Uno dei
campi più affascinanti dell’archeologia è senz’altro la ricerca di tombe e
mummie perdute. Ci sono moltissimi personaggi più o meno illustri che ancora
aspettano, sepolti chissà dove, di essere riportati alla luce e uno di essi
è Antinoo, il bellissimo giovane (proveniente dalla Bitinia, nella moderna
Turchia) che fu per alcuni anni il favorito dell’imperatore Adriano.
Antinoo
morì in circostanze misteriose il 30 ottobre 130 d. C. (intorno ai 18/20
anni) annegando nel Nilo. Poiché il Nilo era ritenuto una divinità, si
credeva che tutte le persone morte nelle sue acque divenissero a loro volta
delle divinità e di conseguenza avevano diritto ad essere mummificate
proprio come se si fosse trattato di personaggi importanti. Esse avevano
anche diritto ad essere sepolte in un’area apposita su un fianco di una
montagna nella Valle dei Re.
Tuttavia,
non sappiamo se questo fu anche il destino di Antinoo.
Infatti,
un’altra ipotesi che è stata avanzata è che Adriano lo fece seppellire ad
Antinopoli, la città che egli fece erigere nel luogo in cui il giovane morì.
Oggi di questa città non resta quasi più niente, ma dai resoconti degli
archeologi che la visitarono nei secoli scorsi pare che non vi fosse nessun
luogo adatto a conservare le spoglie del giovane.
Un’ipotesi
molto affascinante è invece quella avanzata da Royston Lambert nel suo libro
“Beloved and God – The Story of Hadrian and Antinous”: Lambert infatti
sostiene che molto probabilmente Adriano condusse con sé la mummia di
Antinoo a Roma e la seppellì all’interno della Villa Adriana.
La prima
“prova” che Lambert adduce è di carattere sentimentale, se così si può dire.
Adriano
era molto legato al giovane bitinio, tanto che alla sua morte “lo pianse
come una donna”, come è scritto nell’Historia Augusta. In seguito,
fece di lui una divinità a tutti gli effetti, costruì la città di Antinopoli,
organizzò dei giochi in suo onore, diede il suo nome ad una costellazione e
fece scolpire numerose statue e busti e anche coniare monete con l’effige
del giovane (soprattutto in Egitto e in Grecia, dove il culto del nuovo dio
era penetrato di più). Gli storici affermano che Adriano fosse letteralmente
ossessionato dall’immagine di Antinoo, e infatti anche nella Villa Adriana
si circondò di decine di sue statue e busti, tanto che il suo volto è a
tutt’oggi uno dei meglio conosciuti dell’antichità (esclusi ovviamente
quelli degli imperatori).
E’ quindi
probabile che Adriano non abbia voluto separarsi dal corpo dell’amante e che
lo abbia portato dove poteva tenerlo sempre vicino.
L’altra
prova, invece, proviene dall’obelisco che ora si trova sulla collina del
Pincio, a Roma.
Sull’obelisco vi è una serie di geroglifici che racconta la storia di
Antinoo e la sua morte. Purtroppo, molti dei geroglifici sono rovinati, e
quelli ancora leggibili sono di difficile interpretazione in quanto molto
probabilmente non furono realizzati in Egitto da egiziani, ma a Roma, e di
conseguenza gli autori hanno imitato in modo grossolano i veri geroglifici e
lo stile di scrittura degli egizi. Anche la collocazione iniziale
dell’obelisco per molto tempo è stata incerta e alcuni hanno supposto che
provenisse da Antinopoli.
Nel 1896
venne effettuata una prima traduzione dei geroglifici, e, riguardo la
sepoltura di Antinoo, si è riusciti ad identificare questa frase “O Antinoo!
Il dio che è là (l’Aldilà) che riposa in questo sepolcro, che è all’interno
della tenuta agreste del Signore del potere di Roma, egli è conosciuto più
di un dio nei luoghi di culto”. Ciò dunque significherebbe che l’obelisco e
la tomba si trovavano nel medesimo luogo, e che tale luogo era
verosimilmente Villa Adriana, a Tivoli. Quest’ipotesi ovviamente non è né
nuova né sorprendente: solo la Villa Adriana poteva garantire quella
combinazione tra splendore pubblico e sentimento privato, tra tributo
ufficiale e ricordi più intimi che Adriano avrebbe scelto per il suo amato
ora divenuto dio.
