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Cascina del
Bosco.
Un altro possibile nemeton celtico in Insubria?
Adriano
Gaspani
I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica
Osservatorio Astronomico di Brera - Milano Da
tempo è in corso un programma di ricerca e di studio archeoastronomico di
probabili siti protostorici che possano riportare traccia dell’esistenza di nemeton
oppure di oppida celtici in territorio insubre. Una delle principali
caratteristiche dei siti di questo tipo è la morfologia ellittica che trova
giustificazione archeologica soprattutto in ambito transalpino, soprattutto in
area celtica irlandese. Lo studio archeoastronomico dei siti archeologici che
potrebbero avere rilevanza astronomica sta traendo grande beneficio dalle
immagini riprese dai satelliti artificiali in orbita intorno alla Terra. In
questo modo è possibile mettere in evidenza le tracce, talvolta molto elusive,
lasciate sul territorio dagli antichi insediamenti. Negli ultimi anni ha avuto
grande impulso lo studio del Nemeton di Medelhanon: una struttura ellittica di
origine celtica risalente al VI sec. a.C. che ancora è possibile riconoscere
nella struttura urbana del centro della città di Milano. L’ellisse di
Medelhanon, che trova interessanti
parallelismi con le strutture tipiche dei siti regali protostorici irlandesi,
prima tra tutte la collina di Temair (Tara)
a nord di Dublino, che fu per secoli la residenza degli “Ard Ri” i re
supremi d’Irlanda, non sembra però essere un caso isolato sul territorio
insubre. Recentemente è stata analizzata, da chi scrive, una struttura, dotata
di morfologia ellittica, ad Aicurzio posta a pochissima distanza dal centro
storico della cittadina brianzola [4]. L’analisi geometrica ed
archeoastronomica ha mostrato che il profilo ellittico del sito è
approssimabile molto bene mediante un’ellisse con gli assi in proporzione
pitagorica la quale mostra anche un consistente orientamento astronomico tanto
che la direzione orientale dell’asse maggiore è risultata allineata verso il
punto di levata del Sole al solstizio d’inverno e quella occidentale verso il
punto di tramonto dell’astro al solstizio d’estate. Dal punto di vista
geometrico è stata messa in evidenza la similitudine morfologica tra
l’ellisse di Aicurzio, quella di Medelhanon e quella che costituisce il Rath
na Rioch (il recinto dei Re) presente nel sito regale di Temair (Tara) nella
contea di Meath in Irlanda. In questo lavoro verrà analizzata un’altra
struttura ellittica recentemente scoperta a circa 7,1 km[1]
a sud di Milano, in località Cascina del Bosco, posta tra i paesi di Noverasco
e Sorigherio, nel comune di San Donato Milanese, da tempo in fase di analisi e
recentemente citata per ragioni diverse anche da M. Colaone [11].
Le
immagini da satellite Del
sito di Cascina del Bosco esistono molte immagini in alta risoluzione riprese
dai satelliti artificiali tra il 2001 ed il 2008, in particolare è stato
possibile reperire le immagini riprese il 30 Dicembre 2011, il 17 Luglio 2007,
il 15 Settembre 2007 e il 6 Maggio 2008 da diversi satelliti. La disponibilità
di molte immagini riprese in tempio diversi è rappresenta un consistente
vantaggio in quanto i differenti satelliti sono caratterizzati da differenti
angoli di ripresa rispetto alla direzione nadirale quindi è possibile stimare
con buona approssimazione gli errori derivanti dagli effetti dell’angolo di
“swath”[2]
il quale rappresenta il contributo di maggiore entità all’errore di
valutazione degli azimut astronomici di orientazione eseguiti analizzando le
immagini tele rilevate. E’ stato così possibile elaborare separatamente i
vari insiemi di immagini ottimizzando su ciascuna di esse un’ellisse
indipendente o poi si è proceduto a confrontare i risultati ottenuti. Uno degli
effetti dell’errore di “swath” è proprio quello di deformare
l’ellisse osservata stirandola nella direzione ortogonale al moto orbitale del
satellite. Questo errore è molto dannoso quando si studia la geometria e
l’orientazione di un manufatto archeologico sul terreno e sia una rigorosa
georeferenziazione ed una altrettanto rigorosa georettificazione delle immagini
sono necessarie prima di procedere alla misura delle dimensioni lineari e degli
angoli di azimut delle linee astronomicamente importanti presenti nel sito.
