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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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UN TRATTATO ASTRONOMICO MEDIOEVALE IRLANDESE ED IL PROBLEMA DELLA DIFFUSIONE DELL’ASTRONOMIA ARABA IN IRLANDA di Adriano Gaspani I.N.A.F. – Istituto Nazionale di Astrofisica Osservatorio Astronomico di Brera - Milano gaspani@brera.mi.astro.it
Abstract: The ancient Irish people developed a self-consistent naked eye astronomy in which a peculiar notion of the Universe, called “Domun”, and a celestial sphere, called “speur” was included. This original idea of the visible universe was gradually flanked by a more general vision of it when the arabian astronomy arrrived in Ireland. The more ancient arabian astronomical text tranlated in irish language was written by Messahalah in XI century and there are three idependent as well as fragmentary manuscrips, located at R. I. A and at the Marsh’s Library, in Dublin, showing three irish versions of it perhaps translated from the latin one due to Gerardo da Sabbionetta. Close examination of the text available in the irish middle age shows a strong evidence of independence from the three R. I. A. manuscripts as well as of the diffusion in Ireland of the astronomical text of Messahala before the work of Gerardo da Sabbionetta.It is strongly probable that an irish traslation, made by an anonymous author , perhaps coming from an available hebrew version, was made in Ireland before the XV century A.D. and updated with a some additional chapters written in the traditional mediaeval irish style. Riassunto: L’antico popolo irlandese sviluppo’ una propria,caratteristica ed autoconsistente astronomia in cui erano presenti una particolare idea dell’Universo, chiamato “Domun” ed una particolare struttura della sfera celeste, detta “Speur”.Questa originale idea dell’Universo visibile ad occhio nudo fu gradualmente affiancatada una visione piu’ generale quando in Irlanda arrivo’ l’astronomia araba. Il piu’ antico testo arabo di argomento astronomico tradotto in lingua irlandese fu quello di Messahalah redatto intorno al XI secolo d.C. e negli archivi della R.I.A. e in quelli della Marsh’s Library a Dublino esistono tre manoscritti, per lo piu’ frammentari, che contengono traccia di antiche traduzioni del testo arabo che e’ possibile siano derivate dalla versione latina che nel XV secolo venne eseguita da Gerardo da Sabbionetta partendo da un originale in lingua araba. L’analisi del testo mostra pero’ che questi tre manoscritti non costituiscono la base del testo noto in ambiente altomedioevale irlandese, ma e’ fortemente probabile che un anonimo traduttore, probabilmente appartenente all’ambiente monastico altomedioevale avvia redatto una traduzione piu’ antica, partendo da un originale scritto in lingua ebraica e l’abbia aggiornato e completato aggiungendo anche alcuni capitoli redatti nel particolare stile irlandese di quel periodo.
L'Irlanda, grazie al suo naturale isolamento, non venne raggiunta dalle idee tipiche dell'Astronomia greca, medio-orientale, egizia e romana, se non in epoca molto tarda ad opera dei monaci che, dopo aver a lungo viaggiato, tornavano in patria carichi dei manoscritti che avevano acquisito durante le loro peregrinazioni. Tali manoscritti vennero letti, studiati, interpretati e copiati , circolarono di monastero in monastero, tanto che negli annali monastici troviamo trascrizioni di fenomeni astronomici provenienti anche da fonti non hiberniche quali gli scritti di Isidoro da Siviglia, Anatolio di Laodicea,Gerolamo, Eusebio e altri importanti autori altomedioevali cristiani. L'introduzione del Cristianesimo nell'Isola porto' con se', dopo un po' di tempo, anche il modo di fare Astronomia diffuso nell'ambiente Greco-Romano che a poco a poco si sovrappose al modo antico; questo processo inizio' grosso modo nel VII secolo d.C., mentre invece i manoscritti piu' antichi ci mostrano l'esistenza di una sfera celeste autoctona e di sviluppo irlandese completamente originale la quale, seppur nota da fonti documentarie di redazione altomedioevale, potrebbe riflettere molto accuratamente le conoscenze astronomiche diffuse tra la popolazionedell'Irlanda protostorica.
