L’origine
dell’alchimia occidentale risale all’antico Egitto, molti testi erano
conservati nella grande biblioteca d’Alessandria, la quale mantenne la
supremazia per la conservazione della cultura nel mondo antico fino a
quando fu distrutta.
La
biblioteca fu fondata per volontà di Alessandro Magno nel 332 a.C. ed era
amministrata da un sovraintendente nominato dal Re. Il primo fu Zenotodo
di Efeso coadiuvato da uno stuolo di letterati e filosofi, sembra che la
biblioteca in quel periodo, conteneva
490.000 rotoli.
Dopo
la morte d’ Alessandro il regno d’Egitto andò ai Tolomei di
Macedonia.
Per
suggerimento di Aristotele, Tolomeo fece ampliare la biblioteca,
chiamandola “Bruchium”, fece raccogliere tutto quello che poteva
essere interessante per la cultura e la conoscenza, arrivò nel suo
massimo splendore a contenere 700.000 rotoli provenienti da tutto il mondo
allora conosciuto, conteneva il sapere da Omero in poi.
Della
distruzione della biblioteca hanno scritto letterati come Seneca,
Plutarco, Aulo Gelio, Cassio Dione Cocceiano, Ammiano Marcellino.
Furono
identificati cinque periodi quando avvenne un attacco che causò un
incendio parziale o totale della biblioteca.
Un
primo incendio nel 48 a.C. ad opera di Giulio Cesare.
Il
secondo fu l’attacco di Aureliano contro Zenobia intorno al 270 d.C.
Il
terzo fu il decreto di Teodosio nel 391 d.C. che nominò il cristianesimo
religione di stato.
Il
vescovo Teofilo ottenne dall’ imperatore i decreti per distruggere i
templi pagani, e la biblioteca minore d’Alessandria chiamata il Serapeo,
non si sa se l’incendio fu esteso anche al Bruchium.
Il
quinto l’incendio sembra causato dalla conquista araba del 642 d. C.
La
distruzione totale della biblioteca ancora oggi è incerta. Studi più
recenti danno due versioni differenti, i primi ricercatori e i più
numerosi, attribuiscono la distruzione definitiva della biblioteca al
patriarca cristiano d’Alessandria Teofilo, egli avrebbe guidato una
folla di fanatici nella distruzione della biblioteca, identificandola come
simbolo del sapere pagano.
Nel
415 d.C. dei monaci fanatici fomentati dal vescovo Cirillo, erede dello
zio Teofilo, si resero responsabili anche di altre distruzioni e della
barbara uccisione di Ipazia (Hipattia) studiosa di matematica, astronomia
e filosofia, figlia del matematico Teone.
I
secondi ricercatori affermano che la distruzione totale della biblioteca
avvenne nel 642 d.C. ad opera degli arabi, effettuata dal generale Amr ibn
al Asi, che eseguì l’ordine del califfo Omar, il quale gli disse: (se i
testi della biblioteca dicono le stesse cose del corano, sono una inutile
ripetizione perciò distruggili, se sono in contrasto con il corano sono
pericolosi perciò distruggili).
La
cosa certa è che qualsiasi sia la verità, a causa dell’integralismo e
del fanatismo religioso, si perse definitivamente tutto il sapere
dell’antichità causando un danno incalcolabile per l’umanità.
Quello
che conosciamo dell’alchimia egiziana, ci è pervenuto attraverso le
opere dell’antica Grecia e della tradizione esoterica araba.
La
leggenda narra che l’alchimia fu creata in Egitto da Thot o Ermes-Thoth,
il tre volte grande Ermete Trismegisto, che fu considerato ispirato dal
cielo, come Orfeo.
Lo
scrittore e filosofo Plutarco affermò che Ermete nacque prima di Mose,
creò la scuola degli ermetisti, che usavano segni, simboli e parole
misteriose per tramandare la conoscenza, nell’antichità molti filosofi
e ricercatori furono iniziati a questi segreti.
L’ermetismo
nel periodo alessandrino fu l’insieme delle conoscenze degli egiziani,
dei greci e dei semiti.
Marsiglio
Ficino disse:(Trimegisto era detto tre volte grande perché era un
grandissimo filosofo, grandissimo sacerdote e grandissimo re).
