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Il ciclo dell'anno a Inis Mòr - Arainn Credenze e tradizioni del calendario presso la comunità delle isole Arann (Irlanda)
di Adriano Gaspani I.N.A.F. – Istituto Nazionale di AstrofisicaOsservatorio Astronomico di Brera - Milano
“Nessun angelo che scese in Irlanda per aiutare i Gaeli o gli Stranieri ritorno’ in Cielo senza passare per le Arann”. ( Cormac Mac Culineannain, Re e Vescovo di Caisel, ?908 d.C.)
Abstract: Among the peoples living on the Arann Islands (western Ireland) ancient folk customs are still alive and practised. Starting from a school manuscript written in 1938 by Càit Ni Briain, a young local schoolgirl, I investigated, on the place, the traditional calendar of the islanders from both astronomical and ethnographical points of view.Such peculiar calendrical system, that is in use from several centuries, splits the year into two well definite segments: the bright season and the dark one; the latter, corresponding to the winter season, starts at the Oìche Shamhna festival (October 31th) and closes at the celebration of the following feast of St. Patrick at March 17th. In this day the bright segment of the year starts and goes until the following Oìche Shamhna festival. In fact the summer time (the bright segment) is about 7-months long and the winter time (dark segment) is 5-months only. Such splitting is based on the local climatic changes and is phased on the precristian splitting of the year based on the alternance of the feasts of Samain and Bealtaine, the first corresponding on the ground of the Arann Islands to the Oìche Shamhna festival. The development of the year makes provision for a number of feasts based on the worship of the saints, so the summer solstice is coupled with the feast of St. John, the winter solstice is coupled with Christmas and the springh equinox is coupled with the St. Patrick day. The calendrical system of the Aran Islands couples two time reckoning schemes: the Christian one based on the worship of the saints and the oldest pagan one based on the four traditional Irish celtic feasts after their “solarization” operated by mediaeval monks in order to agree the pagan computus with the Julian calendar required by the Church.
Riassunto: Tra le comunita’ che risiedono sulle isole Arann, al largo della costa occidentale dell’Irlanda sopravvivono molte usanze e tradizioni ancora molto vive e praticate dalla popolazione locale. Partendo dal testo moscritto di un compito scolastico redatto nel 1938 da Càit Ni Briain, una giovane alunna della scuola elementare di Cill Ronain (Killronan), principale localita’ di Inis Mòr, la maggiore delle Isole Arann, che descriveva la sequenza delle feste celebrate dalla popolazione locale durante l’anno, e’ stato possibile raccogliere informazioni intorno al calendario tradizionale locale sia dal punto di vista astronomico che etnografico. Questo particolare calendario che e’ in uso sulle Arann da parecchi secoli, divide l’anno tropico in due segmenti: il segmento luminoso, corrispondente alla stagione estiva e il segmento oscuro, corrispondente alla stagione invernale. Quest’ultimo ha inizio con la festa tradizionale di Oìche Shamhna, che si celebra il 31 ottobre e si conclude con la festa di San Patrizio che si celebra il 17 marzo successivo; in questo giorno inizia la stagione estiva che si conclude con la successiva Oìche Shamhna. La stagione estiva dura quindi circa 7 mesi contro i 5 della stagione invernale. Questa particolare divisione dell’anno riflette strettamente le particolari variazioni climatiche locali ed e’ basata sull’antica divisione bistagionale celtica pagana dell’anno tropico stabilita dalle ricorrenze di Samain e Bealtaine, la prima delle due corrispondente, sulle Arann, a Oìche Shamhna. Lo sviluppo dell’anno e’ regolato da un certo numero di ricorrenze basate sulla venerazione dei santi tra cui San Giovanni, che stabilisce il Solstizio d’Estate, Natale che traspone il solstizio d’inverno e San Patrizio che marca l’equinozio di Primavera. Il sistema calendariale tipico delle Isole Arann combina due differenti schemi di computo del tempo: quello Cristiano basato sulla cadenza delle feste dei Santi e il molto piu’ antico schema pagano basato sulle quattro antiche ricorrenze sacre irlandesi, la cui cadenza in origine regolata dal sorgere delle stelle, fu “solarizzata“ in epoca altomedioevale, grosso modo tra il 600 ed il 800 d.C. dai monaci irlandesi, in modo tale da accordare l’antico “computus” pagano con il calendario Giuliano adottato ufficialmente dalla Chiesa.