Nell’Irlanda dell’eta’ del Ferro venne sviluppata una peculiare idea di Sfera Celeste la quale prevedeva anche una particolare ripartizione dello spazio terreno (“cè”). Il Polo Nord Celeste era detto “an mol thuadh” (la pietra del nord) ed era posto nelle vicinanze della stella Kochab nell’Orsa Minore, nota come “an gaelin”. I punti cardinali erano “Tuais” (Nord), “Deis” (Sud), “Oirt” (Est) e “Tiart” (Ovest) ed esisteva un quinto punto (vituale) che era “an lar” (il Centro). Durante il XII secolo arrivo' in Irlanda l'Astronomia araba portata dai monaci e dai laici che avevano rivestito il ruolo di professori nelle grandi universita' europee di quel periodo, tra le quali Bologna, Padova e Montpellier in Francia. Insieme all'Astronomia arrivarono in Irlanda anche la medicina araba e l'astrologia che, nel medioevo, era strettamente connessa alla pratica della medicina, tanto che i medici irlandesi che applicavano i metodi di cura arabi erano molto rinomati in tutta l'Europa.Il piu' antico testo irlandese, a stampa, di argomento astronomico e' il "Ranna na Aeir" (sulle Costellazioni) redatto nel XVI secolo, che e' uno dei pochi testi sopravvissuti alla pesante distruzione operata dagli Inglesi nel XVII secolo, tesa ad eliminare la classe intellettuale irlandese e la cultura che essa rappresentava; tutti i libri redatti in lingua irlandese vennero distrutti. Il testo pur essendo stato redatto in epoca tarda, contiene molte notizie che possono essere fatte risalire ai secoli precedenti.Tra il XII secolo e il XVII secolo molti testi arabi di Astronomia furono tradotti in lingua irlandese e in questo articolo ci occuperemo in particolare proprio di uno di questi: il trattato astronomico di Messahalla, tradotto in irlandese da un anonimo autore intorno all'anno 1400. Il XVII secolo fu il periodo della deleteria conquista inglese dell'isola e in quel periodo venne redatto, dal gesuita Manus O'Donnell, l'ultimo testo astronomico in lingua irlandese che pero' era basato sul "Lunario di Geronymo Cortes", importato dalla Spagna, il quale venne tradotto poi in inglese e commentato, nel 1915 da F.W O'Connell e R.M. Hendry e riedito con il titolo di "An Irish Corpus Astronomiae". Torniamo ora al Trattato Astronomico di Messahalla (Masha'allah) la cui versione irlandese, composta da 90800 parole, combina insieme argomenti astronomici e cosmologici, con qualche traccia di argomenti che oggi riterremmo piu' propriamente di stampo astrologico che astronomico.
Fu un astronomo, astrologo e matematico, uno dei primi nell'Islam, che visse e opero' durante il regno di al-Masur, morendo intorno all'anno 815 oppure 820 a seconda delle fonti che lo riguardano.Pare fosse egiziano di origini ebraiche e solamente uno dei suoi scritti e' noto nella versione in arabo e tratta dei prezzi delle merci e di altri argomenti commerciali e attualmente risulta essere il libro piu' antico dedicato a questo argomento redatto in tale lingua, ma esistono molte traduzioni dei suoi scritti in latino e in ebraico. Nel biennio 762-63 Messahalah prese parte insieme all'astrologo persiano Al-Naubakht ai rilievi preliminari necessari alla scelta del luogo piu'adatto per la fondazione della citta' di Baghdad. Il suo scritto piu' famoso fu il "De scientia motus orbis", tradotto da Gerardo di Sabionetta che e' proprio il testo di cui venne redatta la traduzione in irlandese di cui ci stiamo occupando e la cui versione originale conteneva solamente 27 capitoli tanto che in arabo il suo titolo originale fu "il ventisettesimo". La versione irlandese, di fatto, e' quella piu' completa esistente e di primo acchito si pensava fosse stata ottenuta sulla base di tre manoscritti, i quali erano frammenti di trascrizioni della traduzione in latino eseguita, partendo dall'originale arabo, dal cremonese Gerardo da Sabionetta, nel XIII secolo, intitolato "De Elementi et Orbibus Celestibus".
