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Crono e i Titani, un mito deformato

                                                      (di Alessandro Bardi)
 

Secondo un mito diverso da quello di Esiodo, che parla di Saturno che divora i suoi figli, vi sono tre protagonisti, Crono, Titano e Japeto, ed é Titano che agisce per "impedire la discendenza di Crono" e non Giove, come nel mito più famoso.
Crono é più vecchio e nobile, ovvero lo precede (trascende e sta dietro nel processo gerarchico di emanazione) e gli é spiritualmente superiore. Titano vuole succedergli e tenta di divorare i suoi figli ma gli Dei ingannano Titano e li nascondono ma il demone infine li uccide (ovvero immette nei corpi).

Le località ove i figli di Crono vengono nascosti sono tutte loro manifestazioni in luoghi sacri a loro dedicati.
Crono, Titano e Japeto sono spirito, brama e corpo e la brama (Titano) tenta di opprimere e ottenebrare nel suo sonno lo spirito (Crono) e porre fine allo stato primordiale (il regno di Crono o Saturno). Gli stessi antichi identificavano i titani nelle passioni o meglio nel principio cosmico Kama. Il loro etimo é "onorati, forti" ovvero "potenze", come gli "arconti" nello gnosticismo, nel mito orfico essi infatti causano il mondo immanente avviluppando Dioniso o agatodemone o intelletto.

Oracoli sibillini III
(http://www.archive.org/stream/MN40028ucmf_7/MN40028ucmf_7_djvu.txt)

- 10 -

...E regnò Cronos e Titano e Japeto, i figli più nobili di Gaia e di 
Uranòs, che gli uomini chiamarono Terra e Cielo, dando 

— 11 - 

loro nomi, perchè erano i primi tra gli uomini mor- 
tali. 
1 tre terzi della terra erano la sorte di ciascuno 
e ognuno avendo la sua parte regnava e non veni- 115 


— 12 - 

vano a conflitto; vi erano infatti i giuramenti del pa- 
dre, e le parti erano giuste. Poi venne il tempo pieno 
della vecchiezza e il padre morì; ed i figli facendo 
una tremenda trasgressione ai giuramenti incomincia- 
rono fra loro una contesa: chi, con onori regali, co- 

120 manderebbe a tutti gli uomini; e combatterono tra 
loro Cronos e Titano. Ma Rea, e Gaia, e Afrodite 
amante di corone, e Demetra, ed Estia e Dione dalle 
belle chiome li condussero ad un patto, avendo 

125 radunato tutti i re consanguinei, e gli altri uomini che 
erano di quel sangue o di quei genitori; e giudica- 
rono che Cronos regnasse su tutti, poiché era il più 
vecchio e il più nobile nell'aspetto. Allora Titano im- 
pose grandi giuramenti a Cronos, di non allevare una 

130 stirpe di figli maschi, per regnare lui, quando Cronos 
fosse vecchio e si compisse il destino. Ogni qual volta 
Rea partoriva, i Titani si ponevano presso di lei e fa- 
cevano a pezzi tutti i figli maschi: lasciavano vive 
tutte le femmine che fossero allevate presso la madre. 

135 Ma quando l'illustre Rea partorì il suo terzo parto, ge- 
nerò per prima Era; e poiché videro coi loro occhi che 
il neonato era femmina, quegli uomini feroci, i Titani, 
se ne vennero via per conto loro. E dopo che Rea ge- 
nerò un figlio maschio, lo mandò subito di nascosto ad 

140 essere allevato in Frigia, avendo preso tre uomini 
Cretesi legati da giuramento. Perciò a lui posero 


— 13 — 

nome Dia, perchè era stato trasportato. Così, allo 
stesso modo, spedì di nascosto Posidone. Per la terza 
volta poi Rea illustre fra le donne generò Plutone, nel 
passare presso Dodona, onde scorrono le umide vie 
del fiume Eùropo, e l'acqua scorre verso il mare, in- 145 
sieme col Penèo, e lo chiamano Stigio. Ma quando i 
Titani udirono che vi erano dei figli, in segreto, che 
aveva generato Cronos e la sua consorte Rea, Titano 
riunì i suoi sessanta figli e mise in lacci Cronos e la 
sua consorte Rea, li nascose nella terra e li custodì in 
ceppi, allora lo udirono i figli del potente Cronos, e 
fecero una terribile guerra e battaglia; e questo fu l' inizio 
della guerra per tutti i mortali. [Infatti questo fu per 1 155 
mortali il primo inizio di guerra]. 

