Storia di Bergamo - II parte-
Il periodo della dominazione
Veneta
(di Alessandra
Facchinetti)
"Piazza Vecchia" (By Claudio)
All'interno dello Stato Veneto, Bergamo era città di confine. L'obiettivo
politico dei veneziani era di rafforzare il confine del loro territorio di
Terraferma di cui Bergamo costituiva l'estremità orientale nonchè il presidio
più vicino all'avversato Impero Spagnolo. Occupata nella lotta contro i Turchi
sul fronte opposto, Venezia manifestò in questo modo il suo intento di non
espandersi ulteriormente in Lombardia.
Il nuovo assetto istituzionale vide la presenza in Città di due rettori, di
nomina veneta.
Lo Statuto comunale, rinnovato nel 1430, registra la nuova situazione politica:
si apre ancora con l'atto di dedizione della Città, questa volta a Venezia.
Nella gestione del potere locale, a seguito di trattative e mercanteggiamenti,
Bergamo è abile a raggiungere un lungimirante compromesso: Venezia, a fronte
della garanzia del mantenimento del controllo militare e degli obblighi fiscali
della Città suddita, concede a Bergamo ampie autonomie, lascia sopravvivere le
antiche magistrature comunali, impone ai suoi rettori una presenza discreta.
Inoltre Venezia conduce un'amministrazione oculata e saggia dettata da una
fiorente economia che le permette di contare sulla fedeltà dei propri cittadini.
Oltre alle relazioni politiche, tra Bergamo e Venezia si intensificano e
crescono relazioni economiche e culturali. Nei suoi territori la cultura e
l'insegnamento sono più liberi che negli altri Stati. La cultura soprattutto
artistica di Bergamo, che sa trarre profitto dai rapporti con Venezia, conosce
nel Cinquecento e Seicento momenti di grande splendore. (1)
Venezia instaurò quindi una
dominazione
caratterizzata da una relativa pace, che favorì una
rilevante espansione economica, politica, sociale e artistica (vedi 1).
Porta San Giacomo
Il
leone di S. Marco,
con il libro aperto
Il leone di S. Marco su Porta Sant'Agostino
Con i
Veneziani vennero completate le
Muraine
(1430-'35) (2) e unificati gli ospedali cittadini al San Marco (1447).
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Resti di Muraine in
Via Camozzi |
Le
Muraine,
utilizzate soprattutto per scopi fiscali (cinta daziaria), collegandosi alle
difese della Città alta, proteggevano anche gli insediamenti sviluppatisi
all'esterno delle mura medioevali, rafforzandosi così il rapporto tra la Città
alta e la Città bassa, che la Cittadella arroccata sul colle aveva in qualche
modo allentato.
Veduta della città dal Prato di S.Alessandro agli inizi del XV secolo
All'inizio del XVI secolo Venezia, associandosi alla Lega di Cognac, tentò di
spezzare il predominio spagnolo in Italia, e le conseguenti vicende militari
misero a nudo la debolezza della Repubblica e la necessità di approntare
strutture difensive moderne in terraferma e di modificarne l'assetto strategico,
avendo Venezia il proprio centro strategico sul mare.
Anche a Bergamo si realizzarono quindi nuove
Mura
urbane (1561-1623) (3), che sanciscono per Bergamo il passaggio da ruolo di
transito a luogo di confine, di estremo baluardo occidentale della Serenissima,
chiarendo a tutti la funzione strategica che il potere centrale assegnava alla
città orobica.
Contemporaneamente, grazie ad uno straordinario periodo di prosperità economica,
s'intraprese un'opera di rinnovamento dell'abitato e delle sue istituzioni.
Abbandonato un iniziale progetto di parziale ricostruzione e rimaneggiamento
delle mura medioevali, per il quale furono consulenti anche l'Orologi e il
Malacrida e che portò nel 1561 alla realizzazione del Forte di S. Marco e di
cinque nuovi bastioni, la Serenissima stabilì di realizzare una fortificazione
in pietra bastionata continua.
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Ricostruzione della
morfologia delle colline bergamasche. Da Elia Fornoni, 1889 |
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confronto tra la
città medievale e le nuove mura di Bergamo in un dipinto, da Alvise Cima,
1634 (Bergamo, Biblioteca A. Maj) |
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Mappa di Bergamo nel
1626, che mostra sia il suo sistema difensivo, sia gli edifici principali
(ASV, Ter. 109) |
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Le Mura Venete |
La costruzione delle imponenti mura bastionate, costituì la più clamorosa
frattura del contesto urbano, alterando altresì nel loro aspetto naturale alcune
zone di Città alta, comportando il trasferimento di molti abitanti e la rottura
della continuità abitativa tra le parti della città stessa.