I 12 fogli di pergamena sono scritti in carattere piccolo su due colonne; insieme ad essi sono rilegati 5 fogli, il cui contenuto sembra tradotto dal latino, che trattano di argomenti di carattere medico.L'ultima pagina e' praticamente illeggibile. Il testo e' corredato da alcuni diagrammi esplicativi, alcuni dei quali sono sbagliati e non si accordano con il testo contenuto nel manoscritto che dovrebbero illustrare e rendere piu' chiaro. La prima pagina e' completamente dedicata ad un diagramma circolare astronomico munito di indice mobile, il quale contiene i nomi delle costellazioni dello zodiaco e quelli dei pianeti in latino ed anche il nome dei mesi accompagnati da simboli numerici. In cima alla pagina e' tracciato un calendario lunare e una tavola di ragguaglio di pesi e misure che risulta essere molto difficile da decifrare a causa del deterioramento del manoscritto. Al di sotto del diagramma circolare munito di indice mobile e' posta una iscrizione redatta in irlandese che indica la connessione tra i segni dello zodiaco e alcune parti anatomiche umane, ma una parte di questa sezione astrologica e' illeggibile a causa del deterioramento. Questa pagina esiste solo in questo manoscritto, mentre manca completamente negli altri due.
La scrittura e' differente rispetto a quella con cui e' scritto il manoscritto precedente. Il testo e' corredato da alcuni diagrammi esplicativi che in questo caso sono di qualita' non eccelsa, ma sono corretti ed in linea con il testo che devono esplicare. L'ultima pagina del manoscritto e' completamente illeggibile tranne per l'intestazione latina e la prima riga del testo irlandese. Il testo e' complessivamente buono e i passaggi deteriorati sono scarsi. Come il manoscritto, appartenuto all'arcivescovo Marsh, sia arrivato alla Marsh's Library non e' affatto chiaro, ma la sua presenza e' documentata con il titolo "Anonymi Elementa Astronomiae" nel catalogo compilato da Robert Dougatt che rivesti' il ruolo di bibliotecario dal 1719 al 1730.
Il testo e' composto da 27 capitoli e la scrittura mostra che l'anonimo autore e' anche in questo caso differente da quelli che hanno compilato gli altri due manoscritti.
Uno dei diagrammi riportati sul manoscritto MS 23.F.13 conservato alla RIA di Dublino. (Le costellazioni sono oscurate dall’ombra della Terra); (La sfera del Sole) ; (L’ombra della Terra che oscura la Luna); (La sfera delle stelle fisse).
