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                                               (di Marisa Uberti)


Eccoci in un luogo veramente affascinante: l'antica Commanderia Templare di Arville (regione Centre France, dipartimento Loir-et-Cher). Essa è considerata la meglio conservata di tutta la Francia e a vederla si può ben dire! 

 

  • Notizie storiche 

Fu fondata nel 1130, quando cioè l'Ordine dei Cavalieri Templari era stato costituito da pochissimo tempo (gennaio 1128 a Troyes), anche se il primo documento in cui è citata risale al 1185.  Già nel 1180 troviamo lettere scritte dal Visconte di Châteaudun, Hugues, con le quali concedeva all'Ordine Templare il diritto di pascolo per tutto l'anno a 20 delle loro mucche e a dieci maiali. Arville a quel tempo era un piccolo villaggio che si trovava nella diocesi di Chartres; veniva citata come Errivilla Carnotensis (da un probabile riferimento al popolo celtico dei Carnuti) alias "Arida Villa". La sua posizione era però strategica: su una delle colline del Perche, e all'ingresso della cittadina di Arville, lungo l'attuale strada principale D921. La Commanderia si raggiunge facilmente in auto proseguendo verso nord dalla grossa cittadina di Blois. Il villaggio di Arville si trova a 30 Km a nord di Vendôme, altra località che visiteremo, e poco distante dalla Casa del Tempio di Mondoubleau, altro sito Templare fondato nel 1134.

La zona, nel Medioevo, era quindi assai controllata dai Monaci-Guerrieri, sia per i commerci che per la difesa dei pellegrini in transito per la Terrasanta ma soprattutto per Santiago de Compostela, di cui rappresenta una delle prime "stazioni" di sosta (è molto vicina a Chartres; quando visitammo la cattedrale di questa città, vedemmo la targa del cammino di Santiago che dice "1625 Km Chemin de Saint Jacques de Compostelle"). 

Lo scopo di installare ad Arville una Commenda poggiava su diversi filoni: 

-rafforzare la presenza dell'Ordine nella regione

-dirigere l'attività aziendale e il relativo commercio

-farne una base di addestramento per i Cavalieri

Il complesso architettonico era fortificato, circondato su ogni lato da un piccolo corso d'acqua che fu deviato per formare un fossato, la cui parete era di 5-6 metri. Sembra molto, ma del resto questa era una maniera di difendersi contro le minacce nemiche e da persone che non facevano parte dell'Ordine, comprese le donne, perchè i cavalieri erano anche dei monaci. Si ritiene che vi fossero stabilmente 15 cavalieri ma in totale le persone si aggiravano sulla ottantina (tra i vari graduati che avevano funzioni e ruoli diversi). 

La Commanderia di Arville si distingueva per l'allevamento di bovini e suini, sia qualitativamente che quantitativamente. Vi si allevavano anche cavalli da impiegare per le Crociate in Terrasanta. La ricchezza dell'Ordine (che aveva il diritto di riscossione delle decime su tutti i raccolti) era così ingente in questa regione che suscitò inevitabili discordie e litigi con i signori locali (1). La storia della Commanderia è infatti contrassegnata da una controversia insorta con il visconte di Montdoubleau, all'inizio del 1200. I Cavalieri si erano visti vietare la costruzione di un "four banal", del forno per cuocere il pane (vedi più avanti); a sedare la questione arrivò l'abate di  Sainte-Geneviève di Parigi, che scomunicò il visconte.

Una delle poche indicazioni del Tempio di Arville si riferisce ai primi mesi dell'anno 1290 quando il Cavaliere Templare William Gaud, allora precettore del Baliaggio del Tempio di Chartres, sarebbe giunto "in capella Domus Templi di Arvilla". Questa casa del Tempio è riportata anche nei conti per gli anni 1295 e 1296 da un precettore di Arideville (2). Molte informazioni vennero ricavate dagli interrogatori dei Templari dopo l'arresto per ordine di Filippo il Bello e sono conservate negli archivi dipartimentali o nella Biblioteca Nazionale di Parigi. 

Il primo abate (1130) fu Guillaume d'Arville (Ordre du Temple); tra gli abati Ospitalieri troviamo, nel 1478, Emery d'Amboise, fratello del cardinale -primo ministro del re Luigi XII, che divenne- nel 1503- il quarantesimo Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. 