Ermete
è il primo autore di teologia, gli successe Orfeo, poi venne Aglaofermo
allievo d’Orfeo, ebbe come successore Pitagora, Filolao fu suo
discepolo, quest’ultimo fu il maestro del divino Platone.
In
Egitto nacquero le dottrine esoteriche, la tradizione della sapienza
occulta ed eterna, che i maestri egiziani conservarono per millenni e
donarono a chi era pronto a riceverla.
Uno
solo meritò l’appellativo di Maestro dei Maestri, la sua nascita si
perde nella notte dei tempi sembra coetaneo di Abramo.
Fu
chiamato scriba degli Dei il tre volte
grande Ermete Trismegisto.
Ad
Ermete si fanno risalire i quarantadue libri della conoscenza universale,
compresa l’alchimia.
Sembra
che la tradizione esoterica provenga dal libro di Thot, detto anche libro
della conoscenza, da esso sarebbero derivate 78 tavolette; in esse erano
contenuti i segreti ermetici, comprensibili
più con l’uso dell’intuizione che con la ragione.
La
scienza ermetica integra la materia e lo Spirito, ciò che è visibile con
ciò che è invisibile, ricerca le leggi che esprimono le Cause prime e
nella loro sintesi esprime l’unica Realtà dell’Essere immortale ed
universale.
Alcuni
ricercatori affermano che anche la tradizione mistica ebraica,
la Kabbalah
, è stata influenzata da Ermete.
Vi
sono molte analogie che uniscono le due tradizioni, anche nella Kabbalah
la potenza di Dio scendendo e risalendo nell’albero sefirotico non perde
la sua potenza, ne l’Uno si moltiplica.
La
creazione avviene per vibrazione della Luce che si riflette ovunque, tutto
vive per mezzo suo, l’universo intero è una sua creazione. L’Albero
esprime le forze che operano nell’universo, le sue radici sono in cielo
ed i rami scendono verso il basso.
L’anima
umana, come Dio, è nascosta ed ineffabile.
Lo
scopo del cabalista è di riunire ciò che è diviso, l’alto con il
basso, egli opera per mettere fine all’esilio di Dio nello spirito degli
uomini.
Solo
la tradizione greca ed araba ha conservato la conoscenza dell’esistenza
della Tavola di smeraldo, che rappresenta il fondamento dell’alchimia
occidentale.
Si
narra che Ermete con una punta di diamante la incise su una lastra di
smeraldo.
In
questo commento ho diviso
la Tavola
in dieci concetti fondamentali, come i comandamenti di Mose, dieci i
simboli ebraici dell’alfabeto cabalistico e dieci i numeri base della
tavola pitagorica, il dieci è un numero sacro comune alle tradizioni
delle civiltà antiche del mediterraneo.
La
scoperta della tavola di smeraldo viene attribuita ad Alessandro il
Grande, o a Sara moglie di Abramo, che la trovarono nella tomba
d’Ermete. Essa fu tradotta dall’arabo al latino nel 1250.
La Tavola
di smeraldo
*
“E’vero, senza menzogna, certo è verissimo.
*
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è
come ciò che è in basso, per le meraviglie di una cosa
unica.
*
E siccome tutte le cose sono e provengono dall’ Uno, così tutte le cose
sono nate da questa cosa unica per adattamento.
*
Il Sole è suo padre,
la Luna
è sua madre. Il Vento lo ha portato nel suo ventre.
La Terra
è la sua nutrice e suo ricettacolo.
Qui
è il padre di tutto, il Telesma del mondo universale.
La
sua potenza resta intera, se convertita in terra.
*
Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, lentamente, con
grande cura.
Sale
dalla terra e discende dal cielo, e riceve la forza dalle cose superiori e
dalle cose inferiori.
*
Con esso avrai la gloria del mondo, e ogni oscurità si allontanerà da
te.
E’
la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e
penetrerà ogni cosa solida.
*
Così è stato creato il mondo.
*
Da ciò nasceranno
meravigliosi adattamenti, il mezzo dei quali ti è qui dato.
*
E’ perciò che io sono stato chiamato Ermete Trismegisto, essendo in
possesso delle tre parti della filosofia universale.