Georeferenziazione Tutte
le immagini da satellite della struttura curvilinea che costituisce l’area di
Cascina del Bosco mostrano la traccia inequivocabile di un profilo ellittico
molto ben definito che potrebbe risalire ad epoche piuttosto remote; al fine di
fare luce sulla questione è stata eseguita un’indagine topografica ed
archeoastronomica applicando più o meno le stesse metodologie utilizzate nel
caso dello studio del nemeton di Medelhanon e dell’ellisse di Aicurzio.
Il punto di partenza sono state le immagini georettificate e georeferenziate
ottenute da satellite dal 2001 al 2008 le quali, dopo aver rimosso anche il
contributo dannoso dovuto all’atmosfera della Terra, permettono di misurare
con grande accuratezza le coordinate geografiche dei vari punti sul terreno da
utilizzare per determinare il profilo dell’ellisse che meglio si adatta alla
morfologia del manufatto, secondo un determinato criterio di ottimizzazione[3].
L’analisi di tutte le immagini georeferenziate disponibili ha permesso di
determinare la posizione topografica dell’ellisse e le coordinate geografiche
del suo centro, riferite all’ellissoide standard geocentrico WGS84, le quali
sono le seguenti:
Latitudine :
45° 24’ 06”,44 N ; Longitudine: 9° 13’ 13”,57 E La
quota altimetrica è pari a 104 metri rispetto al profilo dell’ellissoide
WGS84. Il centro dell’ellisse è posto qualche metro a nord del caseggiato
rurale trasversale in prossimità dell’intersezione tra la via che scende da
settentrione lungo l’asse maggior dell’ellisse e la corrispondente obliqua
che si snoda trasversalmente all’area di forma ellittica.
La
struttura ellittica di Cascina del Bosco, 7 km a sud di Milano ripresa dallo
spazio il 15 Settembre 2007. L’altezza equivalente di ripresa è pari a 2850
metri. Le
stesse immagini mostrano che l’orientazione dell’ellisse rispetto alla
direzione nord del meridiano astronomico è inclinata di circa 15° ad ovest del
meridiano astronomico locale [4].
Geometria
che
implica:
2a
= 914 metri ; 2b = 684 metri quindi
il rapporto assiale vale:
a/b=1,337 In
particolare, con ottima approssimazione si rilevano i seguenti rapporti
pitagorici validi per ciascuno dei quattro settori in cui l’ellisse è divisa
dai suoi due assi:
a/4
= b/3 = c/5 = 114 metri quindi
il valore ottenuto deve essere un multiplo intero dell’unità di misura
lineare utilizzata dalla popolazione che realizzò il manufatto.
L’ellisse
più probabile che approssima l’andamento della struttura ellittica di Cascina
del Bosco è caratterizzata dagli assi le cui misure sono in proporzione
pitagorica l’uno rispetto all’altro. Dal
punto di vista dell’analisi metrica è facile mettere in evidenza che il
valore di 114 metri corrisponde con ottima approssimazione a 83 tricubiti
celtici, utilizzando il valore medio pari a u=1,373 metri ottenuto
mediando le lunghezze del tricubito misurato a Zavist in Boemia, a Bibracte in
Francia e al Monsorino in Italia. Questo ci indica un valore di 666 tricubiti
per l’asse maggiore e 498 tricubiti per l’asse minore dell’ellisse.
Immagine
di Google Earth di Cascina del Bosco con sovrapposto il reticolato geografico
WGS84. Quinto
i confini dei terreni esterni all’area ellittica mostrano differenti
orientazioni tranne per l’area contigua posta a nord-est. Sesto esiste una
delimitazione sia dell’area ellittica che di quella confinate a nord-est che
è delimitata da un corso d’acqua. Questa particolare morfologia deve essere
spiegata in fase di interpretazione del sito di Cascina del Bosco.
