erano
editori microscopici, con riviste tascabili praticamente fatte in casa, che
tentavano esperimenti editoriali con pochissimi mezzi economici e tanto
entusiasmo, spaziando dal fantasy alla fantascienza tecnologica, a quella di
satira sociale o di impronta spiritualistica ed esoterica. Si cercava di
fare cose nuove e interessanti; la distribuzione era fatta solo col
passaparola e l'aiuto di librai amici. E¹ stata un'esperienza affascinante,
in qualche modo simile a quella di Internet.
Poi ho interrotto la scrittura per problemi di studio, lavoro e tempo, che
era sempre troppo poco. Alla fine degli anni Ottanta ho tenuto una serie di
conferenze; gli appunti fatti per gli incontri hanno formato la base da cui
partire. Ho cominciato ad attaccarvi qualche pezzo, poi ho deciso che tanto
valeva farne un libro. Molti amici mi hanno segnalato testi specialistici,
alcuni mi hanno fornito materiale inedito. E sono venute fuori le
quattrocento pagine di Tradizioni Perdute, a cui ha fatto seguito I giardini
incantati. Le piante e la magia lunare. Il primo è una storia della magia
dalle origini a oggi, con una cospicua bibliografia per chi volesse
approfondire argomenti che, per forza di cose, sono stati trattati
brevemente; il secondo si innesta nel filone della stregoneria moderna e
dell'uso magico delle piante, tema sul quale tengo laboratori e seminari
teorici e pratici.
2) -Ho imparato ad apprezzare il tuo lavoro, immenso, per la sua serietà e
ricchezza di fonti documentali che fanno parte della tua ricerca. Quali sono
le tematiche che prediligi affrontare e con quale spirito lo fai?
Mi interessa ogni branca dell'esoterismo e delle tradizioni magiche
popolari, anche se ho una netta preferenza per la magia del mondo antico
pre-romano, oltre al Medioevo. Lo spirito è quello della ricerca,
dell'indagine molto approfondita, in particolare su argomenti poco noti. Per
esempio, non scriverei mai di Rennes-le-Chateau, argomento intrigante, ma
ormai inflazionato da più di mille pubblicazioni; preferirei qualcosa sui
Paesi Catari, ricchi di misteri che lasciano sbalorditi, quasi tutti
insoluti e quasi tutti ignorati dal grande pubblico.
3)-Da che cosa è scaturita la volontà di proporre una tematica così
particolare come la podomanzia?
Si è scritto ormai un po' di tutto su tutto. Dopo I Giardini incantati volevo fare
qualcosa di diverso: la scelta è caduta su di un tipo di divinazione. La
podomanzia- in particolare il metodo gitano- in Occidente non è affatto
conosciuta. Io l'ho imparata a nove anni, insieme alla chiromanzia, e ho
sempre pensato che fossero entrambe le più complete tra le forme
divinatorie, logiche nel loro svolgimento, intuitive nella loro
comprensione, veritiere nelle constatazioni, anche se i Tarocchi saranno
sempre i preferiti di chi prevede il futuro (o almeno cerca di farlo) per la
loro immediatezza e facilità di studio. Ci vogliono anni per riuscire a
leggere le mani e i piedi, un fine settimana per impadronirsi delle basi dei
Tarocchi e per fare qualche giro di carte, che di solito è quello che si
chiede a un cartomante, anche se per la conoscenza totale di simboli
complessi come quelli delle ventidue lame degli Arcani Maggiori può non
bastare l'arco di una vita.
4)- Secondo te, per poterne parlare, bisogna conoscere sia la teoria che la
pratica o solo una delle due?
Entrambe: la teoria si impara sui libri in tempi abbastanza brevi, ma poi
bisogna leggere decine di piedi per arrivare ad applicare le nozioni apprese
senza fare errori.
5)- Si può definire una scienza o una disciplina?
Senza dubbio è una disciplina, nessuna mantica è scientifica.
6)- Com'era considerata nel passato e come lo è oggi?
Un tempo era un'arte regale, appannaggio di sapienti, come tutti i metodi
che cercavano di alzare il velo che copriva il destino. Oggi può essere
vista come una curiosità esoterica, una divinazione insolita o un mezzo per
conoscersi meglio e io credo che questo ultimo sia il suo vero valore.
7)-Il libro illustra situazioni storiche molto particolari. Ad esempio mi ha
colpito il capitolo 6 "Le donne dai piedi di loto". Qual è l'elemento morale
che puoi sintetizzare legandolo a certi 'vezzi' usati nella società
contemporanea?
I piedi fasciati erano un obbligo a cui le donne cinesi non potevano
sottrarsi, pena il disonore della famiglia e l'ostracismo della società.
Alcuni, con molta leggerezza, li hanno paragonati ai busti soffocanti e alle
crinoline dell'Ottocento, al portare il lutto stretto per un periodo
prefissato... insomma, sarebbero simili alle convenzioni e alle costumanze
più o meno stupide e assurde alle quali tutti, in ogni tempo e paese, si
sono sottoposti per farsi accettare da un gruppo. Ma i 'piedi di loto' erano
ben più di un'usanza bizzarra: erano una mostruosa tortura a cui le bambine
venivano sottoposte e che segnava la loro intera esistenza. A me sembra più
simile all'infibulazione: non a caso entrambe servivano per il piacere dei
mariti, per rendere le donne degne di essere accettate come mogli. Non
illudiamoci di essere spiriti totalmente liberi, comunque: succede anche a
noi, anche oggi, di essere spinti a comportamenti standardizzati e
'rassicuranti' dal punto di vista sociale...
8)-Questa tua opera impegna il lettore a riflettere sul fatto che non esiste
una dicotomia tra nessuna delle istanze che ci compongono, sia fisica, che
psichica o socio-ambientale. Tutto è accuratamente 'registrato' e i piedi
sembra lo facciano in maniera particolare... E' così?
Sì, è così. I piedi e le mani si possono leggere solo in una prospettiva
olistica, senza escludere nessuna parte, materia, mente, spirito, perché noi
siamo fatti di tutto questo.
9)- Un' ultima domanda: tu hai esaminato molti piedi altrui, ma i tuoi -in
confidenza- sono mai stati analizzati e se sì, che responso hanno dato? Ti
identifichi in esso?
Chi mi ha insegnato a leggere le mani e i piedi mi ha detto che sono un caso
facilissimo, da manuale, cioè ho caratteristiche talmente nette che è
impossibile sbagliarsi. Fino a ora, tutto quello che abbiamo visto insieme-
e discusso, facendo reciprocamente da cavie- si è rivelato esatto nei minimi
particolari, nel bene e, purtroppo, anche nel male. Però non bisognerebbe
mai insistere a indagare da sé sul proprio futuro, perché la paura di vedere
eventi negativi e la speranza di riconoscere quelli positivi portano
facilmente a prendere cantonate. Meglio leggere i piedi degli altri: si è
più obiettivi e meno coinvolti emotivamente. E per i propri, accontentarsi
di analizzare solo il carattere e... fermarsi lì.
Grazie, Devon, sembra un ottimo consiglio!
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