*
Ciò che ho detto dell’Opera solare è compiuto.
_____
La Tavola
di smeraldo non appartiene alla filosofia del divenire, ma a quella
d’Essere.
Ermete
ha inciso questa perla di saggezza in chiave ermetica, rimarrà attuale
fino alla fine dell’umanità, è in piena sintonia con
la Philosophia
perennis, entrambe trascendono il tempo e lo spazio.
Questo
sentiero iniziatico, indica il perfezionamento interiore come condizione
essenziale ed indispensabile, il traguardo che si propone è quello di
riportare l’uomo dalla molteplicità all’Unità, con il realizzarsi
della ripresa di coscienza dell’Essere immortale.
Conoscere
è vedere, risvegliarsi ricordando quello che realmente siamo. Ermete
promette: (Ogni oscurità si allontanerà da te).
___
“E’ vero, senza menzogna, certo e verissimo”.
Questa frase è un incoraggiamento d’Ermete nel proporre il suo
insegnamento, egli assicura che quanto afferma è frutto della sua
conoscenza, e della sua illuminazione divina, perciò dice: (certo è
verissimo).
Ermete
ha creato l’ermetismo, egli è uno spirito pratico, che quando parla si
riferisce a conoscenze e a realtà che è riuscito a comprendere ed ad
incarnare. Quando vuole comunicarle, a chi è nelle condizioni di
comprenderle, usa la sintesi, concetti ermetici, non cade nella logorrea.
___
“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto
è come ciò che è in basso, per le meraviglie di una cosa unica”.
Ermete con poche parole ci dice, che l’Uno, il Divino, scendendo verso
il basso per il suo processo di creazione non muta la sua essenza, ne
perde i suoi poteri.
Egli
è immanente in tutto, nascosto agli occhi di chi non è capace di vedere,
resta Uno ed è presente in tutte le cose che vivono per mezzo suo, senza
di Lui nulla sarebbe stato creato, vive in eterno invisibile sotto la
molteplicità.
L’alchimista,
l’iniziato, deve comprendere che la sua “Essenza” la sua anima
immortale è una Scintilla emanata da quel Dio non manifesto, senza nome,
purissimo Spirito che regna in eterno nell’universo.
Anche
nella tradizione religiosa, alla domanda dove
è Dio? Si risponde: (Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo).
L’insegnamento
metafisico che successivamente fu in occidente di Platone, “Il Nous,
l’Uno-Bene” ed in oriente
di Samkara, “Il Brama-Nirguna” sono in piena sintonia con
la Tavola
di smeraldo, che con l’Uno esprime il divino dal quale provengono tutte
le cose.
Ermete
dice: (per le meraviglie di una cosa unica).
___
“E siccome tutte le cose sono e provengono dall’Uno, così tutte le
cose sono nate da questa cosa
unica per adattamento”.
Se abbiamo finalmente compreso che tutto ciò che esiste nell’universo
è sempre derivato dall’Uno, avremo compreso anche che per adattamento,
cadendo nel quaternario, dall’unità si passa nel mondo duale.
L’anima
s’incarna in un corpo e l’uomo commette l’errore di credersi
unicamente il contenitore, il corpo mortale, dimenticando, o ricordando
vagamente
la Scintilla
divina nascosta nel suo cuore.
Da
qui inizia, per chi ne sente veramente la necessità, un percorso
iniziatico non facile, che passo dopo passo lo porta alla ripresa di
coscienza della sua Natura divina, il ritorno all’Uno.
___
“Il Sole è suo padre,
la Luna
è sua madre, il Vento lo ha portato nel suo ventre.
La Terra
è sua nutrice e suo ricettacolo.
Qui
è il Padre di tutto, il Telesma del mondo universale.
La
sua potenza resta intera, se convertita in terra”.
Ermete si esprime in modo
figurato usando allegorie e simboli, l’Uno è il connubio del
Sole e della Luna e ne contiene le due caratteristiche. L’Uno racchiude
il maschile ed il femminile è l’unione dei contrari, le loro peculiari
caratteristiche generano “la cosa unica”.
“Il
vento lo ha portato nel suo ventre”, il vento freddo di tramontana e il
vento caldo di scirocco, assumono una caratteristica circolatoria e quanto
più vorticoso sarà il loro giro, tanto più fonderanno i due elementi in
una visione unica.