La Commanderia venne soppressa nel 1312, all'abolizione dell'Ordine stesso, per le vicissitudini che ormai tutti sanno (v. Templari in questo sito). Passò però ai Giovanniti o Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che ereditarono quasi tutti i loro beni per disposizione papale. 

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Da una descrizione contenuta in un atto di donazione terriera, risalente al  1694 e il 1695 per "frère François du Moncel de Martinvast, chevalier de Saint-Jean de Jérusalem, commandeur de Sours, grand châtelain des châtellenies d'Arville, le Temple, Villejoim, Gros-Chaisne et la Boissière" ("Frate Francesco di Moncel de Martinvast, Cavaliere di San Giovanni di Gerusalemme, Comandante della Sours, grande signore della castellania di Arville, il Tempio [...], si apprende che il "Castello di Arville" era racchiuso da mura e fossati, con ponti levatoi; era dotato di due camere riscaldate, sottotetti, due cantine sottostanti, un ampio bagno con sottotetto, una grande cucina munita di pozzo, una soffitta, una piccola stanza riscaldata tra due camere da letto; una camera detta degli Svizzeri. Tutti gli edifici erano coperti di tegole.

In un documento dell'Archivio Nazionale (S. 5437) preparato da Alexander Loubert Martinville e datato 1750 (3), si dice che il ponte levatoio era in stato di degrado,  non riusciva più ad essere alzato e bisognava passare in parte. Si dice poi che in tre grandi padiglioni in prossimità di detto ponte levatoio vi erano due stanze con un fuoco e un'altra piccola stanza sempre con fuoco, sotto la quale vi erano le prigioni (forse le antiche prigioni della castellania?), alle quali si accedeva da scale. 

Una galleria conduceva a due stanze sopra i padiglioni, in cui era situato il Corpo di Guardia e le latrine. 

Si menzionano poi altre stanze e la presenza del panificio, del fienile, una piccola stalla che poteva tenere 8-10 cavalli. Ma vi era anche un'altra scuderia, più grande, per mentenere 50 cavalli, sopra la quale c'era un ampio sottotetto che serviva come luogo per il "gioco d'azzardo", accanto alla quale vi era una grande stalla per la consegna delle carrozze, con un piccolo fienile e il granaio. Si menziona anche un canile. 

Le mura racchiudevano una corte, alle estremità della quale (il complesso aveva due ingressi) si ergevano delle torri coperte da tegole di ardesia.

Oltre la porta che dava sui campi, si prendeva un viale di alberi da frutto, dopo di che vi era un labirinto di legno, che non si capisce molto bene cosa fosse, ma si doveva trattare di un percorso che, attraversando piante fruttifere, univa i Mulini di Arville alla riva dello stagno del Dornière. Pensiamo che sia da intendere come una scorciatoia per raggiungere le diverse parti dei possedimenti Templari.

All'ingresso e all'uscita di detto castello di Arville, vi era una "grande terrasse appelée Esperon", cioè una grande terrazza (da intendersi come un porticato) chiamata Esperon, ai piedi del quale scorreva il fiume detto Arville. Al tempo di quel documento (1750) la cura spirituale e temporale era nella mani del Comandante Mydict, che svolgeva tutti gli uffici e le funzioni di quel luogo, ricevendo una pensione di 300 sterline, senza dover pagare le decime (forse si trattava del curato?). Un altro signore, Comandante Mondist, amministrava la giustizia, e riscuoteva le decime; la popolazione- se voleva usare il forno- doveva versare un soldo (4).

I Cavalieri di Malta vi rimasero fino al 1789, allo scoppio della Rivoluzione francese; per tale motivo si è potuta mantenere pressochè intatta. Ha subito comunque delle notevoli vicissitudini: i rivoluzionari la dichiararono Bene Nazionale e venne in seguito venduta a privati. . Nel 1979 un Consorzio intercomunale della regione acquistò una parte degli edifici intraprendendo lavori di restauro e l'organizzazione delle visite. Nel 1999 un gruppo di tredici comuni ha inaugurato il Centro Storico degli Ordini di Cavalleria, che ha ideato il Museo interattivo per far rivivere l'epopea delle Crociate e la vita dei Templari.