Ma in
quale punto della Villa potrebbero trovarsi le spoglie di Antinoo?
Adriano
iniziò la costruzione della sua Villa nel 118 d. C., cioè un anno dopo la
sua elezione a imperatore, e ancora vi lavorava l’anno della sua morte, cioè
il 138. Il suo progetto era molto probabilmente quello di circondarsi di
tutto l’impero a lui soggetto, cioè ricreare numerosi ambienti, ognuno dei
quali riproducesse o ricordasse una parte dell’impero.
L’ultima
parte della Villa ad essere realizzata fu il cosiddetto Canopo-Serapeo, che,
secondo un’interpretazione risalente al 1700, doveva riprodurre l’Egitto. In
Egitto, il Canopo era un canale che congiungeva il Nilo con un tempio
dedicato alla dea Serapide ad Alessandria.
Tuttavia,
nel 1975 venne avanzata una nuova ipotesi, cioè che il Canopo della Villa
doveva in realtà essere interpretato come un monumento ad Antinoo con
annesso il suo tempio, sacro anche al culto di Osiride e al Nilo. Infatti
qui sono state ritrovate molte statue del giovane, e alcune di esse lo
rappresentavano come Osiride. Proprio per questo motivo, Raffaelle Mambella,
nel suo libro “Antinoo – L’ultimo mito della dell’antichità nella storia e
nell’arte” propone per quest’area il nome di “Antinoeion” (anche se lui non
ritiene che il corpo del giovane bitinio sia lì sepolto).
Ad una
delle estremità del canale vi è appunto un tempio, costituito da un’esedra e
da una splendida semi-cupola, chiamata Serapeo, ma nessuna statua della dea
Serapide è mai stata ritrovata qui o altrove nella Villa. Dunque è probabile
che all’interno della semi-cupola si trovasse non una statua di Serapide ma
una statua colossale di Osiride-Antinoo. Sul lato ovest del canale si
trovano due statue di Sileno (Sileno era una divinità dei boschi
assimilabile a un satiro) e delle cariatidi, cioè statue rappresentanti
giovani greche. Sia i Sileni che le cariatidi venivano poste all’epoca in
prossimità delle tombe, e l’immagine di Sileno si ritrova anche in alcune
monete dedicate ad Antinoo. Sileno inoltre fu il tutore di Dioniso, e spesso
Antinoo veniva rappresentato nelle statue proprio come Dioniso o Bacco.
Poiché
quell’area della Villa non è stata ancora completamente scavata, è possibile
che il corpo di Antinoo riposi proprio dietro le statue dei Sileni e delle
cariatidi.
Ovviamente, è solo una possibilità. Adriano potrebbe ad esempio aver sepolto
Antinoo in Egitto e portato con sé a Roma solo alcune reliquie, come gli
organi interni del giovane, che venivano conservati all’interno dei
cosiddetti “vasi canopici”, e di conseguenza il monumento all’interno della
Villa sarebbe solo un cenotafio, cioè una tomba vuota.
Secondo
altre ipotesi invece (come quella del prof. Grenier) l’obelisco potrebbe
provenire da un’area intorno al Mausoleo di Adriano (l’odierno Castel Sant’Angelo):
Adriano quindi avrebbe sepolto Antinoo accanto a quella che sarebbe stata la
sua tomba. Il prof. Grenier infatti ipotizza che la frase sull’obelisco
tradotta come “tenuta agrestre” dovrebbe invece tradursi come “gli orti” e
starebbe ad indicare gli Horti della madre Domizia Plautilla proprio vicino
al Mausoleo.
Dunque,
non ci resta che sperare che degli scavi vengano al più presto eseguiti sia
nella Villa Adriana sia intorno al Mausoleo, in modo da risolvere almeno uno
dei tanti misteri legati al giovane favorito dell’imperatore Adriano.
Bibliografia:
-Royston Lambert, “Beloved an God – The Story of
Hadrian and Antinous”, Meadowlands Books.
-Raffaele
Mambella, “Antinoo – L’ultimo mistero dell’antichità nella storia e
nell’arte”, Editrice Nuovi Autori
(Emanuela
Cardarelli)