Le
leggi del micro e del macro cosmo erano ben conosciute dagli antichi e da
Ermete.
Egli
ci propone questa allegoria, questa metafora del vento, per farci
comprendere che le polarità opposte si attraggono e sono portate ad
integrarsi, l’iniziazione se compresa e ben condotta porta a questa
sublime realizzazione.
Quando
questo si verifica nasce un nuovo equilibrio che trascende il duale,
supera il conflitto e si stabilizza nell’armonia e nell’Unità.
“La
terra è sua nutrice e ricettacolo” essa è la madre generosa di ogni
forma di vita, instancabile alimentatrice sia della flora, che della fauna
e dell’uomo che, per adattamento, sulla terra assume un corpo entrando
nel mondo della dualità.
“Qui
è il Padre di tutto, il Telesma del mondo universale” Teleo viene da
talismano, è la conclusione
dell’opera, è l’Uno che si ricompone dall’unione del padre e della
madre, del sole e della luna o del re e della regina.
Nella
porta ermetica sotto il simbolo del sole compare l’epigrafe “Filius
noster mortuus vivit rex ab igne redit et coniugio gaudet occulto”
(Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio
occulto).
Per
comprendere chi sia questo Re, che muore e torna in vita, siamo aiutati
dall’iscrizione “Filius Noster”, in alchimia egli è il figlio del
Sole e della Luna, è il Telesma d’Ermete, forte di ogni forza, che sale
dalla terra e discende dal cielo.
Se
con l’opera al bianco il Re era rinato alla vita, l’anima al di sopra
delle acque del diluvio come candida colomba, con l’opera al rosso è
ridisceso in essa trasferendole la luce, ma soprattutto riacquistando
totalmente la sua vera Natura, quella divina, quella immortale.
Questa
condizione veniva chiamata nell’antichità “Corpo perfetto”.
L’Androgino
o Rebis alchemico è un simbolo molto rappresentato nell’antichità,
esso assume forme diverse, ma tutte indicano l’unione del maschio con la
femmina, del positivo con il negativo o delle due polarità contrarie,
esprime il desiderio dell’uomo di ritrovare l’Unità.
Platone
nel Simposio parla della punizione di Zeus inflitta all’uomo primordiale
che era dotato dei due sessi, a causa della sua protervia lo fece dividere
in due metà le quali affannosamente si desiderano e si cercano.
Anche
nella bibbia apprendiamo che Adamo ed Eva vengono allontanati dal Paradiso
perdendo l’immortalità.
Ermete
ci fa comprendere che l’Uno, il divino si manifesta, diviene
comprensibile con l’iniziazione quando viviamo immersi nel quaternario,
sole, luna, vento e terra.
Le
maggiori vie iniziatiche ai massimi livelli della loro scala di
conoscenza, parlano d’una Visione che si “manifesta”, si entra in
una realtà ineffabile, dove l’apparizione è una realizzazione che si
determina interiormente, è la conoscenza iniziatica di una Realtà
sopranaturale, è l’illuminazione della propria coscienza.
La
contemplazione della Verità è possibile se la nostra anima purificata
riesce a percepire l’Anima universale,
la Coscienza
cosmica o universale ed esprimerla nel mondo della materia, divenendo
un magnete ordinatore che porta in manifestazione il Bene, “Ordo
Ab Chao”.
Dante,
fedele d’amore, quando finalmente ha raggiunto grazia e virtù da
potersi elevare alla visione della Centralità cosmica ha appena la forza
di bisbigliare: (Mi pare pinta della nostra effige).
Questa
esperienza si può conquistare, ma non descrivere perché la parola umana
non è idonea e rischia di sminuirla, si può indicare la via, ma poi
rimane una conquista personale.
Altre
vie iniziatiche, come
la Massoneria
, parlano di terra, acqua, aria e fuoco, il lavoro che s’effettua
produce il ritrovamento della “Pietra occulta” ossia la ripresa di
coscienza della nostra “Natura divina” Ermete dice: (La sua potenza
resta intera, se convertita in terra).