  • Visita della Commanderia

E' ancora possibile al giorno d'oggi riconoscere le parti dell'edificio originario, specialmente nella Cappella del XII secolo. E' proprio la chiesa che chiude- per così dire- la strada in cui abbiamo parcheggiato, è il primo monumento che si incontra, arrivando dalla strada proveniente da Montdoubleau. Nella giornata carica di pioggia, tutto sembrava in tumulto, a partire dal nostro cuore. Una autentica emozione, un tuffo indimenticabile nel passato che ad Arville sembra non essere stato sostituito. 

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Ma non si entra dal portale della facciata (troppo facile!), bensì tramite un accesso che si trova all'interno del complesso templare (il biglietto è unico). La visita della Commanderia parte da un importante portico delimitato da due massicce torri, che furono costruite dagli Ospitalieri nel XV-XVI secolo, mentre la porzione centrale risale all'epoca dei Templari ed è del XII sec.. Qui attualmente vi ha sede il Municipio di Arville.

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La Commanderia sorge su una collinetta di 185 m. Un tempo i bastioni dovevano essere circondati da un fossato. Le torri sono costruite in mattoni e presentano le tracce di lavorazione a reticolo geometrico (e scacchiera).
Questo monumento
è stato salvato dalla rovina imminente grazie al curato di Arville che, nel XIX secolo, ha fatto costruire un presbiterio dove abitare, indicendo una sottoscrizione per raccogliere i fondi, incoraggiato dalla Società Archeologica di Vendome.

La biglietteria, con il book-shop e il Museo Interattivo sono collocati a sinistra dell'ingresso, negli edifici che costituivano la scuderia, la quale alloggiava cinquanta cavalli. La travatura e il tetto furono distrutti durante un incendio causato da un fulmine nel 1983; sono stati ricostruiti fedelmente l'anno seguente, impiegando legno di quercia invece dell'originario castagno.

Il granaio è uno degli edifici più grandi; qui si riponevano le raccolte delle decime raccolte nella regione. Era quindi la cassaforte della Commanderia! I Templari erano esentati dal pagamento delle decime ma ne riscuotevano su ogni raccolto. Perciò il loro patrimonio divenne ingentissimo. 

Gli Ospitalieri modificarono l'edificio primitivo templare e la travatura lignea che vi troviamo è del XVI sec., in legno di castagno. Durante la Rivoluzione, all'interno del granaio fu edificata una casa dagli agricoltori che l'avevano acquistata dai rivoluzionari (i quali l'avevano espropriata dichiarandola Bene Nazionale). L'abitazione fu distrutta quando si decise di riorganizzare la Commanderia per le visite del pubblico. Nel grande granaio oggi si tengono manifestazioni teatrali e rappresentazioni musicali.

Una bella torre circolare, che un tempo doveva essere di avvistamento (Torre di guardia), fu trasformata nel XVI sec. in una pigeonnier, ovvero piccionaia (o colombaio), che stupisce per la presenza di 2.000 buchi ("boulins"), ciascuno dei quali rappresenta un armento di terra (50 are, cioè 1000 ettari), che corrispondevano alla superficie di proprietà agricola dei Templari. La travatura è molto interessante, a forma quadrata, in legno di quercia. L'edificio ha un diametro di 8 m e faceva parte del sistema difensivo della Commanderia. 

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Nei pressi della Pigeonnier si trova il forno, poichè qui si produceva il pane ed era il forno comunale, un posto molto importante per l'epoca. Dopo il litigio con il visconte di Montdoubleau, che aveva proibito al'Ordine di usare il forno in quel paese, i Templari ne impiantarono uno all'interno della Commanderia di Arville. L'ambiente cerca di ricostruire, con attrezzi d'epoca, l'atmosfera medievale, riuscendovi e ci si può soffermare a sfogliare un bel documento che narra la storia del pane e delle sue vicissitudini. Dall'antico Egitto al pane sacro (simbolo del corpo di Cristo) fino ad arrivare alla società feudale, alla "scoperta" dei mulini e a quelle "tecnologie" che migliorarono, insieme all'impiego di nuovi cereali, la qualità del pane.