I diagrammi a corredo del testo sono sbiaditi, ma corretti e adatti ad esplicare i segmenti di testo a cui si riferiscono. Quello che e' importante e' che la traduzione anonima dell'opera di Messahalah rappresenta il primo ingresso dell'astronomia araba nell'ambiente culturale irlandese e quindi e' molto importante stabilire quando questo possa essere avvenuto, oltre che ad opera di chi, se mai fosse possibile stabilirlo. Ma la situazione non e' cosi' semplice come sembra e ora vedremo perche'. Si sa che la traduzione di Gerardo da Sabbionetta fu pubblicata a Norimberga nel 1504 per i tipi di J. Stabius, con il titolo di "De Scientia Motus Orbis" di cui ne esiste una copia sia al British Museum sia alla Royal Irish Academy di Dublino; successivamente un'altra edizione del 1549, pubblicata nuovamente a Norimberga per i tipi di Joachim Heller, ebbe il titolo di "De Elementi et Orbibus Celestibus".Esiste anche un altro manoscritto che contiene l'opera di Messahalah, noto come MS Ashmole, 393, e conservato nella Bodleian Library di Oxford. Il problema e' che il confronto tra la traduzione irlandese e le edizioni di Stabius, Heller e il testo del manoscritto Ashmole 393, non sono coerenti nel senso che Stabius, Heller e il MS Ashmole concordano sullo stesso contenuto, ma non con la traduzione irlandese che quindi, potrebbe essere stata redatta da un anonimo autore utilizzando uno o piu' manoscritti alternativi ai tre citati, i quali concordano piuttosto bene con le edizioni rinascimentali a stampa. Il testo irlandese non e' assolutamente una traduzione letterale del testo pubblicato nel 1504 da Stabius, nel senso che e' avvenuta una rielaborazione del materiale con alcuni arrichimenti operati dall'anonimo traduttore, i quali non sono classificabili come pure interpolazioni del testo esistente, ma aggiungono del nuovo, rispetto alla versione latina: ad esempio molte nozioni astronomiche sono state trasposte alla latitudine geografica dell'Irlanda, mentre Messahalah con grande probabilita' redasse il suo testo originale ad Alessandria d'Egitto intorno all'anno 800 d.C., quindi ad una latitudine geografica consistentemente piu' bassa. In piu' il testo irlandese contiene alcuni capitoli che non erano presenti nel puro testo astronomico di Messahalah, tra questi il capitolo nono, concernente la geologia, il decimo relativo alle sorgenti di acqua minerale, l'undicesimo dedicato ai vulcani, il dodicesimo dedicato alle maree, il tredicesimo che tratta del Nilo e il trentaseiesimo che e' dedicato alle sette regioni abitate della Terra. Lo stile dell'ampliamento e del materiale aggiunto al testo ricalca molto bene il modo di glossare tipico dell'ambiente altomedioevale irlandese e non lo stile tipico dei glossatori latini, e piu' specificatamente appartenenti all'ambiente culturale medioevale italico, per cui potrebbe bascere il sospetto che il testo irlandese sia una traduzione direttamente eseguita partendo da una fonte araba e non latina e che sia esistito un traduttore alternativo a Gerardo da Sabbionetta, ma piu' o meno contemporaneo. L'astronomia di Messahalah era, ovviamente per quell'epoca, di stampo tolemaico. Un curioso errore nel testo irlandese e' evidente dall'analisi del capitolo 35 e riguarda il valore utilizzato per il rapporto tra la circonferenza e ildiametro del cerchio, in parole povere il valore di pi-greco. Nel capitolo citato viene detto che tale rapporto vale esattamente 3, ma e' noto che Archimede da Siracusa, molto prima di Messahalah, aveva mostrato che tale rapporto era compreso tra 3+10/70 e 3+10/71. D'altra parte Alfergani, contemporaneo di Messahalah riporta nei suoi scritti un valore pari a 3+1/7. Allora: il testo irlandese riporta (abbreviato) "tri mile 7 feth", ma evidentemente l'autore scrisse erroneamente "f" invece che "s" nell'abbreviazione e se si sostituisce "s" a "f" si ottiene (espanso) "tri mile 7 seachtmadh" che produce esattamente il rapporto corretto (il segno "7" utilizzato in questa sede, nel testo irlandese sostituisce un carattere non alfabetico che nello stile scrittorio di quella antica lingua era equivalente al latino "et"). La datazione del testo irlandese e quindi la formulazione di un'ipotesi relativamente al periodo in cui la traduzione venne eseguita, e'estremamente difficile, ma risulta essere molto importante, dal punto di vista del periodo storico in cui l'astronomia autoctona antico irlandese inizio' a subire l'influenza araba e con