Fu necessario distruggere edifici e chiese (furono demoliti oltre 250 singoli
edifici), compresa l'antica
Cattedrale paleocristiana di
S.Alessandro e, insieme, 80 case di Borgo
Canale, le Chiese di S. Lorenzo, con 59 case del borgo omonimo, S. Giacomo, S.
Pietro, S. Stefano con il monastero (trasferito nel 1571 nell'attuale monastero
di S. Bartolomeo in Città bassa), SS.Barnaba e Lorenzino nelle vicinanze della
porta S. Giacomo e la fognatura d'epoca romana.
Nel 1574 le case di Bergamo erano 445 corrispondenti a circa la metà di quelle
esistenti prima della costruzione delle mura il cui perimetro venne completato
nel 1588 sotto la guida del generale Sforza Pallavicino.
Le mura, che costituiscono una delle più significative fortezze realizzate da
Venezia in terraferma, non vennero mai utilizzate per azioni militari pur
essendo il risultato di concezioni difensive all'avanguardia per quei tempi.
Veduta di
Bergamo, incisione di Giorgio Fossati, metà '700
"Porta San Giacomo" (Claudio)
"Le mura
venete" (Claudio)
La magia di un
temporale su Città alta
I
bastioni strinsero la Città alta, limitandone lo sviluppo e, indirettamente,
avvantaggiarono la Città bassa che vide una sempre crescente presenza di
attività economiche, nonchè la costruzione di residenze dei ceti ricchi e
alloggi per operai e artigiani.
In seguito alla costruzione delle Mura, Bergamo alta assunse sempre più un ruolo
di rappresentanza politica e religiosa.
Nel 1604 viene affidato allo Scamozzi il completamento dei lavori di rifacimento
di
Piazza Vecchia
e la costruzione del Palazzo della Cancelleria.
Palazzo della
Ragione
Piazza Vecchia
Cappella
Colleoni
Come
detto, nello stesso periodo lo sviluppo edilizio si trasferì nella zona
pianeggiante della città, soprattutto attorno al luogo che andava assumendo
sempre più importanza commerciale, ovvero il
"Prato di S .Alessandro",
di cui nel 1676 venne sancito ufficialmente il passaggio da fiera a mercato
cittadino.
Nel 1620 iniziarono i lavori per l'abbellimento di questa zona, ma i grandi
lavori vennero effettuati tra il 1734 e il 1740, quando fu realizzata la
"Fiera di Pietra", capace di ospitare la
bellezza di cinquantamila visitatori.
In seguito alla costruzione della Fiera di Pietra, tutta l'opera edilizia o
quasi del '700 a Bergamo, venne registrata nella Ciittà bassa.
Già dal
XVI secolo, prende avvio quella che sarà la lunga
decadenza
della
Repubblica veneta,
che perde la sua competitività commerciale da una parte per il dirottamento dei
capitali verso investimenti fondiari nell'entroterra e, dall'altra, per l'ormai
scarsissima propensione degli uomini d'affari veneziani a
viaggiare.
Con la caduta della Repubblica di Venezia (1797), vedendo Bergamo rapidamente
esaurirsi due tradizionali supporti della sua economia (il commercio di transito
da Venezia verso la Svizzera e la manifattura legata al settore laniero),
punterà al rilancio della sua tradizione commerciale e finanziaria, dirottando
gli investimenti nella produzione della seta filata con le tradizionali macchine
"alla Bolognese".
La Fiera, dunque, continua a essere il perno dell'economia e, insieme, sempre
più direttamente coinvolta nel progressivo consolidamento del centro cittadino.
(Continua...)
(1) L'intensificarsi delle relazioni economiche e culturali con Venezia, ha
fatto sì che la
cultura artistica
di Bergamo conoscesse nel '500 e nel '600 momenti di grande splendore, vedendo
importanti architetti impegnati con nuove edificazioni, tra le quali la
costruzione del nuovo Duomo (Filarete, 1459), della Cappella Colleoni (G.A.Amadeo,
1472), e di abili artisti per gli affreschi del Palazzo Podestarile (Bramante),
nonchè della Nuova Sagrestia di S.Maria Maggiore (Cleri Isabello).