Introduzione Presso gli abitanti delle Isole Arann, poste a circa 15 Km al largo della Baia di Galway sulla costa occidentale dell'Irlanda, sono ancora molto vive le antiche tradizioni che erano diffuse nelle comunita' che risiedevano sulle isole nei tempi antichi. Tali tradizioni, note con il termine gaelico “nòs”, di fatto rappresentano una serie di regole di vita assolutamente rispettate ancora oggi.
Inis Mòr, l’isola maggiore dell’arcipelego delle Arann, nell’Oceano Atlantico, ad ovest dell’Irlanda Un esempio emblematico e' il seguente: visitando l'isola maggiore, la Inis Mòr (Isola Grande) si nota che le case sono generalmente allineate lungo la direzione nord-sud astronomica, (sul territorio irlandese la discrepanza tra le linea meridiana e la direzione del Nord magnetico e’ rilevante), ma soprattutto non mostrano ampliamenti, verande, pollai, o altre costruzioni, anche di servizio, sul lato ovest della casa principale, dove generalmente invece si notano spazi che vengono deliberatamente lasciati liberi. Volendo approfondire la questione, chiedendosi se questo sia un fatto casuale o meno, si viene a conoscenza dell’esistenza di un detto locale, la cui origine e' molto antica, il quale recita: "Fear nios fearr na Dia, a chuireadh fad ar a theach siar", cioe': "Solo un uomo migliore di Dio costruirebbe ad ovest della sua casa". Approfondendo la questione ci si rende conto che le antiche popolazioni precristiane che abitarono la grande Arainn tenevano in gran conto il punto di tramonto del Sole all’orizzonte marino locale, il quale era considerato sacro, poiche' secondo la mitologia irlandese e' in quella direzione che i Fir-Bolg (Uomini del Sacco) superstiti dopo la sconfitta subita alla mitica battaglia di Mag Thuired, (Moytura) si erano mossi stabilendosi poi sulla costa occidentale irlandese e sulle isole Arann. L’importanza della direzione occidentale connessa con il tramonto del Sole appare evidente anche dall’orientazione delle strutture litiche di Cnoc Raithnì , un tumulo funerario risalente all’eta’ del Bronzo (collocato cronologicamente dagli archeologi al 1500 a.C.) posto sull’isola di Inis Oirr, la piu’ piccola delle tre Arann. Il sito rilevato archeoastronomicamente da Adriano Gaspani durante il mese di Agosto 2006, e tutt’ora in studio, ha mostrato significative orientazioni astronomiche connesse con il tramonto solare all’orizzonte naturale locale.
Tramonto del Sole su Inis Mòr (isole Arann)
Le comunita'delle isole Arann hanno, da tempo immemorabile, misurato il loro tempo sociale secondo una particolarissima divisione dell'anno tropico, scandito dalle Féili na Bliadna, cioe' le "feste dell'anno" le quali derivano da antichissime tradizioni pagane vive durante l’eta’ del Ferro. Gli elementi fondamentali di tali consuetudini (cristianizzate dai monaci che durante il medioevo popolarono le isole), sono il mare, il cielo, la terra e la pietra: la caratteristica pietra grigia di cui le isole Arann, tavole di roccia emergenti dal mare, praticamente prive di alberi di alto fusto, battute dal gelido vento dell'Atlantico, sono composte.
Uno scorcio del caratteristico paesaggio brullo e roccioso di Inis Mòr, praticamente privo di alberi ad alto fusto.