essa avvenne l'ingresso dell'astrologia nel mondo culturale medioevale irlandese che ne era praticamente esente in quanto i druidi applicavano pratiche divinatorie molto diverse rispetto a quelle tipiche dell'astrologia medio-orientale ed egizia. Il testo non mostra traccia di date o collocazioni temporali, nè descrive eventi temporalmente databili, ma esaminandolo si ha la netta impressione di un lavoro isolato e volutamente decontestualizzato che si limita a descrivere il Cielo, l'Universo, alcuni luoghi geografici storicamente importanti e una serie di eventi naturali. Nemmeno le peculiarita' del testo ci aiutano e questo ha dell'incredibile in quanto l'evoluzione della lingua irlandese e' molto ben conosciuta: la linguistica ci dice che dal 400 al 700 d.C. in Irlanda veniva parlato l'irlandese arcaico (early Irish) e generalmente i brevi testi sono scritti in Ogham incidendo serie di tacche sugli spigoli di lastre di legno o pietra, dal 700 al 950 d.C. viene parlato e scritto l'irlandese antico (Old-Irish), spesso frammisto a frasi latine, successivamente tra il 950 e il 1250 e' l'Irlandese medio (Mid Irish) ad essere parlato e scritto e dal 1250 al 1650 abbiamo l'irlandese classico (Classical Irish) che si e' evoluto nella lingua irlandese moderna. L'astronomia araba arriva in Irlanda nel periodo di transizione tra l'Old-Irish e il Mid-Irish e quindi dovremmo aspettarci che il testo astronomico di cui ci stiamo occupando mostri una struttura linguistica che rifletta tale transizione, quale ed esempio una certa confusione nell'uso dei pronomi, la persistenza dell'uso del genere neutro, che sparisce nell'irlandese moderno, la fluttuazione delle forme verbali, invece no: il testo e' molto corretto e talmente ripulito da mostrare solamente qualche piccola peculiarita' linguistica tipica dell'Irlandese medio; insufficiente pero' a collocare cronologicamente la traduzione in modo accurato e senza ombra di dubbio. Mostriamo qualche esempio: il termine usato per "universo" e' "domain" e non antico irlandese "domun" oppure "domnan", allo stesso modo la Terra e' chiamata "talam" e non "ce". Pero' il termine per l'eclittica e' "sibal na greine" (il cammino del Sole) che pero' e' piu' antico dell'attuale irlandese "eiclipteach", di chiara derivazione greca e latina. Il termine usato per l'equinozio di autunno e' "eccinocium septimpir" invece dell'antico "daisearbhair na grene" (che significa: "quando il Sole sta di fronte al sud"). L'eclisse di Sole e' indicata con due diversi termini: l'antico "dorchadus na greine" ("oscuramento del Sole"), ma anche il piu' recente "eclipsis na greine".Piu' chiaramente indicativi sono invece i termini usati per "stella" che e' "retla" e anche "retlann" invece che il piu' antichi "rind" oppure "retglu". La casistica pero' non finisce qui, il testo mostra una miriade di altri esempi molto significativi in proposito. Il linguaggio mostra uno stile semplice e molto lucido senza tracce dialettali, ma con qualche segmento redatto in stile colloquiale che potrebbe far pensare ad una redazione intorno al XIV-XV secolo, ma questa ipotesi non si accorda bene con le altre caratteristiche del manoscritto. Il testo arabo dell'opera di Messahalah fu tradotto in latino nel XIIIsecolo e ne vennero redatte due versioni. L'ultima versione, che a differenza della prima avrebbe potuto citare ifenomeni naturali che sono descritti nel capitolo VII della versione irlandese, potrebbe essere forse quella che l'anonimo traduttore "hibernico" avrebbe potuto utilizzare come testo di partenza. Se cio' fosse avvenuto allora sarebbe molto improbabile che la traduzione sia stata redatta prima del 1325, epoca a cui gli studiosi pongono il lavorodi Gerardo da Sabbioneta. Se invece i fenomeni descritti nel capitolo VII sono un'introduzione e unampliamento originale del testo da parte dell'anonimo traduttore allora le cose non cambiano molto e il limite superiore della datazione rimane circa lo stesso, ma questo mostra che l'arrivo dell'astronomia araba in Irlanda e' avvenuta un po' piu' tardi rispetto a quanto avvenne nell'Europa ontinentale ed in Britannia. Inoltre la traduzione dell'opera di Messahalah in irlandese, avrebbe dovuto seguire quasi immediatamente la traduzione di Gerardo da Sabbionetta dall'arabo al latino e questo e' molto singolare anche perche' Gerardo lavoro' presso Cremona e invece esistono fondate ragioni per affermare che l'anonimo traduttore opero' in Irlanda.