Orientazione
rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali
Direzioni astronomicamente significative nel sito ellittico di Cascina
del Bosco. L’asse
maggiore risulta allineato nella direzione verso il punto dell’orizzonte
naturale locale in cui era visibile la levata eliaca della stella Fomalhaut
nella costellazione del Pesce Australe che tra il III secolo a.C. ed il I secolo
a.C. avveniva nella terza decade di Maggio. Nello stesso periodo dell’anno
avveniva anche la levata eliaca delle Pleiadi, nella costellazione del Toro,
lungo la direzione orientale dell’asse minore dell’ellisse. Nella stessa
direzione era visibile la levata ordinaria della stella Aldebaran, la più
luminosa della stessa costellazione. Ricordiamo che durante l’età del Ferro
la levata eliaca di questa stella stabiliva per le popolazioni celtiche una
delle divisioni principali dell’anno: il termine della stagione invernale e il
conseguente inizio della stagione estiva. Nella direzione occidentale l’asse
minore dell’ellisse è allineato verso il punto di tramonto della
costellazione di Orione all’orizzonte naturale locale, materializzato dalla
alture di sfondo, elevato di circa 1° rispetto a quello astronomico locale.
Ma
c’è di meglio: se l’asse maggiore dell’ellisse corrisponde effettivamente
ad una linea presente sul terreno nel sito, più precisamente alla direzione
della via d’accesso da nord, questo non è vero per l’asse minore di essa in
quanto tale direzione deriva dall’ottimizzazione matematica della figura
ellittica sull’andamento del profilo del sito di Cascina del Bosco, mentre
nulla appare visibile sul terreno. Quello che invece è materializzato sul
terreno è la direzione trasversale inclinata di 62° rispetto al meridiano
astronomico locale, verso Nord-Est, e 242° verso Sud-Ovest. L’analisi
archeoastronomica di queste due direzioni mostra un fatto di grande interesse e
cioè che la direzione di azimut pari a 62° corrisponde alla levata eliaca di
Regolo, nella costellazione del Leone, che durante l’età del Ferro avveniva
nei primi giorni di Agosto (usando il calendario giuliano come schema temporale
di riferimento) e quindi in concomitanza della festa di Lugnasa.
Qui abbiamo un particolare interessante e cioè che sebbene sia stato più
volte messo in evidenza che la festa di Lugnasa fosse correlata con la levata
eliaca di Sirio [5][2], in ambito irlandese è documentato che era la stella
Regolo che faceva parte della costellazione di an Coran (che in old-irish
si traduce “il falcetto” con un chiaro riferimento ai Druidi) ad essere in
levata eliaca a Lugnasa [6][7]. Di nuovo abbiamo in Insubria un rimando al mondo
celtico protostorico irlandese.
Tramonto
eliaco di Sirio lungo la direzione sud-occidentale della struttura viaria
interna al sito ellittico di Cascina del Bosco durante l’età del Ferro.
Immagine
invernale del sito di Cascina del Bosco (ripresa il 30 Dicembre 2001)
con la direzione di Azimut astronomici 62°-242° correlata con la levata
eliaca di Regolo ed il tramonto eliaco di Sirio, rispettivamente nelle due
direzioni. Livello
di significatività dei risultati ottenuti
Il
Rath na Rioch (il recinto dei Re) a Temair (Tara) in Irlanda. Anche in
questo caso l’ellisse è caratterizzata dall’avere gli assi in proporzione
pitagorica e la loro orientazione è diretta verso “targets” di tipo
esclusivamente stellare.