Praticamente tutte le feste sono occasioni di celebrazione che si concretizzano in musica tradizionale, rituali, molto spesso di evidente origine precristiana, preghiere, canzoni e danze. Nell'archivio del Department of Irish Folklore, dell'University College di Dublino (Schools Manuscript Collection) e' custodito il manoscritto di un compito in classe redatto nel 1938 da Cait ni Briain, un'allunna che a quel tempo frequentava la scuola elementare a Cill Ronain (Killronan), il principale centro di Inis Mòr, la grande Arainn. Il manoscritto e’ redatto in lingua irlandese, ma con la caratteristica presenza di vocaboli tipici della peculiare parlata diffusa sulle Isole Arann.
Tra le brume dell’alba emerge Cill Ronan (Killronan) e’ il centro principale di Inis Mòr Si puo’ notare che praticamente tutte le case sono allineate nella stessa direzione, nord-sud; la scelta del luogo dove costruire una casa richiede, sulle Arann, una complessa procedura che deve rispettare alcune regole tradizionali tese ad assicurare il benessere spirituale agli occupanti. Il testo, dal titolo "Fèilì na Bliadna" descrive la sequenza delle feste che tradizionalmente, in quegli anni, scandivano l'anno sociale, economico e rituale degli abitanti di Inis Mòr, ma piu' generalmente di trutte e tre le isole abitate che compongono l’arcipelago delle Arann. Il manoscritto di Càit ni Briain prende le mosse dalla celebrazione della festa di Santa Brigida (1 Febbraio) e termina a fine Giugno descrivendo le celebrazioni relative alla festa dei Santi Pietro e Paolo, ma e' stato possibile reperire in loco documentazione supplementare anche in merito alle tradizioni che caratterizzano le celebrazioni che fanno parte della restante parte dell'anno ottenendo quindi un sufficiente ricostruzione del ciclo delle consuetudini locali.
Il testo manoscritto redatto da Càit Nì Briain in cui e’ descritto il ciclo delle feste tradizionali dell’anno a Inis Mòr (vedi testo)
Leggendo ed analizzando accuratamente il manoscritto, e' stato possibile ricostruire la sequenza delle scadenze calendariali tradizionali, le quali lungo l'anno, regolavano la vita sociale e religiosa della comunita' locale. La lettura di questo scritto e' servita da spunto e da punto di partenza per raccogliere informazioni supplementari intorno al bagaglio di usanze e tradizioni, ancora vive tra la popolazione locale al fine di documentarle e cercare di rendersi conto di quale ruolo possa aver giocato l'osservazione del cielo e dei suoi fenomeni, nello sviluppo del particolare calendario ad esse connesso. Quello che e' emerso e' che lo scenario descritto dalla piccola Càit nel 1938 ha di fatto subito trascurabili variazioni, nonostante siano trascorsi quasi 70 anni da allora, segno inequivocabile di un grande attaccamento della popolazione delle Arann alle antiche tradizioni, fatto questo che e’ comunque di generale diffusione in tutta l’Irlanda. L'anno viene diviso in due settori, come e' di tradizione per le comunita' celtiche, una oscura ed una chiara, ma in questo caso si rileva uno sbilanciamento tra le durate delle due meta’: la stagione invernale e' molto piu' corta di quella estiva: solo 4 mesi mezzo contro i restanti 7 mesi e mezzo nel caso del periodo ritenuto estivo. La divisione dell'anno e' quindi di tipo bistagionale e prevede il corto periodo invernale e il piu' lungo periodo estivo, senza lasciare spazio alla primavera e all'autunno. Appare quindi evidente che il criterio seguito per secoli e' stato quello climatico locale e non quello convenzionale basato sulla posizione del Sole lungo l'eclittica anche se di fatto, i due solstizi, quello invernale e quello estivo, sono presenti nelle celebrazioni sotto forma di feste religiose analogamente a quanto si rileva in tutte le aree europee in cui l’antico substrato culturale e’ di tipo celtico. Il solstizio d’inverno viene fatto corrispondere al Natale (citato nel manoscritto con il termine dialettale locale "Nodlog", invece che con il corrispondente vocabolo irlandese standard “Nollaig” ) ed il solstizio d’estate viene fatto corrispondere con la festa di San Giovanni Battista, qui denominata "Féile Seain" (letteralmente “Festa di Giovanni”). Nella lingua irlandese non esiste un vocabolo per tradurre la parola “santo” la quale viene quindi sottointesa nella denominazione delle festivita’, mentre il termine che piu’ si avvicina e’ niomh il cui significato e’ piu’ prossimo all’italiano “onorevole, degno di rispetto”. L'equinozio di primavera corrisponde, a meno di qualche giorno, alla festa di San Patrizio ("Féile Padraig" cioe’ Festa di Patrizio), mentre l'equinozio di autunno e' praticamente ignorato, salvo assimilarlo grossolanamente alla festa di San Ciaran (Fèile Ciaràn). Tra i santi venerati dalle comunita’ delle isole Arann, manca stranamente San Michele, la cui festa (Fèile Mhichil) stabilisce usualmente in tutta l’Irlanda la data dell’equinozio di autunno.