 Ma c'erano forti differenze sociali. Ad esempio, nel Medioevo, c'era il "pane banale": i contadini che raccoglievano il grano, dovevano portarlo al mulino per farne farina che poi, debitamente lavorata, veniva cotta nei forni. Ma forni e mulini appartenevano al signore del luogo e i contadini dovevano pagare per avere il diritto di utilizzarli, quindi questi forni erano i "fours banal" nominati "banalitè" (e da qui "pain banal", da intendersi forse come pane comune). Curiosità: il nome "fornaio" deriva dalla parola francese "four", cioè forno (in francese il fornaio è "fournier"). Alla fine del XII sec., molti avevano realizzato dei forni in proprio, senza più appoggiarsi ai fours banal; il nome dei proprietari dei forni  era "boulanger" (anche se questo termine è entrato nell'uso parlato nel XV sec.; a quell'epoca si usava ancora "fournier" o "pesteur"). Il termine boulanger deriva dal piccardo "boulenc", ossia "che produce il pane".

Questo di Arville era dunque il forno comunale, ecco perchè abbiamo detto subito che era molto importante. Sembra di vedere i monaci-cavalieri nei panni di fornai, ad impastare farina e acqua, pare di sentire il profumo della farina che cuoce, di attendere l'ora in cui verranno sfornati...E mentre aspettiamo, continuiamo a leggere, rapiti dall'atmosfera piovosa che ci fa stare vicino al forno che, anche se è spento da secoli, rivive attraverso la forza dell'immaginazione.

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Per la verità, il forno è stato rifatto, chiaramente, e viene impiegato per dimostrazioni a gruppi di scolaresche, gli "apprendisti boulanger"!

Nel 1260 i boulangers di Parigi  si organizzarono in corporazioni sotto l'autorità regale; con Carlo V di Francia ottennero il permesso di fare diversi tipi di pane. Più si incrementava il consumo di pane e più i prezzi...lievitavano. Al pari degli altri mestieri, anche quello del fornaio divenne Compagnonnage. Ciò prevedeva un apprendistato presso il maestro fornaio del paese e alla fine del percorso, in una sorta di esame, l'aspirante doveva preparare un "chef d'oeuvre" (capolavoro), sottoposto all'esame di una giuria di Grand Panetier... Il termine compagnon esiste, in Francia, a partire dal 1080 e significa "Colui che condivide il pane". Segno che questo alimento era ed è simbolo dell'ospitalità. In effetti in molti rituali sacri (matrimoni arcaici, ecc.) si spezza il pane, nel Vangelo il pane è sinonimo di nutrimento, 

In seguito agli statuti del 1305, i panettieri di Parigi furono assoggettati alle imposizioni delle feste religiose durante le quali non potevano cuocere il pane. 

C'era il pane per i poveri e quello per i ricchi; non è difficile immaginare che il primo aveva un contenuto di frumento puro assai esiguo mentre prevalevano altri cereali con minore potere calorico. Spesso era usata la segale (residuo di cereali) che conteneva dei micro-organismi (la segale cornuta) che sviluppavano una malattia chiamata ergotismo (nota anche come fuoco di Sant'Antonio). Oltre ad essere insipido, questo pane era anche molto pericoloso, perchè l'ergotismo poteva dare forme allucinatorie varie e portare anche a morte. 

Sulla tavola dei ricchi, era tutto il contrario: c'erano pani di puro frumento. Nei castelli era usanza mettere le lamelle di carne passate alla piastra sul pane (tranchoirs); questo si imbibiva di grasso e sugo della carne, che veniva poi tradizionalmente dato ai paesani: era questo l'unico loro lusso alimentare! Il pane era più che mai un gesto di distinzione sociale a tal punto che esso portava il nome della casta cui era diretto: "pain de bouche", per le classi sociali semplici; "pain de chevaliers", "payn d'ecuyers", e lo stesso "pain de valets". I Templari avevano dunque un loro specifico tipo di pane, a quanto pare. 