Confronto
tra la morfologia di tre strutture ellittiche di origine protostorica:
L’ellisse di Cascina del Bosco esaminata in questa sede, l’elisse di
Aicurzio, il “Rath na Rioch” di Tara (Irlanda) e l’ellisse di
Medelhanon (Milano). La linea continua si riferisce al rapporto tra gli assi
basato sulla minima terna pitagorica (3, 4, 5). A
questo punto se si fissa un particolare valore del rapporto assiale ed una
tolleranza in più o in meno è possibile dimostrare usando la Teoria della
Probabilità che la probabilità di ottenere casualmente un’ellisse con quel
valore del rapporto assiale è il doppio del valore assoluto della tolleranza
stabilita. Allora se si calcola la probabilità di rilevare casualmente sul
territorio un sito ellittico il cui rapporto assiale sia compreso tra 0,745 e
0,755, cioè un’ellisse pitagorica (b/a=0,75) con un’approssimazione del 5%
in più o in meno sull’intero campo si variazione del rapporto assiale, allora
il calcolo fornisce una valutazione della probabilità di casualità pari al 10%
di rilevare una singolo sito ellittico pitagorico sul terreno. La probabilità
di rilevarne casualmente 3 su 3 diventa di 1 su 1000 cioè lo 0,1%, quindi la
probabilità complementare che i tre siti ellittici siano effettivamente e
deliberatamente stati costruiti secondo uno schema pitagorico diventa pari al
99,9%, decisamente maggiore del valore precedentemente ottenuto, ed anche
maggiormente realistico. Ma non finisce qui. Possiamo considerare il problema
anche da un altro punto di vista. I dati relativi ai quattro siti ellittici
considerati (i tre insubri, più quello irlandese) verificano molto bene il
rapporto degli assi tipico delle ellissi pitagoriche le quali, come abbiamo
visto, sono caratterizzate univocamente da un rapporto assiale (b/a)=3/4.
Vediamo ora di eseguire il ragionamento inverso e calcolare sperimentalmente,
dai dati relativi alle quattro strutture ellittiche il rapporto che meglio si
adatta contemporaneamente a tutte le strutture analizzate, attraverso la
funzione lineare di regressione: b = n + m ∙ a in cui a
e b sono i semiassi dell’ellisse. I
valori attesi per n e m tipici dell’ellisse pitagorica sono i
seguenti: n=0 e m=3/4. Il calcolo eseguito utilizzando le misure
degli assi dei quattro siti ha fornito i seguenti valori sperimentali: n=-0,064
e m=0,748 con un coefficiente di correlazione pari a r=0,999996. A
questo punto è possibile calcolare quale sia la probabilità di ottenere
casualmente tale valore del coefficiente di correlazione con i dati analizzati.
Il calcolo, peraltro complesso, ha mostrato che esiste 1 probabilità su 160000
che la correlazione rilevata sia casuale, quindi siamo nuovamente obbligati ad
affermare con un livello di probabilità molto prossimo al 100% che i siti di
forma ellittica finora rilevati sul territorio insubre sono stati delimitati, in
origine, sul terreno utilizzando solamente una particolare ellisse, tra le
infinite possibili: quella caratterizzata dagli assi in proporzione pitagorica
tra loro. Abbiamo applicato tre
differenti criteri probabilistici al fine di verificare il livello di
significatività dei risultati ottenuti: in tutti i casi il test statistico è
stato superato molto brillantemente, quindi i risultati dell’analisi descritta
nel presente articolo sono da ritenersi affidabili.