La meta' oscura dell'anno Iniziamo dalla parte oscura dell'anno, la quale inizia con la celebrazione della festa di Oìche Shamhna, che discende dall'antica Samain precristiana (Samain e' anche il nome gaelico del mese di Novembre). Tale festa si celebra il 31 Ottobre e stabilisce l'origine della stagione invernale che e' caratterizzata dal repentino peggioramento delle condizioni del mare il quale implica a sua volta una drastica diminuzione degli arrivi delle navi e dei battelli che collegano le isole alla costa occidentale irlandese e con essa l'approvvigionamento delle derrate non reperibili sull'isola. Durante la meta’ oscura dell’anno gli abitanti si dedicano alla lavorazione della lana e alla manutenzione delle case. Anche i pescatori smettono di pescare in quanto navigare con le currach, le barche tradizionali locali, diventa un'impresa pericolosa poiche' nella stagione invernale le acque di quella regione dell’oceano Atlantico sono infide, soprattutto a causa del forte vento che solleva grandi ondate. A questo punto va tenuto presente che prima degli anni ’70 e quindi anche ai tempi in cui la piccola Càit scriveva, l’unico combustibile utilizzato per scaldare le case durante la stagione invernale era la torba, la quale non essendo disponibile sul suolo roccioso delle Arann, doveva essere importata via mare dalla prospiciente costa del Connemara. L’impraticabilita’ invernale del mare poteva precludere il periodico approvvigionamento obbligando gli abitanti delle isole ad accumulare, durante l’estate, rilevanti scorte di torba da ardere durante l’inverno. Gli abitanti di Inis Mòr sono soliti affermate: "Dà mbeadh do dhothain mòin istigh agat - fè Shamahin - agus tuì ar an teach, nach mbeadh aon ghà imnì dhuith", cioe' "se uno ha abbastanza torba nel magazzino e la casa manutenzionata prima di Samain, non esiste alcuna ragione di preoccuparsi per l'inverno che arriva". Di fatto prima di Oìche Shamnha, il raccolto delle patate deve essere completato e la casa restaurata. Una volta che cio' e' compiuto, agli abitanti di Inis Mòr rimane tempo per lo svago, il divertimento e le relazioni sociali. La lingua irlandese prevede un vocabolo particolare per questo: "an Craic" durante il quale viene dedicato molto tempo alla musica in particolare il "sean nòs" cioe' il canto tradizionale. Una delle abitudini degli abitanti di Inis Mòr e’ quella di travestirsi e mascherarsi durante la festa di Oìche Shamnha in modo da simboleggiare le creature dell’Altromondo, cioe’ “Taibsì” e “Pùcaì” cioe’ i fantasmi. Dopo Oìche Shamnha inizia la preparazione al "Nodlog" cioe' la festa del Natale che prevede ben 12 giorni di festeggiamenti. Dal punto di vista astronomico siamo praticamente al solstizio d'inverno e bisogna ricordare che alla latitudine delle Isole Arann, l'arco diurno percorso dal Sole sulla sfera celeste, in quel particolare giorno e' molto ridotto e al mezzogiorno vero e locale il Sole raggiunge un'altezza massima di soli 13.5 gradi rispetto all'orizzonte astronomico locale rappresentato dal profilo del mare che circonda l'arcipelago. Di conseguenza la notte dura ben 17 ore contro le 7 di luce: in altre parole durante la giornata si avra' luce grosso modo solamente dalle 9 del mattino alle 16 del pomeriggio. La festa successiva al Natale e' la Fèile Brigide cioe' la festa di Santa Brigida, celebrata il 1 Febbraio e molto popolare in tutta l'Irlanda le radici della quale risalgono all'antichissima ricorrenza pagana di Imbolc che sanciva l'uscita dalla stagione invernale e annunciava l'imminente arrivo della bella stagione. In quel periodo la lunghezza della notte riduce a circa 15 ore e il giorno dura 9 ore circa. La Fèile Brigide e’ una festa importante anche per l’economia delle comunita’ delle Arann in quanto in quella occasione avviene i mercato del bestiame. L'appuntamento importante successivo e' il "Faosdìnì" che si celebra all'inizio del mese di Marzo e in quel periodo il locale parroco celebra la messa nelle case degli abitanti di Inis Mòr.