(2) Dalla seconda metà del XIV secolo le difese dei borghi furono sistemate e
integrate a formare le Muraine, inizialmente costituite da strutture in legno
(palizzate e battifredi), poi sostituite da opere in muratura dai Veneziani
(sono note anche come cinta veneta quattrocentesca). Il circuito includeva i
borghi S. Tomaso, S. Antonio e S. Leonardo, mentre S. Caterina, Palazzo e Canale
ne rimasero esclusi; era dotato di numerose torri (31 quadrate e 2 cilindriche),
merlature, camminamenti per la ronda e fossati alimentati dal torrente Morla. La
nuova fortificazione veneziana fece sì che le Muraine venissero da allora
conservate solo come cinta daziaria.
(3) All’inizio del Cinquecento apparve chiara l'inadeguatezza delle vecchie
mura. Bergamo, ora città di confine, era sottoposta a continui saccheggi e si
trovava in perenne stato di insicurezza. Il conte Sforza Pallavicino, incaricato
dalla Repubblica, in una relazione del 1560 definiva la città come facilmente
fortificabile perché costruita su colli, in grado di costituire un baluardo sul
confine con Milano e utile a tenere aperto lo sbocco verso i Grigioni e il Nord
Europa, serbatoi di truppe mercenarie e unico varco nell’accerchiamento
territoriale messo in atto dagli spagnoli. Nella relazione conclusiva al
progetto (1561) lo Sforza proponeva di costruire una fortezza bastionata,
limitata per estensione alla sola città sui colli.
Le nuove mura dovevano avere un’estensione di 2.944 passi (5.177 m). Vennero
costruiti bastioni e piattaforme, mantenendo in un primo momento attivi alcuni
tratti della cortina medioevale. Nel 1574 erano stati terminati i dieci
baluardi, le cinque piattaforme e la porta S. Agostino, con il ponte stabile.
Nel 1578 si terminò l'ultimo tratto di cortina sotto S. Andrea; la cerchia era
quasi completa, ma non ancora adatta alla difesa, in quanto solo tre corpi di
piazza erano stati terminati e dovevano ancora essere effettuati ingenti lavori
di completamento.
Alla morte del conte Sforza il Senato veneto deliberò di completare l'opera,
incaricando dei lavori il Savorgnano; nel 1590 il capitano Alvise Grimani poteva
annunciarne il prossimo completamento, pur indicando ulteriori lavori necessari:
la sistemazione della fortezza sul colle di S. Vigilio, del Forte di S. Marco,
la costruzione della strada e del ponte a porta S. Giacomo. Le nuove mura
richiesero complessivamente 29 anni di lavoro ed un costo pari a un milione di
ducati; risultarono così imponenti da ottenere il risultato di scoraggiare le
aggressioni, tanto che non vennero mai assediate.
Nel disegno generale della fortificazione era stato confermato per il forte di
S. Vigilio (noto anche come la Cappella) il ruolo di roccaforte esterna. Un
primo accenno alla necessità di un suo rafforzamento si ebbe nel 1578, ma la
comprensione della sua funzione chiave nel sistema difensivo della città si ebbe
nel 1581. Fu quindi completamente ristrutturato, pur rimanendo esposto ai tiri
dai colli vicini e privo di un collegamento sicuro con la città per i
rifornimenti, realizzato solo nel 1607-1612, in occasione di ulteriori lavori di
rafforzamento.
A partire soprattutto dal XVIII secolo la città andò progressivamente
riappropriandosi degli spazi delle mura.
Quando i francesi entrarono in città cessò, con la fine della dominazione
veneta, anche la funzione militare delle mura.
Database cartografico e
iconografico:
Fonti generali:
- Walled Town From Division To Co- Division.
- Le Monete Della Zecca Di Bergamo - La monetazione a nome di Federico II, a
cura di Massimiliano
Carrara.
- Comune di Bergamo - Via Carolingia.
- Guide D'Italia - "Lombardia" (esclusa Milano), Touring Italiano, Touring
Editore.
- Storia Di Bergamo, Guide Travelitalia.
- "Hinterland" numero 25, trimestrale di Architettura e Urbanistica, Marzo 1983,
"Per una storia urbana di
Bergamo", di Walter Barbero.
[Questo
articolo è di Alessandra Facchinetti, le foto a corredo sono di Claudio; il
pezzo è presente in originale nel blog dell'Autrice presso l'indirizzo
http://alessandra-creativefamily.blogspot.com/2010/04/storia-di-bergamo-parte-ii-il-periodo.html
]
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