Spiegazione del meccanismo dell’eclisse di luna (eclipsis an re) A quell'epoca un testo arabo veniva tradotto in latino e, dopo un certo tempo, copiato a mano. Le varie copie richiedevano un tempo considerevole per essere realizzate e altro tempo considerevole per diffondersi da un luogo all'altro, quindi non e' chiaro come il testo latino possa essere arrivato in Irlanda e tradotto cosi' velocemente. In piu' nessuno dei tre manoscritti citati in precedenza e presenti negliarchivi irlandesi sembra essere la base del testo irlandese disponibile sia perche' si rilevano troppe discrepanze sia perche' le parole latine che sono usate nella titolazione dei vari capitoli del testo irlandese (come era abitudine dell'epoca) sono state troncate e cio' non sarebbe avvenuto se l'anonimo traduttore avesse avuto a disposizione il testo latino di partenza da cui semplicemente copiarle e trascriverle. A questo punto viene il sospetto che la traduzione irlandese dell'opera di Messahalah non abbia seguito la consueta sequenza che prevede il passaggiodall'arabo al latino e da quest'ultimo all'irlandese, ma che possa esserestata eseguita una traduzione in lingua irlandese direttamente da un esemplare redatto in arabo oppure in ebraico in un periodo quasi contemporaneo alla versione di Gerardo da Sabbionetta, se non antecedente, e comunque indipendentemente da quest’ultimo.
Vediamo ora il contenuto del testo astronomico. Il capitolo I tratta della Creazione e della Manifestazione dell'Universo, nel capitolo II sono descritti i quattro elementi e il loro ordine stabilito dal Creatore, nel capitoli III, IV, V e VI e' descritto il loro moto e la loro natura. Nel capitolo VII e' trattata la questione della rotondita' della Terra e della conoscenza del giorno e della notte. Il capitolo VIII tratta del mare e dei fiumi, mentre il IX si occupa delle caratteristiche della terra e delle colline. Il capitolo X tratta delle caratteristiche dell'acqua e del moto della Terra, mentre il capitolo XI si occupa di due vulcani. Il capitolo XII riguarda il flusso delle maree, il XIII si occupa dell'inondazione del Nilo in Egitto, mentre il XIV tratta della rotondita'della sfera celeste, del suo moto e della sua natura.
La struttura dell’Universo a sfere concentriche. Dall’interno all’esterno: Terra, “Speir an re” (sfera della Luna), “Speir mercuir” (sfera di Mercurio),“Speir uenir” (sfera di Venere), “Speir na greine” (sfera del Sole), “Speir mars”(la sfera di Marte), “Speir iop” (sfera di Giove), “Speir saduinn” (Sfera di Saturno) “Speir na nairdrinnach ndaingin” (Sfera delle stelle fisse), “Speir na comartad” (Sfera dei segni (zodiacali)) e per ultima la “in Speir lanmhor”cioe’ la Grande Sfera.
Il capitolo XV tratta della rotazione del cielo e del movimento apparente del Sole; il XVI riguarda la i cambiamenti visibili nel cielo, mentre il XVII contempla i circoli, le linee e i punti di riferimento sulla sfera celeste. Il capitolo XVIII riguarda la differenza tra il sorgere ed il tramontare del Sole, mentre il XIX si occupa della conoscenza delle dimensioni del Sole. Il capitolo XX tratta della luce che la Luna "che si fa prestare" dal Sole, mentre il XXI capitolo descrive le eclissi di Luna (“eclipsis an re”). Il capitolo XXII riguarda la luce delle costellazioni e il XXIII e' dedicato alle eclissi di Sole (“dorchadus na greine”).
