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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: SERVIZI
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I Celti (Leonella
Cardarelli) Storicamente
collochiamo i celti nel I. millennio a.C. ma le origini sono sicuramente molto
più antiche. Geograficamente essi occupavano le zone a nord delle Alpi,
l’Inghilterra, l’Irlanda, la Francia (soprattutto quella settentrionale) ed
ebbero contatti con i greci e i romani. La loro cultura era, per alcuni versi,
simile a quella delle altre popolazioni nordiche (germani, vichinghi,
norvegesi), da cui ereditarono, ad esempio, l’uso delle rune.
Per
i celti tutte le forze della natura, anche le più sconvolgenti, erano una
manifestazione di quella energia che tutto crea e tutto distrugge; la loro
concezione della vita non prevedeva dualità, non aveva distinzione tra sacro e
profano, materia e spirito, corpo e mente: tutto veniva ricondotto ad un unico
principio. Inoltre nella cultura celtica non esistono miti di creazione poiché
loro vedevano il divino in termini ciclici, cioè il tutto è in continua
evoluzione. Il principio unico ed increato veniva designato con il termine oiw
e simboleggiato con il sole.
La
mitologia celtica ci è stata trasmessa da fonti classiche e da monaci irlandesi
che hanno messo per iscritto i dati tramandati oralmente: ciò vuol dire che
queste informazioni possono essere state travisate. Ci
sono comunque altre analogie con il cristianesimo, questo perché vi fu, alla
fine dell’impero romano, una sintesi tra cultura nordica e cultura cristiana.
Le popolazioni nordiche infatti festeggiavano l’equinozio di primavera (che
corrisponde alla nostra Pasqua): il mondo presenta la forma di un uovo e presso
queste popolazioni esso è associato alla frantumazione e a qualcosa di nuovo
(il che simboleggia quindi la rinascita, la resurrezione). Tale rigenerazione è
rappresentata dalla dea Ostsara (in tedesco Ostern, in inglese Easter, cioè
colei che viene dall’est). Inoltre, così come noi festeggiamo il Natale, i
celti festeggiavano il solstizio d’inverno: è ormai piuttosto noto, infatti,
che Gesù non è detto che sia nato il 25 dicembre e che questa è una data
simbolica con cui si ricorda il giorno del sol invictus. Un’altra
analogia è quella tra Adamo ed Eva ed Ask ed Embla, rispettivamente il primo
uomo e la prima donna (secondo la mitologia nordica) creati da Odino, tramite un
soffio. Nella mitologia celtica un altro elemento molto importante è il drago
il quale, nella sua simbologia, possiede una forza bivalente: aiuta e distrugge. Chiunque
abbia modo di avvicinarsi alla mitologia celtica (e nordica in generale) può
facilmente notare che in essa vi è una certa componente notturna e tragica, per
questo si parla sovente di crepuscolo
degli dei. Invero il concetto di crepuscolo degli dei, presente anche nella
mitologia norvegese, è ben più complesso: esso si definisce con la parola
Ragnarok, termine composto da Ragna e Rok. Si tratta di due vocaboli islandesi
traducibili con destino ineluttabile: è cioè la visione profetica della fine
dell’universo, molto simile all’apocalisse dei cristiani. Nel dodicesimo
secolo gli Scaldi (poeti norvegesi) aggiunsero alcune sillabe, quindi invece di
Ragnarok si ebbe Ragnarokkr, tradotta ambiguamente con crepuscolo degli dei.
La
società celtica comprendeva una classe sociale molto importante: i druidi.
Secondo Plinio la parola druido deriva
dal greco druz che significa quercia. Gli storici hanno invalidato questa
ipotesi ma non sarebbe improbabile, visto che la quercia era ritenuta sacra. I
druidi sono conosciuti come sacerdoti, ma invero erano molto di più: erano
uomini di conoscenza, padroneggiavano in particolar modo le leggi della natura e
le tramandavano all’aperto e oralmente; proprio per questo è molto complesso
ricostruire il pensiero e il misticismo dei drudi: non ci hanno lasciato nulla
di scritto. Alcuni sostengono che i druidi tramandassero i loro precetti
oralmente per il fatto che probabilmente non conoscevano la scrittura ma questa
ipotesi è forse falsa, perché in Gallia c’era l’alfabeto greco, e le
popolazioni nordiche, come i celti, conoscevano anche l’alfabeto runico. Nei
loro insegnamenti, i druidi tramandavano la conoscenza della natura, le sue
energie telluriche e cosmiche e le sue leggi. I druidi insegnavano inoltre a
venerare gli dei a non commettere ingiustizie e a mantenere sempre una condotta
corretta. La figura dei druidi era pregnante nel mondo celtico, infatti essi
esercitavano anche una funzione politica ed erano al vertice della piramide
sociale. Essi potevano possedere anche delle ‘specializzazioni’ ed essere
quindi sacerdoti, astrologi, maghi, uomini di scienza: in queste civiltà i
saperi erano tutti collegati e c’era una forte coesione tra astrologia ed
astronomia, quindi un druido esperto di astrologia conosceva sicuramente anche
l’astronomia. Secondo
antichi storici, il druidismo si sviluppa in Britannia ed in Gallia dove questi
uomini di conoscenza avevano una grande fama come filosofi già dall’inizio
del II sec. a.C. Abbiamo testimonianze dei drudi da parte di Cicerone, Giulio
Cesare e Diodoro Siculo il quale associa la figura dei druidi a quella dei
filosofi. Periodicamente
si tenevano delle assemblee dei druidi appartenenti a varie tribù, che potevano
essere anche in conflitto tra loro.
Il
metodo divinatorio celtico era fondato sulle rune, cioè su simboli utilizzati
come lettere dell’alfabeto e utilizzate altresì per invocare divinità e per
predire il futuro. Le rune non sono di origine celtica ma di origine
germanico-scandinava e furono introdotte tra i celti tramite i vichinghi intorno
al 100 a.C. Esse sono considerate a tutt’oggi un efficace metodo divinatorio
perché basato su simboli e vengono utilizzate anche nella magia wicca. Le rune
venivano incise per lo più su pietre, ma anche su argilla, metallo e legno. Il
vero significato delle rune è molto profondo e per questo non si può
trasportare completamente nella mentalità dei giorni nostri, infatti originariamente
ogni runa rappresentava un intero universo concettuale. La parola runa
significa, non a caso, segreto e chi era in grado di interpretarle veniva
considerato molto potente. Abbiamo testimonianze delle rune nell’opera
Germania di Cornelio Tacito, il quale asserì che le divinazioni compiute con le
rune erano molto più evolute delle altre. Esistono
tre sistemi runici: il futhark più antico (24 rune), il futhorc anglofrisone
(29 o 33 rune) e il futhark più giovane (16 rune). La parola Futhark deriva
dalle prime sei lettere dell’alfabeto runico antico, ad ogni lettera
corrisponde un suono e le prime sei lettere formano la parola futhark.
Bibliografia:
(L.
Cardarelli, 2006) Torna a:
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