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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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(a cura di Marisa Uberti) A dire il vero,le 'cannelle' non sono affatto 99, ma 'solo' 93.Proprio così:provate a contarle, come abbiamo fatto noi e avrete la conferma.Il fatidico numero 99 sembrerebbe dunque solo una leggenda? Non proprio, perchè dopo aver ricontato gli zampilli, ciascuno emesso da un enigmatico volto, sempre diverso, e aver percepito la delusione che non fossero 99, abbiamo aguzzato l'occhio e...abbiamo trovato sei 'cannelle'sul lato destro, che sgorgano senza volto annesso: Le 93 che corrono lungo tutto il perimetro della monumentale fontana e queste 6, sommate, danno appunto 99.Ma attenzione:pare che questi sei semplici cannelli siano stati aggiunti solo in epoche recenti, al fine di ridare 'senso'al leggendario numero 99 che caratterizza la città de L'Aquila. Ma perchè il 99? Alla base del quesito ci sono una storia e mito,che si intersecano dal tempo della fondazione(o meglio ri-fondazione della città),nel XIII secolo:il progetto urbanistico aveva previsto di riunire tutte le popolazioni dei castelli del contado in una sorta di 'città-madre'. Ciascun castello mandava genti sui terreni assegnati, con l'intento di riprodurre su ciascuno di essi il luogo da cui provenivano, cosicchè si doveva avere una piazza con una fontana al centro e una chiesa, attorno a cui erigere le abitazioni. I castelli partecipanti -narra la leggenda-furono 99 e per questo 99 furono le piazze, 99 le fontane e 99 le chiese! Ancora oggi vi sarebbero 99 rioni in città, ma non solo:la campana comunale suona 99 rintocchi alle due del mattino (ideale per gli insonni!). In realtà, pare che il numero dei partecipanti fosse nettamente inferiore, e doveva aggirarsi sulla sessantina o al massimo una settantina (sempre un numero considerevole!).Leggenda vuole che sorgesse una grande fontana che doveva costituire il simbolo di quell'ambizioso progetto di unità civile, e non poteva che essere una fontana con 99 Cannelle! Ogni volto -dice ancora la leggenda- corrisponderebbe ai proprietari dei primitivi 99 castelli fondatori del progetto urbanistico. Ma le cannelle non sono 99...peccato! E non lo sono mai state,a quanto ci è dato sapere. Il suo nome originario era 'Fontana della Riviera', non aveva queste dimensioni, sviluppandosi su un solo lato, perpendicolare al fiume Aterno(o Pescara);non c'erano nemmeno i 'mascheroni',che sarebbero stati aggiunti in un secondo momento(XVI secolo).La sua data di realizzazione risale al 1272-'75 e fu voluta da un signore non abruzzese, ma toscano, Lucchesino Aleta. Che i volti non possano essere quelli dei re fondatori,lo si capisce subito, o quasi... L'intenzione di chi li realizzò fu comunque indubbiamente allegorica,tuttavia con evidenti intrecci con la realtà:si individuano volti incappuciati(monaci), cavalieri, dame, animali...Forse aspetti 'caricaturali' di personaggi che non si poteva celiare apertamente, oppure nascondono un significato più profondo,filosofico... Però questa Fontana è straordinaria ugualmente, anche se non incarna la storia leggendaria della sua fondazione:trovarsi al suo cospetto è un'emozione palpabile. C'è qualcosa di irrefrenabile che spinge a correre giù per quei gradini che portano al centro ideale,come fosse una calamita che tutto attrae come un magnete.Stando in alto si può contemplare tutto,anche il fatto che ci troviamo in un'area attorniata dal verde (era un bosco sacro,questo sito?); osserviamo la sua forma trapezoidale, i colori del rivestimento parietale, costituito dalla pietra della cave di Genzano di Sassa, rosa(un tempo rosso?) e bianco come abbiamo visto sulla facciata dell'abbazia di Santa Maria di Collemaggio; ascoltiamo il rumore degli zampilli che scendono tutti all'unisono. Oggi si presenta aperta da un solo lato, quello da cui si scende;una cornice corre lungo tutto il perimetro murario, immediatamente sotto la quale sono collocati i 93 volti, intervallati da formelle rettangolari in cui si trova un fiore (o rosoncino) che si ripete in diverse varianti. Si dice che il vero mistero di questa Fontana sia costituito dal fatto che non si conosce quale sia la sorgente che la alimenta.La vasca è a doppio gradino; l'acqua zampilla, riempie fragorosamente la prima e poi ricade nella sottostante, in una sinfonica sincronia di suoni tintinnanti. In origine pare non avesse la parte inferiore, che venne apposta nel 1578 per permettere alle donne di venire a lavare il bucato. Secondo altri documenti, la Fontana aveva originariamente 63 cannelle, ripartite in maniera tale che 40 si trovavano sul lato centrale e 23 su quello sinistro. Solo nel XVI secolo venne eretto il muro di destra e aggiunte le restanti cannelle.In ogni caso,quest'opera denota un notevole ingegno, idraulico, architettonico, prospettico, artistico, oltre che un impegno finanziario,un intento socio-politico (era la 'prassi') e un sottile,intelligente simbolismo.Un complesso di fattori che non potevano derivare da un uomo solo,da una circostanza isolata;forse fin dall'inizio si pensò una Fontana come la vediamo oggi,e chi vi pose mano in ampliamenti successivi lavorò ad unico progetto iniziale? Sta di fatto che nell'area non sorse nient'altro, dal momento in cui l'opera originaria prese corpo, fino al suo completamento (dopo tre secoli circa). Bisogna proprio mettersi al centro dello spazio delimitato dalla fontana, per sentirsi avvolgere da un senso di libertà inesplicabile.Il desiderio di girare su se stessi imprigionando per un attimo il tempo, respirando l'infinito presente, lasciandosi stupire dai pieni e dai vuoti, che mentre ruotiamo prendono consistenza...Come a marcare diverse 'quote' pavimentali,sono tracciati dei trapezi irregolari sulla superficie di calpestio,di cui il più esterno è proprio il perimetro della fontana.Le figure che idealmente si vengono a creare risultano concentriche, ricordando vagamente la struttura claustrale, al cui centro si situa sempre ( o quasi) un pozzo.Qui l'acqua ci circonda e siamo noi a fungere da pozzo! E' una sensazione del tutto...unica! Questo spazio venne selciato soltanto nel XVIII secolo, e prima com'era? Forse non è un caso se questo spazio era condiviso da popolani e nobili, da laici e sicuramente da uomini di chiesa.Fu anche luogo di sontuosi pranzi e cerimonie importanti, come il ricevimento del matrimonio tra Alessandra Piccolomini e Gianfranco Franchi, nel XVI secolo. Rinsaviamo e andiamo a vedere l'unica iscrizione che notiamo, sulla muraglia centrale.Indica una cosa importante:il nome del costruttore Magister Tangredus de Pentana de Valva e la data, di cui si legge bene A.D.MCCXX(meno bene le ultime cifre (probabilmente seguono due II,cioè 1272) Osservando meglio, abbiamo notato che tra le lettere del nome del Maestro, ci sono due N inverse. Risalendo i gradini della monumentale opera, ammiriamo l'interessante facciata della chiesa che le sta di fronte, quella di San Vito, sulla quale prospettano due meridiane. Secolari compagne,ci appaiono per un momento nel loro stridente contrasto;chiusa (sarà stata anche l'ora) la chiesa, superba nella sua posizione più elevata, e offerta a tutti la Fontana, nel suo declive giaciglio di pietra.
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