E allora Dio mandò sventura ai Titani. E tutte le ge- 
nerazioni dei Titani e di Cronos perirono. E dopo, nel 
corso del tempo, sollevò il regno d'Egitto, poi dei Per- 
siani, dei Medi e degli Etiopi, e dell'Assira Babilonia, poi 160 
dei Macedoni, di nuovo d'Egitto, quindi di Roma. 

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Jupiter, da cui Jovis o Giove, deriva da Dyaus Pitar o padre della luce o padre radioso. Il termine "luce" indica lo spirito e il termine "padre" che é una causa spirituale. L' intelletto é infatti detto "Padre del tutto". Secondo Proclo Urano (cielo), Cronos e Giove sono solo suoi aspetti via via degradanti verso il mondo. Rea é la madre degli Dei, analoga ad Isthar sposa di Baal, ovvero il principio intelligibile. Urano é Atman e gli altri due Dei Bodhi.
Crono-Rea o Zeus-Era sono analoghi a Baal-Isthar o Osiride-Iside, ovvero Intelletto soggettivo ed oggettivo.

Non ha molto senso identificare un dio, che nella gerarchia delle emanazioni precede Giove e che gli é superiore in relazione alla vicinanza all' Uno, con il re dei titani che sono potenze dell' ordine inferiore. Né ha senso la sua presunta opposizione alla successione del figlio, che per una strana eco deve essere stata attribuita anche al rapporto con Urano, e invece lo ha in relazione ai titani. Esiste infatti un mito che narra proprio della lotta dei Titani per spodestare Crono, essenzialmente identico a Zeus, e "divorarlo" (il sonno dell' incoscienza spirituale).
Cronos é un nome a cui é stata attribuita falsamente l' etimologia relativa al tempo, ed una errata iconografia che lo ritrae con falce e clessidra, quasi fosse la rappresentazione della morte, e che rappresenta solo lo spirito astratto, del resto l' età dell' oro é detta età di Saturno. Il senso alchemico di fisso e plumbeo deriva dall' etimo errato "tempo".
Sarebbe stato in seguito falsamente identificato nel capo dei titani ribelli a Giove a causa dell' opposizione al figlio nella successione. In realtà dal mito di Dioniso e dei titani sappiamo che, essendo Dioniso una sostituzione mitica di Giove, le potenze "divoratrici" sono proprio i titani e che semmai é Titano e non Saturno il loro re. Il mito di Saturno che divora i figli si deve forse proprio alla errata interpretazione del nome, Crono, come tempo e dunque immanenza oppressiva.
Da ciò si evince che, anche alla luce dei miti orfici in cui Zeus é avviluppato nel serpente (emblema della saggezza) simbolizzante Crono, i due Dei siano, come afferma anche Proclo, solo due aspetti, Crono immanifesto e Zeus manifesto, come Brahma aviakta e viakta o nirguna e sarguna, dell' Intelletto. 

Saturnus deriva da satus che viene tradotto "semina", essendo egli in relazione con l' agricoltura, o "saturo" che se ci pensate allude a "pienezza" o pleroma, il mondo della luce opposto a quello delle potenze perverse immanenti.
Gli ermetici lo collegano al sanscrito sat, essere, ed effettivamente ciò che la religione greco-romana chiamava regno di Saturno é assonante a sathya yuga, che indica in India l' età dell' oro, e sathya significa verità in quanto deriva dalla radice sat, essere, ovvero realtà metafisica trascendente l' illusione.
Urnus significa "appartenente a" come "notturno" o "diurno".
Kronos potrebbe derivare da karana o causa.

Kronos (http://demgol.units.it/index.do)

Figlio di Urano e di Gaia (Hes. Theog. 167 ss.; 485 ss.; 617 ss.). 
Nonostante i vari tentativi di spiegazione, l'etimologia di questo nome non è chiarita; il confronto con [], "tempo" (a partire da Arist. Mu. 401 a) è dovuto ad un'etimologia popolare, senza alcuna base linguistica.
Carnoy (DEMGR) propone una derivazione pelasgica da *g ero, "inghiottire", con riferimento al fatto che inghiottí i figli alla loro nascita.
Altra ipotesi pelasgica è quella di Van Windekens ("Beitr. Namenf". 9, 1958, pp. 167-68), che collega il nome a quello di alcuni luoghi pelasgici legati alla radice indoeuropea *ger-, che sembra aver a che fare con le "cime"; significherebbe allora "quello delle montagne", "dio della montagna".
Probabilmente, come sostiene Room (Room's Classical Dictionary, p. 104), non è un nome greco.