___
“Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, lentamente, con
grande cura. Sale dalla terra e discende dal cielo, e riceve la forza
dalle cose superiori e dalle cose inferiori.”
E’ l’operazione di rettifica della propria anima, essa viene mondata,
purificata, dalle passioni che la tengono ancorata al corpo.
Questa
operazione iniziatica va condotta con dolcezza, le passioni non vanno
represse ma superate con maturità, non si devono provocare traumi
psichici, Ermete dice: (lentamente con grande cura). L’iniziato deve
riprendere coscienza della sua Natura divina, della sua immortalità,
affrancandosi dal corpo ( sale).
Questa
operazione in alchimia, successivamente prese il nome di “Nigredo”
(Rettificazione) opera al nero, l’alchimista decanta la sua anima e
arriva “all’Albedo” (Separazione) Opera al bianco.
Ermete
dice: (Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso). L’anima
va distaccata dalle passioni del mondo, per poter affrontare la fase
successiva che sarà quella della “Rubedo” (Unione).
Nella
Porta ermetica fatta costruire dal marchese di Palombara nei pressi
dell’attuale piazza Vittorio in Roma, una delle epigrafi dice: (Quando
in tua domo nigri corvi parturiente albas columbas tunc vocaberis sapiens)
quando nella tua casa i neri corvi partoriranno le bianche colombe tu
sarai chiamato sapiente.
Le
due frasi, quella citata da Ermete e quella della porta Ermetica, alludono
alle stesse operazioni “
la Nigredo
che diviene Albedo”.
La
purificazione è la fase essenziale (Sine qua non) altrimenti tutto il
restante lavoro della grande Opera rimane pura illusione.
Fino
a quando la mente dell’uomo è impegnata con tutte le sue energie a
voler raggiungere traguardi materiali anche con il danno dei propri
simili, a soddisfare le proprie passioni, a voler accontentare l’io
egoico, che come un bambino viziato brama con tutte le sue forze il
balocco del suo desiderio, ma appena viene accontentato subito perde
interesse e ne desidera un’ altro.
Le
vie iniziatiche tradizionali, indicano un iter che propone un lavoro sulla
propria anima, “l’introspezione e la rettifica”, che dai neri corvi
porta alle bianche colombe.
Finalmente
la nostra anima “mondata” è nelle condizioni d’elevarsi in attesa e
nella speranza che maturi l’intuizione superiore, che è la luce dello
Spirito, la quale scaturisce dal non noto, per vie sconosciute,
manifestandosi alla nostra mente, nel nostro microcosmo, facoltà che è
già in embrione nel nostro essere, ma è assopita e va risvegliata, va
resa attiva, essa è lo strumento migliore per poter comprendere la fase
finale dell’Opera.
Alcuni
millenni dopo Albert Einstein diceva: (La mente intuitiva è un dono sacro
e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società
che onora il servo e ha dimenticato il dono).
Le
grandi verità, non hanno tempo e sono a disposizione di chi riesce ad
intuirle oltre il contingente.
L’anima
una volta resa leggera, libera dai pesi delle passioni può rivolgere il
suo sguardo verso il Cielo.
In
quel grande viaggio iniziatico contenuto ed espresso nella Divina
Commedia, Dante superato l’inferno e dopo aver percorso il purgatorio,
gli vengono cancellate le sette “P”, che aveva incise sulla fronte
dall’ala di un angelo e che rappresentano i sette peccati capitali.
Arrivato
alla porta d’uscita del Purgatorio la trova invasa dal fuoco, ed ebbe
paura di attraversarlo, ma
Virgilio lo incoraggiò dicendo: (Credi per certo che se dentro l’alvo
di questa fiamma stessi per mille anni, non ti potrebbe far d’un capel
calvo).
“Igne.
Natura. Renovatur. Integra”. Il fuoco rinnova l’intera natura.
Uscito
dal purgatorio Dante cambia guida, viene abbandonato da Virgilio ed
affidato a Beatrice ed insieme volano verso il Cielo.
Il
poeta, quando s’accorge che sta volando, chiede spiegazione alla sua
guida e lei gli risponde: (Maraviglia sarebbe in te, se, privo
d’impedimento, giù ti fossi assiso, com’a terra quiete in foco vivo).