È
possibile che una popolazione proto-celtica indipendente vivesse già in Irlanda
da molto tempo, ma la cosa più probabile è che le prime popolazioni celtiche
siano giunti sull’isola provenendo dalla Britannia e a loro volta provenendo
dall’Europa centrale, portando con loro lingua, cultura,
conoscenze matematiche, geometriche e astronomiche originarie di origine
centro-europea, ma non è da escludere che a loro volta la cultura di tali
popolazioni abbia inglobato anche alcune idee ed elementi culturali comuni anche
alle popolazioni celtiche cisalpine. Sebbene
sia assai difficile mettere in relazione i dati archeologici e quelli
linguistici, l’evoluzione subita dalle armi in bronzo e ferro a partire dal V
sec. a.C. suggerisce non solo un’influenza tecnica esterna, ma anche
l’insediamento in Irlanda di uno o più gruppi etnici in possesso di tecniche
avanzate di tipo comune alle popolazioni celtiche. Con ogni probabilità si
trattò di un’immigrazione graduale e non dello sbarco sull’isola di un
consistente gruppo d’invasori, anche se il perfezionamento delle armi lascia
supporre che l’insediamento dei nuovi arrivati non sia stato del tutto
pacifico. Il loro numero aumentò gradualmente e grazie alla tecnologia più
avanzata essi acquisirono un’influenza sempre maggiore. L’apice di tale
processo coincide probabilmente con l’introduzione della cultura di La Tène,
la più sofisticata dell’età del Ferro, intorno al II secolo a.C. , epoca in
cui la lingua celtica doveva aver già raggiunto, in Irlanda, una posizione
dominante. Insieme alla lingua furono introdotte nel paese credenze e tradizioni
provenienti del mondo celtico continentale, che si radicarono nel nuovo ambiente
e nel
nuovo contesto e
successivamente si evolsero in maniera del tutto autonoma.
Una situazione
del genere pone
immediatamente il problema di che cosa accadde alle più antiche popolazioni
pre-celtiche locali: sopravvissero, insieme alla loro cultura, o furono
assimilate nel sistema dominante di credenze e costumi?
Se nell’Età del Ferro gli abitanti dell’Irlanda non erano in
prevalenza di origine celtica, essi influirono in qualche modo sulle tradizioni
che si stavano sviluppando, come illustra l’importanza rituale che continuò a
essere attribuita agli imponenti
monumenti megalitici del Neolitico tanto che i grandi tumuli e gli altri siti
megalitici finirono con l’essere considerati le dimore delle grandi divinità
e degli eroi celtici, e l’aura di mistero da cui erano avvolti venne messa in
relazione con l’aldilà sacro delle credenze celtiche irlandesi come ci
testimoniano i testi classici della letteratura antica Irlandese. La
questione della lingua è fondamentale per capire la vita mitica e religiosa
dell’antica Irlanda. Nella tradizione del paese non è possibile trovare
chiare tracce di altre lingue indigene, e sembra pertanto che già in epoca
pre-cristiana l’irlandese di derivazione celtica fosse l’unica lingua comune
che corrisponde all’Irlandese arcaico, la cui esatta natura ha comunque dato
luogo a molte discussioni. I filologi hanno spesso ipotizzato che in Irlanda sia
stata introdotta una forma antica di lingua celtica, mentre nella maggior parte
delle altre zone celtiche d’Europa si sarebbe diffusa una forma più
innovativa. Si riteneva inoltre che nei toponimi di alcune regioni celtiche
europee, in particolare nella penisola iberica, fosse presente l’esistenza di
uno stretto legame tra l’irlandese arcaico e le lingue parlate in quelle
regioni. Su questa base non vi sarebbe motivo di ritenere che l’irlandese
arcaico introdotto in Irlanda costituisse un’eccezione linguistica. Se la
lingua non aveva nulla di eccezionale, anche la cultura materiale era priva di
caratteri peculiari. La documentazione archeologica, in effetti, mostra che la
maggiore innovazione del periodo, ovvero la lavorazione del ferro, fece la
comparsa sull’isola dopo la sua introduzione in Britannia. In modo analogo, i
manufatti risalenti agli ultimi secoli a.C. e ai primi secoli dell’era
cristiana, imitavano gli esemplari trovati nell’isola vicina. Lo stesso vale
per alcune spade e per qualche pezzo di lancia, anche se sono poche le armi
attribuibili a questo periodo. Il collegamento risulta ancora più evidente nel
caso degli stili artistici. A partire dal III o dal Il secolo a.C. la
decorazione irlandese su metallo e pietra mostra forti influenze dello stile di