Lo schema della “Ruota dell’Anno” a Inis Mòr ricostruito dall’analisi del manoscritto di Càit nì Briain e da un’indagine eseguita localmente sulle isole Arann. Una delle usanze popolari e’ quella di celebrare i matrimoni nel periodo dell’anno compreso tra la festa di San Patrizio e l’ultimo sabato di Luglio. I matrimoni vengono celebrati seguendo una cerimonia Cristiana, ma la funzione include molti residui aspetti pagani che fanno ancora parte del bagaglio culturale della popolazione locale. La meta' chiara dell'anno L'inizio della "meta' chiara dell'anno", cioe’ “Saol nìos sona” (i giorni luminosi), e' stabilito dalla celebrazione della festa di San Patrizio, la "Fèile Padràig" che cade il 17 Marzo: da quel giorno in poi, per gli abitanti dell'isola, la stagione estiva e’ ufficialmente iniziata. Dal giorno di San Patrizio, le giornate si allungano, il Sole sorge alle 6:44 e tramonta alle 18:43 e le usuali attivita' degli abitanti di Inis Mòr riprendono secondo il ritmo usuale: le condizioni meteorologiche migliorano ed il mare torna gradualmente ad essere praticabile, quindi i pescatori rimettono in mare le loro "currach" accuratamente riparate e calatafate con uno spesso stato di catrame durante l'inverno, in modo da assicurarne la perfetta impermeabilita'.
Le “currach” sono le tipiche imbarcazioni usate da secoli dai pescatori delle isole Arann. La loro particolare struttura a prora rialzata le rende adatte ad affrontare le forti ondate dell’Oceano Atlantico
Il mare praticabile permette nuovamente l'arrivo dei battelli che collegano le Arann alla costa occidentale Irlandese e quindi anche l’arrivo degli approvvigionamenti. Dopo la festa di San Patrizio, la celebrazione religiosa successiva e' la festa di Sant’Enda il 21 Marzo a cui segue la Domnac Càsca cioe' la domenica di Pasqua (an Caisc), la quale conclude il Corgas, cioe’ la Quaresima. Nel 1938, anno di redazione del manoscritto, Domnac Càsca cadde il 17 Aprile. In esso, la piccola Càit utilizza piu’ volte il termine dialettale locale “an Céasca” per indicare la Pasqua. La ricorrenza successiva e’ il primo giorno di Maggio dal ricordo dell'antica festa pagana di Bealtaine, che anticamente stabiliva ufficialmente l'inizio della stagione estiva vera e propria. In concomitanza di Bealtaine, sulla Arainn, si celebra il giorno delle Cresime (còineartù) dei bambini (ricordiamo che il vocabolo Bealtaine, in lingua irlandese e’ il nome assegnato al mese di Maggio). Il successivo appuntamento religioso importante e' quello della festa mobile del Corpus Domini che si celebra in una domenica di Giugno a seconda della cadenza della Pasqua in quell'anno. Nel 1938 la festa cadde il 16 Giugno. Arriviamo ora al 9 Giugno in cui si celebra Fèile Colmcille la ricorrenza di San Colomba, un santo medioevale molto popolare in Irlanda, discendente dalla nobilissima casata dei Cenàl Conaill, del Donegal, secondo la tradizione morto il 9 Giugno