Esso viene anche associato ad Aion che nella sua iconografia ha la testa di leone ed é avvolto dalle spire del serpente. Aion significa "eterno" ovvero ancora una volta "pienezza" ed é un' allusione al Telesma (finalità o perfezione) della Tavoletta di smeraldo, e di esso parla Proclo in Teologia platonica in riferimento all' intelletto come Telos o fine, ed é il padre del tutto come Telesma.
Teleoi (perfetti) poi era il nome degli iniziati di Eleusi.
Dallo stesso termine deriva poi Eone, che é un ciclo molto lungo di tempo, ed anche le entità perfette del pleroma gnostico.
Entrambi questi Dei sono associati alla cosmogonia orfica dell' uovo cosmico da cui esce Zeus Phanes ovvero l' Intelletto manifestato, laddove Crono e Aion sono il suo lato "noumenico".

Il mito più fedele al concetto é rimasto quello di Dioniso.
Dioniso non significa "figlio di Zeus", non essendo tra l' altro l' unico, ma dwi-nusos, "nato due volte", allusione all' iniziazione.
Figlio di Zeus, lo spirito o influsso iniziatico, e, a seconda delle tradizioni, Persefone, signora della morte, Semele, una mortale, Demetra, la terra, il candidato o elemento umano qualificato.
Il vino indica l' ebbrezza dell' illuminazione e il concetto di sacra bevanda simbolizza il Sé che la genera.
Dioniso, in quanto personificazione simbolica dell' Atman, si manifesta nell' uomo con lo spirito buono o agatodemone o intelletto.
I titani uccidono Dioniso e ne mangiano il corpo ma Zeus li fulmina e dalle ceneri sorge la materia e gli uomini che ne sono rivestiti.
I titani ("potenti" o arconti) hanno inviluppato o rivestito lo spirito e infine la loro essenza ha dato luogo al mondo e all' uomo mutandosi, differenziandosi nella materia. La natura titanica, si dice, é il corpo e la dionisiaca é lo spirito che non va confuso con l' anima che é intermedia. Ma più precisamente i titani sono la brama intermedia tra lo spirito e il corpo, sono cioé psichici.
Essi trascinano nel mondo, il sonno mutevole della coscienza.
Dioniso-Nous poi dalla morte spirituale del sonno della coscienza resuscita con la liberazione. 
Nei Canti Orfici vi é una serie di re degli Dei che si succedono, Dioniso è il sesto e l'ultimo, investito da Zeus, suo padre che lo pone sul trono e gli da lo scettro. Viene fatto a pezzi dai Titani e ricomposto da Apollo. Egli ha tre nascite: dalla madre, dalla coscia e infine, dopo essere stato straziato dai Titani, e avendo Rea ricomposto il suo corpo, resuscita.
Il mito allude poi anche alla terza nascita, ove la sua morte e resurrezione indica anche la morte iniziatica. Essi credono di annientare il Sé ma, confondendolo con la sua immagine mentale, uccidendo questa non fanno che affrettare la sua liberazione.
Essi sono privi di coscienza ed é per questo che agiscono così.
La prima nascita dalla madre indica la nascita terrena dell' iniziato che é la discesa in questo mondo, la seconda la rigenerazione psichica e la terza quella spirituale.
E' detto infatti tre volte santo.
L' anima -Sophia si unisce sessualmente in modo promiscuo alle passioni-arconti e perde la verginità o la purezza della coscienza.

Dovevano scegliere se attraversare il fiume Lete posto a sinistra e datore di oblio sulle reincarnazioni trascorse, o lo Mnemosine posto a destra che invece le faceva ricordare, ovvero attraverso gli inferi o sinistra ridiscendevano nel mondo reincarnandosi di nuovo, mentre attraverso l' intelligibile o destra ascendevano al mondo iperuranico e ottenevano la liberazione. L' oblio più in generale allude al sonno della coscienza in cui risprofondano gli spiriti tornando sulla terra.
Il kamaloka o inferi é anche il piano della brama e attraversarlo vuol dire immergersi in questa brama di vita che trascina sulla terra.

(Autore:Alessandro Bardi)

 

Sezioni correlate in questo sito:

L'Uomo e Dio

 

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