Ma guai, secondo una superstizione, ad appoggiare il pane di dorso, dove c'è la scanalatura. Allora crisi e urla! Questa leggenda si diffuse nel Medioevo quando un gruppo di panettieri parigini non voleva servire il boia, personaggio disprezzato. Il re prese in arresto uno di loro, per obbligarli a farlo. Allora, per protesta, i panettieri misero  la parte di pane destinata al boia al rovescio sul loro banco (da qui si dice che tale posizione porti sfortuna). E il documento poi continua con metafore ed espressioni relative al pane ma...dobbiamo proseguire la visita della Commanderia!

Una grande porta di legno, oltrepassato il forno, conduceva ai campi,  in cui si coltivavano cereali e molti altri prodotti. Nell'area posteriore si stagliavano i giardini medievali (ancora oggi molto ben mantenuti, con quattro grandi aiuole geometriche); c'era anche uno stagno dove potevano pescare fino a ottanta persone. 

Sulla destra, proseguendo la visita, si comincia a vedere la sagoma posteriore della chiesa Templare. Si possono vedere anche avanzi di mura, mentre l'edificio del XVIII secolo è stato costruito sulle fondamenta dell'antica casa dei Templari ed è chiamato presbiterio. Si può vedere ancora una feritoia risalente all'epoca dei Cavalieri.

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La Chiesa risale al XII secolo; misura 32,10 m di lunghezza per 9, 60 m di larghezza. Il suo aspetto è massiccio, ma slanciato. Presenta belle finestre romaniche ad arco sulla facciata laterale mentre una sola finestra è presente sulla facciata principale. Qui troviamo anche l'unico simbolo  rimasto all'esterno: una croce patente, situata tra la monofora e il portale, che ha una semplice strombatura (delizioso). Superiormente, l'edificio è sormontato da un campanile a vela con tre archi.

 

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L'interno è in stile cistercense, molto pulito. Sicuramente rimaneggiato dai Cavalieri di Malta, la cui croce campeggia sulle pareti dell'abside, sul tabernacolo ligneo dell'altare e su medaglioni consunti alle pareti. Una croce Maltese era appesa anche al collo della enigmatica aquila che funge da leggìo (simbolo di San Giovanni), dono degli Ospitalieri alla popolazione di Arville. Con la Rivoluzione venne parzialmente asportata. La croce di Malta, sulle pareti di tutta la parte absidale, è intercalata da una lettera M, forse a indicare la Vergine Maria.

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Si può notare la presenza di due porte interne: una era prevista per i fedeli e l'altra per i Templari, i quali potevano accedervi tramite la casa. Il soffitto ha una particolare volta carenata.

 

Abbiamo cercato di badare ad ogni particolare, individuando anche lacerti di affreschi molto vetusti e quasi illeggibili (probabilmente sotto la calce giace ancora qualche residuo da scoprire). Ma il resto è stato alterato; mille anni quasi intercorrono dall'epoca della sua fondazione, tanta storia è passata -come l'acqua che scorre qui accanto- sotto i ponti. 

Ma la pietra è solida, e questa Commanderia ha tutta l'aria di voler resistere ancora molto lungo. E' ciò che auspichiamo affinchè una grande epopea continui a stupirci, ad affascinarci, ad incuriosirci, a mostrarsi con le sue luci, le sue ombre e i suoi misteri.

Un reportage con video-riprese e tutte le foto sono nel nostro video:

 

Note:

1)- Tra i numerosi possedimenti dell'Ordine del Tempio nell'area figuravano: -la maison de la Foucadière ad Arville; la Provenderie; la Colasière; le Bordage de l'Ouche de la Pierre; la maison de Saint-Mexant à Arville ; l’hôpital de Melleray a Melleray ; la Gravasière au Gault ; la Chedanerie a Oigny ; la Chesnais des Etilleux ; le petit Croc aux Etilleux; la Pinterie ou le manoir a La Chapelle-Guillaume, fonte: "Procès des Templiers",  M. Jules Michelet, tomo 1 e 2 - Imprimerie Nationale - Paris - M. DCCC. LI (1851)

2)- Mémoire sur les opérations financières des Templiers", di M. Léopold Delisle, pagine 176, 198, 209. 

3)-Charles Abbot Metais "I Cavalieri Templari in Eure-et-Loir, Storia e Cartulario", Archivi della Diocesi di Chartres - VII - 1902, Chartres.

 

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