dell'anno 597 d.C. Arriviamo ora al solstizio d'estate, che per gli abitanti delle Arann e' stabilito dalla Fèile Seain cioe’ la festa di San Giovanni Battista che si celebra il 23 Giugno. Tale festa e' molto importante: se Oìche Shamhna (Samain) e' un momento fondamentale durante l'inverno, allo stesso modo Oìche Tine Chnaimh, la Notte dei Fuochi di San Giovanni lo e' per la stagione estiva. Tradizionalmente sia su Inis Mòr, l'isola maggiore, che su Inis Meàin, l'isola di mezzo che sulla piu' piccola Inis Oirr, gli abitanti accendono molti grandi falo': Oìche Tine Chnaimh e' la celebrazione della Luce e avviene quando il numero di ore di luce nella giornata raggiunge il massimo possibile durante l'anno: circa 17 ore, mentre la notte dura solo poco piu' di 7 ore, alla latitudine delle isole Arann (53 gradi) dove il Sole sorge alle 4:09 e tramonta alle ore 21:07. In quella notte veniva ritualmente bruciato tutto cio' che di vecchio ed obsoleto andava gettato via e distrutto, quindi dal punto di vista etnografico Oìche Tine Chnaimh e’ una festa di rinnovamento e di purificazione la quale viene associata al solstizio d’estate. Le pire vengono accuratamente preparate durante il giorno precedente e al calar del Sole, intorno alle 9 di sera, gli abitanti raggiungono i luoghi in cui i falo' devono essere accesi e fatti brillare per tutta la notte. I luoghi dove venivano accesi i fuochi sono sempre gli stessi, anno dopo anno, da tempo immemorabile, poiche' nella tradizione celtica il luogo dove arde un fuoco e' molto importante: la tradizione della sacralita’ del luogo dove arde un fuoco risale a tempi molto antichi, precedenti la diffusione del Cristianesimo. Accanto ai fuochi che ardono, gli abitanti dell'isola si scambiano la rituale frase di buon augurio: "Go mbeir mid mbeo ar an am seo àris" (Possiamo essere tutti vivi il prossimo anno). Il manoscritto a questo punto racconta che da Inis Mòr erano chiaramente visibili anche i fuochi che brillavano lungo la costa del Connemara, posta di fronte alle isole Arann ad una trentina di chilometri di distanza verso est. Quella notte i ragazzi portano a casa propria un tizzone ardente prelevato dal fuoco piu' grande che riescono a trovare girando per l'isola, e lo aggiungono al fuoco che arde nel camino di casa: questo e' considerato di buon auspicio e rappresenta una benedizione per la casa, la famiglia e prelude ad un anno favorevole ed alla possibilita' di un buon raccolto delle patate: in termini linguistici locali: “piseòg” cioe’ “prosperita’”. Una settimana dopo, il 29 Giugno, si festeggia an Patrùn cioe' la ricorrenza di San Pietro e Paolo. Curiosamente an Patrùn significa "la configurazione, il disegno", e tale ricorrenza era connessa, al pellegrinaggio ad un sito monastico altomedioevale, posto nella parte occidentale dell'isola di Inis Mòr, noto come " na Seacht dTempaill " (le Sette Chiese) posto presso il villaggio di Eoghanacht.