Non c’è pertanto da meravigliarsi se rimossi gli ostacoli che prima
l’impedivano, Dante ora non possa volare. Infatti sarebbe un miracolo,
se puro come è diventato da ogni scoria di peccato, fosse rimasto
ancorato alla terra.
Quando
l’alchimista ha riconquistato la coscienza della sua natura divina,
diviene un uomo nuovo, padrone dei diversi livelli del suo essere, Ermete
dice: (riceve la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori). In
lui convivono in armonia ed equilibrio l’uomo
spirituale e materiale.
Parlando
in termini alchemici siamo arrivati alla fase della “Rubedo” unirai il
Mercurio (Anima) allo Zolfo (Spirito) realizzando le Nozze alchemiche.
___
“Con esso avrai la gloria del mondo, ed ogni oscurità si allontanerà
da te. E’ la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa
sottile e penetrerà ogni cosa solida”.
Ermete sicuramente non si riferisce alla gloria del mondo profano, ma
indica chi ha raggiunto
la Luce
della conoscenza, egli non promette il riconoscimento dei potenti della
terra o del popolo, perché anzi a volte l’ignoranza, l’invidia, il
fanatismo e l’ambizione, hanno scatenato la follia, la cattiveria e gli
iniziati sono stati derisi, infangati, imprigionati e a volte uccisi.
L’illuminazione
è un dono che premierà chi ha purificato la sua anima e riacquistato la
consapevolezza della sua anima immortale ed eterna, è quella componente
spirituale che allontana le tenebre illuminando definitivamente la
coscienza e ridandogli la dignità del Sacro.
Lo
Spirito, fonte di vita, a causa dei nostri limiti, si manifesta solo
attraverso le intuizioni, che sono lampi di luce interiore che ci rendono
certi dell’esistenza dello Spirito, Ermete dice: (e ogni oscurità si
allontanerà da te).
L’Illuminazione,
la Luce
ha un posto di primo piano sia nella tradizione esoterica dell’oriente
che dell’occidente, è universale.
Nel
Vangelo di Giovanni Evangelista, appare subito il carattere gnostico ed
esoterico e l’universalità dei suoi contenuti, che prevalicano la
teoria confessionale.
"
Il Verbo,
la Luce
,
la Vita
”
In principio era il Verbo,
e
il Verbo era presso Dio,
e
il verbo era Dio.
Egli
era in principio presso Dio.
Tutto
fu fatto per mezzo di Lui,
e
senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
In
Lui era la vita
e
la vita era la luce degli uomini;
la Luce
splende nelle tenebre,
ma
le tenebre non l’hanno accolta.
Qui torniamo alla domanda dove è Dio? Lo spirito divino è ovunque
nell’universo, esso pervade ed illumina ogni cosa, è l’animatore ed
il creatore di tutto ciò che esiste nel creato, Ermete dice: (vincerà
ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida).
Chi
si è risvegliato, pur rimanendo sottoposto alle leggi del quaternario,
restando vincolato al ciclo della vita, nascita e morte, è divenuto
consapevole della sua Anima immortale, non teme più nulla neanche la
morte fisica, egli ormai s’identifica con il suo Corpo di Luce.
L’Assoluto
immanifesto, nella tradizione ebraica si occulta dietro “ Ayin il
Nulla” ma è quel Nulla che contiene lo Jod, simbolo dell’eterna
creazione.
E’
quella fiaccola sempre accesa, che diviene certezza, quando il buio
scompare fugato dalla Luce come nebbia sotto i raggi del sole.
Rappresenta
anche la ricerca di Dio per mezzo di negazioni, che non si alimenta di
linguaggi logorroici e come avviene anche in oriente con il “neti neti”
tibettano, non è questo, non è questo, è la tecnica migliore per
cercare il Divino.
___
“Così è stato creato il mondo”
Dopo quanto è stato detto Ermete sembra affermare ormai avrete capito
come è stato creato il mondo! Naturalmente
egli si rivolge a chi è nelle condizioni di comprenderlo.
E’
sbalorditivo, chiunque si celi dietro il nome d’Ermete, come ha potuto
essere in possesso di una conoscenza ed illuminazione così completa ed
esaustiva.
Sembra
proprio ispirato dal cielo, come affermavano gli antichi.