La Tène. Sebbene i più antichi
manufatti irlandesi siano probabilmente di derivazione gallica, tale influenza
potrebbe aver raggiunto gli artigiani locali attraverso la Britannia, dove
ebbero senza dubbio origine molti dei modelli cui si ispirò la produzione
dell’isola minore. Bene, cosa c’entra tutto ciò? C’entra perché
l’abitudine di costruire recinti sacri di forma ellittica fu un elemento
comune in tutto il mondo celtico europeo che fu esportato in Irlanda dal
continente probabilmente attraverso la Britannia oppure direttamente dalla
Bretagna. Quindi non è assolutamente fuori luogo mettere in relazione i siti
ellittici insubri con quelli irlandesi oppure gallici (ricordiamo a questo
proposito la vasca ellittica monumentale di Bibracte, archeoastronomicamente
studiata in passato da chi scrive, anch’essa costruita secondo alcuni criteri
pitagorici anche se un poco differenti da quelli applicati nei grandi manufatti
ellittici di cui ci stiamo occupando) [10]. Rimane ora una serie di domande
intriganti: chi ha iniziato a costruirli per primi? Le popolazioni golasecchiane
cisalpine oppure le tribù galliche transalpine? E poi, perché proprio la forma
ellittica? E ancora: perché utilizzare proprio il rapporto assiale pitagorico e
quale fu il suo significato simbolico? Ma anche: quale fu la metodologia pratica
di costruzione sul terreno nei vari casi? Ecco tutta una serie di domande a cui
si cercherà di rispondere nei prossimi articoli, ma almeno ad una di queste
domande è già possibile ragionevolmente rispondere: quale fu il probabile
metodo di tracciamento dell’ellisse pitagorica in epoca protostorica. Metodo
pratico di tracciamento dell’ellisse pitagorica
Il
metodo di tracciamento dell’ellisse sul terreno utilizzando la corda e i tre
paletti (vedi nota 7). Conclusione
NOTE: [1]
Il punto di partenza per la misura
della distanza è stato il centro geometrico del nemeton di
Medelhanon; praticamente in Piazza della Scala a Milano. [2]
La misura dell’azimut (geodetico) astronomico di orientazione delle linee
potenzialmente astronomicamente significative rilevabili nei siti
archeologici eseguita sulle immagini da satellite presenta tutta una serie
di problemi che si riflettono nell’accuratezza con cui tali azimut vengono
misurati e che quindi influenzeranno la successiva analisi archeostronomica
del sito archeologico. Dal punto di vista teorico è possibile identificare
tre sorgenti principali di errore che concorrono all’errore finale
e(Az)
con cui è possibile misurare l’azimut astronomico di orientazione
di una linea riconoscibile su un’immagine satellitare. La prima
componente, cioè e(oper)
si riferisce all’errore compiuto dall’operatore il quale misura mediante
uno strumento software l’azimut di orientazione di una linea
sull’immagine satellitare del sito archeologico. Tale errore dipende sia
dall’abilità e dall’esperienza di colui che misura sia
dall’accuratezza dello strumento software utilizzato. La seconda fonte di
errore, cioè e(swath)
rappresenta la causa più pericolosa ai fini della corretta valutazione
dell’azimut astronomico di orientazione di una linea identificata
sull’immagine satellitare e dipende dall’angolo q
con cui la fotocamera del satellite ha ripreso il sito archeologico che
stiamo studiando. Se la ripresa è di tipo zenitale allora q
= 0, altrimenti il valore di tale angolo (detto “angolo di swath”)
è maggiore di 0 e può arrivare a seconda del satellite e delle
condizioni di ripresa anche a valori dell’ordine di 25° come nel caso
delle riprese eseguite dal satellite QuickBird gestito da Digital Globe
(USA). Se l’esecuzione delle misure avviene sulle ortofoto allora
l’angolo q
è nullo in quanto le immagini sono zenitali per definizione. Il terzo
errore e(georef)
deriva dalle tecniche utilizzate per georeferenziare e georettificare
l’immagine sulla base delle coordinate geografiche accurate di un certo
numero di punti di riferimento sul terreno e se la procedura è eseguita a
regola d’arte, tale errore è trascurabile. [3]
Il problema dell’individuazione del miglior criterio di ottimizzazione per
determinare l’ellisse più probabile che si adatta alla morfologia di un
sito archeologico individuato sul territorio non è un problema semplice e
solleva importanti interrogativi dal punto di vista matematico e statistico.