I resti del monastero medievale di na Seacht dTempaill (le sette chiese) meta di pellegrinaggio
Il luogo sacro e' pero' composto di sole due chiese: il Teampall Bhreacàin (La chiesa di San Brecan) e il Tempaill an Phoill (la chiesa dei sordi), mentre gli altri cinque edifici erano invece destinati a strutture di servizio. Il sito e' stato rilevato sia nel 2003 che nel 2005 dal punto di vista archeastronomico da Adriano Gaspani e l'analisi delle orientazioni astronomiche e' tuttora in corso. I resti dell'antico monastero altomedioevale costituiscono un luogo di forte devozione per la gente di Inis Mòr; nel 1938 il periodico pellegrinaggio in questo luogo rappresentava un appuntamento religioso importante per la comunita' dell'isola, ma ora questa consuetudine si e' praticamente estinta e le celebrazioni si svolgono per lo piu' a Cill Ronain (Killronan) dove dopo la Messa che apre le celebrazioni, esse si susseguono per tre giorni toccando la massima popolarita' nel pomeriggio della domenica quando avviene la famosa gara di velocita' dei "currach" a cui partecipano equipaggi di tre rematori provenienti sia dalle isole vicine che dalla costa del Connemara. Dopo la festa di an Patrùn, nell'ultimo sabato di Luglio avviene la tradizionale benedizione delle barche, soprattutto i currach utilizzati per la pesca. Subito dopo, il 1 Agosto, memoria dell'antica festa celtica di Lugnasa, i parroci celebrano la messa nei cimiteri delle isole che in genere, seguendo la diffusa usanza irlandese, sono posti negli antichi siti monastici medioevali i quali vengono quindi ancora frequentati e sono ancora oggetto di devozione popolare. Il 15 Agosto si celebra an Turas, che letteralmente significa "il viaggio": e' il periodo dei pellegrinaggi a Inis Mòr.
Rilievi archeoastronomici a “na Seacht dTempaill” (le sette chiese) sull’Isola di Inis Mòr eseguiti dall’autore nel 2005 La tradizione di fare an Turas, cioe' un viaggio, un pellegrinaggio verso un luogo sacro dell'isola e' una tradizione diffusa su tutto il territorio irlandese dall'epoca della prima diffusione del Cristianesimo e forse, come sostengono alcuni studiosi di rilievo, la sua origine potrebbe collocarsi anche al piu' remoto periodo protostorico. Sulle isole Arann l'usanza dei pellegrinaggi e' molto sentita e di fatto, durante l'anno, esistono tre occasioni previste dal calendario tradizionale per recarsi in pellegrinaggio verso un luogo sacro. Il primo an Turas verso na Seacht dTempaill e' gia' stato descritto in occasione della festa di San Colomba (Colmcille), il secondo e' quello che si svolge il 15 Agosto in onore della festa dell'Assunta ed il terzo, e' quello del 9 Settembre in onore di San Ciaràn. Le isole Arann hanno una lunga tradizione legata ai santi monaci medievali, tanto che nel folklore locale, esse sono spesso identificate con Ara na Naomh, le Arann dei Santi, denominazione che troviamo per la prima volta citata in un manoscritto del XII secolo dedicato alla vita di San Ailbe in cui viene detto: "Nemo scit numerum sanctorum qui sepulti sunt ibi, nisi solus Deus" (“Nessuno, tranne Dio, conosce il numero dei santi sepolti qui". Leggendo le agiografie irlandesi si scopre che sia San Colncille, sia San Ciàran, quest’ultimo morto nel 545 d.C. e fondatore del monastrero di Clonmacnois sulle rive del fiume Shannon, trascorsero una parte rilevante della loro vita sulla isola di Inish Mòr studiando e dedicandosi alla meditazione sotto la guida di San Enda nel monastero di cui ancora esistono i resti di una piccola chiesa nota come "Teaghlach Einne" (la casa di San Enda). Il Turas di fatto non si riferisce al viaggio compiuto a piedi verso il luogo di pellegrinaggio, cioe' al Teampall an Ceathrar Alainn, ma alla cerimonia successiva prevista dalle usanze locali che inizia dopo le 3 del pomeriggio, quando tutti i pellegrini sono arrivati sul posto e che consiste nel raccogliere 7 piccole pietre e camminare, in silenzio e pregando mentalmente, intorno al luogo sacro eseguendo 7 giri in senso concorde alla rotazione apparente degli astri sulla sfera celeste, ponendo, ad ogni giro compiuto, un pietra sull'antico altare fino al compimento dei 7 giri prescritti ed esaurendo cosi il Turas, cioe' il “viaggio rituale”. Le origini di questo viaggio rituale sono decisamente precristiane e sono connesse alle circumambulazioni rituali note, durante l’eta’ del Ferro, in ambito celtico non solo irlandese.