___
“Da ciò nasceranno meravigliosi adattamenti, il mezzo dei quali ti è
qui dato”.
Ermete si riferisce all’alchimia, alla via iniziatica che per sua natura
è assoluta ed eterna, afferma che con l’insegnamento da lui profuso
nella tavola di smeraldo ci ha offerto il “mezzo” per fare nascere
meravigliosi adattamenti.
Nascere
nel senso di rinascere con l’iniziazione, come
la Fenice
che rinasce dalle ceneri.
Vi
è una catena di maestri che nel tempo hanno tramandano l’insegnamento
adattandolo all’evoluzione umana, il loro scopo è di non fare spegnere
quella fiaccola, quella Luce, che le vie iniziatiche offrono a chi si è
purificato.
I
maggiori conservatori di questa Luce iniziatica sono stati i Templari, i
Rosacroce, i Fedeli d’Amore e alcuni Maestri che con la loro opera hanno
impedito alla sacra fiaccola di spegnersi.
L’argento,
finalmente è diventato Oro alchemico, il Filius noster torna dalla
sublimazione, è diventato Zolfo rosso o Sole, determinato dal sacro
accoppiamento del Sole con
la Luna
, o del Re con
la Regina
, con il loro amplesso hanno generato l’immortale “Figlio”, così si
compie la grande Opera.
Gli
iniziati sanno che se non si passa attraverso la morte iniziatica si
soccombe alla morte comune.
___
“E’ perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, essendo in
possesso delle tre parti della filosofia universale”.
Trismegisto viene da Tris-meg-(mag)-isto, maestro di terzo grado.
La
parola filosofia si riferisce a “conoscenza”.
La
conoscenza d’un vero iniziato non è frutto d’erudizione concepita
come immagazzinamento di nozioni che diviene espansione dell’io profano
e produce una ignoranza erudita.
La
conoscenza è il risultato del lavoro iniziatico prodotto dal metodo e
dalla norma, enunciato dai nostri rituali che hanno ereditato
l’insegnamento dalle grandi vie iniziatiche del passato.
Come
si può discernere fra erudizione e conoscenza?
L’erudito
ostenta il suo sapere, abile nel parlare e nello scrivere, saranno le sue
azioni a tradirlo.
Il
sapere della mente non conta niente al fine della conoscenza iniziatica se
resta fine a se stesso ed non apporta modifiche nel proprio stato di
coscienza.
La
conoscenza deriva dall’introspezione e dalla rettifica, chi riesce a
trasformare le informazioni, la cultura, in stati di coscienza con il
metodo iniziatico, crea un nuovo equilibrio interiore, illumina la propria
coscienza e libera l’anima dalle passioni.
Parlare
di verità è una cosa, essere nella verità è tutt’altra cosa.
Anche
Aristotele insegna che conoscere equivale ad Essere.
Ermete
incarna l’idea, egli era un Risvegliato, in lui brillava la conoscenza
eterna, egli era ed è il Vero universale ed immortale.
___
“Ciò che ho detto dell’Opera solare è compiuto”.
E’ l’assicurazione finale d’Ermete, non vi è più necessità di
dire altro, nella tavola di smeraldo è contenuta tutta la conoscenza
dell’Opera solare.
Egli
affida all’umanità il messaggio, l’insegnamento della “Grande
Opera”.
La
speranza che può nutrire chi ha dedicato tutta la vita alla ricerca
esoterica, all’alchimia, consiste nella conservazione di questo
insegnamento, resti come un faro ad illuminare la via a quei pochi che la
cercano.
Impegnamoci
perché la fiaccola rimanga accesa, se l’alchimista, l’iniziato,
riuscirà a realizzare “
la Rubedo
” in lui prevarrà
la Luce
sulle tenebre e pur restando ben saldo sulla terra pronto ad operare per
il bene dell’umanità, in lui si determinerà un nuovo stato di
coscienza dove non esiste più il tempo e lo spazio, dove il tutto si
condensa nell’Uno e come promette Ermete, l’iniziato potrà
“ricevere la forza dalle cose superiori e dalle cose inferiori”.
“Per le meraviglie di una Cosa unica”.
(Autore: Alberto
Canfarini, Roma, 2011)