Spiegazione della forma conica dell’ombra proiettata dalla Terra e della possibilita’ del verificarsi delle eclissi di Luna.
La figura esplicativa al capitolo XXVI “Constat quod quatuor sphaerae Lunae, etcetera”, e relativa alle caratteristiche della luce della Luna, delle stelle e delle costellazioni.
Il capitolo XXIV prende in esame la ragione per cui la Luna appare piccola quando e' alta nel cielo e invece grande quando si trova vicino all'orizzonte. Il capitolo XXV si occupa delle caratteristiche della luce della Luna, mentre il capitolo XXVI e' dedicato al numero dei circoli su cui essa si muove. Il capitolo XXVII e' dedicato alle due sfere del Sole (“Speir na greine”) (ricordiamo che l'impostazione del testo e' esclusivamente tolemaica). Il capitolo XXVIII descrive tutti circoli e i loro movimenti, mentre il capitolo XXIX concerne il moto della ”an Speir Mhor” cioe’ la "sfera molto grande" (che e’ la sfera esterna alla sfera celeste) e il XXX e' dedicato al movimento della sfera delle costellazioni zodiacali. Il capitolo XXXI tratta della variazione dell'aspetto della natura durante l'anno e delle stagioni. Il capitolo XXXII e' dedicato al numero dei circoli necessari a riprodurre il movimento apparente di Saturno e degli altri pianeti, mentre il capitolo XXXIII tratta del moto retrogrado di Saturno e degli altri pianeti. Il capitolo XXXIV tratta della sfera delle stelle fisse, il XXXV si occupa della lunghezza della circonferenza della Terra, e il capitolo XXXVI, e ultimo, e' dedicato alla variazione delle stelle osservate in differenti luoghi della Terra.
Il moto apparente geocentrico di Saturno tra le costellazioni zodiacali. Ricordiamo che quest'ultimo capitolo, come il VIII, IX, X, XI, XII e XIII, non sono compresi nel testo originale di Messahalah, ma sono stati inseriti ex novo dall'anonimo traduttore nella versione irlandese. In piu' la struttura di questi capitoli e' ben lontana dagli stili medioevali arabo o latino, ma e' strettamente "hibernico". A questo punto vanno tirate le somme di quanto affermato e formulata qualche ragionevole ipotesi che potra' forse essere meglio verificata o rigettata sulla base delle successive ricerche. Inizialmente fu disponibile, per qualche ragione, una copia del testo di Messahalah redatta in arabo oppure in ebraico arrivata chissa' come sul territorio irlandese anche in epoca decisamente antecedente al XIV secolo. In ambiente monastico altomedioevale irlandese la lingua ebraica era comunemente nota soprattutto nei monasteri di rilevante importanza, mentre non era cosi' per l'arabo, che vi arrivo' in occasione del ritorno in patria dei confratelli che avevano lavorato ed insegnato nelle universita' poste sul territorio continentale.E' probabile quindi che la versione irlandese sia derivata da una possibile versione in lingua ebraica dell'opera di Messahalah, come analogamente siverifico' nel caso di altri manoscritti di "Computus" redatti nella "verde isola" sin dal VI secolo, e non da una versione latina. Ovviamente le caratteristiche linguistiche mostrate dalla versione irlandese non conduce ad epoche cosi' remote, ma potrebbe collocare l'opera tra il 1000 ed il 1300. In questo caso la traduzione di Gerardo da Sabbionetta non rappresenterebbe la piu' antica versione dell'opera di Messahalah giunta sul territorio europeo, ma probabilmente la sua prima introduzione la dobbiamo ad un anonimo monaco irlandese vissuto in un' epoca probabilmente piu' antica che oscuramente lavoro' in un angusto "scriptorium" di qualche monastero posto sul territorio della Verde Isola.
Bibliografia
(Autore:Adriano Gaspani)
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