Uno dei quattro cenotafi posti lungo la strada vicino ad Eochaill, dove transitano i pellegrinaggi. L’iscrizione chiede preghiere per le anime di Julia Derrane (+1868) e Bridget Dirrane (+1811).
La ricorrenza successiva del calendario e' il 9 Settembre in cui si celebra la festa di San Ciaràn e successivamente, all'inizio di Ottobre di nuovo viene il momento del "Faoisdìnì" in cui i parroci visitano le case dei fedeli e vi celebrano la Messa. L'anno tradizionale ora volge al termine, le condizioni meteorologiche nuovamente peggiorano, il mare diviene impraticabile e nell'ultimo giorno di Ottobre viene celebrata la festa di Oìche Shamhna e di nuovo inizia la stagione invernale ed il ciclo delle usanze si ripetera' nuovamente, invariato come l'anno precedente.
ConclusioneIn questo lavoro e’ stato descritto il calendario popolare tradizionale diffuso sulle isole che fanno parte dell’arcipelago delle Arann, ad ovest dell’Irlanda. Il punto di partenza e’ stata la testimonianza scritta di una bimba che nel 1938 riportava in uno scritto scolastico le sue conoscenze in relazione al calendario tradizionale dell’isola di Inis Mòr. Tali conoscenze le erano state ovviamente insegnate da genitori e parenti e facevano parte del semplice bagaglio di conoscenze popolari che erano indispensabili per regolare in modo semplice, ma efficace la vita sociale ed economica della comunita’ dell’isola. L’origine di un siffatto calendario tradizionale e’ ovviamente astronomica, basata sull’osservazione del cielo e dei suoi fenomeni e il modo di rendere accessibili e mnemonicamente ricordabili le nozioni calendariali fu messo a punto dalle comunita’ monastiche cristiane altomedioevali che, analogamente a quanto accadde sul suolo dell’Europa continentale, associarono la celebrazione delle feste di particolari santi ai principali eventi solari importanti ai fini della scansione dell’anno, quali i solstizi e gli equinozi. Nel caso delle isole Arann si rileva che all’andamento della declinazione del Sole sulla sfera celeste e la sua associazione con le feste dei santi si sovrappone ad una scansione bistagionale dell’anno, forzata dal peculiare clima atlantico locale, il quale e’ descritto in modo piu’ appropriato dai sistemi di scansione temporale tipicamente celtici derivanti dalle conoscenze druidiche diffuse nell’Irlanda precristiana dell’eta’ del Ferro. Tali conoscenze, ottenute mediante secoli di osservazioni astronomiche prevedevano l’utilizzo delle quattro antiche ricorrenze fondamentali celtiche irlandesi: Samain, Imbolc, Bealtaine, Lughnasa, le quali erano in origine basate sull’osservazione della levata di particolari stelle. Esse erano documentatamente note ai monaci altomedioevali i quali se ne servirono per unificare il sistema di computo del tempo agganciandole simmetricamente ad alcune date fisse del calendario giuliano. Le date scelte furono: 1 Novembre (Samain), 1 Febbraio (Imbolc), 1 Maggio (Bealtaine) e 1 Agosto (Lughnasa) le quali prevedevano un declinazione del Sole sulla sfera celeste pari a -16 gradi nel caso di Samain e Imbolc e +16 gradi nel caso di Bealtaine e Lughnasa. La fusione tra i due sistemi di computo fu operata in modo tale che le antiche usanze precristiane non furono dimenticate, ma sopravvissero strettamente connesse alle regole di computo previste dal Cristianesimo, e ancora sono vive in ambito popolare irlandese. Questo fatto e’ praticamente avvenuto solamente in Irlanda e nella aree di cultura celtica ad essa collegate dove, a causa della periferica posizione geografica e alla forte identita’ tribale di quelle popolazioni, la Chiesa di Roma riusci’ ad esercitare soltanto una limitata influenza culturale non riuscendo a sovrapporsi completamente agli usi, ai costumi e alle tradizioni locali. (Autore:Adriano Gaspani, aprile 2007) Bibliografia :
Sezioni correlate in questo sito:
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