Infatti sul terreno una volta individuata la morfologia ellittica, le
deviazioni tra l’andamento del profilo del manufatto e quello di
un’ellisse teorica matematicamente stabilita non sono imputabili ad errori
casuali indipendenti, ma a modifiche strutturali avvenute durante i secoli e
i millenni. Usualmente si ha a che fare con un profilo ellittico definito da
una serie di segmenti corrispondenti agli attuali confini dei terreni oppure
al sistema viario, quindi le usuali tecniche di ottimizzazione secondo il
criterio dei Minimi Quadrati non forniscono più quella che dovrebbe essere
l’ellisse più probabile. Sia l’analisi teorica che l’esperienza ha
dimostrato che le tecniche di ottimizzazione che vanno sotto il nome di
R.E.M. (Robust Estimation Methods) forniscono risultati di gran lunga
migliori e soluzioni di maggior stabilità. Questo interessante argomento,
essendo di soggetto puramente matematico e statistico, non può essere
trattato in questa sede. [4]
L’asse maggiore del Rath na Rioch di Tara è ruotato di 15° ad Est
rispetto alla direzione settentrionale del meridiano astronomico locale. [5]
Dal punto di vista geometrico un’ellisse è
univocamente determinata da 5 parametri . Dal punto di vista
dell’analisi archeoastronomica conviene utilizzare le coordinate Xo,
Yo del centro, i due semiassi a e b e l’azimut di
orientazione Az
dell’asse maggiore rispetto alla direzione Y del sistema di coordinate
misurato in senso orario. In questo modo l’ellisse è completamente
definita e la sua ottimizzazione richiede la determinazione dei valori più
probabili di questi 5 parametri. [6]
Il “cubàt” è una
misura antica usata nell’Irlanda protostorica ed anche in quella
medioevale, quando assunse quel nome specifico. 1
cubat equivale a 1,5 traig (piedi). Le unità di misura
superiori sono 1 fertach pari a 12 traig e quindi a 8 cubàt,
1 airchor (cioè un “tiro di pietra”) pari a 60 traig, cioè
a 40 cubàt, e 1 forrach
pari a 144 traig, cioè 96 cubàt. [7]
Per definizione l'ellisse è il luogo dei punti la cui somma delle
distanze da due punti fissi detti fuochi è costante, cioè (F1-X1 +
F2-X1) = (F1-X2 + F2 -X2) = K (costante). Com'è facile intuire tale
costante coincide con la lunghezza dell'asse maggiore per cui il metodo
consiste nel piantare nel terreno i due pioli ad una distanza assai prossima
alla lunghezza dell'asse maggiore se si desidera un'ellisse molto
schiacciata, oppure a breve distanza l'uno dall'altro, se si vuole ottenere
un'ellisse più tondeggiante cioè meno eccentrica. Ai due pioli si lega la
cordicella in modo tale che la parte libera risulti più lunga della
distanza fra i pioli, ed uguale all'asse maggiore dell'ellisse che si vuole
ottenere. Con il punteruolo si tende la funicella e lo si fa scorrere sul
terreno badando che i due lati della funicella risultino sempre tesi. La
traccia che ne deriva sarà costituita da punti la cui somma delle distanze
dai due pioli è costante e coincide con la parte libera della funicella Al
fine di evitare la casualità del risultato è opportuno partire dalla
dimensione dei due assi, che determinano l'ingombro e l'eccentricità della
figura geometrica. [8]
Dai noti teoremi sull’ellisse è facile ricavare che la semidistanza
focale c tipica di
un’ellisse pitagorica implica l’uso di un numero irrazionale e più
precisamente: c = (a/4) ×√7
dove a è il semiasse maggiore dell’ellisse. In
termini numerici si ha: c = 0,661437827… × a
(Autore: Adriano Gaspani)
Sezioni correlate in questo sito:
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer Ottobre 2011 |